Piccole riflessioni sulla giustizia (parte I)
E’ un vera sciagura per questo paese che non si possa avviare un discorso serio sull’amministrazione della giustizia, sui poteri dello Stato e sui diritti del cittadino senza scadere inevitabilmente nel ciarpame della politica da avanspettacolo. Questo per due ordini di ragioni: la particolare importanza del tema e le differenti concezioni dello Stato e del potere politico soggiacenti alle discussioni sul ruolo della sfera pubblica.
In Italia l’ordinamento giudiziario gode di forte autonomia, tanto da poter parlare quasi di autoreferenzialità. E’ una conseguenza dell’impostazione costituzionale su cui non poco ha influito il timore del riproporsi di un uso strumentale, da parte dell’esecutivo, dell’apparato giudiziario come durante il ventennio fascista. Il sistema nel suo complesso però, al di là delle inefficienze tipiche di qualsiasi apparato burocratico in questo paese, presenta nella prassi punti di distanza rispetto a consolidati principi a cui dovrebbe ispirarsi un ordinamento liberale.
E’ opinione comune che compito della magistratura sia quello di accertare la verità. Questa affermazione piuttosto banale è accettabile nella misura in cui implica che un potere dello stato non debba costruire imputazioni ad hoc, arbitrarie o pretestuose. Se invece per “verità” intendiamo qualcosa di simile all’oggettività storica dei fatti senza limite di tempo e a prescindere dall’esistenza o meno di una parte direttamente lesa, allora più o meno consapevolmente attribuiamo ad un potere statale, esercitato nella pratica quotidiana da uomini e non superuomini, un ruolo fortemente inquisitorio di fronte al quale qualsiasi tutela della libertà individuale può potenzialmente crollare. Perché quando il fine ultimo è la “verità storica” non vi è virtualmente limite ai mezzi di indagine. Tutto ciò che la tecnica può offrire e che non offenda il senso comune di chi non vive l’esperienza giudiziaria se non come fenomeno mediatico diventa lecito.
Nella concezione liberale dell’amministrazione della giustizia compito dello Stato è dirimere i torti e le liti tra privati cittadini, rendere effettiva l’applicazione del diritto, applicare la legge penale. E’ un sistema che serve a regolare l’agire sociale degli individui. Il potere pubblico è un regolatore, un arbitro delle situazioni di conflittualità che si verificano tra le azioni umane. Non è mai un contenitore: per un liberale la società non è mai “dentro” lo Stato, non è mai un sottoinsieme di questo. Non è compito dello stato “scrivere la storia” in senso oggettivo. Per questo vi è una particolare attenzione ai modi attraverso in cui vengono acquisite le prove, alla sfera temporale entro la quale deve svilupparsi l’azione giudiziaria, alle circostanze in cui può essere limitata la libertà personale prima che si sia pervenuti ad un verdetto.
Uno storico viceversa non ha di questi problemi. Nello studio del passato qualsiasi tecnica è impiegabile. Ogni nuova scoperta può essere applicata per ritentare una migliore ricostruzione dei fatti. Non c’è un motivo particolare per inibire lo studio dei resoconti stenografici, delle registrazioni telefoniche o dei televisive. Uno storico non deve rispettare la segretezza della corrispondenza di Napoleone. Nel valutare un carteggio, un documento, il problema dell’autenticità è prioritario rispetto al modo in cui questo è giunto sotto le lenti degli studiosi o degli accademici. Antonio Salieri può essere processato all’infinito per la morte di Mozart senza che ciò desti particolare turbamento. Questo non solo perché lo storico si occupa del passato, ma soprattutto perché lo storico non ha il potere di disporre della libertà degli individui. Né può adoperare coercizione sul prossimo. E pertanto non vi è neanche motivo particolare di preoccuparsi delle ambizioni personali o degli errori commessi dai singoli studiosi.
