9
Gen
2011

Perché tagliare la spesa pubblica

Quanto sto per dire non è né di destra né di sinistra: parlerò infatti del futuro del Paese, di ciò che serve per prevenire la crisi delle finanze pubbliche, riuscire finalmente a rispettare i parametri di Maastricht, permettere alle nuove generazioni di pagarsi pensioni dignitose e recuperare competitività e dunque margini di crescita economica.

L’enormità degli obiettivi proposti fa capire che non ho intenzione di prescrivere l’aspirina, né tanto meno di dimettere il malato consigliandogli di coprirsi meglio, riposarsi di più e mangiare leggero. Si tratta di quattro obiettivi fondamentali, che possono essere raggiunti tagliando la spesa pubblica con un intervento che non può per necessità essere leggero.

Il liberalismo viene considerato antisociale da moltissime persone che vogliono difendere lo status quo a tutti i costi, o vogliono mettere ulteriormente in pericolo l’economia e le finanze pubbliche con riforme “sociali” antieconomiche e irresponsabili. In realtà, una politica di stabilità finanziaria, riduzione della spesa e stimolazione della crescita economica è eminentemente sociale: decine di milioni di persone potrebbero beneficiarne, infatti, e l’Italia potrebbe uscire dalla strada senza uscita in cui è entrata diversi decenni fa, e dal declino economico evidente ormai da venti anni.

Le proposte

Solo per pareggiare il bilancio pubblico, servono 70 miliardi di euro. Questo è infatti l’ammontare del deficit pubblico per quest’anno, il 5% del PIL. Pareggiare il bilancio significa però soltanto stabilizzare il debito pubblico, e, dato il basso tasso di crescita del paese, ciò significa riuscire ad entrare nei parametri di Maastricht nella seconda metà di questo secolo, più o meno. Supponiamo dunque di aggiungere a questa cifra ulteriori 30 miliardi, in modo che il debito pubblico venga dimezzato in un tempo ragionevole. In tutto fanno 100 miliardi.

Gli italiani che lavorano pagano poi una cospicua parte del loro stipendio, circa un terzo, per pagare le pensioni di chi non lavora più. Questo non solo fa aumentare il costo del lavoro, ma riduce le risorse disponibili per far ripartire gli investimenti e dunque l’economia, inoltre impedisce ai giovani di risparmiare per pagarsi una pensione loro. Se lo Stato generasse un avanzo di bilancio per finanziare le pensioni pregresse, che oggi sono pagate dai risparmi di chi lavora, si potrebbero tagliare i contributi previdenziali dei lavoratori. I contributi così risparmiati potrebbero aumentare i risparmi personali destinati a finanziare le pensioni private, aumentare i salari, oppure aumentare la competitività dell’economia. Sarebbe opportuno destinare a questo obiettivo almeno 20 miliardi di euro l’anno, cioè circa il 10% dei contributi previdenziali che ogni anno vanno allo Stato per pagare le pensioni correnti.

Sarebbe infine opportuno tagliare la pressione fiscale non solo sui lavoratori ma anche sulle imprese, trovando almeno 20 miliardi da destinare al taglio dell’IRES e dell’IRAP, cioè circa un terzo del gettito complessivo di queste due imposte, ognuna delle quali rende allo Stato circa 30 miliardi l’anno.

Alcuni approfondimenti

Perché fare tutto ciò? La riduzione del fabbisogno dello Stato, del debito pubblico, delle tasse sul lavoro e sull’impresa, e l’aumento delle risorse disponibili per investimenti avranno un effetto positivo sul tasso di crescita e sul costo del debito pubblico (lo spread), rafforzando la situazione finanziaria dello Stato, dei lavoratori e delle imprese, e la competitività dell’economia. La riduzione dei contributi previdenziali obbligatori e l’accumulo di risorse nella previdenza integrativa potrebbe anche ridurre il lavoro nero e l’evasione contributiva, visto che chi evade si vedrebbe ridotta la pensione, perdendo anche gli interessi sui suoi contributi. E che avere tasse minori riduca l’evasione è abbastanza scontato.

Questi conti sono fatti a spanne, e probabilmente sono eccessivamente pessimistici: si pensi che 100 punti di spread in meno sul debito pubblico, cosa più che a portata di mano se si mettono a posto i conti pubblici, permetterebbero di risparmiare 20 miliardi l’anno, a regime, in interessi. Tagliare di un terzo le tasse sulle imprese porterà certamente ad un aumento dei profitti e quindi in parte ad un recupero di gettito, magari di qualche miliardo. E se il tasso di crescita aumentasse anche solo dell’1%, non solo il debito scenderebbe più rapidamente, ma si avrebbero diversi miliardi in più di entrate ogni anno anche dalle altre tasse. E poi, ovviamente, si avrebbe una riduzione dell’evasione.

A sommare le cifre citate sui tagli alla spesa pubblica, si ottengono 140 miliardi: 100 per rimettere a posto i conti pubblici, 20 per liberare in parte i giovani dalla corvéè di pagare le pensioni, e 20 per tagliare le imposte sulle imprese. In base a quanto detto prima, probabilmente serve qualcosa in meno per ottenere lo stesso risultato, se si considerano gli effetti derivati di queste politiche.

Conclusioni

Io propongo in pratica di ridurre la spesa pubblica, e ridurne il peso rispetto al PIL del 10%, partendo dal 50% attuale per scendere almeno al 40%, in modo da consentire alle giovani generazioni di finanziare pensioni dignitose senza toglierle alle precedenti, ridurre il debito pubblico e dunque i rischi finanziari del Paese, tagliare le tasse sulle imprese e sul lavoro, e aumentare la quantità di risorse investibili sia riducendo il fabbisogno statale (crowding out) che aumentando i risparmi per la previdenza complementare.

Come e dove tagliare dovrebbe essere oggetto di dibattito pubblico. Si potrebbe facilmente evitare di tagliare la spesa utile, visto che probabilmente di sprechi ce ne sono a bizzeffe. E certamente è possibile evitare di pesare sugli italiani più poveri, visto che solo una parte piuttosto piccola della spesa pubblica va effettivamente in politiche sociali. Sarebbe opportuno evitare di licenziare perché “antipatico”, salvo casi evidenti di corruzione o assenteismo, se si evita di assumere nuove persone riducendo il turnover (tranne dove serve). E se c’è un eccesso di dipendenti pubblici, non c’è motivo di aumentare i salari, soprattutto quando nel settore privato ristagnano. Un mio amico mi ha anche consigliato di prepensionare i lavoratori pubblici in eccesso: tanto costano uguale sul contribuente sia se lavorano che se non lavorano, e almeno in pensione si risparmiano le spese per metterli in condizione di lavorare. I dettagli di ciò dovrebbero essere oggetto di dibattito pubblico.

La posta in gioco è enorme e l’intero Paese avrebbe moltissimo da guadagnare con una politica del genere. Un piano del genere deve essere spiegato a tutti i cittadini, e deve essere condiviso sia dalla destra che dalla sinistra: altrimenti l’una, se per caso volesse implementarlo, verrebbe le proprie riforme distrutte dall’altra al successivo ciclo elettorale, e per l’Italia continuerebbe l’ormai pluridecennale declino.

