Professionisti: formazione obbligatoria “tar-tassata”
La riforma delle professioni “ordinistiche” entrata in vigore il 13.08.2012 (cfr. D.P.R. 137/2012) all’art. 7 stabilisce per tutti i Professionisti l’obbligo della “formazione continua permanente” previsto dall’ultima Manovra del Governo Berlusconi (cfr. art. 3 c. 5 del D.L. 138/2011) allo scopo di “… curare il continuo e costante aggiornamento della propria competenza professionale …” sanzionato come illecito disciplinare in caso di inadempienza.
Questo discutibile obbligo suscita aspre e diffuse reazioni polemiche fra i Professionisti, perché
li costringe a rincorrere l’accumulo del prescritto quantitativo di punti (o crediti) attraverso la partecipazione ad incontri troppo spesso inutili e noiosi, privi di qualunque attitudine formativa o informativa e perfino estranei all’attività specialistica svolta (nessuno però ha il coraggio o la sfrontatezza di denunciarlo). In questo bel Paese però è sufficiente risultare di aver rispettato la forma per essere accreditati ufficialmente come buoni Professionisti nella sostanza!
A questo aspetto di per sé sufficientemente irritante bisogna anche aggiungere una incredibile penalizzazione fiscale: della serie “cornuti e mazziati”.
Ai fini delle Imposte sul Reddito infatti per i Professionisti <<… le spese di partecipazione a convegni, congressi e simili o a corsi di aggiornamento professionale, incluse quelle di viaggio e soggiorno, sono deducibili nelle misura del 50% del loro ammontare …>> (cfr. art. 54 c. 5, ultimo inciso, del D.P.R. 917/1986): come a dire che il costo complessivamente sostenuto costituisce per la metà una occasione di svago o di ricreazione o di vacanza e perciò non è fiscalmente inerente all’esercizio dell’attività professionale. Incredibile, ma vero! L’Agenzia delle Entrate, appositamente interpellata sull’argomento, ha ovviamente confermato l’applicazione della penalizzazione fiscale, rilevando come <<… detta disposizione, non operando alcuna distinzione circa la natura del corso, sia applicabile anche alle spese sostenute per la partecipazione alla formazione continua obbligatoria degli iscritti agli albi professionali [sic!] …>> (cfr. Ag. Entrate, Circ. n. 35/E del 20.09.2012, par. 2.1).
Cosicché, al danno si aggiunge anche la beffa: da un lato, si deve sottrarre tempo prezioso alla proficua attività di lavoro in Studio che inevitabilmente richiede approfondimenti specifici delle varie questioni ed esige un inevitabile aggiornamento quotidiano sull’evoluzione normativa, giurisprudenziale e dottrinaria (diversamente, sarebbe impossibile svolgere la professione ed il Professionista impreparato verrebbe immediatamente emarginato dai suoi errori o dai risultati deludenti); dall’altro lato, si deve subire pure l’ingiusta tassazione sulla metà della spesa sostenuta per adempiere all’obbligo formativo. Intanto, anche quando si va a perdere tempo per accumulare punti, lo Studio continua a maturare i consueti costi di funzionamento e di mantenimento … e altro danaro se ne va in fumo.
Limitare al 50% la deduzione fiscale di un costo necessario per l’esercizio della propria attività professionale è un modo surrettizio e discriminatorio per aumentare la tassazione a carico dei Professionisti e perciò in uno dei vari interventi normativi programmati dal Governo dovrebbe essere prevista l’abrogazione dell’ultimo inciso del c. 5 del citato art. 54 del T.U. sulle Imposte Dirette. In caso contrario, il perdurare della violazione dei più elementari e fondamentali diritti dei Professionisti impone una radicale revisione della formazione obbligatoria continua facendo in modo che gli incontri-studio siano programmati per una o più giornate intere, siano svolti in strutture recettive polivalenti (cd. “resort”) con reparti dedicati alla salute del corpo e allo svago ed impegnino soltanto la mattinata per l’aggiornamento, lasciando l’altra metà libera per il convivio fra Colleghi e per il sano e meritato benessere.