Assai diverso è il caso dell’azione giudiziaria. In un sistema liberale la ricostruzione della verità può avvenire solo nel rispetto di determinate procedure. E la misura in cui queste rispettano la libertà dell’individuo sono un fatto sostanziale e qualificante del sistema. Per un liberale una prova acquisita illegalmente non è tale. Nemmeno se è vera. E pertanto, ai fini processuali, è irrilevante. O peggio ancora, una prova acquisita in violazione della libertà dell’individuo o della legge può sporcare perfino prove acquisite successivamente in modo legittimo, se l’acquisizione della prima è stata la condizione necessaria e determinante per l’ottenimento di queste ultime. In fatto di indagini, un liberale deve diffidare e se necessario provare sdegno, di tutti coloro i quali sostengono la legittimità dei mezzi impiegati dallo Stato sulla base dell’assunto secondo cui ogni controllo è lecito perché “chi non ha nulla da nascondere, non ha niente da temere”. L’autorità pubblica non ha, in campo giudiziario piuttosto che in materia tributaria, alcun diritto ad esigere la nudità dai cittadini, vicevera è essa stessa a dover giustificare la propria interferenza. E’ estremamente ilare come il legislatore si preoccupi di tutelare la privacy per risparmiarci il fastidio di ricevere qualche campagna pubblicitaria sgradita ed al tempo stesso si faccia ben pochi scrupoli nell’arrogarsi qualsiasi mezzo di indagine che interferisca con la sfera privata o ponga a carico dei contribuenti obblighi inquietanti quali la comunicazione dei dati personali dei soggetti che compiono acquisti superiori a qualche migliaia di euro.
…nel caso berlusconi/ruby, non credo ad esempio, sia stato fatto alcun abuso o commessa alcuna illegalita’ nell’acquisire prove, o mi sono perso qualcosa? Attendo trepidante la seconda parte dell’articolo!
Per quanto non intenda minimamente difendere il comportamento di chi avrebbe dovuto comportarsi secondo uno stile consono alla carica che ricopre, non trovo esattamente da “stato liberale” intercettare le persone che frequentano il capo del governo non potendo intercettare lui. Ma per carità, facciamolo pure fuori con ogni mezzo, così quando lui non sarà più di ostacolo, forse potremo parlare serenamente di questa giustizia che ricorre a strumenti da polizia segreta. A proposito, i Servizi dov’erano nel prevenire che il capo del governo evitasse di contornarsi di certi soggetti? O forse hanno proprio loro imbeccato le indagini?
Di quali patologie soffrisse il Presidente del Consiglio lo ha urlato ai 4 venti l’ex moglie ed i fatti e le foto sono lì a dimostrarlo. Erano altresì evidenti le motivazioni che spinsero s.b. a festeggiare il compleanno di Noemi, a meno di non prestare fede alle balle raccontate dallo stesso o alle sceneggiate messe in atto da Signorini. Non erano necessarie le intercettazioni dei giudici per immaginare il “puttanaio” di cui tutti ora parlano. Bastava il filmato di “Oggi” che mostrava Lele Mora (un condannato per spaccio di droga) con il suo squallido corteo entrare ad Arcore. Era sufficiente qualche milligrammo di materia grigia per spiegarsi la fortunata carriera politica della Minetti.
Beato il popolo che non ha bisogno di giudici perchè è in grado di giudicare con la propria testa. Qulasiasi altro popolo dell’Europa occidentale avrebbe saputo giudicare e costringere il Parlamento a prendere le decisioni necessarie, senza aspettare l’aiutino della Magistratura.
Non è da “stato liberale” intercettare chi frequenta il capo del governo ma è ancor meno da “stato liberale” che lo stesso, per coprire i propri vizi privati (su cui, non essendo puritano, non ho nulla da eccepire), usi la propria autorità per far rilasciare una minorenne accusata di furto.
Mi sembra un articolo estremanente vago e povero di contenuti, con accenni velati ma non espressi con chiarezza a situazioni contingenti … in ogni caso, a me sembra maggiormente ilare (per usare un eufemismo) che in un momento in cui la Corte dei Conti denunci un aumento, ulteriore ed esponenziale, della corruzione nella gestione della res pubblica, si parli di diminuire (ulteriormente) la prescrizione, di limitare fortemente (non regolamentare, che è cosa ben diversa) l’uso delle intercettazioni, di dichiarare un processo terminato dopo tot tempo (il c.d. “processo breve”) senza al contempo approntare alcuna riforma per velocizzarne l’iter (come dire, se un tren va lento, non è che lo velocizziamo, diciamo che se non arriva in orario viene soppresso ..); ovvero ci si astenga dallo smuovere il famoso (ed incosistente) DDL anticoprruzione raffazzonato, sbandierato ai 4 venti post-scaiola e poi accantonato e perduri nel non ratificare (da 11 anni!!) le convenzioni anticorruzione emanate dall’Unione Europea.