Il ragionamento precedente mostra che tutti i giovani, tutti i lavoratori e tutte le imprese hanno in realtà un fortissimo interesse nel tagliare cospicuamente la spesa pubblica, perché ne va dei loro salari, del loro lavoro, della loro pensione. Ma non lo sanno: i liberali dovrebbero spiegare loro che continuare ad accumulare debito è suicida, e che l’unica via d’uscita dal declino è una forte riduzione della fame di risorse dello Stato.

Sicuramente quanto propongo non è sufficiente a risolvere tutti i problemi del Paese, e mi aspetto idee e proposte altrettanto coraggiose riguardo la competitività dell’economia, l’efficienza della giustizia, lo stato di diritto, la lotta alla criminalità organizzata e la trasparenza della Pubblica Amministrazione. L’Italia non ha un solo problema grave: ha un intero bestiario medievale di problemi esiziali.

Non è la prima volta però che per evitare una crisi si prendono decisioni coraggiose: è stato già fatto negli anni ’90, anche se non è bastato. Se si avrà sufficiente coraggio, stavolta potrebbe essere l’ultima, per tornare una volta per tutte in carreggiata. Procrastinare il necessario, la specialità della nostra classe politica, ha sempre reso i problemi peggiori.

60 Responses

  1. simone battistelli

    Vuoi trovare 20 miliardi subito subito?
    risparmi sull’esercito, vendi tutto l’armamento pesante,lasci un esercito con armi leggere,abolisci la leva professionale,reintroduci quella obbligatoria (compresa l’alternativa del servizio civile,anche per le donne ), ma senza disciplina e inquadramento gerarchico ( risparmi sulla retribuzione degli ufficiali), puro e semplice addestramento alle armi e preparazione fisica (così cala la pancia agli obesi e risparmi in futuro sulla sanità), fuori dalla nato e dalle missioni non-missioni come quella in Libano

  2. Mario

    Caro sig Monsuro’

    I primi vent’anni della mia vita lavorativa li ho trascorsi come dipendente ed i successivi 25 da imprenditore. Ebbene, sono trent’anni che sento parlare di necessita’ di ridurre la spesa pubblica primaria: pensa seriamente che sia ancora il caso di illudersi ?
    Ho visto Giannino questa mattina alla “sette” : sorrisini di compatimento, tentativi di togliergli la parola, manovre tese a rendere incomprensibili i concetti espressi dal Nostro parlandogli sopra, effettuati dai soliti retori parolai. Siamo in mano ad una classe dirigente insulsa che non si rende conto di trovarsi sul Titanic che affonda. Non faremo nulla. Non e’ nel ns DNA. Ci faremo ulteriormente rapinare complice la lega e la classe dirigente del nord, che per tramite del valtellinese ha introdotto le misure necessarie all’uopo, dopo di che sprofonderemo lentamente, forse, ma inesorabilmente.
    Del resto qualcuno, non ricordo chi, ha detto che ci si divide tra percettori e pagatori d’imposte: nel ns paese coloro che vivono di imposte sono molti più’ di quelli che le pagano: perché’ dovrebbe cambiare qualcosa ?

    Mario

  3. @Mario
    Io non mi faccio illusioni: le probabilità sono basse. Ma la classe dirigente di questo Paese o si sveglia o morirà con esso, dunque ha forti incentivi a svegliarsi. E forse se si svegliasse il Paese prima della sua classe dirigente sarebbe tutto più facile, ma decisamente Dio li ha fatti e poi accoppiati alla perfezione.

    Non credo che servirà a granché, ma scrivere ciò che serve è meglio che aspettare il crollo finale. E poi stiamo alla fine dell’Età Berlusconiana, magari nella prossima si aprirà uno spiraglio per alcune riforme, la situazione è fluida. Non ci credo granché, ma voglio provarci.

    Il tizio di tax-payers vs tax-consumers era John Calhoun, un pensatore politico americano dell’Ottocento. I tax-consumers hanno bisogno comunque dei tax-payers: oggi li stanno massacrando, e moriranno con loro se non la piantano.

    Negli anni ’90 qualche riforma è stata fatta. Si sono trasformati i disoccupati in sottoccupati, si è salvata l’INPS togliendo le pensioni ai giovani, senza toglier loro il carico fiscale delle pensioni dei vecchi, e si è salvato il bilancio pubblico strizzando il contribuente.

    Siccome presto ci sarà nuovamente bisogno di riforme, e siccome i deboli a cui farle pagare sono sempre di meno, magari si faranno anche riforme che limitano il potere e la ricchezza dei potenti, nell’interesse dei potenti.

  4. Diego Perna

    La speranza è sempre l’ultima a morire. Anch’io sono un pò scettico, non credo nell’intelligenza dei nostri politici. Intelligenza dal latino inter liggere,se non sbaglio ciè saper guardare alla realtà, capire le cose ed in questo caso le loro connessioni. Sono un micro imprenditore, pochi anni fa ero meno micro, e continuo a lavorare solo per non restare a casa. Quel poco che guadagno se ne va in tasse contributi e sanzioni che mai possono mancare ad un’impresa, e sinché riesco a non indebitarmi per lavorare andrò avanti. Sono fortunato, almeno mia moglie è ancora dipendente pubblico, e ho finito anche di pagare i mutui. Se di tasse ce ne fossero meno forse mi rimarrebbe qualcosa, ma sarà difficile che chi vive privilegiato in questo paese vuole cambiare le cose. Per alcuni ci vorrebbe un’illuminazione dall’alto, tipo via di Damasco, non vedo altre soluzioni.

  5. @Diego Perna
    E di certo non è una grande consolazione che quelle tasse servono per pagare centinaia di migliaia di nullafacenti, che nessuna grande impresa paga quel livello di tasse grazie ai loro privilegi fiscali, e che il debito da pagare oggi è servito per comprare voti mandando la gente in pensione a cinquanta anni per decenni…

  6. @simone battistelli
    Totalmente inutile. La spesa per l’esercito è poco più dell’1% del PIL, anche riducendola al massimo si risparmierà lo 0.5% cioè un ventesimo di quanto serve. E ripristinare la servitù della gleba temporanea – aka la leva militare obbligatoria – per rendere l’Esercito meno costoso – ammesso che ciò sia vero – è odioso. Mandare i giovani ai lavori forzati quando non riescono a trovare lavoro non è certo la soluzione ai problemi del Paese.

  7. @Pietro M.
    Secondo Wikipedia, la spesa è lo 0.9% del PIL, praticamente nulla. E questa spesa include Carabinieri e GdF. Se si riesce a risparmiare tre miliardi da questo capitolo è un miracolo.

  8. Beppe

    Purtroppo il taglio della spesa pubblica è un’utopia, pensate che sono circa 4 milioni gli addetti alla pubblica amministrazione (il 10% degli elettori), senza considerare i relativi familiari.
    Visto che siamo dei sudditi e viviamo sotto una democrazia elettorale, nessun governo di qualsiasi colore politico metterà mano a una riforma del genere.
    Viva l’Italia…………………..

