28
Nov
2019

Il ciclo boom-bust e le lacune dei Paesi dell’area LATAM

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Lorenzo Carrieri.

ABSTRACT: Il pezzo analizza la situazione attuale di alcuni paesi sudamericani ricorrendo ad un’analisi dei maggiori indicatori macroeconomici. Nel complesso, la fine del ciclo delle commodities a cui questi paesi fanno riferimento, unito ad una serie di lacune strutturali, ha determinato un classico tipo ideale di ciclo boom-bust. 

Pur nelle loro differenze, le politiche volte a stimolare la crescita, l’occupazione e promuovere la ridistribuzione del reddito di ognuno dei Paesi considerati hanno finito per rivelarsi insostenibili e/o effimere poiché slegate da ogni vincolo di bilancio o da una crescita sostenibile. 

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25
Nov
2019

Quantitative Easing: funziona davvero?

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Vladimir Salerio.

Con la fine del mandato di Mario Draghi alla presidenza della BCE e delle politiche di Quantitative Easing da egli fortemente volute (salvo recenti annunci…), è il momento propizio per tracciare un breve bilancio circa la loro efficacia.

Ho analizzato la questione ponendomi principalmente due domande: Il QE è stato efficace? Il QE potrebbe aver avuto effetti inaspettati?

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22
Nov
2019

Il mito di Proteo ed Eidotea

Trasformismo e illusionismo come rappresentazione ingannevole versus conoscenza vera, lavoro indipendente e ricerca della verità.
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Carlo De Filippis.

Proteo è il “verace Vecchio del mare”, divinità marina e oracolo, presentato da Omero in un celebre episodio dell’Odissea (libro quarto, versi 363-569). Egli vive accanto al mare, nell’isola di Faro, in prossimità dell’Egitto, con la figlia Eidotea e un branco di foche appartenente a Poseidone. Proteo conosce gli avvenimenti passati, presenti e futuri. Inoltre, è in grado di cambiare aspetto, assumendo le più svariate sembianze (animali, vegetali, acqua e fuoco), per sottrarsi alle interrogazioni degli uomini. A lui intende rivolgersi Menelao per avere informazioni e consigli sul ritorno in patria e superare le perduranti difficoltà del suo viaggio. Eidotea, nome parlante (da eidos – idea, forma, figura – ed eidesis, conoscenza), istruisce Menelao sul comportamento da adottare per vanificare la strategia difensiva del padre Proteo e raggiungere l’obiettivo: egli deve acquattarsi e mimetizzarsi tra le foche, attendere che il Vecchio esca dal mare a mezzogiorno per riposare tra queste, poi afferrarlo e trattenerlo con forza, ignorando le sue molteplici trasformazioni.

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20
Nov
2019

Catastrofi innaturali

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Mario Dal Co.

Abbagli

Questa riflessione è nata  nei giorni in cui mettendo e togliendo gli stivali per l’acqua alta, riflettevo sull’impossibilità per il politico contemporaneo, di qualsiasi schieramento, di condurre a termine grandi progetti nel nostro Paese. Balza agli occhi il fatto che il Mose, sostanzialmente finito, non abbia ancora una governance e quindi non possa essere attivato né manutenuto e gestito. Parliamo di 100 milioni all’anno, non proprio bruscolini, e di decisioni sul limite per la chiusura delle paratoie che possono portare, con 10 cm di differenza,   chiudere per 10 giorni o per 100 giorni all’anno.

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15
Nov
2019

Bolivia – Tutto, prima o poi, finisce

di Carlos Di Bonifacio Leon

L’America Latina è sempre stata una regione convulsa e caotica. Sin dalla loro nascita quali enti statali indipendenti e autonomi, le nazioni sudamericane sono state vittime delle stesse malattie. Guerre civili, autoritarismi, povertà, miseria e populismi sono solo alcune di esse. Solo di recente le società latinoamericane sono riuscite ad imboccare la strada della stabilità democratica e della crescita economica, anche se, ovviamente, non tutte l’hanno ancora trovata. Infatti, negli ultimi anni non si sono verificati grandi stravolgimenti di carattere politico o economico, ad esclusione del caso venezuelano e di quello argentino. Tenendo in considerazione la storia del continente, il fatto che il tutto stesse proseguendo in maniera relativamente tranquilla e con una crescita economica relativamente importante faceva ben presagire che la regione fosse finalmente riuscita, dopo tante crisi e problemi, ad abbandonare il suo passato caotico.

