23
Lug
2009

Decreto anticrisi: ABI batte governo 1-0

Non ci voleva molto a capirlo, infatti ve l’avevo scritto sin dal primo giorno, che “obbligare” le banche alla moratoria dei crediti in un testo di legge si prestava inevitabilmente a profili di totale illegittimità. Oggi, nell’accettare le forbici impugnate dal presidente della Camera Fini sul maxiemendamento al decreto, testo sul quale il governo aveva neanche 48 ore fa espresso il suo placet in Commissione, Tremonti è stato costretto a riconoscere che, “in particolare per quanto riguarda le banche, il testo della Commissione sarà cancellato perché in contrasto con gli standard internazionali e le norme europee, fermo restando che dal punto di vista politico, l’intento espresso dai parlamentari viene assorbito dalla scelta di operare con un avviso comune per una forte moratoria del sistema bancario nei rapporti finanziari”. Sai che risate, i banchieri… lo sanno tutti, che a prescindere dagli avvisi dati da Faissola, in questi giorni alcuni primari ad di grandi istituti bancari avevano fatto presente a Gianni Letta che con quel testo il governo avrebbe sbattuto la testa contro un muro. Fini ha prestato ascolto, e formalmente ha fatto più che bene a farlo. Perché quanto più si intende assumere misure incisive, in materia di banca e credito, tanto più la politica deve stare attentissima alle forme. Se vuole evitare autogol che rafforzano solo e proprio coloro che si vorrebbe mettere in riga.

23
Lug
2009

L’auto che va? 4 lettere, “F” la prima, ma si chiama… Ford

I resoconti del secondo trimestre Fiat sono in linea con la tradizione del giornalismo italiano, quando si tratta di Torino. “Per Fiat un grande trimestre”, era il titolo del Sole citando Marchionne, che però NON l’ha detto in sede d’illustrazione dei risultati. La caduta di Iveco e CNH resta a doppia cifra sui mercati, l’auto tiene in utile grazie al solo Brasile, perché il resto cioè l’Europa dove la quota Fiat è in crescita, si deve integralmente – come per tutti gli altri costruttori continentali – all’effetto degli incentivi governativi.  Non a caso Marchionne li ha chiesti già sin d’ora per tutto il 2010. E sarà così, c’è da scommetterci: cioè a spese del contribuente europeo si continuerà a rinviare la scelta del ridimensionamento dei volumi produttivi, il vero grande problema visto che quella dell’auto è una crisi da sovraccapacità produttiva pre esistsnte a quella della domanda.  Fiat continua a tagliare tutto il tagliabile in termini di spese discrezionali – si parla di contenimenti nell’ordine del 20% per l’anno in corso –  cioè investe ancor meno di quanto facesse rispetto ai suoi concorrenti. E oggi ha puntualmente annunciato l’emissione di un bond triennale da quotare in Irlanda, per rendere meno onerosa la gestione finanziaria dei 5,5 bn di euro di interessi e prestiti in scadenza di qui a 14 mesi: coi ratings attuali di Fiat, l’emissione renderà come un junk bonds, intorno al 9,8% lordo se faccio bene i conti! Gli obiettivi per il 2009 sono confermati, con un utile netto di 100 milioni per il gruppo. Ma per concentrarsi sull’operazione Chrysler e sull’obiettivo degli oltre 5 milioni di veicoli annuali, più che mai oggi occorrerebbe lo “spacchettamento” dell’auto dal gruppo, con verifica separata per esempio quanto a CNH se abbia ancora senso tenerla oppure utilizzarla in una grande aggregazione con altri giganti del settore. L’auto che va, di quattro lettere e che inizia per “F”, oggi è la …Ford. Vedi i risultati annunciati: i 2,3 bn$ di profitti nel secondo quarter sono dovuti a ristrutturazione finanziaria del debito, ma comunque sono un risultato migliore di ben 11 bn rispetto al secondo quarter 08, il peggiore dell’intera storia della Ford. L’unico gigante Usa ad aver evitato la ristrutturazione fallimentare è quello che aveva iniziato ben prima, a rivedere la propria gestione e i propri costi. Non  a caso, tra i risultati Ford e il terzo mese consecutivo di ripresa delle vendite di case occupate in Usa, oggi il Dow Jones ha risuperato per la prima volta da gennaio i 9 mila punti.