  9. Danilo

    Gentile dott. Monsurrò, sono completamente d’accordo con il suo articolo e con i principi liberali che esprime. Credo però che sia un’altra pagina del libro dei sogni di noi liberali.

  10. Andrea

    Non vedo e non credo che vi saranno soluzioni al declino dell’Italia… Pertanto penso che trasferiro la mia attivita all’estero (non la residenza). Attenzione:di questo non se ne parla abbastanza ma sono in molti a farlo! Quanto alle soluzioni ne vedo una sola… La good company nord deve dividerai dalla bad company… Ed uso un’altra espressione forte: e un po come quando in famiglia si ha un figlio tossicodipendente, si fa di tutto per aiutarlo ma poi si arriva al punto di doverlo abbandonare per poter vivere…e questo nostro figlio e’ stato in comunità fin troppo tempo ed e’ “dipendente” di assistenzialismo e criminalita’.

  11. Nicole Kelly

    Anche Lei, Monsurro’, non vuole vedere il vero problema, e non perchè non lo capisca ma perché, facendo parte del sistema italiano di cui subisce i guasti ma anche indubbi vantaggi, la sua analisi è accecata su un elemento fondamentale, cosi’ come sono ciechi pro-domo loro quelli che cercano soluzioni miracolistische sparando sull’esercito sicuri che troverebbero, non la soluzione, ma il plauso del popolo.
    Il vero problema non sono le pensioni baby o i falsi invalidi, il vero buco è tutta una serie di servizi che gli italiani “pretendono” ricattando i loro governi con l’arma del voto.
    Fra questi il più macro è la sanità che è sicuramente a buon livello, ma non ad un livello che gli italiani sono disposti a pagare.
    La mia soluzione è quella di Eduardo de Filippo: “Ditegli sempre di si” a Bossi, ovvero ogni volta che la Lega e chi come SB dipende dalla Lega per sopravvoivere, bisogna concederlo con una condizione obbligatoria: che le regioni, comuni, pure le province e le comunita’ montane paghino il costo faraonico con tasse locali come si fa in ogni paese federalista dove lo stato centrale ha le sue tasse esclusive (e poche) e poi lascia a sindaci e ai governatori di andare a bussare a denari dai siciliani autonomisti o dai lombardi indipendentitisi.
    Ma scommeto chre questo non piace ne a Monsurro’ e neppure ai suoi lettori oltre che all’ineffabile banda poemontese dei Giannino e dei ricolfi che sanno bene che, tirate le somme, tutte le regioni non potrebbero fornire servizi scandinavi che gli italiani vogliono ma non vogliono pagare.

  12. @Nicole Kelly
    E tutta questa insulsa spocchia per dire cosa? Che la politica italiana è corrotta? E pensa che c’è qualcuno che non lo sapeva già? Che gente come Vendola ha creato buchi neri sanitari? E che novità! Che il federalismo richiede che la spesa locale sia pagata da tasse locali? Ma che scoperta sensazionale! Grazie per la lezioncina, ora mi informi anche sul fatto che 2+2 fa 4, perché ne ho proprio bisogno.

    Comunque, buona parte del debito pubblico e dei problemi pensionistici nasce da baby pensioni, falsi invalidi, prepensionamenti e altre cose che dagli anni ’70 fino agli anni ’90 la facevano da padrone. E ancora oggi i giovani contribuiscono a fondo perduto per mandare in pensione gli anziani, senza poter metter granché da parte per sé stessi.

  13. Riguardo alla previdenza io proporrei una pensione-flat indipendentemente da quanti contributi sono stati pagati o dall’entità dell’ultimo stipendio; non so se esista una cosa del genere nel mondo, dovrebbe configurarsi come una sorta di reddito minimo garantito per chi non fa più parte della forza lavoro. Tuttavia sono convinto che troverebbe scarso consenso in chi prende dallo stato pensioni da 5000 euro.
    Più che una riduzione di tasse alla Bush, proporrei una loro riorganizzazione. So che qui in molti mi criticheranno, ma auspicherei una certa progressività di concerto a livello UE (vera, non con le banche che pagano il 15% ) . Tasserei i capital gains al 25% e i redditi da lavoro, entro i 50.000 euro , al 20 % ; entro i 100.000 euro al 30%. ( Ho sparato due cifre tonde, non sono un esperto di scienze delle finanze ).
    Non sto a scomodare eserciti o armamenti, che non amo, ma il taglio dei quali non risolverà la situazione.

  14. Beppe

    Beppe :Purtroppo il taglio della spesa pubblica è un’utopia, pensate che sono circa 4 milioni gli addetti alla pubblica amministrazione (il 10% degli elettori), senza considerare i relativi familiari.Visto che siamo dei sudditi e viviamo sotto una democrazia elettorale, nessun governo di qualsiasi colore politico metterà mano a una riforma del genere.Viva l’Italia…………………..

  15. Davide

    La domanda però è sempre la stessa: dove tagliare?
    Quali mai potrebbero essere questi tagli in qualche modo “condivisi”?
    Parlare sempre di eliminare le spese “inutili” alla fine è quanto di più generico si possa dire, ed ancora non si è capito come si possa fare a convincere questi politicanti a sperperare di meno o ad essere più efficienti.
    Mi erano venuti un paio di spunti (età pensionabile più alta, ecc.) ma li ho cancellati. Non avranno mai l’appoggio “bipartisan” richiesto.
    Il problema è molto più profondo, in quanto non riguarda solo la classe politica ma prima ancora la testa della gente, ormai atrofizzata e pronta a pensare che “lo stato deve provvedere” a troppe cose.
    Pertanto concordo pienamente sulla necessità di ridurre la spesa pubblica (anche di più: per me il 30/35% dovrebbe essere il limite del ragionevole per non essere un paese socialista), ma non trovo affatto che esistano gli incentivi adeguati per spronare in tal senso i politici. I politici mi sembra che vivacchino benissimo in un paese in declino, e le prospettive di fallimento sono troppo remote.
    Peraltro pare di capire che, per evitare il fallimento, piuttosto che ridurre la spesa siano pronti a rapinare i risparmi privati.
    Cosa che permetterebbe loro altri anni (tanti) di spesa a questi livelli.

  16. Flavio un'altro

    Tutto condivisibile.
    Veniamo ai fatti.
    Abbassare in modo drastico e retroattivo tutte le pensioni che superano per valore il doppio della sociale?
    Dare costi standard stringenti a tutti gli enti?
    Tagliare province, comunità montane, comuni?
    ecc
    Non so se sono questi i provvedimenti da prendere, non sono un esperto di finanza pubblica.
    Per risolvere un problema di tali proporzioni, servono decisioni forti, e in prima istanza impopolari, anche dei politici preparati oggi troverebbero la strada sbarrata.
    Prima deve nascere una mentalità che permetta di cambiare, il resto verrebbe di conseguenza.