l’articolo è forse un pò troppo vago.. molto concretamente sono contemporaneamente vere molte cose tra loro contrapposte :
* è vero che c’è un complotto di alcuni pm contro silviuccio
* è vero che silviuccio ne ha combinate di cotte e di crude ma non l’hanno mai incastrato xrchè cambia le leggi in corsa coi suoi parlamentari nominati
* è vero che andrebbero separate le carriere x garantire terzietà dei giudicanti
* è vero che se gli avvocati di un pluriimputato premier siedono in parlamento e di fatto nel governo neppure questa è terzietà
* è vero che nessuno dei due rami della magistratura dovrebbe essere sottoposto al parlamento od all’esecutivo xrchè senò sarebbe non più terzo (e se in altri paesi è un male)
* è vero che le incertettazioni non probanti non dovrebbero essere pubblicate
* è vero che quelle probanti dovrebbero poter essere pubblicate sono dopo il rinvio a giudizio (tempo equo tra il subito ed il dopo cassazione cioè mai) x garantire info opinione pubblica
* è vero che i processi sono lenti xrchè una parte giudici lavora poco e maluccio
* è vero che politica in generale e silviuccio in particolare introducono da 20 anni da un lato cavilli x rallentare e poi dall’altro accorciano le prescrizioni
HO SOLO UN DUBBIO … ORA NON SI PUO’ E NESSUNO IN VERITA’ LA VUOLE..
MA QUANDO UN GG IL MEGACONFLITTO DI INTERESSI DI SILVIUCCIO SE NE ANDRA’ VERRA’ FATTA UNA BELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA IN SENSO LIBERALE ?
Le patologie del Berlusca sarebbero anche le mie, se potessi. E ribadisco, pur se qualcuno si offende, meglio che quelle di un qualsiasi Marrazzo.
E’ vero altresì che le intercettazioni tout court non dovrebbero essere pubblicate: pubblicarle significa creare un processo sui media, quindi fuori dalle aule. Poi possiamo anche ipocritamente continuare a dire che i PM non sanno nulla di come escano certe cose lievemente riservate (se non erro la pubblicazione di intercettazioni è un REATO).
Sulle prescrizioni non è solo Silviuccio a giocare, ma anche altrucci. Tra cui anche alcuni PM. In realtà credo che la procura di Milano avrebbe parecchio da fare, se volesse, invece che correre dietro a un vecchio puttaniere. Quindi questa è persecuzione bella e buona. Tra l’altro in effetti Arcore non è sotto la giurisdizione di Milano, ma sotto quella di Monza, almeno mi risulta così. E, sempre se non sbaglio, nessuno può essere sottratto al suo giudice naturale.
La giustizia non funziona come dovrebbe, e i magistrati non possono chiamarsi fuori. Basta guardare certi processi, cfr. il processo di Napoli (Calciopoli): guarda chi sta cercando di allungare i tempi, i PM o la difesa?
In certe sedi “non ci sono i soldi per la carta”, e come mai a Bolzano Cuno Tarfusser dopo aver informatizzato tutto ha tagliato le spese del 50% abbreviando tutti i tempi? E’ un mago lui o sono degli incompetenti gli altri? Bella domanda.
Io voglio una giustizia che funzioni, che tuteli anche me, non che tuteli sempre i soliti azzeccagarbugli o gli amici degli amici.
http://www.ilgiornale.it/interni/il_giudice_lumaca_salva_travaglio__cade_condanna_diffamazione/giudice-diffamazione-lumaca-processo-travaglio-giustizia/23-02-2011/articolostampa-id=507685-page=1-comments=1
E se per mettere a posto le cose bisogna fare tabula rasa del sistema attuale, beh, me ne farò una ragione.
Quando si parla di giustizia, chissà perchè si cade sempre su Silvio.
A dire il vero quando si parla di qualsiasi cosa c’è sempre chi tira fuori Silvio (anche a sproposito).
Detto questo, mi trovo nella fastidiosa posizione di dover (spero solo in questo caso) fare l’avvocato di Silvio (cercando di non vo…..re).
Il fatto che il suddetto possa anche stare sulle ba..e , scusate antipatico, non può giustificare qualunque schifezza per eliminarlo.
Quando il suddetto sarà dipartito o peggio in galera e il problema Silvio ‘sarà risolto’,ma chi riuscirà a rimettere il mostro nella scatola da cui l’abbiamo lasciato uscire.
Dalle mie parti si dice che il mondo è una ruota, prima o dopo tocca anche a te.