E’ ora di finirla di essere sempre presi per i fondelli; la dignità dei Professionisti va difesa rispondendo per le rime anche quando bisogna adeguarsi ai maltrattamenti fiscali!
Beh, alcuni parenti medici mi hanno racconato come in effetti molti convegni professionali sono in realtà in larga parte dedicati a svago.
E lo stesso vale per molti meeting aziendali svolti in località amene.
Qualche anno fa ero, a luglio, in vacanza sul Gargano. In albergo c’era un gruppo di quasi un centinaio di informatori medico-scientifici che lavoravano la mattina fino al pranzo e poi il pomeriggio si dedicavano alla spiaggia. E molti avevano famiglia al seguito.
Nell’azienda in cui lavoro io non è che non si siano fatte cose analoghe, tanto per non dire che punto solo il dito verso gli altri.
Beh certo ma in quel caso i medici non pagano la formazione o il convegno che sia. Spesso è offerto dalle stesse aziende farmaceutiche.
Pero’ non esistono solo i medici, sono soggetti alla formazione obbligatoria gli avvocati, i commercialisti, i geologi, gli ingegneri, i geometri e tutte le altre professioni che richiedono l’iscrizione all’albo.
E ti assicuro che non fanno i convegni presso i resort. Per queste figure è giusto che se la formazione è a pagamento abbiano la possibilità di scaricare per intero il costo. Altrimenti inseriamo la norma generale che l’attività di formazione è uno svago e chi vuole si va a divertire e chi non vuole va a giocare a Tennis.
Io sono una consulente del lavoro, e posso testimoniare che i convegni cui partecipo sono dedicati allo studio e all’approfondimento, che certo non può sostituire quello che giornalmente faccio vista l’evoluzione e la frenesia normativa. Non mi risulta di aver mai partecipato a pseudo vacanze mascherate da convegni professionali, poi non so cosa succeda nelle altre professioni.
Quando i professionisti rinunceranno ai privilegi di casta e accetteranno il libero mercato potranno veramente lamentarsi.
Articolo condivisibile al 1000% e confermo che molti di qusti corsi obbligatori sono delle beate dormite.
Questa storia dei corsi obbligatori è un’altra casta.
Oltre alla mia attività, faccio da docente da parecchi in corsi su base volontaria. Ho chiesto al mio ordine se contava: risposta “no, se è docente non conta”.
E non riguarda solo le professoni, qualche giorno fa ero presso un azienda informatica per una consulenza. Quasi metà del personale era bloccato per un corso sulla sicurezza laddove al massimo ti casca un mouse su un piede.
A quando l’abolizione degli ordini professionali?
A quando l’abolizione di questa giungla di oneri inutili?
Quanto alla deducibilità al 50% questa parte dal presupposto che uno vada in realtà a fare le ferie. A questo punto nelle prossime vacanze farò un’ora al giorno di corso in una località balneare…
Che stato di m….
@VincenzoS
Gli informatori sono tutti dipendenti e i medici in pratica tutti dipendenti pubblici.
Da ex avvocato penso, fantozzianamente, che trattasi di una “boiata pazzesca”! Ha ragione il Sig. Laurent: bisogna abolire gli ordini e gli oneri inutili, in attesa – questo lo aggiungo io – di abolire lo “Stato – Ladro”.
@Massimo
Intanto bisognerebbe spiegare quali sarebbero i privilegi a cui fa riferimento; poi bisognerebbe spiegare perché la manovra Monti sulle liberalizzazioni (D.L. 1/2012) non avrebbe imposto il principio del libero mercato nell’ambito delle professioni intellettuali.