    Flavio

  17. Silvano_IHC

    Ridurre la spesa pubblica al 40% del Pil è un obiettivo che dovrebbe essere quantomento bipartisan. Gli unici a lamentarsi potrebbero essere i liberali, i quali aspirerebbero a qualcosa di più, ma vista la piega attuale sarebbe già un successo. Non credere che ciò debba essere fatto, significa semplicemente credere nel socialismo reale.
    Arriverà il momento in cui sarà necessario ridiscutere i c.d. diritti acquisiti. Brutalmente parlando, chi si è ritirato dal lavoro con meno di 60 anni di età e 40 anni di lavoro è semplicemente un disoccupato che prende una sussidio chiamato pensione alla faccia di chi lo mantiene. Sotto il profilo politico diventa sempre meno sostenibile una situazione dove 10-15 milioni di lavoratori privati tengono in piedi una popolazione di 60 milioni di abitanti. Lo stato prende ai lavoratori attivi i soldi per la spesa corrente dell’inps e allo stesso tempo, nonostante il prelievo contributivo più alto d’Europa, dice loro che avranno pensioni miserrime. Questa è pura gerontocrazia.
    Senza riforme, a coloro che nascono oggi comincia a diventare più conveniente un bel default della Repubblica Italiana, con tutta la vita davanti da potersi costruire (inclusa la possibilità di rifarsela in paesi più allettanti) che languire travolto dai rottami del socialismo reale.

  18. Mario

    Mi permetto di criticare la vostra campagna. Sarà perché l’acidità di stomaco mi rende più cinico, o il fatto di essere nel cuore della Val Padana mi porta a tendenze separatiste (che risolverebbero di punto in bianco anche il problema del debito pubblico)ma io non mi sento di avere un MIO debito pubblico. Sono un lavoratore atipico, avendo ancora la bellezza di 27 anni non ho mai avuto un contratto a tempo determinato superiore ai 6 mesi, soprattutto perché lavoro in quel brillante e splendido mondo di cui fate parte anche voi, l’editoria (che basa tutto il suo sistema proprio sulla precarietà e la flessibilità). Mentre io mi sbatto e mi adatto ad un sistema che mi vuole attivo su tre fronti per portare a casa la pagnotta, il paese in cui vivo crea debito. Per me? Ad oggi l’Italia ha creato passivi per offrirmi ospedali pessimi (che peraltro pago pure con il ticket), servizi di sicurezza carenti e poco organizzati (che peraltro sostengo pure i tasca mia con le multe), scuole TERRIFICANTI per la preparazione dei suoi insegnanti e per il livello di licenza dei suoi alunni (che peraltro pago di tasca mia con le tasse di iscrizione e gli oneri di cancelleria), servizi pubblici da aspirante all’Europa (che peraltro pago pure 1.20 ogni corsa), Strade dove gli amici muoiono per le pessime condizioni in cui vengono tenute (vedasi appalti ai mafiosi, anche nel ricco e “pulito” Nord). Per per una rappresentanza politica che mi costa 1 MILIARDO PER I RAPPRESENTANTI e 1.5 MILIARDI PER I PARTITI. Ed ogni anno questo costo aumenta. Pago per una giustizia in cui da 4 anni attendo la firma di una richiesta di archiviazione, che mi serve per denunciare per calunnia chi mi ha accusato di aver scritto il falso (facendomi – peraltro – perdere il lavoro).
    Insomma mi sento un po’ come il padron dalle belle braghe bianche, e mi sento tale quando a 27 anni devo poi andare da mio padre ad elemosinare i soldi per la bolletta e per il mutuo (già, l’unica cosa bella che mi ha dato questo paese è un padre che è stato in grado di metterne da parte abbastanza per farmi accendere un mutuo e prendere una casa, sui cui ovviamente pago le tasse).
    In più ho comunicazione dallo Stato che sono stato un bravo cittadino, che ho infin pagato più di quanto dovuto negli ultimi 4 anni, e quindi devo assolutamente riprendere i miei soldi. Ma dopo il 2012. Sarà perché sperano nel calendario maya o perché prima di quel termine qualcuno realizzerà il sogno di tutti quelli che vivono nel ricco nord, cioè lasciare con il cerino in mano le regioni dalla toscana in giù?

  19. gianni

    E’ dura ritenere che i vivendi ti tasse si preoccuppino di limitarle, la dimostrazione ne è il Ministro delle Finanze di un governo di centro destra che ha trsformato i cittadini in sudditi!

  20. @Pietro M.
    Nel praticare palestra di sarcasmo, lasciamo ad altri il tafazzismo eroico(=con bottiglione in vetro da 5kg).
    ==>> Berlusconi non “abla” alla cubana come Raul
    …Il Cavaliere è un comunista duro e puro + del ComandanteMaximo… {;<))) )
    …Castro ha tagliato sic et simpliciter 0,5M di statali pari al 10% della PA cubana.
    …Berlusconi dovrebbe ablare(=ghigliottinare.circa) il 10% dei 3,6M di statali italici……..
    …………….Promessa millantata dal 1994 e data per dispersa tra le aleatorie sinapsi dei "due"neuroni del Cav. :: il fantomatico taglio della spesa pubblica.
    ….Risultato: Raul=500.000 Silvio=0 …. ha poco da blaterare che è anticomunista…excusatio non petita,accusatio….
    Mr. Monsurrò, tagliare la spesa pubblica significa tagliare teste della PA,
    causa dei nostri mali…vedi ultime assunzioni..sic.. sicule.
    Lei fa la questua di 120G€. La PA li sta evaporando hic et nunc: 70G€ di burocrazie(=Brunetta dixit) e 60G€ di corruzione della PA(=Corte dei conti dixit): TOT=130G€…e poi si "Narrano le fole" dei 120G€ di evasione. Ma, cavoli, con dovizia di .zz., la suola peripatetica romana se li sta già "escortando". Infine persino OG razzola come un turkey su una patrimoniale.. Si vendessero ENI, Agip, Enel…tutto…anke il quirinale prima di "pensare di espropriare proletariamente" un solo cent con parimoniale "avvolte in gas di vasellina".
    Che la FORZA sia con noi.
    Serenissimi Saluti

  21. aldus

    Cari amici del blog, vedo che non manca la “passione”, e aggiungo la mia.
    La maggioranza di voi è costituita da liberi imprenditori o pensatori, io, al contrario, ho lavorato quasi 20 anni per innovare e riformare la pubblica amministrazione locale. Non è impossibile, è semplicemente terrificante!
    Le riforme proposte da Monsurrò sono indispensabili ma son contro la mentalità bizantina degli italiani!
    Il federalismo (annacquato e svilito) potrebbe attenuare, in parte, la corsa al fallimento del paese, ma vedrete che questa politica (già post-berlusconiana) attaccherà pesantemente il risparmio privato; il valtellinese è diventato un fido agente del fisco ed avremo tanti altri lustri di sofferenza!

  22. @Davide
    Beh, vediamo un po’.

