Piano casa, ecologismo e fine del diritto
In un precedente intervento su questo blog (“Per favore, non usiamo l’ecologismo contro gli ecologisti”) Carlo Stagnaro ha giustamente evidenziato come anche taluni industrialisti progressisti possano talvolta arrendersi, non fosse altro che per ragioni retoriche, agli argomenti dell’ecologismo. Le cose sono perfino messe peggio se si considera come siamo amministrati e, in particolare, se si prende in esame la vicenda del “piano casa”.
Dopo aver riconosciuto che si tratta di una delle poche iniziative governative che si muove sostanzialmente nella giusta direzione, perché intende ampliare la libertà d’azione dei titolari attraverso un maggiore riconoscimento del diritto di proprietà, bisogna però prendere atto che quando si esamina da vicino il topolino partorito dalla montagna si deve prendere che vi sono davvero una quantità di elementi discutibili. Basti pensare al fatto che, per poter usufruire davvero della possibilità di ampliare la propria casa, in moltissimi casi è necessaria una “riqualificazione energetica”: insomma, una serie di lavori di ristrutturazione che riducano il consumo dei carburanti necessari al riscaldamento. (Sul tema si veda questo articolo del Corriere della Sera: “Piano casa: l’Italia delle tante regole (diverse)”).
Tutto questo non ha senso e non ha alcun fondamento giuridico. Perché delle due l’una: o si ritiene che la pretesa del proprietario di aumentare la propria volumetria sia legittima e possa essere accolta ogni volta che non rappresenta una lesione dei titoli altrui (e allora non si capisce perché condizionarla a questa benedetta riqualificazione energetica); oppure non la si ritiene legittima, e quindi non la si deve concedere a nessuno.
Il problema è duplice. Da un lato si ritiene che le risorse naturali necessarie a produrre energia e anche gli impianti che svolgono la medesima funzione siano un “bene collettivo”, e quindi ci si considera autorizzati a proibire taluni consumi e/o disincentivare (o incentivare) certi comportamenti. Poiché il dibattito sull’energia si situa quasi sempre “nel mondo dei soviet”, ogni chilowattora che tu consumi è un chilowattora che togli al tuo prossimo: e quindi, in questa logica, lo Stato ha tutto il diritto di importi di consumare meno. Poco importa, ai nostri governanti, che miniere, pozzi e impianti di produzione siano spesso beni privati e abbiano insomma proprietari, né essi si preoccupano del fatto che se io consumo metano, è perché lo pago. Nel loro mondo, invece, tutto è di tutti e così deve essere.
Per giunta, il diritto – e questa considerazione è in larga misura connessa con la prima – ha ormai perso la sua natura originaria di istituzione volta a evitare aggressioni e controversie, e comunque a comporle ogni qual volta si verifichino.
No: ormai il diritto è la Super-Arma letale, il marchingegno potentissimo nelle mani di politici, burocrati e tecnocrati che vogliono vivere al nostro posto la vita che ci è stata data. Loro sanno cosa bisogna fare e come dovrà essere il mondo di domani. Usano il bastone e la carota di mussoliniana memoria per dirci come dobbiamo agire e come possiamo vivere. Peccato che – anche al di là di ogni questione di ordine etico – la loro capacità di capire il reale sia spesso vicina allo zero, e questo fa sì che il loro continuo pianificare e programmare produca devastazioni a catena.
L’ecologismo, però, svolge un ruolo cruciale in tale vicenda, perché offre una giustificazione formidabile a quest’opera di distruzione del diritto e di edificazione della Super-Arma. Per questo, più che per ogni altra considerazione, va avversato con forza.
“L’ecologismo, però, svolge un ruolo cruciale in tale vicenda, perché offre una giustificazione formidabile a quest’opera di distruzione del diritto e di edificazione della Super-Arma. Per questo, più che per ogni altra considerazione, va avversato con forza.”
allora aboliamo il diritto ,incluso quello relativo alla proprieta’privata ..
e privatizziamo anche le forze di polizia: se io non deisdero essere protetto dai ladri (per motivi miei , sono nullatenente ,mi proteggo da solo ecc.) perche’devo essere obbligato a pagare le tasse per mantenere le forze di polizia che tu (ma non io ) desideri ?
e chi dice che non sarebbe meglio? che il poliziotto sia pagato dallo stato (con i miei soldi) o che lo paghi io direttamente tramite una struttura privata cosa cambia? ah si che se lo pago io arriva prima, è più gentile, in poche parole mi serve meglio. o no?
Mi sembra piuttosto superficiale il ragionamento. La questione non è tanto “ogni chilowattora che tu consumi è un chilowattora che togli al tuo prossimo”, ma sono gli effetti del consumo che bisogna considerare. E’ vero che se io la pago posso consumare tutta l’energia che voglio ma è l’inquinamento che produco che “toglie” al prossimo. Quindi la mia libertà di consumare energia finisce dove comincia la libertà altrui (e delle generazioni future, aggiungo) di vivere in un mondo più pulito.