12
Giu
2010

Perdite, ricapitalizzazioni e salvataggi di Alitalia

Le ultime dichiarazioni di Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, al Festival di Trento dell’Economia,  introducono parecchi punti interrogativi sul futuro della compagnia di bandiera. Il presidente del vettore non ha infatti escluso una ricapitalizzazione della compagnia a poco più di un anno dalla rinascita. Una ricapitalizzazione sembra quasi inevitabile, poiché la cassa vede disponibilità di 390 milioni di euro e le perdite annuali potrebbero avvicinarsi a questa cifra, se il mercato non dovesse riprendersi e il prezzo del petrolio calare.

Il trasporto aereo mondiale è previsto in recupero quest’anno, tanto che la IATA, che raggruppa il 95 per cento delle compagnie mondiali, prevede un beneficio a livello globale per oltre due miliardi e mezzo di dollari. Questo dato positivo non riguarda l’Europa, dove i vettori di bandiera probabilmente perderanno oltre due miliardi di euro nel corso del 2010.

Il biennio appena trascorso è stato il peggiore della storia nell’aviazione civile. Le perdite sono state superiori ai 20 miliardi di dollari a causa del prezzo del petrolio molto elevato e della crisi economica che ha colpito duramente il trasporto aereo.

Il costo del carburante ha raggiunto livelli elevatissimi a metà del 2008, quando il prezzo del “barile di greggio” aveva sfiorato i 150 dollari. Quest’aumento dei costi si è riversato sui conti delle compagnie non immediatamente, perché i vettori sono soliti coprirsi dal rischio dell’aumento del prezzo del carburante. È la ragione per la quale, se il picco del prezzo del petrolio si è avuto nel 2008, i conti delle compagnie hanno visto un profondo peggioramento nel 2009.

La crisi economica non ha solo colpito quasi tutte le compagnie aeree con una riduzione del numero di passeggeri trasportati, ma ha visto una riduzione del prezzo medio del biglietto. In generale lo yield, vale a dire il ricavo per posto chilometro venduto, è diminuito di oltre il 10 per cento, ma nel settore business la caduta è stata superiore al 20 per cento. Per questo motivo le compagnie tradizionali, che hanno quote di mercato superiore nel segmento business, hanno sofferto maggiormente dei vettori low cost.

In Europa, le due principali compagnie a basso costo, Ryanair ed Easyjet, hanno registrato una crescita del numero di passeggeri continua e nel 2009 entrambe hanno registrato un utile di bilancio. In particolare la compagnia irlandese guidata da Micheal O’Leary ha visto un beneficio di oltre 300 milioni di euro, mentre la britannica Easyjet ha avuto un utile di circa 40 milioni di sterline.

E Alitalia?

Il vettore nato a fine 2008 dalle ceneri della vecchia compagnia statale con la fusione di AirOne ha iniziato ad operare nel peggiore periodo dell’aviazione civile. Il 13 gennaio del 2009 è stato effettuato il primo volo della nuova compagnia ed ha subito dovuto scontrarsi con un mercato molto difficile.

Le perdite operative nel primo trimestre del 2009 sono state di 210 milioni di euro e nel corso del 2009 le perdite nette hanno raggiunto i 326 milioni di euro. Il risultato operativo è stato negativo per 274 milioni di euro, pari al 9,4 per cento dei ricavi totali, in percentuale superiore a quello registrato dalla compagnia statale nel 2007.

Questi dati sono certamente influenzati da un andamento del mercato in forte contrazione, ma non bisogna dimenticare che nel corso del 2009 la compagnia di bandiera aveva beneficiato di un elemento molto positivo. Alitalia aveva potuto fare le scorte di carburante quando il prezzo del petrolio ai minimi, cioè a 35 dollari al barile. Per tutto il resto dell’anno, il petrolio si è mantenuto sopra i 60/70 dollari ed anche per il 2010 la stima degli economisti prevede livelli di prezzo simili.

Queste scorte “a buon prezzo”, dovute alla data di nascita della compagnia, sono state un elemento non ricorrente nel 2009 e, nel 2010, il costo del carburante peggiorerà i conti di circa 300 milioni di euro.