    1. finanziare ogni centesimo di spesa dei comuni e delle regioni con tasse, vietando il deficit e costringendo a ripianare i debiti, sicuramente porrà pressioni alla spesa, almeno nei piccoli comuni.
    2. eliminare le province e spostare le risorse liberate in altri settori.
    3. bloccare il turnover della P.A. e usare le risorse che si liberano altrove per spostarle dove servono, aspettando che il pensionamento aiuti a ridurre rapidamente la spesa.
    4. prepensionare i lavoratori pubblici, tanto costa di meno pensionarli che farli lavorare.
    5. vendere le aziende in perdita o il patrimonio immobiliare quando ha spese di gestione.
    6. ridurre la spesa per ridurre lo spread è già potenzialmente una riforma da 10-20 miliardi.
    7. alzare l’età pensionabile a 65 anni per chi è nel vecchio sistema e si fa pagare la pensione dai giovani.
    8. bloccare i rinnovi contrattuali degli statali, e gli avanzamenti per anzianità.
    9. ridurre di qualche punto percentuale stipendi e pensioni sopra i 3000€ netti.
    10. accorpare i ministeri.
    11. abolire enti considerati inutili.
    12. introdurre procedure di asta per ottenere servizi al costo minimo.
    13. ridurre gli incarichi dirigenziali accorpando uffici e funzioni.
    14. premiare chi passa al settore privato con un premio da 10,000€, salvo poi non farlo rientrare più.
    15. introdurre il licenziamento in caso di nullafacenti e corrotti, sperando che si facciano beccare in massa.

    Altre idee?

    Sono politicamente fattibili? No, però sono economicamente realistiche. Secondo me solo mandare in pensione 100,000 persone l’anno per dieci anni dovrebbe ridurre i costi di 50-60 miliardi.

  23. Sono ben contento dei commenti del tipo “si deve fare di più”. Io ho ovviamente fatto i conti *minimi* per salvare il paese dal declino e dalla crisi e ripristinare giustizia nelle pensioni e stimolare la crescita. Ripeto: *minimo*.

    A me va benissimo tagliare la spesa pubblica di 600 miliardi di euro, cioè dell’80%. Ma mi rendo conto che è politicamente impossibile. I tagli che propongo sono il minimo indispensabile per salvare il paese, e dovrebbero mettere d’accordo tutti.

    Non lo faranno, perché “dopo di noi il diluvio”, ma tanto vale provarci.

  24. @Francesco Nicolai
    Esiste, si chiama pensione sociale, la danno a tutti quelli che hanno 65 anni e non hanno un reddito.

    L’Italia pare l’unico paese al mondo dove lo Stato dà al 20% più ricco più di quanto tà al 20% più povero, in un articolo degli anni ’90 pare abbiano dimostrato la cosa.

    In Italia le grandi imprese pagano poche tasse. Tagliare IRES e IRAP significa beneficiare soprattutto le piccole imprese, che danno lavoro alla maggior parte delle persone.

  25. @Mario
    Ciao Mario. Mi permetto di “arruolarti” nel nascente “TeaPartyVeneto”, che tradotto nell’idioma Ruzzantino suona come un +virile “PolentaParty”.
    MenoTasse++ = –stato .
    As usual “Lo stato nnè la soluzione, è l’immondo probs”.
    Serenissimi Saluti
    Martino

  26. Mario

    Gent.mo Sig. Monsurrò,

    punto er unto:

    1) la classe dirigente è inetta e morirà con il paese, che è di sudditi, non di cittadini. Le organizzazioni sociali espresse nei secoli nello stivale sono sempre state piramidali – signorie e sudditi, re e sudditi, imperatori e sudditi papi e sudditi – con le parentesi comunali, per altro molto litigiose, e l’eccezione veneziana, comunque oligarchica.

    2) certo che scrivere ciò che serve è meglio, se non altro permette a noi gente comune di distinguerVi dai soliti intellettuali da retroguardia adusi a prestar aiuto al vincitore : per questo seguo e leggo Voi, mica Rep o il CdS.
    L’età berlusconiana è alla fine: e poi ? Se non ha fatto le riforme necessarie un ricco signore con pancia piena, dell’età giusta, e ambizioso e dotato del carisma necessario per entrare nella politica italiana come un buldozer, quali mai spiragli riformatori potranno aprirsi ? Mi pare molto più probabile una ulteriore polverizzazione partitica e temo che assisteremo alla lotta di tutti contro tutti.

    3) I tax consumers non la pianteranno e moriranno con i payers, dopo averli spolpati, ma il più tardi possibile.

    4) Riforme anni ’90 : alla faccia …

    5) Riforme a limitare il potere e la ricchezza dei potenti, anche nell’interesse dei potenti ? Non ricorda un po’ la regina di Francia e le sue brioches ? Siamo forse in un clima da pre-rivoluzione francese ?

    Mi scuso : sono stato prolisso.

    Mario

  27. @Beppe
    Ciao Beppe. Simmetricamente, al complemento, è verissimo il contrario,
    cioe’ che l’80% dei pavidi italiani votanti è contro il (10%+10%fam)=20% della lobby dell’immonda bestia. Basta agire. Parzialmente il vile sceriffo di Lorenzago ha sterilizzato gli aumenti della PA. Tale rimedio suona come il predicare castità alle fallopere. California ha tagliato, Grecia ha tagliato, Londra ha tagliato…financo Castro a Cuba…
    …emblematico il caso dove una dipendente della prefettura, in “malattia”, “riceveva” a letto in casa….era forse affetta da ninfomania ??.
    Soluzione: abolire Art.18 e/o surrogati per la PA. Tutto il resto è vasellina allo stato gassoso.
    Serenissimi Saluti
    Martino

  28. @Mario
    Ciao Mario. Formalizzo le tue 2ultime righe in altri termini.
    Le 2 grandi rivoluzioni, quella Americana prima, e quella Francese poi, sono nate dalle tasse. La borghesia era spogliata dalle tasse, e dunque “insufflò” sulle plebi senza tanga(=alias sanculotti) per fare la rivoluzione.
    Esiste anke la versione disfattista, sostenuta dal 10% della PA, ke la rivoluzione francese nacque dal fatto ke le brioches della MariaAntonietta non erano croccanti.
    Hic et nunc …in Veneto le tasse non mancano.
    Viceversa manca il business, ergo ci sono migliaia di imprenditori ke lustrano i forconi e scaldano i cuori delle tricoteuses.
    PS: ho una PMI che fabbrica ghigliottine per la PA. Sono pronto a sponsorizza l’impresa. Nel frattempo omaggio pali turchi per la PA a tutti quelli che ne fanno buon uso.
    Serenissimi Saluti.
    Martino

  29. Robinho Dos Santos

    Partiti a fine di lucro….
    I partiti chiedono sacrifici ai cittadini, ma nessuno ha mai chiesto sacrifici ai partiti.
    Nel 1993 il finanziamento pubblico ai partiti fu abrogato con un referendum con il 90,3% dei voti, ma può un partito vivere senza soldi ?
    I partiti, che godono del vantaggio di occupare il Parlamento, hanno legiferato negli anni per “riparare” al referendum. Tutti in coro, senza distinzioni ideologiche nel nome della forchetta, il vero simbolo del Parlamento. La parola finanziamento viene sostituita dal termine, molto più elegante, “rimborso” per depistare i cittadini. Nel 1999 la legge 157/1999 introduce fondi per elezioni a Camera, Senato, Parlamento Europe e Regionali con un massimo complessivo per Camera e Senato di 193.713.000 in rate annuali per legislatura.
    In caso di elezioni anticipate si interrompe il “rimborso”.
    I partiti hanno però spese che noi umani non possiamo neppure immaginare e modificano la normativa nel 2002 con la legge 156/2002 che porta il monte premi per il Parlamento a 468.853.675 euro e riduce all’1% (dal 4%) il quorum necessario per ottenere il rimborso. I partiti, il cui organo più sviluppato è sempre stato lo stomaco, non si fermano qui. Nel 2006, la legge 51/2006 introduce il doppio rimborso in caso di elezioni anticipate. Il rimborso vale per tutti e cinque gli anni di legislatura, anche se interrotta, e si cumula al rimborso della legislatura successiva.
    Ad oggi il costo dei partiti, esclusi gli stipendi ai vari eletti, si avvicina alla somma di un miliardo di euro se si sommano i rimborsi per la legislatura corrente, la parte di quella passata comunque retribuita, le elezioni europee e quelle regionali.