P.S. Nel frattempo si è chiuso il price-booking del bond, con un rendimento tra 9,25 e 9,5%. Non mi sbagliavo che di uno 0,3%…

22
Lug
2009

Abolire i regolatori – di David Potter

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera, inviata da David Potter (già Chairman e CEO di Guinness Mahon &Co Ltd) a Financial World.

E’ il momento di ripensare completamente la regolazione.
Non c’è dubbio che negli ultimi venticinque anni le attività di regolazione siano cresciute sostanzialmente nel Regno Unito e in tutti gli altri maggiori centri finanziari.
La prima domanda è: a cosa è servito? Provate a chiedere a un regolatore la lista dei suoi successi. La lista sarà breve e poco eccitante: qualche trader multato, qualche sanzione a banche o compagnie d’assicurazione per errori amministrativi di relativamente poca importanza, eccetera.
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22
Lug
2009

Liberalizzazioni: lo stato della professione legale – di Pasquale Annichino

Riceviamo da Pasquale Annicchino e volentieri pubblichiamo

La lodevole iniziativa del gruppo “Io non voglio il posto fisso, voglio guadagnare” coordinata dall’instancabile Piercamillo Falasca (fellow dell’Istituto Bruno Leoni e vice-presidente di Libertiamo) offre una preziosa opportunità di riflessione sul grado di apertura del mercato delle libere professioni in Italia. Ad essere oggetto di discussione è soprattutto la professione legale.
Occorre però un attimo di franchezza prima di procedere: l’iniziativa, per quanto da apprezzare e sostenere, è destinata a finire nel vuoto. Nessuno prenderà sul serio quel disegno di legge. Che Piercamillo non se la prenda. Esiste un ampio consenso bipartisan a supporto delle posizioni corporative del Consiglio nazionale forense (CNF). L’esercizio non sarà comunque inutile.
E’ da anni che il tema delle liberalizzazioni delle professioni è oggetto di discussione. Gli argomenti sono ormai tutti sul piatto. Costi e benefici. Rischi ed opportunità. La sintesi della tavola rotonda che la Italian Society of Law and Economics organizzò alla LUISS nel 2007 ne offre una preziosa ricognizione. Non è un caso se Guido Alpa, presidente del CNF, regolarmente invitato a quella conferenza decise di non presentarsi. I suoi argomenti sono indifendibili.
Ho collaborato per un paio di anni con l’ANPA (ora Unione Giovani Avvocati Italiani), l’intervista al presidente dell’associazione Gaetano Romano, pubblicata oggi da Libertiamo sintetizza, se ce ne fosse ancora bisogno, la ragionevolezza di una battaglia da non abbandonare.
A meno che non si voglia ammettere che in questo Paese le professioni liberali non hanno ragion d’esistere. Cerchiamo l’introvabile?

22
Lug
2009

Fus: integrarlo con nuove risorse o abolirlo?

RaiUno, prima serata di ieri, va in onda “Lezioni di volo”, film di Francesca Archibugi realizzato con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Se i tagli al Fondo unico per lo spettacolo serviranno a non finanziare più film come questo, allora viva i tagli al Fus. In questi giorni, tutti (dal presidente Napolitano in giù) hanno espresso il loro disappunto per la riduzione dei fondi statali da destinare a teatro, cinema, musica, ecc. Con il decreto anti-crisi in fase di conversione in legge, gli uomini e le donne di spettacolo stanno dando battaglia per inserire nel testo qualche milione di euro da destinare al loro settore. Al momento, il governo sembra fermo sulle sue posizioni: i tagli previsti saranno mantenuti. A dir la verità, il ministro Bondi si sta adoperando affinchè allo spettacolo vengano date altre risorse. Tutti fanno pressioni, ma Tremonti sembra irremovibile. E se non si convince lui allora niente soldi. Le proteste sono trasversali, con gli “addetti ai lavori” (fra i quali molti artisti illustri, come Nanni Moretti e Michele Placido) si sono schierati anche parlamentari della maggioranza (come Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi) oltre a quelli dell’opposizione. Come detto in precedenza, anche il capo dello Stato si è messo al loro fianco (seppur in maniera felpata, visto il ruolo da lui ricoperto).  Read More

21
Lug
2009

Il proibizionismo salva la vita?