Riguardo poi all’evidente ed innegabile conflitto di interessi che tocca il sig. Berlusconi, vorrei far notare anche l’enorme conflitto di interessi che è costituito da un partito fondato da un ex P.M. e in cui confluiscono anche altri esponenti della magistratura . Ma in Italia non c’era la divisione netta tra poteri giudiziari e politica. Nessuno ha il minimo sospetto che questo partito possa fare lotta politica e lobbing in vece dalla magistratura.
Articolo pessimo: una parte lesa c’è sempre in un procedimento, altrimenti non si procede. Anche se la parte lesa è minorenne e non ritiene di essere stata lesa, è il codice penale che stabilisce che lo è, non il giudice. Cosa c’entrino poi i partiti costituiti da ex magistrati con la divisione dei poteri, puo’ solo saperlo chi ha un enorme confusione in testa.
@attila
Dipende da cosa si intende per “parte lesa”: se questo è un cittadino (individuo o ente collettivo), non è vero. Molti reati non ledono alcuno: basta pensare ai c.d. reati di pericolo, comportamenti che sono vietati e puniti perché creano un pericolo ma non ledono immediatamente nessuno.
Non è neppure vero che sia il codice a stabilire se un cittadino sia o no vittima di un reato: il codice contiene disposizioni generali ed astratte, tocca poi al giudice verificare in concreto chi sia stato leso. Può avvenire che la disposizione di legge sia intesa a proteggere una certa categoria di persone (p. es., i minorenni): allora il comportamento vietato è reato non perché il minorenne che ne è vittima si senta tale, ma perché il legislatore ha ritenuto che, in via generale, i minorenni debbano essere protetti anche contro sé stessi, supponendo che non siano in grado di difendersi da soli.
Queste valutazioni dell’ordinamento giuridico sono molto frequenti, al punto che spesso le consideriamo naturali: ma, in effetti, si tratta di scelte politiche, non sempre liberali.
@attila
Una parte lesa o supposta tale c’è sempre certo, anche in un tribunale del popolo o in uno ecclesiastico (può essere lo stato sovieco, Dio, etc.). Minorenni di recenti attualità a parte, quello che mi trova in disaccordo è che le considerazioni del “codice” vengano ancor prima del fatto che un individuo ritenga o meno di aver subito una violazione della propria libertà o un torto e che ciò sia la norma e non l’eccezione. Ad ex. qualsiasi rapporto non consensiente è violenza: non per questo ritengo che la magistratura abbia il diritto di indagare su tutti i rapporti che possono aversi all’interno del circolo “amici del sadomaso” in assenza di denuncia da parte di un soggetto che si definisce vittima, né di tappezzare il luogo di videocamere nascoste.
Operativamente parlando se l’azione penale è obbligatoria a fronte di notizia di reato abbiamo un sistema che può consentire margini di arbitrarietà. Il magistrato è de facto “irresponsabile” nel senso che qualsiasi apparentemente ragionevole sospetto (nozione fumosa e non esattamente garantista) può giustificarne l’agire: diventa praticamente molto difficile distinguere l’errore dalla colpa grave o dal dolo. Il nobile intento dell’uguaglianza di fronte alla legge crea un meccanismo per cui: 1. qualsiasi fatto ritenuto appena sospetto ex ante può giustificare a posteriori l’azione; 2. nel dubbio è meglio inquisire anche solo per dimostrare di aver fatto il proprio (burocratico) dovere; 3. nel dolo basta tutto sommato poco per procedere senza doverne rendere conto.
Al di là delle divergenze, la cosa più preoccupante è l’impossibilità a parlare di ciò rimanendo fermi al merito delle questioni. In pratica ogni discorso, dopo poco, finisce per diventare una analisi controfattuale del tipo: come sarebbero andate le cose al Sig. “X” se invece di A la legge avesse previsto B ?
Detto ciò rimaniamo del tutto indifferenti al fatto che sulla base di una sola traduzione errata di una trascrizione telefonica un extracomunitario è stato prelevato dai Carabinieri nel mezzo del Mediterraneo (vedi sparizione di Chiara Scazzi) oppure che si può venire reclusi in qualità di indagati anche con 2-3 testimoni oculari a proprio favore (v. Lumumba nel processo di Perugia, arrestato sulla scorta delle semplici dichiarazioni della Knox). Un sistema non è liberale nella misura in cui riesce (o meno) a provare la colpevolezza del potente di turno (questione indubbiamente rilevante sotto il profilo politico): il sistema deve avere profondo rispetto anche per la libertà dei signor nessuno che si alzano la mattina alle 6 per andare al lavoro. Una grossa pretesa, per un paese in cui i Tribunali si fermano ad agosto.