  30. Fabrizio Manso

    Non si può che essere d’accordo. Bisognerebbe ridurre pesantemente la spesa corrente dello stato. Perché questa posizione non è rappresentata da nessun partito?
    Leggendo i commenti ho la netta impressione che la riduzione della spesa corrente metta tutti d’accordo (fatta eccezione ovviamente per la maggior parte deidipendenti pubblici) e che molto uno stato più liberale metta d’accordo molti; e allora, di nuovo, perché nessun partito rappresenta queste idee?
    Ho sperato che Berlusconi e Tremonti cambiassero un po’ le cose, ma niente. Ho l’impressione, al contrario, che il nostro ministro delle finanze stia diventando un fido agente del fisco e poco più… la speranza è sempre più labile.

  31. Roberto 51

    Caro Pietro,
    condivido il suo appello e alla riduzione della spesa pubblica aggiungerei anche un i monopoli che ci taglieggiano: ancora oggi non ho capito perché le tariffe autostradali siano aumentate di nuovo, perché la benzina debba sempre e solo aumentare, perché le nostre assicurazioni auto debbano essere le più care d’Europa, etc?
    Inoltre devo ammettere di essere molto scettico su eventuali riforme, secondo me dalla classe politica attuale non è che possiamo aspettarci più di tanto perché è causa e beneficiaria di molta parte del deficit. Se questi faranno delle riforme queste saranno sempre e solo a danno di chi non fa parte del club e a svantaggio di ne sta fuori.
    L’unica soluzione è che noi tutti, dal basso, ci impegniamo a intervenire, controllando nel dettaglio e sul campo quello che si fa a tutti i livelli: enti pubblici e assimilati, scuole, assemblee, aziende di servizi.
    Come giustamente dice “aldus” dobbiamo fare una cosa difficilissima: cambiare il nostro atteggiamento, pensare alle cose pubbliche come appartenenti a tutti e quindi anche a noi e di conseguenza dedicare loro tempo, attenzione e fatica.
    Questo vuol dire lavorarci, non pensare che altri ci pensino per noi, associarsi con chi la pensa come noi, partecipare ai consigli dei vari enti, consultare e controllare i bilanci, segnalare e denunciare gli sprechi, seguire l’evoluzione delle denunce. Non bisogna farne scappare una a chi gestisce i NOSTRI soldi e bisogna insistere perché loro sono sempre attivi e cercano di portarceli via 24 x 7.
    Capisco che è un lavoro che costa, ma io onestamente credo molto di più nella lima usata da molti che nell’accetta usata da uno solo.
    Il federalismo in effetti può aiutare: va benissimo che la regione Sicilia insista con le pensioni baby, basta che se le paghino i Siciliani, visto che sono loro a votare la giunta che li governa, e questo è solo un esempio.

  32. silvio

    ho letto tutti i vostri commenti proposte ecc…quasi quasi vendo tutto e faccio le valigie vado in brasile. che ne dite ciao

  33. Ieri un tizio mi ha raccontato una storia su come è nata diciamo questa dicotomia tra
    taxpayers and taxconsumers. Per sommi capi la storia è andata così: all’alba dei tempi gli individui in grado di cacciare, i più forti, andavano a caccia per procurarsi il cibo. Al villaggio li attendevano gli individui più deboli donne, bambini, anziani e soprattutto i furbastri (politici e sacerdoti), i quali iniziarono ad amministrare i villaggi e, con il gran tempo a loro disposizione, a studiare come approfittare di coloro i quali si sacrificavano per il bene della comunità. Insomma nulla di nuovo sotto il sole

  34. Robinho Dos Santos

    @Logos

    in linea di massima no, niente di nuovo sotto il sole però nei tempi antichi gli stregoni che non facevano funzionare “la magia” venivano lapidati ed i capi villaggio restavano in carica finchè il popolo non cambiava idea e/o qualcuno più forte e carismatico non prendeva il suo posto !

  35. Robinho Dos Santos

    il mio commento #26 non era tanto riferito al fatto che la ns. classe politica è per lo più costituita da inetti e/o inefficenti nè per indicare come i costi della politica (peraltro spropositati rispetto ad altre nazioni europee) possano costituire una fetta di torta (1% circa ?) da recuperare…..Il disappunto nasce dal fatto che la peggior classe politica europea pagata meglio di chiunque altro è messa a gestire uno dei paesi più belli del mondo…

  36. enrico baffi

    Salve a tutti. Dalla esperienza che ho fatto in questi anni ho notato che vi è una riforma a costo quasi zero: la riforma dlela giustizia. Le imprese non compiono fusioni per timore di liti che non finiranno mai; non assumono per lo stesso motivo; tengono come dipendenti solo fidati amici o parenti. Un processio può durare pàù di dieci anni e l’incetezza del risultato è un forte deterrente per l’esercizo dell’impresa. La mia proposta è di eliminare il giudizio di appello. La’ppello non serve quasi a nulla e i giudici d’appello si prendono anni per decidere. In america l’appello non c’ è e non mi smebra che i cittadini si disperino. Ovviamente mi riferisco allla giustizia civile. per quella penale il discorso è diverso. Grazie.

  37. RiccardoC

    Bel post e bella discussione, tante opinioni diverse ma tutti daccordo sul fatto che andremo nel baratro.
    Da padre di due bambine che si affacceranno nel mondo del lavoro fra 15-20 anni penso a cosa posso fare materialmente perché la loro sia una esistenza felice, oltre a dargli una educazione.
    Posso anche pensare, e mi do da fare in questo senso, di lasciagli più beni al sole che posso, ma so bene che questo non sarà minimamente sufficiente a renderle felici in un paese allo sbando.
    Non saranno felici se non avranno la speranza di realizzarsi, di costruire qualcosa di proprio, di essere una parte attiva della società. Non le renderò certo felici lasciandogli una rendita, un posto sicuro in una inutile azienda pubblica o sovvenzionata dallo stato.

    Questa prospettiva (del buon padre di famiglia), credo , dovrebbe essere quella di chi vuole essere eletto per governare e solo questa prospettiva può portare a quei massicci cambiamenti di cui c’è bisogno.

  38. Roberto F

    @Robinho #29
    Stavo giusto pensando le stesse cose, se gli si da il potere lo gestiscono come meglio credono naturalmente a proprio vantaggio.