In ogni caso il problema sta nel metodo scelto per la determinazione del reddito: se il criterio è quello di tassare la differenza tra i compensi conseguiti nel periodo d’imposta ed i costi relativi sostenuti nello stesso periodo, non esiste alcuna ragione logica e plausibile per escludere in tutto o in parte quei costi che ineriscono direttamente e totalmente l’esercizio dell’attività professionale, perché in questo caso si tratta di una vera e propria prevaricazione ingiusta a danno dei Professionisti.
Se poi i Professionisti non Le sono simpatici, me ne duole, ma è solo un Suo problema!
Comunque, al di la del libero confronto sull’argomento (ognuno ha le sue opinioni ed è giusto così), La ringrazio sinceramente per aver letto l’articolo e per avermi dedicato la Sua attenzione sollecitando una riflessione anche su altri aspetti.
La tecnologia può aiutare. Il notariato, ad es., proprio in questi giorni ha iniziato la formazione online. Si possono seguire gli incontri formativi dai propri studi (in diretta) e poi scaricare il video. Un test finale, sempre online, serve per conseguire i crediti. Costo contenutissimo e possibilità di non distogliersi dall’attività di studio.
@Daniele
Già visto per i certificatori energetici con risultati devastanti.
A mio avviso la La sua proposta non risolve il problema ma lo mette sotto il tappeto. Sempre a mio avviso l’informatica deve servire per facilitare i lavori utili e farne di altri, sempre utili, non per giustificare regolamenti assurdi “tanto lo fa il computer”.
La formazione vera dei professionisti (e di qualsaisi lavoratore, qui l’attività svolta è del tutto indifferente) non sono le 8 ore davanti ad un relatore. Queste possono solo essere un innesco ed uno stimolo a ragionare. La formazione vera sta nel tenere sempre acceso il cervello nelle 3000 ore in cui uno lavora nell’anno.
Questo decreto si illude che basti la presenza qualche ora all’anno davanti ad un relatore, che magari ti parla dei contributi INARCASSA, per garantire che quel cervello sarà efficiente ed acceso per tutto il resto dell’anno.
Lasciamo ai diretti interessati la decisione di scegliere quali siano i corsi che ritiene utili. Altrimenti è solo un mercato obbligato, una casta odiosa peggio di un monopolio, con o senza informatica.
Come datore di lavoro sono responsabile di quaqlunque cosa accada? Bene allora devo essere io a poter scegliere i mezzi adeguati non lo stato ad impormi cosa fare, molto spesso sprecando risorse preziose.
Fermate il mondo volgio scendere.
Torno sull’argomento. O la formazione continua è un onere che rientra, naturalmente, nella responsabilità e nel rischio professionale, ed allora non ha senso alcuno prevedere un sistema obbligatorio di crediti formativi; ci pensa già il mercato a fare selezione, sanzionando i professionisti impreparati ed incompetenti. O la formazione continua è, semplicemente, un sistema obbligatorio di crediti formativi, ed allora non ha senso alcuno non riconoscere la piena deducibilità delle spese conseguentemente sostenute. Tertium non datur. Almeno di non chiamarsi “Stato – Ponzio Pilato”.
@Mike
Io ho pure usato il filmato di Fantozzi durante un convegno per esprimere il mio parere su una legge.
Il rischio che corriamo però è la scena successiva… :-)))
… e pure io sto rivalutando l’idea anarchica.. ri :-)))
Beh ragazzi che confusione!!! Ma cosa singnifica che le aziende fanno meeting presso i resort?? I professionisti iscritti all’albo non sono aziende e la norma si applica ai professionisti e non alle aziende!!
Mi pareva che il concetto fosse semplice: i professionisti sono obbligati dallo Stato a fare una spesa a tutela della collettività? Almeno me la fai dedurre. Dovrebbe essere sempre così!! E’ molto semplice!
Quanto alle caste ( i parlo dei commercialisti) anche l’agenzia delle Entrate ed i suoi funzionari come anche la televisione e i giornali confondono i commercialisti con gli “abusivi” della professione; chi sono gli “Abusivi” tutti quelli che non hanno fatto un Esame di Stato per esercitare la professione per esempio gli “Esperti tributari, i centri elaborazione dati, i sindacati, le associazioni di categoria che fanno consulenze fiscali e societarie. Non basa che lo stato non vigili su questa materia ma ne fa anche una questione normale.
