13
Ago
2009

Del perché servirebbe un’opposizione

L’attuale governo è di tanto in tanto accusato di essere “il governo degli evasori”, sulla base di qualche facile allusione al passato perlomeno di due esponenti di primissimo piano dell’esecutivo. Ovvero il Presidente del Consiglio, che si immagina abbia con le banche svizzere la familiarità che hanno persone della stessa affluenza, e il Ministro dell’Economia, il cui nobile lavoro per anni si presume sia consistitito per anni (così come per tutti gli altri che fanno il mestiere suo) nell’aiutare contribuenti italiani a contribuire il meno possibile.
Sarà forse per falsa coscienza che “la guerra all’evasione non va in vacanza”, lo spiega il Sole 24 Ore di oggi, nel raccontarci come tornerà in gran voga il redditometro: Read More

12
Ago
2009

L’europrodotto delude, la bolla Usa si gonfia

Forte delusione – ma naturalmente sottovoce – al dato rilasciato oggi da Eurostat, relativo alla produzione industriale. Nell’Euroarea è diminuita dello 0,6% a giugno rispetto a maggio, e dello 0,2% nella Ue. Il più degli analisti aveva scommesso su un giugno con il segno positivo rispetto a maggio, ma non se ne parla proprio. Su base annua, la produzione industriale ha registrato un calo del 17% nell’Eurozona e del 15,6% nell’Unione. Quanto all’Italia, è tra i Paesi in cui è il calo è maggiore: -1,2% su base mensile, -21,9% sull’anno. Peggio, su base mensile, ha fatto solo la Danimarca, -2,7%. A far meglio di tutti è l’Irlanda, con un + 9,3% mensile e un +2,6% annuo. Negli Stati Uniti non va molto meglio a giudicare dalla bilancia commerciale di giugno, ma la novità è una prima dichiarazione della FED in merito alla bolla finanziaria che sta sostenendo con troppa forza.

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12
Ago
2009

Eredità Agnelli, il fisco finalmente si è svegliato

La notizia è appena uscita in agenzia. Ed è una notizia buona. L’amministrazione tributaria sta indagando sull’eredità Agnelli. Francamente, visto che la figlia Margherita avanza in Tribunale l’argomento che sia stata addirittura inscenata una finta Opa su Exor solo per retrocedere stabilmente all’estero oltre un miliardo di euro di allora a fiduciari sconosciuti – lei pensa che si trattasse semplicemente di capitali attribuiti alla disponibilità di suo padre – non si vede proprio come il fisco non potesse mettersi in moto. Ma quando si tratta degli Agnelli, la notizia c’è comunque. Per fortuna non si è attesa la pronuncia del Tribunale di Torino sull’eredità, perché con l’ipotesi di maxi evasione fiscale quella decisione non c’entra nulla.

12
Ago
2009

La Cina frena e nessuno se ne accorge?

Sempre a proposito di media distratti, quando si tratta di leggere i dati della crisi che magari non confortano l’ottimismo a manetta. La settimana scorsa il Baltic Dry Index – indice che misura in maniera composita noli e contratti di trasporto marittimo nel settore delle rinfuse solide – ha avuto la sua peggiore settimana dalle cadute verticali dell’ottobre-novembre 2009, lasciando sul terreno oltre il 17%, e perdendo oltre il 35% rispetto al punto di risalita che aveva raggiunto intorno al 3 giugno scorso, allorché tutti presero ad avere fiducia nella ripresa dietro l’angolo. La spiegazione è una sola: la Cina ha iniziato a tagliare da un giorno all’altro del 30-40% le massicce importazioni di cemento e acciaio che da inizio marzo corrispondevano al maxi sostegno all’economia domestica – mancando l’export verso i Paesi Ocse – basato su un gigantesco programma di infrastrutture.  Ma a questa spiegazione “reale” se ne aggiunge una più profonda, di natura finanziaria. La Banca centrale cinese – leggete i comunicati nel suo sito e osservate come si possa essere essenziali su internet quando si è la potenza planetaria più forte  per quanto riguarda il traino dell’economia mondiale – sta dando un taglio radicale all’eccesso di liquidità che alimentava l’eccesso di credito domestico. Nell’ultimo mese la crescita degli impieghi in Cina si è limitata a salire dell’equivalente di 52 miliardi di $, rispetto ai 248 – ! – del  mese precedente. Le ragioni della scelta del regolatore monetario cinese sono due. Mentre l’oceano di liquidità saliva, il moltiplicatore monetario si abbassava, cioè si era più che abbondantemente superata la soglia entro la quale la liquidità diventata credito concesso a un’economia reale in grado di assorbirlo davvero. La seconda ragione è che parti crescenti della liquidità venivano invece impiegate in acquisiti di asset finanziari (e su questo il sottoscritto deve ammettere che si è parato rapidamente il fondoschiena, visto che il mio orticello di titoli cinesi oculatamente scelto a gennaio sta battendo di quasi 25 punti l’indice di Shangai, il quale indice – ehm ehm – a fine settimana scorsa da gennaio era a sua volta salito dell’81%…. a conferma di quanto “grassa” fosse la speculazione attirata sulle Borse cinesi da tutto il mondo). Chi ha comprato titoli cinesi alla cieca o si è già riparato, oppure è meglio che lo faccia affidandosi a gente che conosce i dati reali dell’economia cinese, e soprattutto quelli non dichiarati. Chi è stato critico come noi della Greenspan Put sul NYSE non può certo essere favorevole alla Panda Put messa in atto dai banchieri gialli.