    Io credo che le proposte qui espresse difficilmente potranno essere messe in atto, il motivo è semplice.

    La spesa maggiore espressa puntualmente da TUTTI i politici è *”comprarsi il voto” con i soldi di chi lavora, che sia il socialista Berlusconi (descrivo i fatti) o un prossimo distributore di welfare poco cambia, il risultato rimane identico.

    Scusate il commento lapidario e privo di qualsiasi speranza, ma non riesco a trovare nulla, ma proprio nulla di buono che possa essere fatto dallo stato, rispetto ad un privato.

    Per quanto riguarda le conseguenze che anche la classe politica sarà costretta a pagare, ho dei forti dubbi, questi dubbi provengono dalle percentuali troppo alte di gente che crede in loro e si reca alle urne, significa che non capiscono le cause dei mali economici e sociali che stiamo vivendo e che molto probabilmente sono destinati a peggiorare.

    * Specifico che non parlo del comprarsi il voto direttamente con pochi spicci, ma promettere e spesso mantenere welfare impossibile con le attuali risorse.

    Altro esempio che calza è quello della fiat, c’è un’offerta di lavoro a determinate condizioni, dovrebbe essere il lavoratore a decidere se accettare oppure no, se accetta lo fa perchè ne avrà un vantaggio, i politici e anche i sindacati dovrebbero metterci bocca marginalmente, non sta a loro decidere per altri e invece cosa succede, le loro pressioni sono talmente forti da modificare o condizionare le scelte di ogni persona.

  39. @Robinho Dos Santos
    E’ impossibile che tutto ciò accada oggi, perché qualcosa nel processo di selezione è saltato. La massa degli inetti o deboli è di gran lunga superiore a quella dei validi.
    PS tra gli inetti mi ci metto anch’io per carità

  40. Davide

    Putroppo siamo sempre lì: il “consenso” non ci sarà mai, anche se ovviamente sono quasi tutte proposte sensate.
    Su metà di esse avremmo verosimilmente anche ricorsi e sentenze ad annullare i provvedimenti (come si sono già visti per il blocco del turn-over, ad esempio).

  41. Olga

    Ritengo la discussione interessantissima e valida, ritengo però che non sia stato affatto affrontato il cuore vero del problema: l’EVASIONE FISCALE.

    Se una vera azione di contrasto non è mai stata intrapresa, è per mancanza di volontà politica e probabilmente per non perdere consensi in talune categorie…

    Poi possiamo cominciare a parlare di CORRUZIONE, di SPRECHI, di PRIVILEGI e di FANNULLONI…

  42. Olga

    Mi meraviglio per la cancellazione del post… curiosa concezione di liberismo (e liberalismo) da Web controllato. Mi complimento!

  43. @Olga
    Non c’è cancellazione dei commenti, solo moderazione, per evitare pubblicità del Viagra e bestemmie assortite. 🙂

    L’evasione fiscale è dovuta a molte cause. Concordo che l’evasione dei dentisti si possa e si debba combattere, ma ce ne sono di altri tipi.

    L’evasione contributiva (INPS) e fiscale (IRPEF) e assicurativa (contributi INAIL) del lavoratore in nero, ad esempio, potrebbe essere rilevante, ma in realtà no, perché se non potesse evadere sarebbe un disoccupato, e non avrebbe nulla da contribuire.

    L’evasione fiscale (IRES, IVA e IRAP) di una piccola azienda o di un piccolo esercizio commerciale che a malapena rimane sul mercato potrebbe sembrare rilevante, ma in realtà se non potessero evadere, dovrebbero chiudere e licenziare, quindi ci sarebbe un aumento della spesa pubblica per gli (scarsi) ammortizzatori sociali, al più, e una riduzione dell’eventuale parte di tasse effettivamente pagate.

    Bisogna vedere bene come è divisa l’evasione fiscale ma in linea di massima non mi aspetto che un paio di decine di miliardi di euro di recupero nel migliore dei casi possibile. I dati sull’IRAP che ho visto mostrano che l’evasione è concentrata a Sud e Isole, cosa che significa che è IRAP non recuperabile perché a mala pena riusciranno a sopravvivere come imprese.

  44. Davide

    @Olga
    Quale post?

    In ogni caso io ritengo che l’evasione fiscale sia assolutamente uno specchietto per le allodole, un modo per sviare dai veri problemi.
    Qui il problema è che devono SPENDERE DI MENO, non che devono incassare di più.
    Se, ipoteticamente, l’evasione fiscale sparisse, avremmo una non lieve contrazione dell’attività economica (tutte le attività che stanno in piedi solo evadendo sparirebbero, e questo al sud è un fenomeno estremamente rilevante), e con essa sparirebbe una discreta parte dell’imponibile.
    Col risultato che lo stato intascherebbe molto meno del previsto e l’attività economica sarebbe ulteriormente frenata.
    Avremmo uno stato di polizia tributaria che continuerebbe a sprecare, a spendere e spandere senza ritegno, anche eventuali soldi incassati in più.

    E’ inutile cambiare discorso: il problema è che questa manica di parassiti deve SPENDERE DI MENO, MOLTO di meno, e di conseguenza estorcere meno soldi ai contribuenti. Così l’evasione si ridurrà naturalmente, come mostrano tutti i paesi con pressione fiscale civile e non da paese socialista.

    Puntare il dito contro l’evasione, ora, significa solamente difendere lo status quo: significa difendere la spesa pubblica senza limiti trovandole qualche nuova fonte di finanziamento, significa difendere un abnorme ruolo dello stato che è causa di oppressione e mancata crescita, quindi di declino oggi e di povertà vera domani, significa difendere una spesa pubblica che crescerebbe ulteriormente con una boccata di ossigeno per trovarsi di nuovo in condizioni di disequilibrio rispetto alle entrate nel giro di pochi anni.
    Ogni euro incassato dalla “lotta all’evasione” viene sistematicamente speso in più, altro che storie..

  45. Non v’è dubbio che la via maestra(ed unica) è quella della qualificazione quantitativa e qualitativa dei centri di costo. Basterebbe azzerare il differenziale esistente in valore assoluto fra la spesa pubblica italiana e quella francese (burocrazie formalmente assai simili) per conseguire il risultato indicato dall’Autore, ripensando nell’integralità tutto l’assetto della cosa pubblica (con conseguente rottamazione del quadro normativo esistente – vero nodo di Gordio che soffoca ogni positività – a partire da quel residuato rugginoso di guerra civile che è la vigente Costituzione).
    Diversamente stiamo parlando tutti di inutili pannicelli caldi buoni per le chiacchiere da bar.

  46. stefano

    @Davide
    Quoto al 100%.
    Secondo me infatti è piuttosto evidente che la menano sull’evasione fiscale, mettendo i cittadini l’uno contro l’altro.
    Insomma lo stile è sempre lo stesso: divide et impera.

    p.s.: ho letto da qualche parte che il circuito bancario ha una mole piuttosto elevata di “nero”, parlano addirittura di 700 mld all’anno (anche se mi sembra una cifra esagerata). Magari non sono 700 miliardi all’anno, ma sono convinto che nessuno meglio delle banche può far sparire i soldi, per cui, se proprio vogliamo, perché non iniziare da lì? E perché i giornali non ne parlano?
    Molto più facile dare del ladro all’artigiano, eh?