E’ come se un cliente si accorgesse dopo il processo di essere stati difesi da un postino o un elettrauto (era solo per fare esempi con altri lavori) ! E che c’è di strano?? lo studio che ha fatto un avvocato è niente perché chiunque può far tutto!! Beh, il codice civile ha stabilito quali siano le attività che devono essere svolte da professionisti ABILITATI!!! per esempio i Medici devono aver fatto un Esame di Stato ( la gente potrebbe morire!) gli Avvocati devono aver fatto un Esame di Stato (altrimenti un cittadino non avrebbe giustizia) un Commercialista deve avere fatto un Esame di Stato (per aiutare le aziende a non fallire ed a svilupparsi). Me se vostra moglie andasse dal ginecologo e fosse visitata da un imbianchino sarebbe normale?? Anche negli altri paesi del mondo è così!! La differenza è, che negli altri paesi, non ci sono gli Ordini professionali che, però, è questione diversa dal far fare una professione “protetta” a chiunque.
Beh ragazzi che confusione!!! Ma cosa significa che le aziende fanno meeting presso i resort?? I professionisti iscritti all’albo non sono aziende e la norma si applica ai professionisti e non alle aziende!!
Mi pareva che il concetto fosse semplice: i professionisti sono obbligati dallo Stato a fare una spesa a tutela della collettività? Almeno me la fai dedurre. Dovrebbe essere sempre così!! E’ molto semplice!
Quanto alle caste ( i parlo dei commercialisti) anche l’agenzia delle Entrate ed i suoi funzionari come anche la televisione e i giornali confondono i commercialisti con gli “abusivi” della professione; chi sono gli “Abusivi” tutti quelli che non hanno fatto un Esame di Stato per esercitare la professione per esempio gli “Esperti tributari, i centri elaborazione dati, i sindacati, le associazioni di categoria che fanno consulenze fiscali e societarie. Non basa che lo stato non vigili su questa materia ma ne fa anche una questione normale.
E’ come se un cliente si accorgesse dopo il processo di essere stati difesi da un postino o un elettrauto (era solo per fare esempi con altri lavori) ! E che c’è di strano?? lo studio che ha fatto un avvocato è niente perché chiunque può far tutto!! Beh, il codice civile ha stabilito quali siano le attività che devono essere svolte da professionisti ABILITATI!!! per esempio i Medici devono aver fatto un Esame di Stato ( la gente potrebbe morire!) gli Avvocati devono aver fatto un Esame di Stato (altrimenti un cittadino non avrebbe giustizia) un Commercialista deve avere fatto un Esame di Stato (per aiutare le aziende a non fallire ed a svilupparsi). Me se vostra moglie andasse dal ginecologo e fosse visitata da un imbianchino sarebbe normale?? Anche negli altri paesi del mondo è così!! La differenza è, che negli altri paesi, non ci sono gli Ordini professionali che, però, è questione diversa dal far fare una professione “protetta” a chiunque.
Negli altri paesi spesso non ci si illude che la competenza sia garantita da un “esame di stato” e non c’è quest’aura di sacralità corporativa della “professione a servizio del Cittadino”.
Quando mai? La “professione” è un servizio a pagamento come molti altri.
Come ingegnere potrei firmare il progetto di una struttura ma me ne guardo bene perchè non sono edile così come un avvocato può essere a conoscenza delle leggi di un settore piuttosto che di un altro. E sono un elettrotecnico impiantista mentre mi occupo d’altro nella mia attività, senza aver partecipato a corsi. E allora?
E’ la mentalità dirigistica che pensa che la competenza possa essere garantita “a priori”. Se si è liberali si accetta invece il rischio che in circolazione ci siano degli incompetenti. Sta al mercato ed all’informazione buttarli fuori. Si può anche riuscire un esame, non per questo è garantita la competenza esecutiva.