Un altro dato interessante, forse proprio legato a ricavi non ricorrenti, è il dato dell’ultimo trimestre del 2009. I ricavi per passeggero sono stati superiori del 19 per cento rispetto alla media annuale, in un trimestre, il quarto, che normalmente non è particolarmente favorevole al trasporto aereo.

È sorprendente che per i primi tre trimestri del 2009 ogni passeggero pagava in media 132 euro per un biglietto, per poi spendere quasi 160 euro nell’ultimo trimestre, e scendere nel primo trimestre del 2010 ad un valore di 135 euro.

Queste cifre fanno supporre entrate straordinarie nell’ultimo trimestre dell’anno che di fatto avrebbero alleggerito i conti della compagnia aerea.

La situazione di Alitalia non è dunque facile, con il costo del carburante inevitabilmente in crescita.

I dati del primo trimestre del 2010 evidenziano un rapporto negativo tra perdite operative e ricavi, pari al 19,6 per cento; un dato estremamente negativo, pur essendo in un trimestre non favorevole al trasporto aereo.

La concorrenza delle low cost è sempre più forte in Italia e nel 2010. Ryanair quasi sicuramente, diventerà il primo operatore sul territorio italiano con oltre il 20 per cento della quota di mercato superando anche Alitalia.

Una ricapitalizzazione sembra quasi inevitabile, poiché la cassa vede disponibilità di 390 milioni di euro e le perdite annuali potrebbero avvicinarsi a questa cifra, se il mercato non dovesse riprendersi e il prezzo del petrolio calare.

A quel punto, i soci di AirFrance-KLM, potrebbero ritrovarsi con la possibilità di crescere nell’azionariato della compagnia aerea, anche se il management di Alitalia smentisce questa ipotesi.

La stessa compagnia francese, la seconda in Europa, ha registrato nel 2009 perdite per oltre 1,5 miliardi di euro ed è il vettore che più sta soffrendo la crisi del trasporto aereo.

Nonostante queste difficoltà, il gruppo franco-olandese, potrebbe decidere di aumentare la sua quota in Alitalia, anche perché il mercato italiano ha buone possibilità di sviluppo e AirFrance-KLM ha la necessità di crescere in Europa.

Il processo di fusione tra i vettori tradizionali è inevitabile e proprio i francesi avevano iniziato nel 2004 con il merger con KLM. Lufthansa ha acquistato nell’ultimo biennio tre compagnie aeree, tra le quali Austrian Airlines, mentre British Airways ed Iberia stanno dando vita alla terza compagnia europea. È difficile che il gruppo franco-olandese non cresca in Alitalia, se dovesse capitare l’occasione.

L’altra ipotesi, molto peggiore, è quella i francesi non vogliano/possano crescere in Alitalia e dunque vi sia la necessità di un intervento statale per la compagnia, magari con l’entrata di Cassa Depositi e Prestiti.

Se così fosse, dopo avere bruciato 4 miliardi di euro nella gestione pubblica Alitalia nel decennio 1998-2008, aver gettato 3 miliardi per il rilancio della nuova Alitalia e aver ristretto la concorrenza nel trasporto aereo con la legge “SalvaAlitalia”, un altro intervento pubblico, sarebbe l’ennesima sconfitta dello Stato imprenditore.

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8 Responses

  1. choccius

    Bravo Stefano,
    volevi vedere molto più dissocupati?
    Tu sei o della serie mal comune, mezzo gaudio o amico di quel fasullo irlandese. In ogni caso fai pena, augurarsi che una compagnia italiana fallisca!
    Ti abbraccio
    Choccius

  2. pietro

    Quando una impresa parassitaria e inefficente falisce lasciando il posto a imprese più efficenti la disoccupazione non aumenta.
    Il fatto che i dipendenti Ryanair non abbiano tutti i privilegi di quelli Alitalia non è proprio indifferente dal punto di vista di chi ( il contribuente ) che finora ha pagato il costo di questi ultimi.
    Se tutti gli italiani traggono vantaggio dalla sparizione dell’Alitalia con l’effetto collaterale che qualche migliaio di persona è costretto a cercarsi un nuovo posto di lavoro, dato che io nella mia vita lavorativa mi sono trovato 2 volte in questa situazione non mi sembra un grande dramma.
    Insomma il fallimento dell’alitalia molti anni fa sarebbe stato un BENE comune, ed un male per 4 gatti, la prova è che dove è successo ( Swissair e Sabena ) ci sono stati SOLO vantaggi per tutti.