  47. Dott. Monsurro’ sembra proprio che lei abbia letto il mio “Se Gesu’ fosse Tremonti…” che da mesi propongo all’attenzione dei partecipanti a CB sul blog:
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
    o che le sue idee siano molto simili a quelle che da tempo cerco di proporre.
    Quindi non mi resta che dire che condivido la sua analisi e invitarla gentilmente ad esprimere il suo stimato commento al pamphlet sopra citato.
    Rimango in fiduciosa attesa.
    Anton

  48. Nicola T.

    @Pietro M.
    Io personalmente ho apprezzato tanto il suo articolo. Tuttavia le proposte pratiche scarseggiano! Di fatto o si fanno tagli veramente “creativi” e “stravaganti” oppure si va dritti nella fossa.
    Ritengo che qualunque cosa vada bene! Dall’abolizione dell’esercito (cosa che sembra delirante) all’abolizione della sanità “pubblica” così come la intendiamo oggi.
    Su questo aspetto io ho la mia personale proposta: ogni Tot abitanti avere una struttura completamente pubblica che sappia fornire un servizio sufficiente ai cittadini. Il resto della sanità deve essere considerata come un mercato concorrenziale in cui ogni ospedale offre ai propri cittadini un servizio a pagamento (magari una certa cifra uguale per tutti deve essere coperta dallo stato ed un’altra parte pagata dal cittadino). In questo modo il cittadino sceglie il servizio tra varie possibilità. DI FATTO E’ GIA’ COSI’! Chi ha soldi va in certe cliniche, gli altri si arrangiano. Solo che 10 strutture pubbliche INEFFICIENTI costano troppo, meglio gestirne meno e renderle più valide. Il resto del servizio lo lasciamo al “mercato”. Suona strano parlare della salute come “un bene” da acquistare al miglior rapporto qualità/prezzo ma secondo me ne gioverebbero le casse dello stato e la qualità della salute dei cittadini!

  49. Isabella

    Le sue proposte sono ottime, e sicuramente avrebbero effetti positivi sulla nostra economia, ma sinceramente non credo che chi ci governa, a qualunque livello, sia propenso a tagliare le spese inutili perchè sono proprio quelle a creare le clientele che pagano a livello elettorale. Si è parlato delle spese ecessive del Quirinale, delle Camere, degli stipendi dei magistrati, dei grandi commis di stato che spesso percepiscono il doppio stipendio, degli uffici dei parlamentari ad affitti principeschi, ristrutturazioni milionarie, consulenze date da piccoli e grandi comuni, province, regioni, ministeri, enti ecc… rimborsi elettorali doppi e tripli… Se queste persone che a dir loro ci governano avessero il desiderio di risolvere i problemi dell’Italia non leggeremmo ogni giorno sui giornali di assunzioni inutili, di spese assurde. Perciò non illudiamoci che questo andazzo cambi, peggiorerà: i nostri figli avranno pensioni da fame, i nostri risparmi si volatizzeranno in inflazione o ristrutturazione del debito, i nostri conti correnti saranno allegeriti in una notte…è già successo.

  50. Sono ben contento dei commenti, la maggior parte positivi, e quelli critici, critici per la mia eccessiva timidezza e moderazione.

    Sabato ho parlato a Libertiamo di questo mio post, con un discorso di 90 secondi in cui il punto fondamentale è stato:

    “PERCHE’ DOBBIAMO SPIEGARE AI CITTADINI PERCHE’ OCCORRE TAGLIARE LA SPESA PUBBLICA”

    Questo è lo scopo dell’articolo, e lo scopo del mio intervento all’assemblea di Libertiamo.

    Se creiamo un consenso su questo taglio, poi possiamo iniziare a tagliare. Purtroppo idee precise per tagliare non le ho. Quanto propongo ammonterebbe ad una lieve riduzione del 2-3% anno della spesa in senso assoluto, e porterebbe al mancato finanziamento di alcuni servizi. Serve molto di più, e soprattutto serve un team di esperti di spesa pubblica per analizzare come effettuare tagli di almeno 100-150 miliardi di euro in pochi anni.

  51. Laurent

    Buongiorno
    Lo stato, quando mi fornisce servizi, è solo un itermediario come un altro: ci mette la ricarica. Siccome non lavora in concorrenza, può permettersi qualsiasi costo amministrativo e qualsiasi spreco.
    In pratica lo stato italiano è uno scapestrato che spende, spande e spreca allegramente i suoi soldi, metà deio NOSTRI soldi. Se in una famiglia c’è un tipo così cosa si fa? Gli si tagliano i viveri o si svenano quelli che faticano e producono per finanziare il dissoluto?

  52. Fabio Massimo Nicosia

    Basta con questa panzana del debito pubblico! Lo Stato è ricchissimo, solo che lo occulta ai cittadini con un falso bilancio che non contabilizza i ricchissimi beni demaniali. E lo stesso fanno regioni e comuni.

  53. CarloRecchia

    @Pietro Monsurrò
    leggevo: “Se creiamo un consenso su questo taglio, poi possiamo iniziare a tagliare. Purtroppo idee precise per tagliare non le ho. Quanto propongo ammonterebbe ad una lieve riduzione del 2-3% anno della spesa in senso assoluto, e porterebbe al mancato finanziamento di alcuni servizi. Serve molto di più, e soprattutto serve un team di esperti di spesa pubblica per analizzare come effettuare tagli di almeno 100-150 miliardi di euro in pochi anni.”
    a mio avviso non serve tagliare di netto la spesa o cercare specialisti di tagli nella spesa pubblica per capire che la nostra spesa pubblica va tagliata e va tagliata in modo razionale e non a “cazzo di cane” (scusate ma ci stava tutta); Un esempio per tutto Le forze di polizia , nel resto d’europa esiste solo un corpo di polizia e non tre come in italia(Polizia, Carabinieri e Finanza), senza contare gli ordini di polizia minori (Guardia Costiera, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, Polizia Provinciale, Municipale e Locale), con una spesa di questo genere non si può più andare , non e questa la strada che dobbiamo percorrere in nome della legalità e del rispetto delle regole. Si possono accorpare le tre maggiori forze in un unico corpo (Nome Polizia) dedicando solo la finanza al settore che il nome indica Le Finanze e l’evasione delle tasse (visto che cè Equitalia si può unire nella scoperta dell’evasione e nella riscossione immediata del credito); mentre per gli altri ordini di sicurezza e prevenzione, un unico corpo, unendo in questo la protezione civile che ben si sposa, nel caso si calamità naturali, dell’aiuto dei Vigili del Fuoco, della Forestale, della Polizia Locale ed anche della Guardia Costiera.
    Con questo taglio drastico della spesa la previsione o le varie previsioni possibili con questo scenario possono variare da un risparmio di spesa oscillante tra gli 80 ed i 130 miliardi annui a partire dal secondo anno di accorpamento.

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