Rimanga pure uno sbarramento minimo per alcuni servizi dove sia in gioco direttamente l’incolumità delle persone ma questo non deve essere interpretato come “garanzia di competenza e qualità” ma come “si spera non faccia (troppi) danni finchè non fa esperienza”.
In caso contrario si entra in quella spirale peversa di albi (o alibi? “ho fatto l’esame quindi ho il diritto di esercitare ?”), ruoli, classifiche, con relativo mercimomio di corsi obbligatori che sta infestando, ingessando e devastando il modo del lavoro autonomo.
Provi a considerare e-bay. Ci si fida nel fare transazioni con sconosciuti. Che cos’è che fa funzionare i tutto: il rating da parte del venditore che è pubblico. Il sistema funziona benissimo senza “titoli ed esami”.
Dimenticavo
Anche se tutti hanno fatto l’esame di stato ci sono commercialisti in gamba e commercialisti scarsi. E’ naturale e non sio risolve per titoli ed esami e men che meno per corsi.
E per cosa?? Per acclamazione???
secondo quanto dici dici studiare e prepararsi non serve! In Usa non può esercitare chiunque la professione dell’avvocato, del medico ecc! Dimmi in quale paese si può?
Vorrei essere anche cattivo….
se un professionista scarica il 50% del carburante normalmente, direi che per i corsi deve scaricare il 50% del 50%…..
Il governo non solo ti tassa sui costi, ma non ti permette manco di portarli a deduzione…
Il cittadino muto sta.
Cosa vogliono i professionisti, essere esentati da quell’inferno normativo da loro gestito a scopo di potere e di lucro cui sono letteralmente schiavizzati tutti gli altri cittadini?
Quando si rende il luogo in cui si abita un inferno, con l’aggravante del lucro, prima o poi le fiamme ghermiscono anche chi le ha accese.
Vergogna!
Povero paperino, è meglio che cambi spacciatore, che ti deve aver dato roba balorda…
@Massimo
Quali sarebbero i “privilegi di casta” generali del mondo professionale? Guardi che, accanto ad ordini “iperprotettivi”, ci sono migliaia di professionisti che non godono di “accessi protetti” e che già si confrontano sul libero mercato: il decreto Bersani da anni non pone limiti agli sconti sulle (non più vigenti) tariffe professionali (mentre c’è il minimo sindacale per i dipendenti. Anche qui ci sarebbe da discutere…).
Io, da ingegnere, fatturo meno di 10000 annui, devo sudare sangue per avere un incarico ed i corsi di aggiornamento li seguo nella sala conferenze del mio ordine. Se esistono categorie “casta”, non si può affrontare una ingiustizia con una iniquità che però colpisce tutti: i più colpiti sarebbero proprio quelli che i “privilegi” non ce li hanno.
Il guaio è che non si ha il coraggio di ribaltare il tavolo, avendo ormai accettato di vedere trasformate le professioni in burocrazia, e la burocrazia in un costo pesante e sempre meno sostenibile per l’ntera società e ciò che è peggio senza che si veda in giro alcun beneficio conseguente a tale dispendio di energia. Ogni iniziativa legislativa, motivata, magari da condivisibili aspirazioni, orientata alla ragionevolezza o ad esigenze diffuse, diviene, nella pratica attuazione sempre becera burocrazia, con la complicità interessata degli ordini e delle professioni che vedono l’occasione per sfruttare nuove occasioni di guadagno. Da tecnico cito solo la legislazione sulla sicurezza in cantiere, l’inutile dispendio di tempo, carta prodotta in quantità industriali, le parcelle che gravano sulla committenza pubblica e privata, o le novita sulla certificazione energetica, diventato ormai un ulteriore affaire per tanti, (nella sola Sicilia sono regstrati quasi 12.000 certificatori nell’elenco dell’Assessorato competente) meno che per l’ambiente e spesso per la committenza, e gli esempi potrebbero continuare all’infinito ed essere estese ad ogni professione. Il problema di fondo, secondo me, è se le professioni vogliono diventare un motore propulsivo per questa nazione o continuare ad essere complici interessati del regime che governa questo stato.
