Trento, provincia discount, e i candidati allo scranno
Se di Zurigo fu detto (da Karl Kraus, se non erro) che era grande solo la metà del cimitero di Vienna, ma noiosa il doppio, che si potrebbe dire di Trento? La città è graziosa, con un decoro che ti fa dubitare di essere in Italia, ma talvolta dà l’impressione di essere ormai una realtà parastatale (a causa della “specialità”) in ragione di una spesa pubblica abnorme che ha smorzato lo spirito d’iniziativa e politicizzato ogni cosa. Per tutta una serie di ragioni, verrebbe da pensare che a Trento ci si possa andare solo a riposare e ricaricare le batterie.
E invece – grazie all’assessore provinciale al Commercio, Alessandro Olivi (del Pd) – la città potrebbe diventare un paradiso del consumismo per l’intero Nord Est, a seguito della saggia decisione di liberalizzare sconti e promozioni, sottraendo ogni limite temporale.
La scelta è appropriata e produrrà buoni risultati, incrementando la concorrenza. Svincolare quanto più è possibile l’azione di negozi e altri centri vendita significa infatti favorire lo scambio, che è sempre un’interazione vantaggiosa per tutti i partecipanti (almeno ex ante: perché poi qualche volta ci si può pentire).
È interessante rilevare come stampa e opinione pubblica, in fondo, abbiano reagito bene. Anche sul sito del TG 1, che ha lanciato un sondaggio sul tema, la maggioranza dei visitatori si è espressa favorevolmente. Il mercato sarà pure “fallito” e la crisi sarà pure da addebitarsi alla libertà economica come vuole la vulgata, ma una certa ragionevolezza elementare ancora alberga nella testa di molti, persuasi che ricevere uno sconto anche a novembre e non solo a dicembre non sia qualcosa da demonizzare. E se i commercianti sono divisi, questo si deve al fatto che alcuni di loro temono che i grandi centri commerciali coglieranno l’occasione per scatenare una concorrenza ancora maggiore: a nostro vantaggio.
Secondo l’assessore Olivi, altre province – a partire da quelle limitrofe – copieranno il modello. Può darsi. Ma dato che in moltissime realtà si vota proprio per il rinnovo di queste (sostanzialmente inutili, anche se assai costose) amministrazioni provinciali, perché non pretendere dai candidati un chiaro impegno a seguire le orme di Trento?