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31
Ott
2019

Cile – Cronaca di un prezzo aumentato

di Carlos Di Bonifacio Leon

I fatti

Lo scorso 6 di ottobre è aumentato il prezzo del biglietto della metropolitana di Santiago del Cile. Da 800 pesos chilenos della vecchia tariffa agli 830 della attuale, anche se esistono prezzi diversi a seconda delle fasce d’utenza. Poco tempo dopo l’annuncio, infatti, hanno avuto inizio le cosiddette evasiones (cioè la pratica di entrare in metropolitana senza pagare il biglietto, scavalcando i tornelli), che sono state avviate e promosse principalmente da studenti, sia universitari che delle scuole medie, per protestare contro l’incremento del prezzo dei titoli di viaggio. Col passare dei giorni, dall’11 ottobre in poi, l’evasione si è estesa a tutti gli utenti della metropolitana, cessando di essere una pratica messa in atto esclusivamente dagli studenti. Quello che era iniziato come un boicottaggio si è velocemente trasformato una serie di scontri violenti tra i manifestanti e le forze dell’ordine sulle banchine, provocando, come prevedibile, la distruzione di parte delle infrastrutture: stazioni e vagoni bruciati, tornelli distrutti e personale aggredito. Secondo le stime iniziali, i danni dei primi giorni ammontano a 500 milioni di pesos (cerca 700.000 $). Il sindacato dei lavoratori della metro il 18 ottobre ha disposto l’interruzione del servizio a causa delle continue aggressioni ai danni degli impiegati dell’azienda a tutti i livelli. Le manifestazioni si sono poi estese al di fuori della metropolitana fin nelle strade: il traffico è stato bloccato, negozi e vetrine sono stati saccheggiati. Le strade chiuse e i danni alla proprietà pubblica sono all’ordine del giorno. La città è paralizzata: i negozianti hanno abbassato le saracinesche per paura di essere presi di mira, le vie principali della città sono interrotte, l’aeroporto fermo e fiumi di persone che si sono ritrovate, a causa degli attacchi e della chiusura della metropolitana, a dover raggiungere il proprio luogo di lavoro a piedi. Secondo il presidente della compagnia che gestisce la metropolitana, i danni stimati fino al 23 ottobre, sono pari a 300 milioni di dollari e le stazioni danneggiate sono 78.

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16
Ott
2019

Web tax: il prezzo è giusto?

In un’antica freddura cara ai cultori del diritto, un uomo entra in una libreria di Londra per acquistare una copia della costituzione francese, salvo sentirsi rispondere dall’affranto libraio: «sono desolato, non vendiamo periodici». Il motto di spirito torna alla mente – si parva licet – a proposito della famigerata web tax, ormai giunta alla sua sesta o settima iterazione da quando, nel 2013, affiorò per la prima volta nel dibattito pubblico italiano: e il tutto, si badi, senza neppure entrare in vigore.

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7
Ott
2019

I dazi USA e la WTO

di Dario Ciccarelli

I dazi USA ci dicono che il mercato è ormai globale e che la sua disciplina non viene dall’Unione Europea ma dalla World Trade Organization

Perché gli USA impongono dazi aggiuntivi su prodotti italiani nonostante l’Italia non sia coinvolta in Airbus? Dunque esistono norme internazionali sugli aiuti alle imprese a cui anche l’Unione Europea deve sottostare? Perché l’Unione Europea non si adegua agli ordini dei giudici dell’Organizzazione Mondiale del Commercio? Per l’Italia le norme del mercato vengono dall’UE oppure dall’Organizzazione Mondiale del Commercio?

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30
Set
2019

Coldiretti ama il protezionismo italiano ma non quello americano

Nel corso del weekend appena terminato, una parte consistente del popolo di Coldiretti (migliaia di allevatori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori) si è riunita presso il Villaggio Coldiretti di Bologna per celebrare, come viene riportato sul sito dell’associazione agricola, “le ragioni del successo del made in Italy”.

Tra un’attività e l’altra (i presenti hanno, ad esempio, potuto ascoltare alcune personalità istituzionali come il Presidente del consiglio Giuseppe Conte oppure degustare olio extravergine, vini e birra agricola), dal Villaggio Coldiretti si è levato l’allarme riguardante i dazi che l’amministrazione Trump ha intenzione di introdurre nei confronti di molti prodotti agroalimentari italiani nel caso in cui nella giornata di oggi, lunedì 30 settembre, l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) decida di accettare la richiesta statunitense di imporre nuovi dazi a seguito della vicenda Airbus.

Ricapitoliamo però rapidamente il perché di questa decisione da parte dell’amministrazione Trump. All’inizio di quest’anno, il WTO ha emesso una sentenza definitiva che autorizza gli Stati Uniti ad imporre dazi sui prodotti provenienti dall’Unione Europea dopo aver stabilito che Airbus (azienda europea che attualmente è il più grande produttore di aerei civili al mondo) ha ottenuto per anni sussidi illegali da parte di alcuni governi europei. Proprio oggi, i giudici del WTO dovrebbero esprimersi in favore degli Stati Uniti (dopo una battaglia legale durata oltre 15 anni), stabilendo che l’Amministrazione Trump, se vorrà, potrà chiedere un “risarcimento” pari fino a circa $8 miliardi di dollari.