Rettifica: sparizione Gambirasio, non Scazzi.
@Silvano
Mi sembra che non si faccia attenzione sufficiente ad una distinzione elementare tra la fisiologia e la patologia del sistema giuridico.
Il fatto che qualcuno sia stato ingiustamente fermato o sottoposto a custodia cautelare fa parte della patologia, sempre possibile, dato che anche i magistrati più equilibrati ed accorti possono sbagliare nelle loro valutazioni: ma il sistema offre i contrappesi e le garanzie necessarie a correggere gli errori.
D’altro canto, l’obbligatorietà dell’azione penale è stata affermata perché si ritenne opportuno sottrarre la persecuzione dei reati all’arbitrio dell’esecutivo, nel tentativo di dare sostanze al motto che campeggia nelle aule di giustizia: “la legge è uguale per tutti”. Che l’esperienza fatta non sia soddisfacente, è questione discutibile: certo, se ci si preoccupa del conflitto tra magistratura e politica, questo ha assunto aspetti gravi con l’abolizione dello storico contrappeso rappresentato dall’autorizzazione a procedere. Ma si narra che fu una scelta provocata dal furore popolare contro le prevaricazioni della politica …
problema giustizia? ho letto il libro del procuratore generale di reggio Calabria che indica in poche pagine le soluzioni ai problemi della giustizia… immagino che, fatta eccezione per Berlusconi e per la sua corte, nessuno viva direttamente il dramma delle toghe rosse o dei PM particolramente grintosi, e immagino che tutti condividano il fatto che la durata dei processi debba essere ridotta, ma per fare questo ci sono 2 soluzioni: la prima è quella di lasciare tutto così come è e fissare le date di fine processo (andranno tutti in prescrizione) l’altra è quella di tagliare in modo deciso tutte le alchimie burocratiche e “legittimiste” che gravano sui processi e subito dopo incrementare gli organici presso i tribunali attraverso la soppressione di tanti tribunali inutili e generando economia di scala, trasferendo una grossa parte dei pubblici dipendenti presso le cancellerie (ad esempio tutti i sottoufficiali e ufficiali attualmente in servizo presso gli uffici di leva obbligatoria).
ma il problema giustizia forse riguarda solo alcuni processi? e allora perchè non facciamo come fece napoleone quando decise il triunvirato: scrisse la Francia è governata da un trinvirato, uno si chiama Napoleone… ecco potremmo ad esempio modificare la costituzione inserendo che Berlusconi è legibus solutus, e tutti i problemi spariscono
Mi dispiace dover far notare che i rapporti sessuali consenzienti con una minorenne sopra i sedici anni (età del consenso) in italia non sono reato.
E’ Altresì reato la prostituzione minorile (sottigliezza giuridica), non basta dimostrare il rappotro sessuale ma è necessario provare la ‘mercificazione’ dello stesso.
Quindi la obbligatorietà dell’azione penale era tuttaltro che automatica.
@Alex61
Dire che prestazioni sessuali in cambio di danaro o altra utilità configurano un caso di prostituzione non è una sottigliezza giuridica, è senso comune.
Per il resto, non vi è dubbio che incomba all’accusa – cioé ai PM di Milano – provare che vi è stato lo scambio. Ma è evidente che la sede in cui questa prova va data è il processo, il PM deve esercitare l’azione penale quando ha elementi sufficienti per ritenere che tale risultato potrà essere raggiunto.
Spero di non essere stato percepito come un tifoso di Berlusconi, per me il tifo è solo una malattia.
Comuncque non intendevo dire che la prostituzione minorile è una sottigliezza giuridica e non voglio minimizzare la gravità del reato.
Volevo solo far notare che se per il reato di concussione, dopo la famosa telefonata, si poteva sicuramente applicare l’obbligatorietà dell’azione penale, invece il reato di prostituzione minorile era tutt’altro che evidente (La ragazza potreva essere un amica o anche un amante). Qundi tutto l’ambaradan di intercettazioni, sono state eseguite unicamente sulla discrezionalità del magistrato che le ha richieste e del giudice che le ha concesse.
Infine mi piacerebbe qualche riflessione sulla Giustizia amministrativa che per un liberista è una delle grandi piaghe dell’Italia (ci resta solo da sperare solo nella giustizia Divina… Ahi!).
P.s. Non voglio sottostimare le colpe della Politica, ma queste meritano dei capitoli a parte (molti…. ,molti capitoli).