29
Lug
2009

Risanamento, il giudice “adelante, con juicio”

Il giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Milano Pierluigi Perrotti ha fatto come il gran cancelliere Antonio Ferrer nel XIII capitolo dei Promessi Sposi. La folla invoca giustizia contro gli affamatori e lui  la vellica e l’asseconda con parole acconce. Tranne che la sua carrozza serve per salvare il vicario, oggetto delle ire pubbliche, non certo a tradurlo in prigione. Così Perrotti ha rinviato l’udienza per la formalizzazione della richiesta di liquidazione avanzata dalla Procura di Milano su Risanamento. Le banche avranno tempo fino al primo settembre per preparare in dettaglio il piano di ricapitalizzazione del quale fio a ieri in tardo pomeriggio hanno messo a punto solo i dettagli di ordine generale, e l’udienza si terrà il 22. Se davvero il giudice fosse stato convinto prima facie dei rilievi contenuti nelle contestazioni della Procura di Milano – i pm Pedio e Pellicano son dell’idea che la continuità aziendale manchi dal 2008, mica ora – far passare altro tempo rende solo difficilmente perseguibile l’insinuazione a passivo dei bondholder di Risanamento che si vedono minacciati nel portafoglio. Ma tant’è: le banche azioniste sono in Italia quello che era la Sua Maestà di Spagna nella Milano della rivolta del pane. I pm hanno acconsentito al rinvio per non farsi dare dei distruttori, ma hanno già detto che restano della loro idea. Accetto scommesse. le banche tratteranno fino alla fine su una dote di capitale per Risanamento maggiore di quella che hanno a oggi indicato, ma alla fine la spunteranno loro. Inutile dire che, chiunque di voi con la sua piccola o media impresa si trovasse con un’istanza di fallimento presentata dalla Procura, potrebbe scordarsi ogni trattativa, pubblica e privata, tanto più dietro lo scudo del rinvio del giudice.

29
Lug
2009

TBTF: Zingales per la terapia scalare, tipo metadone

Segnalazione a chi avesse letto con interesse lo scambio di post tra Mario Seminerio e il sottoscritto a proposito degli intermediari finanziari Too Big To Fail, delle loro implicazioni sull’efficacia della trasmissione al mercato della politica monetaria, nonché dei criteri che i regolatori debbano darsi per eventualmente scoraggiarli nella crescita di asset e rischio di controparte “gestito”a libro – continuerò a mettere le virgolette, in proposito, temo molto a lungo. Qui un fresco paper sull’argomento, per mano di Luigi Zingales e di Oliver Hart. Non è free ma sono cinque dollari ben spesi, se vi interessa.  Diciamo che il sottoscritto coi suoi dubbi deve prendere atto che sta restando sempre più solo. Per buona abitudine ciò non lo spaventa, ma neanche gli fa credere di avere i titoli per considerarsi un genio solitario. Il nostro carissimo Seminerio la pensa come Zingales, e questi propone una griglia di ratios di capitale variabili, per soglie di Credit Default Swaps valutati dal mercato nei confronti dei diversi istituti.  Se il premio al rischio valutato dal mercato non scende entro un tempo x, il regolatore interviene ancora e prescrive rafforzamenti dell’equity.  In sintesi estrema: è un criterio più di mercato di quello basato sulle valutazioni proprie del regolatore asseverate tramite ispezioni, che semplicemente oggi i regolatori non sono in condizioni di condurre per tutti ed esaminando a fondo la vastissima quantità di asset che andrebbero passati al microscopio. Ma le mie perplessità restano. Comunque, non  mi pare proprio che l’esultanza che continua ad accompagnare i risultati delle grandi banche Usa ma anche europee, vedi oggi col Santander, porti nella direzione voluta da Zingales.  I dati rilasciati ieri da Deutsche Bank ieri erano in realtà da brivido e terrore, al di là della consueta ripresa delle attività di trading. Il dibattito sulle TBTF per il futuro, purtroppo, non smuove il sostanziale immobilismo per non disturbare quelle che oggi gravano ancora sull’intero sistema – e su noi clienti – coi loro asset senza prezzo. Qui l’ultimo staff paper del Fondo Monetario con un baedeker apprezzabilmente chiaro e schematico di tutte le diverse opzioni, interessi in campo e relativi costi, se il regolatore volesse davvero impugnare ramazza e paletta verso le banche e avviarle a una energica cura.