Ribaltare il tavolo in Italia e’ ormai cognitivamente impossibile. Ogni categoria pensa solo a ottenere che vengano castigate anche, e possibilmente di piu’, le altre. L’ultimo, definitivo e devastante, governo rappresenta l’apoteosi di questo sentire. In questo gioco al massacro l’unico che ci guadagna sempre e’ il banco, cioe’ lo stato. Ma non dura, ormai del patto sociale su cui si basa ogni comunita’ civile e’ rimasta solo una congerie circolare di capri espiatori. Finira’ a coltellate. A questo punto, prima finisce questa agonia interminabile, meglio e’.
Effettivamente far studiare un tonto non serve, anzi e’ dannoso, perche’ coi sistemi educativi di massa attuali, isolati dal mondo reale, un pappagallo imbecille dotato di buona memoria rappresenta lo studente modello e puo’ facilmente acquisire qualsiasi titolo col massimo dei voti.
@paperino
Completamente f’accordo,
@paperino
Centro perfetto.
Se poi il docente dei corsi obbigatori è il pappagallo di turno …
Altro centro perfetto è il mancato coraggio di rivoltare il tavolo.
Tutto ciò è molto triste.
Non condivido l’apparente inutilità che traspare dall’articolo, in merito alla formazione continua perchè la formazione se attentamente vagliata dagli Ordini è certamente di qualità; per quanto riguarda il mio CPO che presiedo, assicuriamo con la formazione gratuita offerta dall’Ordine (attraverso convegni cui partecipano docenti universitari, dirigenti della P.A. e colleghi del Centro studi) il raggiungimento dei crediti necessari per ogni biennio ed anche più. Per quanto attiene la deducibilità dei costi al 50% quando si partecipa a formazione a pagamento, piemanente d’accordo sul fatto che deva essere consentita al 100%; occorre che tutti i professionisti la detraggano al 100% e si instauri , poi, un”contenzioso pilota” per risolvere tale stato d’ingiustizia fiscale.
Condivido appieno il contenuto dell’articolo. I corsi di formazione continua, così come oggi organizzati, si rivelano un’assoluta perdita di tempo e di denaro.
Cara Luisella, l’inutilità che traspare dall’articolo è quella della realtà delle cose. La FORMAZIONE PERMANENTE è soltanto l’ennesima stronzata utile solamente a quelli che come te ci vivono sopra. Non metto assolutamente in dubbio la tua buona fede, ma è proprio il concetto dell’obbligatorietà di una formazione burocraticamente degna dell’Unione Sovietica e dei suoi indimenticabili piani quinquennali che mi infastidisce profondamente. Io sono un ingegnere cosiddetto “libero” professionista (anche se qui da noi quell’aggettivo suona sempre più umoristico) e non mi sognerei mai di occuparmi di un qualsiasi progetto senza averne le competenze necessarie.
Non ho ricordo di un qualsiasi corso tra quelli cui obbligatoriamente ho dovuto partecipare il cui contenuto mi sia stato di una qualche utilitá o che semplicemente non avrei potuto approfondire da solo ed in maniere più attinente rispetto alle mie specifiche esigenze.
Evidentemente abbiamo uno Stato Badante che pensa di avere a che fare con decerebrati e non con cittadini consapevoli!!!
Lo “Stato Badante” sta raccogliendo cio’ che ha seminato.
Poi non ci saranno piu’ altre stagioni ne’ nuovi raccolti.
Non tutte le specialita’ mediche possono usufruire degli sponsor, inoltre da dipendenti non si puo’ detrarre nulla…e le aziende non possono sponsorizzare tutti….ma se una persona deve aggiornarsi e’ un problema,..
