16
Mag
2009

Poche banche sono meglio di molte?

Chi scrive fa parte del non ristretto club che pensa che, alla fin della fiera, l’Economist sia l’unico giornale al mondo che vale veramente la pena di leggere. La qualità del settimanale britannico è impressionante – sempre costante nel tempo, così come pure il “marchio di fabbrica” è inevitabilmente impresso negli articoli i più diversi. Lettura domenicale dell’uomo d’affari, l’Economist non delude mai. Neppure questa settimana: vi si trovano, fra le altre cose, una lettura del viaggio del Papa in Israele un po’ eccentrica rispetto al quadro fattone dai giornali italiani; un pezzo molto intelligente (sia pure non del tutto condivisibile) sul futuro del partito repubblicano e la sua scarsa capacità di fare autocritica; un pezzo su Intel molto bilanciato; un articolo veramente interessante, su come la corporate social responsibility stia “sopravvivendo” alla crisi. Un palinsesto di tutto rispetto, visto quello che va in onda, tutti gli altri giorni della settimana.

Il cuore del giornale è però l’inserto sul futuro del settore bancario. Ricco, interessantissimo. Ma nel quale stupisce un articolo sul Canada, Paese che è rimasto immune al contagio della crisi finanziaria americana. Stupisce perché la tesi è del tipo che non dispiacerebbe ai nostri banchieri (come ricordava Oscar Giannino scrivendo di alcune recenti “riflessioni” sulla crisi), e che sarebbe piaciuta, tantissimo, all’ex sommo sacerdote governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Cito:

Having a few banks that are clearly too big to fail has led to more stringent supervision, including imposing a maximum leverage ratio and a single regulatory regime for commercial and investment bankers. Laxer and more fragmented capital regimes allowed the balance-sheets of banks elsewhere to balloon

La questione del relativo successo del Canada vs gli Stati Uniti è più complessa, come lo stesso Economist riconosce (esaminando ad esempio il diverso trattamento fiscale dei mutui). Tuttavia, quella per cui un settore bancario “ingessato”, con poche banche “too big to fail” dichiaratamente tali, funzionerebbe meglio perché esse “chiamano” evidentemente vigilanza e regolazione, è una tesi molto forte. Mi sembra non sbagliata l’osservazione di Sceptik, nei commenti all’articolo sul blog del giornale:

Has anyone considered that an oligopoly concentrates more risk? Assuming they have an equal share of the loan market, a failure of one of them knocks out 20% of the home loan market.

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