29
Lug
2009

Impieghi bancari, tre giornali per tre verità

Oggi è uscita la Bank Lending Survey trimestrale della BCE. Sono 41 pagine abbastanza per addetti ai lavori ma non troppo, non tali cioè da non essere comprensibili anche se non siete banchieri. Il rapporto rileva ed elabora le risposte di 118 banche dell’euroarea, dunque i dato sono solo di estrazione bancaria ed autoasseverati, rispondendo ai questionari inviati dalla BCE. In sintesi: la stretta al credito c’è ancora. Le banche rilevano che la stanno attenuando in termini generali, poiché dal 43% di esse che dichiaravano di stringere i cordoni della borsa ai loro clienti si passa al 21%. Ma per gli impieghi alle famiglie la restrizione passa solo dal 28% al 22, e dal 26% al 22 per i crediti al consumo. Quanto alle imprese, basta dare un’occhiata alla chart n.4 di pagina 7 per constatare che la domanda è passata da un -40 e più per cento a malapena a un meno 30 e rotti, rispetto alle attese di chi immaginava che risalisse fino a un meno 15%, mentre quanto all’accordato le banche che dichiarano di essere in netta restrizione passano dal 42 al 21% per la piccola  e media impresa, e dal 48 al 25% per la grande.  Il sito del Sole 24 ore titola: “Area euro, banche più liquide, si allenta la stretta al credito”. Al contrario il sito del WSJ: “Euro-zone Banks Tighten Credit Standards”, con un lead ancor più pessimistico, “European banks continued to lend only reluctantly at the mid-year point, frustrating policies attempting to reverse the economic downturn by providing banks with new liquidity to facilitate more lending. Banks in the 16-country euro zone further tightened their credit standards in the second quarter, and companies and households may even face slightly tougher requirements in the current quarter, the European Central Bank said in a report on bank lending released Wednesday”. Il FT: “ECB sees ‘turning point’ in lending conditions”. Conclusione: le due testate anglosassoni sono sicuramente meno filobancarie della nostra, e il più corretto di tutti è FT che riporta come della BCE e a sua responsabilità, il giudizio sul fatto che davvero si debba considerare tali dati una “svolta”. Restano infatti terribili, a mio modesto giudizio.

28
Lug
2009

Altro che fine della crisi…

Trovate qui la più aggiornata ed esauriente sintesi in slides degli andamenti di tutti i mercati USA: dall’immobiliare al manifatturiero, dal mercato del lavoro agli andamento dei prezzi, al mercato monetario. Una lettura che consiglio a tutti coloro che immaginano il peggio sia alle nostre spalle…. Cominciate da pagina 66: malgrado la massa monetaria più che raddoppiata a 2mila miliardi di dollari, il moltiplicatore monetario è sceso del 50%, cioè la velocità del circolo monetario e degli impieghi finanziari col cavolo che sta rispondendo alla cura Bernanke. La conclusione è che la recessione è ancora saldamente tra noi. Keep in mind the noise is easy to uncover – it blares at your all day long from the mainstream media – the signal is much more difficult to trace, and usually involves a substantial dose of contrarian skepticism.

28
Lug
2009

Assonime, Abete esordisce bene

Esordisce molto bene, l’Assonime guidata da Luigi Abete. Trovate qui la lettera inviata al Parlamento in cui l’associazione delle società quotate chiede di rimuovere i vincoli alla contendibilità introdotti da governo e maggioranza recependo l’appello improprio del presidente della Consob Cardia. L’estensione delle eccezioni alla passivity rule in caso di Opa come le possibilità di chi esercita il controllo di non lanciare Opa se accresce la sua quota oltre quanto previsto dal TUF hanno l’effetto di rendere meno appetibile il nostro mercato dei capitali. Un plauso ad Assonime che chiede di levarle, disallineando la propria funzione da quella di guardiano dell’interesse di chi oggi esercita il controllo. Incredibile l’attacco del pezzo del Sole, che critica Assonime dicendo che tutto ci si poteva attendere tranne che a criticare le misure fossero proprio le quotate…

28
Lug
2009

Parafarmacie, RIP?

Come riportato da Sara Todaro sul Sole 24 Ore, oggi all’esame del preconsiglio dei ministri vi e’ un decreto che porterebbe all’abolizione della denominazione “parafarmacie”, per evitare “confusione” con le farmacie non-para. La croce verde parimenti dovra’ essere d’ora in poi un attributo esclusivo dei farmacisti proprietari.
Cosa pensiamo, sul tema, l’abbiamo gia’ detto tante volte. Ma cerchiamo un secondo di fissare di nuovo l’attenzione sulla questione, prendendo sul serio il punto di vista degli aspiranti assassini delle parafarmacie (qui invece trovate una petizione a loro difesa).
Perche’ il governo ce l’ha con le parafarmacie? Perche’ difende i farmacisti proprietari? Read More

