Più stoccaggi per tutti
Il governo ha approvato ieri, dopo una lunga e incerta trattativa, lo schema di decreto sugli stoccaggi del gas predisposto dal ministero dello Sviluppo economico. Il decreto punta a superare le attuali rigidità del mercato, concedendo all’Eni un margine di flessibilità in più rispetto ai tetti antitrust esistenti (in scadenza alla fine di quest’anno) ma vincolando questa flessibilità alla realizzazione di investimenti adeguati. E’ inoltre prevista la partecipazione di soggetti industriali, direttamente o attraverso consorzi. In questo modo si spera di accompagnare lo sviluppo del settore creando un polmone di dimensioni adeguate, che dia liquidità agli scambi di gas metano, ed erodendo la posizione dominante di Stogit (che sta nel perimetro di Snam Rete Gas, controllata dall’Eni). Sul Sole 24 ore di oggi, Federico Rendina fornisce tutti i dettagli della manovra, e spiega perché essa segna una rivoluzione profonda nel settore. Il decreto introduce sensibili miglioramenti, di cui va dato atto al ministro, Claudio Scajola, e al sottosegretario competente, Stefano Saglia.
Il deficit di capacità di stoccaggio è, infatti, una delle ragioni per cui il mercato del gas, pur formalmente liberalizzato nel 2003, si dimostra asfittico. Nell’anno termico 2008/9, il sistema ha offerto una capacità pari a 13,9 miliardi di metri cubi, di cui circa 5,1 miliardi di metri cubi destinati allo stoccaggio strategico, contro una domanda pre-crisi di quasi 90 miliardi di metri cubi. La quasi totalità di questa capacità (13,5 miliardi di metri cubi) è gestita da Stogit, seguita a distanza siderale da Edison Stoccaggi, con 0,4 miliardi di metri cubi. Un certo numero di società si sono fatte avanti per ottenere la concessione a realizzare ed esercire nuovi siti di stoccaggio – la più rilevante essendo quella di Rivara, da 3 miliardi di metri cubi che potrebbero aggiungere alla disponibilità giornaliera di punta (circa 152 milioni di metri cubi) circa 32 milioni di metri cubi. Tutti i progetti, comunque, sono nelle more dei procedimenti amministrativi.
In questo contesto, è chiaro che un intervento teso a “oliare” il mercato e accelerare la realizzazione di nuove infrastrutture di stoccaggio è come manna dal cielo, sia nell’ottica del funzionamento quotidiano del mercato, sia in quella più di lungo termine della creazione di una borsa del gas degna di questo nome. L’entusiasmo per questo importante passo avanti, il primo dopo anni di tiramolla senza sostanziali sviluppi, è sostanzialmente unanime tra gli stakeholder, compresa Confindustria. Non bisogna, però, confondere un sensibile miglioramento con la soluzione del problema. Resta sul tavolo, infatti, la questione non triviale dei tetti antitrust – strumento odioso ma, nell’attuale assetto del mercato, tristemente necessario a contenere gli abusi, attuali e potenziali. La soluzione potrebbe arrivare solo con la separazione proprietaria degli stoccaggi dall’incumbent, più volte sollecitata, tra gli altri, dal presidente dell’Autorità per l’energia, Alessandro Ortis. Infatti,
Circa lo stoccaggio, mentre apprezziamo che ENI sembri apprestarsi volontariamente ad operazioni di cessione (la cui adeguatezza andrà valutata), segnaliamo che le sole misure di regolazione non possono superare gli ostacoli derivanti da un assetto proprietario che vede concentrata in un unico soggetto la massima parte sia degli stoccaggi esistenti sia dei giacimenti potenzialmente riconvertibili a stoccaggio.
Oggi è, dunque, una giornata importante per la travagliata storia della liberalizzazione del gas in questo paese. Soddisfazione ed esultanza sono pienamente giustificati. Sarebbe però ingenuo pensare che qui si chiuda un percorso travagliato e segnato da innumerevoli retromarce e campi minati.