  3. Giuseppe

    la vicenda Alitalia è molto più intricata di quanto si pensi. Basti riflettere su fatto che dal far parte delle migliori aerolinee al mondo per qualità e sicurezza, la si è fatta passare scientificamente al fallimento, svendendola per lasciare il passo ad altri operatori europei in nome di un progetto di accentrazione del servizio su tre poli (Air France, British, Lufthansa). I dipendenti delle compagnie francesi, inglesi e tedesche hanno goduto di molti più benefici e privilegi di quelli italiani, e non per questo le loro compagnie sono falllite con aggravio sulle tasche dei contribuenti cittadini. Questo per dire che le cause del fallimento ( voluto) non sono da ricercare solo tra i privilegi dei dipendenti, quanto sulle mazzette ai partiti e sulla gestione politica e clientelare dell ‘azienda, e sulla volontà stessa che si arrivasse alla cessione del passo.
    Per ciò che riguarda il salvatagguio, fatto passare come salvataggio Alitalia, faccio notare che in realtà Alitalia ha chiuso i battenti, e che si è salvata una compagnia privata minore (Air One di Carlo Toto) , che avevea accumulato molti debiti con BAncaintesa, e che sarebbe fallita di lì a poco con perdite sia per il suo “padrone” che per la bacna finanziartrice. Ergo, con i soldi pubblici, i nostri, si è salvato un interesse privato. Abbiamo salvato dalla bancarotta e dalla galera Toto e le perdite di Bancaintesa. E’ convenuto?
    E’ verità. non immaginazione :tutti gli organi di informazione hanno ammesso questi fatti, dopo che la questione si è raffreddata.
    Aprite gli occhi, che è meglio!

  4. Pietro M.

    @choccius

    Sono sicuro che se c’è gente a sufficienza come te Alitalia si salverà. Trova qualcuno che ci metta un po’ di soldi e investa in un vettore inefficiente e perennemente in perdita, un buco nero per l’economia italiana. Ovviamente dovrai subirti tutte le perdite, ma sono sicuro che non batterai ciglio. E’ un’azienda italiana, no? Basta credere, obbedire e combattere.

    O magari no. Forse bisognerà capire che se non si è disposti di persona a buttare i soldi nel WC, non ha senso che si chieda ad altri di farlo.

  5. pietro

    @roberto
    Non esiste nessun aiuto di stato o esbrso di soldi da parte di enti locali verso Ryanair.
    Le elefantiache e inefficenti compagnie aeree che finora hanno denunciato senza successo presunti aiuti pubblici si riferiscono solo a sconti sulle tariffe aeroportuali, ma è in realtà i profitti degli aeroporti che fanno sconti a Ryanair sono enormemente maggiori delle presunte perdite quindi i contribuenti non sganciano un centesimo.
    Infatti tutte le denunce in questione sono finite nel vuoto, essendo assolutamente infondate.
    Se Ryanair sfrutta un aspetto deteriore della spesa pubblica di politicanti da strapazzo che hanno costruito aeroporti inutili per fini puramente elettorali non è colpa sua, a questo punto pnsare che sia meglio la voragine di soldi puibblici usati per tenere in piedi scali deserti sia preferibile alla furbizia di chi sa ofrire un servizio a costi concorrenziali e creare indotto e ricchezza dove porta i suoi aerei è puro masochismo.

  6. roberto savastano

    premesso l’avrei fatta fallire una vita fa, dovesse prospettarsi l’ipotesi a chiusura dell’articolo, ci resterebbe solo un ultimo sacrificio. darci da fare per evitare di prendere qualsiasi volo Alitalia favorendo qualsivoglia alternativa.

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