La “formazione permanente”, lo dice la parola stessa, non è 24 ore all’anno di corsi. E’ tenere il cervello SEMPRE acceso quando si lavora.
La qualità si dimostra con i risultati.
Purtroppo sono concetti lontani anni luce per i cultori delle procedure, dei protocolli e delle garanzie di qualità “ex-ante”.
e a quando la riforma vera degli ordini magari sul sistema anglosassone in cui gli ordini sono privati e diversi e decidono chi può farne parte.
Qui, restando negli ordini, si è persa ogni gerarchia e organizzazione con un ordine degli ingegneri, per esempio, che tutela di fatto solo i civili, abbandonando del tutto i dipendenti e tutti o quasi gli industriali, non ha capito l’evoluzione dell’elettronica e così via.
E quello degli avvocati che ancora non capisce che dovrà sancire le specializzazioni ?
E che dovrebbero dire ( nelle PMI) che le spese di gestione del proprio parco autoveicolisi posssono decurtare solo del 27,50 %.?!??!!. in ogni caso un Ordine Professionale serio ha tutti gli strumenti per fare SERI per rendere i Corsi cose SERIE !! o no ?!
Il tono mi è sembrato un po’ proppo …acceso!
cordialmente
Io invece condivido in toto il pensiero di Luisella, e secondo me non tutte le professioni ordinistiche sono identiche, probabilmente ciò che vivi tu in termini di necessità di aggiornamento e formazione continua non è la stessa che vivo io o che vivono altri professionisti appartenenti ad altri ordini.
Sento il bisogno di confrontarmi assiduamente con i colleghi, e non perchè lo studio come individualmente affrontato quotidianamente non sia di qualità, ma perchè c’è frenesia, evoluzione e ambiguità normativa. Quindi non ti biasimo per il tuo pensiero, ma cerca anche di andare oltre l’analisi del tuo solo status e pensare che non esiste come professionista solo l’INGEGNERE.
@giovanni regini
Nel ringraziarLa per la Sua attenzione, La invito a leggere anche il precedente articolo dedicato proprio all’argomento da Lei proposto:
http://www.chicago-blog.it/2012/10/17/deduzioni-per-lauto-irragionevolmente-limitate/
Sono d’accordo con l’articolo. La formazione a punti il piu’ delle volte e ‘ inutile e serve a foraggiare la formazione a pagamento.
Per quanto riguarda la casta ognuno risponde di ciò che fa; le generalizzazioni sono sempre ingiuste, perché esiste la singola persona.
Giusto continuare a migliorare le proprie competenze. Non è messo in discussione. Il problema, come qualcuno ha già evidenziato è la qualità dei corsi. Al sistema manca un pezzo: rilevamento delle esigenze (a me il mio ordine non ha mai chiesto niente) e la valutazione di quanto erogato (mai compilato un questionario) voi? La formazione serve a chi la eroga soprattutto se finanziata. Personalmente dopo trent’anni di professione se mi voglio aggiornare seriamente seguo altri canali e la pago. Per fare i punti vado vicino e mi porto il tablet.
Gli ordini vanno aboliti e basta.
Bisogna controllare tutte le partite iva e vedere chi fattura e chi no e quanto . Per Liberare l’economia bisogna liberare il contante.
Basta pagamenti fino a 1000 euro! Non è questo il modo di combattere l’evasione! Questo è un modo per ricapitalizzare le banche a nostre spese!