28
Lug
2009

Risanamento, il silenzio degli indecenti

Ma son cose tecniche, che cosa vuoi che interessino ai lettori, bisogna stare su temi popolari, ma non vedi che le copie scendono? Mi pare di sentirlo nelle orecchie, il coro dei grandi direttori di grandi giornali che in queste settimane rispondono tra risolini e di compatimento e toni di superiorità ai redattori che vorrebbero in prima pagina un bel titolone sulla vergogna della vicenda Risanamento. Eppure ce ne sarebbe di che, per chiedere che di qui a poche ore i giornali schiaffassero in prima pagina la proposta finale che le banche hanno avanzato, a fronte della formale istanza di fallimento rivolta dalla procura di Milano nei confronti del gruppo Zunino. È vero o non è vero, che abbiamo letto solo 48 ore fa un’intervista dell’ad della prima banca italiana, Corrado Passera di Banca Intesa, il quale testualmente dichiarava che Risanamento aveva ottimi attivi, nettamente superiori ai debiti? È vero o non è vero, che se tale era la situazione, non si spiegherebbe perché le banche poche ore fa hanno invece avviato un concordato che andrà accettato dal 60% dei creditori? È vero o non è vero, che le banche comunque non rinnegano la linea che le ha sin qui comunemente ispirate verso Risanamento, tanto che nella loro prima trimestrale 2009 nessuna di esse (e comunque non le maggiori, Intesa e Unicredit che si dividono quasi il 50% dei 3 miliardi di esposizione) aveva accantonato un solo euro in vista delle perdite ormai evidenti, tanto evidenti da aver indotto la Procura a constatare la mancata continuità aziendale, eppure tanto negate ancor oggi da indurre le banche a confermare Zunino al 30% del capitale di Risanamento, anche al termine dell’aumento di capitale e in costanza di concordato?  È vero o non è vero, che migliaia di imprese italiane sono messe di fronte all’amara realtà che per loro occorrono oggi più che mai garanzie reali altrimenti nisba crediti, mentre gli amici degli amici si salvano anche contro le Procure? È vero o non è vero, che non capisce perché queste stesse banche che hanno plaudito e contribuito alla distruzione giudiziaria di immobiliaristi cosiddetti “furbetti”, si comportino con due pesi e due misure quando altri immobiliaristi, gonfiatisi con gli stessi metodi, si sono messi sotto la loro protezione mostrando la gola? È vero o non è vero, che le aree del gruppo Risanamento a Milano costituiscono parte essenziale del disegno collegato a Expò 2015, e che dunque a maggior ragion occorrerebbe una trasparenza cristallina?

Non ce l’ho con Zunino e non ho sposato pregiudizialmente la linea della Procura, sono e rimarrò sempre un garantista. Vorrei solo veder trattare la vicenda con l’importanza che merita. Non un articoletto in pagina economica, ma un’articolessa e un severo e cipiglioso editoriale in prima pagina. Le domande più incalzanti, oggi, vanno rivolte ai signori banchieri. “Banchieri, o ci spiegate o vi piegate”, sarebbe il mio titolo. Ma i banchieri domani chiederanno invece alla Procura di soprassedere, al riparo di un presidente di garanzia per Risanamento che non interpreta alcuna linea di ridefinizione aziendale, è solo un prestigioso avvocato aggiunto ai loro collegi difensivi. Chi resta muto di fronte ai banchieri anche su vicende così non è neanche loro servo, è solo un fantasma, un lémure, uno zero.

27
Lug
2009

Dare un prezzo ai reni?

Oggi sul Wall Street Journal trovate l’ennesimo editoriale di Sally Satel sulla possibilità di stimolare schemi di compensazione per i donatori d’organi. Satel ne scrive da anni, vox clamantis in deserto. Per ora il massimo cui si è arrivati (in Paesi diversi come Singapore e la Repubblica Ceca) è una compensazione delle spese in cui il donatore dovesse incorrere per compiere il suo gesto generoso: giornate di lavoro perse, spese di viaggio, eventuali spese perché altri si occupino dei suoi figli, eccetera.
Capisco bene che il tema non sia dei più gradevoli da affrontare, e mi sono trovato un po’ spiazzato dal doverne parlare intervenendo a Radio Anch’io, alcuni giorni fa.
Tuttavia, per una riflessione non banale sul tema bisogna considerare alcuni argomenti. Il primo, e il più forte, è l’autoproprietà. Se un individuo è proprietario del suo corpo (e almeno qui, credo che su questo siamo tutti d’accordo), allora lo è anche delle singole parti che lo compongono. Impedirgli di alienarle secondo il suo desiderio è una violazione del principio dell’autoproprietà. Read More

27
Lug
2009

Eco-protezionismo?

Dove finisce l’ambiente e dove comincia il protezionismo? Sabato scorso ho partecipato alla giornata sull’energia della Scuola di politica di Michele Salvati e Salvatore Vassallo, nell’ambito della quale Ricardo Hausmann – economista e direttore del Centro per lo sviluppo internazionale dell’università di Harvard – ha svolto un interessante ragionamento sulle prospettive dei biocarburanti. Hausmann ha in particolare suggerito di stare molto attenti a distinguere le politiche ambientali da quelle industriali, perché – pur potendosi sovrapporre – hanno obiettivi e sfruttano mezzi diversi. Poiché la riflessione mi sembrava molto sensata, gli ho chiesto un commento sulla scelta dell’Unione europea di imporre dazi sui biocarburanti importati. Contrariamente a quello che mi aspettavo, Hausmann si è detto favorevole.

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