Il prezzo dei politici, Giavazzi, Tremonti e Martin
Stamane Tremonti con la sua strigliata alle banche italiane mi ha provocato un brividino piacevole, visto che riprendeva gli argomenti usati su questo blog commentando le recenti dichiarazioni di Passera, a proposito degli spread praticati dalle banche italiani negli impieghi a imprese e famiglie, rispetto ad altri grandi paesi dell’euroarea. Dichiarazioni che hanno messo al giusto posto le considerazioni svolte invece da Francesco Giavazzi sul Corriere della sera. Lo capisco sempre meno, il nostro professore. Attribuire a Tremonti le pretese di un mullah iraniano perché è tra i pochi a criticare le banche, non mi sembra una genialata. Tanto meno se poi segue la proposta che sia il governo, a sottoporre le banche italiane a stress test analoghi a quelli americani. A parte che quelli americani sono stati a mio giudizio – l’ho argomentato su questo blog – una mano di biacca sugli attivi contrattata con le banche stesse, invece che una passata di serio disinfettante. Ma immaginate che cosa avrebbero scritto Corriere e Repubblica, se Tremonti avesse disposto lui stress test bancari, di fatto e di diritto spodestando la vigilanza ordinaria e straordinaria sul credito che nel nostro ordinamento spetta solo a Bankitalia? Si sarebbe gridato al golpe bancario berlusconico-leghista, a dir poco. Meglio, molto meglio che sia Bankitalia ad occuparsene. E del resto, come feci in tempo a scrivere su LiberoMercato prima della sua chiusura, i criteri adottati dall’anno scorso nelle ispezioni da parte di via Nazionale seguono il criterio del capitale tangibile nel calcolare la rischiosità delle esposizioni potenziali, secondo criteri più stretti di quelli americani.
Ma è anche vero che se il tiro alle banche rischia di diventare un po’ meno minoritario nel nostro paese, non bisogna mai dimenticarsi che quando si chiede alla politica di emanare più regole, il punto diventa non dimenticare che la politica rischia di costarci ancor più.
Non sto affatto parlando dello stipendio del ministro Tremonti. E’ un discorso generale quello che manca sempre in Italia, sui costi/benefici seriamente analizzati della politica e dei suoi interventi.
E non lo dico da populista. Faccio un esempio controcorrente. A Londra oggi si dimette Michael Martin, speaker della Camera dei rappresentanti, per via dello scandalo “rimborsi pubblici ai deputati”. Bene, su questo condivido in pieno la lettura mercatista avanzata dal capo degli editorialisti del Times, oggi, Daniel Finkelstein. La trovate a questo link. Meglio pagare meglio un politico serio, che credere di innalzarne la qualità e abbatterne i danni pagandolo meno.