Ovviamente Trump, che come abbiamo avuto modo di scoprire ama particolarmente l’arma commerciale dei dazi, ha deciso di non farsi sfuggire questa ghiotta occasione. Questa mossa rischia però di far aumentare la tensione commerciale tra Stati Uniti ed Unione Europea, che nonostante qualche piccolo progresso, non sono ancora riusciti a raggiungere accordi sostanziali per ridurre le barriere commerciali. Inoltre, la vicenda Airbus è strettamente legata alla vicenda Boeing (rivale americana di Airbus). Tra circa 9 mesi infatti il WTO si dovrà pronunciare sul fatto che gli Stati Uniti abbiano supportato illegalmente Boeing. A quel punto l’Unione Europea potrebbe imporre ulteriori dazi sugli Stati Uniti. Il tutto, poi, non deve farci dimenticare le minacce dell’amministrazione Trump di imporre dazi sul settore automobilistico europeo.

Tutte queste tensioni commerciali tra Stati Uniti ed UE ci fanno capire quanto lontani siano i giorni in cui si parlava in modo insistente di TTIP, accordo commerciale ai tempi molto criticato sia da Trump (il quale si ritirò dalle negoziazioni immediatamente dopo essersi insediato alla Casa Bianca), sia – per quanto riguarda l’Italia – da Coldiretti.

Coldiretti lamenta, in particolare, il fatto che i nuovi dazi americani sui prodotti agroalimentari italiani siano ingiusti perché, in fondo, Airbus è un azienda gestita da francesi, tedeschi, spagnoli e britannici. Siccome l’Italia non partecipa nella realizzazione di Airbus, Coldiretti ci spiega che i prodotti italiani non devono essere colpiti dalle misure protezioniste americane.

Se da un lato la posizione di Coldiretti ha anche un minimo senso logico, dall’altro questo atteggiamento risulta essere molto curioso e per certi versi buffo. Coldiretti, infatti, si è recentemente sempre contraddistinta per la sua forte opposizione a tutti gli accordi commerciali promossi dall’Unione Europea (basti pensare all’accordo con il Canada, il CETA, o appunto allo stesso TTIP o anche all’ingresso di olio tunisino in Italia). Coldiretti si è dunque sempre opposta all’idea di avere scambi più liberi nell’ambito del settore agroalimentare italiano.

Nascondendosi dietro la scusa della protezione del “Made in Italy”, Coldiretti ha sempre mantenuto un atteggiamento altamente protezionista, promuovendo anche forti pressioni sui vari governi italiani in tal senso. È strano e curioso che in questi giorni, sempre con la scusa della protezione del “Made in Italy”, Coldiretti invochi la pietà di Washington. È altrettanto curioso e buffo vedere che Coldiretti capisca solo in questo preciso istante che i dazi commerciali fanno male all’Italia.

Forse, anche alla luce dei dati provenienti dalla CIA (altra grossa associazione agricola Italiana) riguardanti il CETA, Coldiretti dovrebbe iniziare a promuovere un pensiero meno ipocrita e meno mercantilista quando si parla di commercio internazionale. Stando alle più recenti statistiche sul CETA, infatti, la CIA riporta che nella prima metà del 2019, la crescita dell’export agroalimentare nazionale sul mercato canadese è stata del 16%, quando a livello mondiale l’incremento per lo stesso periodo, è stato molto più contenuto e non oltre il 5%.

In attesa dell’imposizione di questi nuovi dazi americani che dovrebbero colpire anche i nostri prodotti agroalimentari e che rischiano di far precipitare il consumo di alcuni di questi beni di circa l’80%-90% (ovviamente questi dazi avranno delle ricadute negative anche sui produttori e consumatori americani), l’auspicio è che Coldiretti decida di iniziare ad opporsi anche alla retorica protezionista italiana. Visto il nostro vantaggio comparato nel produrre ed esportare prodotti agroalimentari rispetto alla stragrande maggioranza delle altre nazioni (nel 2017, ad esempio, il settore agroalimentare ha fatto registrare una fatturato di oltre €135 miliardi di euro, con esportazioni pari a €32 miliardi di euro, importazioni pari a oltre €22 miliardi di euro ed un numero di addetti del settore superiore alle 385 mila unità), una maggiore apertura verso il mercato internazionale non farebbe altro che migliorare le condizioni economiche dei nostri produttori e anche dei consumatori italiani.