Qualche anno fa, personaggi non marginali della coalizione oggi al governo ripeteva (evidentemente, senza aver ben metabolizzato il concetto) che le tasse per venire pagate debbono essere “pagabili”. Silvio Berlusconi fissò al 33% l’asticella del “massimo tributo esigibile” dal contribuente prima di violare norme di “diritto naturale” (il riferimento, per quanto impreciso e abborracciato, era a una tradizione di pensiero che ben conosciamo: il 33% era e resta misterioso). Una goffa difesa dell’evasione, strizzando l’occhio agli elettori?
Lasciando perdere gli eventuali calcoli elettorali, a me sembrava e sembra semplice buon senso. La variazione sul tema, forse ancora più importante, è che le leggi per essere obbedite debbono essere obbedibili. Quando si legge che secondo le nuove norme sulla sicurezza stradale “chi ha preso la patente da meno di tre anni e chi guida per lavoro non potranno bere neanche un goccio prima di mettersi al volante” viene il dubbio di avere a che fare con norme semplicemente inobbedibili.
La sicurezza stradale è cosa importantissima. Ma il proibizionismo alcolico (sorprendentemente di moda di questi tempi) sortirà risultati? L’alterazione delle percezioni di chi guida è un nemico della sicurezza, non c’è dubbio. Però colpevolizzare la bottiglia piuttosto che il guidatore può paradossalmente indurre un allentamemento della responsabilità personale. E suggerire che basti essere sobrio, per non essere una minaccia per sé e per gli altri.

21
Lug
2009

What is greed? Uncle Milton on stage

Piuttosto che commentare le audizioni in corso sul Dpef, vi invito a consolarvi riascoltando le parole scritte sul marmo del tempo da Milton Friedman, che a distanza di 30 anni si applicano perfettamente alla crisi in corso. The free man will ask neither what his country can do for him nor what he can do for his country. Da proiettare nelle scuole e … nelle aule parlamentari

http://freemarketmojo.wordpress.com/2009/07/20/what-is-greed/

20
Lug
2009

Autorità di regolazione: la politica attacca, da noi e negli States

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, nel girare al Parlamento la relazione annuale del presidente Consob Lamberto Cardia, ha sottolineato con una propria nota la necessità  di interventi improcrastinabili «sull’attuale assetto istituzionale italiano che, rispetto agli altri Paesi membri dell’Unione europea, si caratterizza per un numero elevato di autorità indipendenti, tra cui sono ripartite le funzioni regolamentari di vigilanza». Secondo Tremonti il dibattito che è «di importanza cruciale». Il sistema basato sulla frammentazione delle autorità nazionali è ormai «irrealistico» perchè gli intermediari sono «sempre più internazionali» e i mercati «sempre più integrati». Abbiamo deciso di chiedervi con un sondaggio come la pensate. Io sono dell’idea che occorra stare oggi più che mai molto attenti. L’aria di “rivincita” da parte della politica non mi persuade per niente, e più volte ho già scritto come la penso intorno alle cattive prove offerte recentemente da vertici di Autorità di regolazione indipendenti, dalla Consob all’Antitrust, che mi appaiono troppo pronti a compiacere la politica invece di tutelare l’indipendenza delle decisioni del proprio collegio. È un dibattito che ferve in tutto il mondo, sotto la morsa della crisi la politica mostra crescente insofferenza verso Authorities che, tante volte, non hanno dato buona prova di sé, mostrandosi spesso “prigioniere” dei soggetti regolati. Negli States, soprattutto, il confronto è molto più alla luce del sole che da noi.  Perché lì accademici e intellettuali reagiscono e dibattono. Da noi, tutto tace e i media o restano muti, o plaudono alle… “cardiate”.

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