La formazione oltre a “forse” occasione di crescita è un affare. Detto questo io sono iscritto a un albo (potevo farne a meno visto il lavoro che svolgo): privilegi nessuno, utilità nessuna (tranne i costi di iscrizione, della cassa previdenziale e qualche amara risata per i giochini di potere interni). Per la professione che svolgo devo obbligatoriamente (a prescindere da quello previsto dall’albo) seguire corsi di aggiornamento (100 ore in 5 anni) deducibili da sempre al 50%. Fino a maggio potevano valere anche corsi/convegni con verifica finale dell’apprendimento (test) a cui partecipavano più di 30 persone (a volte erano gratuiti a volte con costo irrisorio) di qualità comunque sempre medio alta (se devo seguire un convegno che mi costa in termini di mancato guadagno cerco quello utile e non quello che mi da solo i crediti formativi). Ora invece (a seguito di un chiarimento ministeriale) devo seguire corsi con al max 30 persone (pena la non validità dell’aggiornamento) con costi medi di 400-500 euro per 8 ore non sempre di qualità ma sicuramente un buon affare per chi li gestisce.
L’impressione che mi sono fatto è che spesso chi commenta (ho letto sopra qualche commento sconcertante ) e ancor peggio chi decide per noi comuni cittadini non sappia nemmeno di cosa sta parlando. Non credo ci sia un disegno preciso dietro a tutto questo (magari è solo qualche interesse di bottega) richiederebbe conoscenza e capacità nei gangli decisionali cosa che latita da vari lustri nel nostro paese alla deriva.
Ultima cosa pur essendo un libero professionista io non riesco a fare un ero di nero. Perchè? Perchè lavoro solo per aziende: possono detrarre al 100% i miei costi e quindi hanno tutto l’interesse a che io emetta fattura. Se si vuole sconfiggere l’evasione la soluzione è semplicissima (contanti o no) basta poter detrarre le spese (vado dal dentista posso detrarre il 19% per un servizio che lo stato non mi da perchè non il 100%? ho interesse economico (lasciamo perdere quello etico se non hai soldi) a chiedere la fattura se lo sconto che mi fa senza fattura è del 30%.
La vera domanda quindi è perchè non si vuole eliminare l’evasione?
@giovanni regini
Sono d’accordo..sono un avvocato e avendo fatto parte del Consiglio dell’Ordine posso dire che gli Ordini non garantiscono né qualità né deontologia (forse perché siamo in troppi..)..La formazione permanente è la solita ipocrisia all’italiana..
gianni
Come non essere d’accordo ? aggiungo qualcosa di più. Mi occupo di consulenza aziendale. Sono iscritto ad un ordine (CDL), però mi interessano corsi formativi organizzati da altri ordini (commercialisti, avvocati, ecc.). Uno vuole fare al maglio la sua profesisone… ? e NO..!! prima la forma, poi l’ignomia della mancata totale detrazione fiscale..!! IO VORREI ABOLIRE GLI ORDINI… !!!!
@Massimo
Per me, come per tutti i giovani colleghi, va benissimo: fatelo, e subito.
Il problema è che decidono i “vecchi”, che sono quelli che hanno più da perdere dal mercato libero.
(non veniteci a dire di votare al consiglio dell’ordine qualche giovane: tutto il nostro consiglio è under-50, la nostra presidentessa ha 35 anni. Ma non sono gli ordini a decidere, ma la politica, as usual.)
Sono un dottore commercialista iscritta all’ ordine di Roma e almeno per noi i corsi di formazione professionale sono gratuiti sia in aula che in e learning.. Certo sono di molto al di sotto della soglia minima dei crediti formativi perché non ho mai tempo di andare ai convegni ma almeno non sostengo nessun costo. Per i corsi e learning inoltre i crediti sono conseguiti solo se si risponde esattamente al 60% delle domande del test finale. Anch’io come Giovanni sono indignata dalla mancanza totale di tutela da parte degli ordini e sempre più persone si improvvisano a fare questa professione senza titolo e competenze e ad onorari davvero indecentemente bassi
Potrebbe starci la parziale deducibilità del costo formativo se il convegno dura un week-end lungo, oppure su una nave da crociera.
Ma é ridicolo e pretestuoso che l’Agenzia delle Entrate non riconosca l’intera deducibilità se il convegno dura un sola giornata, per partecipare alla quale sostieni anche il costo d’iscrizione e magari anche quello dello spostamento.
STANDING OVATION