31
Lug
2009

Più traffico e meno smog

“I primi sei mesi del 2009 dal punto di vista ambientale sono stati i migliori in assoluto nella storia di Milano. E’ evidentissimo che da quando c’è Ecopass ci sono stati significativi miglioramenti anche se la strada da fare è ancora lunga e non bisogna abbassare la guardia’’. Non sarebbe quindi “neanche pensabile razionalmente chiudere un provvedimento efficace che se venisse meno porterebbe ad avere più smog e più traffico”. Queste le parole con le quali l’assessore all’ambiente di Milano, Edoardo Croci, prende le difese del pedaggio ecologico per entrare nel centro di Milano. Le argomentazioni dell’assessore sono però quanto mai deboli. E’ vero che a Milano le concentrazioni di polveri non sono mai state così basse come ora. Ma questo risultato ha pochissimo a che spartire con l’Ecopass, la cui rilevanza in termini di riduzione di emissioni complessive nell’area metropolitana è del tutto marginale. Lo avevamo scritto prima che il provvedimento venisse adottato e lo ha confermato di recente uno studio apparso sulla rivista “Epidemiologia e Prevenzione” secondo il quale Ecopass “non è in grado di produrre variazioni apprezzabili nei livelli d’inquinamento”. E, infatti, non vi è alcuna dichiarazione dell’Assessore, nella quale i “significativi miglioramenti” vengano quantificati. Né si può trovare risposta a tale interrogativo nell’ultimo rapporto redatto a cura dell’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio di Milano. A riprova della irrilevanza di Ecopass sotto il profilo ambientale, vi è il fatto che la concentrazione di polveri sottili è ai minimi storici non solo a Milano ma in tutta la Lombardia e, più in generale, in Italia ed in Europa. Questo risultato è stato conseguito non grazie, ma nonostante il sostanziale fallimento di tutte le politiche volte alla riduzione del traffico automobilistico messe in atto negli ultimi vent’anni. La progressiva riduzione dei livelli di inquinamento è pressoché interamente da ricondursi al miglioramento tecnologico che ha determinato una significativa (questa sì,per davvero) riduzione delle emissioni unitarie delle auto. Tale evoluzione ha reso via via più inefficaci le politiche di riequilibrio modale. Per ottenere gli stessi risultati che, vent’anni fa. un suo predecessore poteva conseguire riducendo il traffico di 10mila veicoli al giorno, oggi Croci e, come lui, tutti gli altri assessori italiani, dovrebbe togliere dalla strada almeno 100mila. Il costo marginale della riduzione dell’inquinamento è, dunque, in rapida ascesa mentre i benefici sono invariati rispetto al passato. E’ forse giunto il momento di chiedersi “razionalmente” se non sia giunto il momento di fermarsi.

2 Responses

  1. Caro Ramella, mi pare che lei trascuri alcuni fattori. Anzitutto l’inquinamento non e’ solo legato alle polveri sottili, ma anche ad altre sostanze (CO, NOx). In secondo luogo vi e’ la questione della CO2, che e’ un prodotto naturale della combustione e quindi non puo’ essere eliminato. Non e’ un inquinante propriamente detto, ma e’ un gas serra, e quasi tutti i paesi del mondo, Italia compresa, si sono impegnati ad abbatterlo. Poi vi e’ la questione del traffico, che e’ uno dei motivi per cui si introducono questi provvedimenti (a Londra infatti si chiama congestion charge). Infine, se le auto oggi inquinano molto meno di ieri e’ esattamente per via dell’introduzione di norme stringenti tipo Euro4 che non so lei ma i liberisti di tutto il mondo hanno sempre avversato.

  2. Francesco Ramella

    Caro Nunzio,
    grazie per il commento.
    1. per gli altri inquinanti atmosferici (CO, NOx, HC) vale quanto detto per le polveri. Le emissioni attuali sono almeno di un ordine di grandezza inferiori a quelle di venti, trenta anni fa. Si veda, ad esempio, la tabella a p. 40 del paper di “Resources for the future” all’indirizzo (http://www.rff.org/RFF/Documents/RFF-DP-06-26-REV.pdf)
    2. le emissioni unitarie di CO2 sono diminuite rispetto al passato in parallelo ai consumi di carburanti ma quelle totali sono aumentate (il traffico è cresciuto più velocemente di quanto si siano ridotte le emissioni unitarie). Ma l’attuale livello di pressione fiscale sui carburanti in Europa è molto maggiore (rapporto di circa 10:1) rispetto a quello necessario per internalizzare i costi esterni della CO2. Non sono quindi giustificate ulteriori politiche di divieto / sussidio dei mezzi pubblici.
    3. Il vero problema è la congestione. Peggiorata, anche se meno di quanto si ritenga abitualmente, rispetto al passato. Politiche di pedaggio sono teoricamente giustificate per ridurla. L’obiettivo di tali politiche non dovrebbe però essere quello di peggiorare le condizioni di mobilità di chi è indotto a lasciare l’auto per il trasporto pubblico ma, piuttosto, consentire di andare più veloce a chi è disposto a pagare per farlo con la realizzazione di strade sotterranee a pagamento. Né è stata da poco aperta al traffico una a Parigi che non è costata un euro ai contribuenti francesi (a differenza di quanto accade con le metropolitane).
    4. Non mi risulta che i liberisti di tutto il mondo abbiamo sempre avversato l’introduzione di vincoli alle emissioni. Io, no.

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