12
Ago
2009

La fuga solitaria del “Red Tory”

di Pasquale Annicchino

“Restateci voi all’Università di Cumbria”. Questo sembra essere stato il primo pensiero di Phillip Blond, uno dei protagonisti dello scenario politico-intellettuale attuale in Inghilterra. Per Alberto Mingardi a febbraio Blond era ancora una “provocazione”, “un personaggio di dignitoso secondo piano” (Il Riformista 22/02/2009), ma più passano i mesi più aumentano i fedelissimi del “Conservatorismo Progressista”. Questo lo slogan coniato dal teologo inglese che invoca una “Catholic economy”, mezzi conservatori per scopi progressisti, e che David Cameron ha preso come guru per la sua lunga corsa elettorale.
Certo un teologo che discetta di economia potrebbe far storcere il naso agli addetti ai lavori, ma le notes di Blond che circolano fra gli addetti ai lavori dei Tories dettano la linea. Così “il nostro” non lascia, ma raddoppia. Messo a capo del Progressive Conservatism Project gestito dal think tank Demos, dopo i primi successi Blond ha ben pensato di alzare la posta e mettersi in proprio. Ha raccolto quasi due milioni di sterline in due settimane e così a settembre fa partire i lavori della sua nuova macchina infernale: il think tank Res Publica (Si recluta, se qualche libertario coraggioso è interessato non esiti!!). Che cosa succederà all’iniziativa di Demos? Jonty Olliff Cooper ne ha preso le redini e, in una conversazione telefonica, mi ha confermato che l’impostazione che seguiranno sarà diversa rispetto a quella del teologo Blond. Meno social conservatism (quindi meno attenzione al ruolo della religione nelle dinamiche pubbliche) e maggiore attenzione all’economia (magari qualcuno potrebbe essere interessato all’ultimo working paper “Ricapitalising the poor. Why property is not theft”). Attendiamo la risposta di Blond che intanto conquista anche una bella paginata del Guardian. Secondo la migliore tradizione anche i conservatorismi si moltiplicano. Entia sunt multiplicanda direbbe qualcuno, ma Blond replica: “There are just too many people rehashing the politics of the 1980s. What I want to do is something truly transformative”. Yes we can.
p.s.
Ad agosto Blond sbarca a Rimini con il suo “Civic State” (PDF).

12
Ago
2009

Breaking news: le rinnovabili costano

Il libro bianco del governo britannico sulle fonti rinnovabili lo dice chiaro e tondo: a fronte di un costo di incentivazione per raggiungere gli obiettivi stimato fra 57 e 70 miliardi di sterline nei prossimi 20 anni, il beneficio ambientale generato dalle fonti verdi sarà di appena 4-5 miliardi di sterline. Metteteci dentro tutto quello che volete: il costo evitato di generazione elettrica da altre fonti, i green jobs, shakerate, e troverete comunque le cifre impietose di un fallimento annunciato. Read More

11
Ago
2009

Chi è giovane in tempo di recessione vorrà sempre Stato e redistribuzione

Negli anni tra il 1994 e il 2005, Alberto Alesina con una raffica di papers insieme ad una dozzina di economisti di mezzo mondo ha dato solidi fondamenti empirici allo studio delle interrelazoni tra avvenimenti storici  e preferenze economiche di lungo periodo manifestate dagli individui nei diversi contesti sociali, in particolare soffermandosi sulle caratteristiche che distinguono il modello anglosassone da quello europeo continentale. Il primo più basato sull’individuo, sulla convinzione che il successo dipenda dal duro lavoro e non dalla fortuna, e sulla diffidenza che le istituzioni servano innanzitutto a redistribuire il reddito invece che limitarsi a garantire libertà, proprietà ed equi punti di partenza per l’ascesa sociale, affidata nel suo concreto manifestarsi alle capacità di ciascuno.  La sintesi la trovate in “Fairness and Redistribution: US vs. Europe”, in American Economic Review, Vol. 95 (September 2005), alle pp. 913-35. Su quella base, si svilupparono tutta una serie di ricerche, alla caduta del comunismo, per capire meglio quali conseguenze di lungo periodo sarebbero derivate allo stato d’animo e alle convinzioni delle coorti di lavoratori che erano cresciute sotto il tallone dei regimi filosovietici, vedi su questo ancora di Alesina, nel 2008, “Good Bye Lenin (or not?) – The Effect of Communism on People’s Preferences,” American Economic Review, Vol. 97, pp. 1507-28.  Con analogo metodo, è venuto ora il momento di chiedersi: quali conseguenze eserciterà la recessione in corso, sui valori e sulle scelte di chi oggi ne subisce i colpi? Weimar – è fin troppo luogo comune – produsse il milieu ideale di consenso al nazismo. Da noi il fascismo si affermò prima, ma comunque fu decisiva la crisi da fine della sovrapproduzione bellica, con relativi sommovimenti sociali dalla settimana rossa del ’19 in avanti. E ora, che cosa ci aspetta? Non regimi tirannici ma purtroppo non molto di buono, almeno per noi liberali che crediamo nel mercato.

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11
Ago
2009

Produttività Usa a manetta: l’esatto opposto che da noi, recessione comunque

È assolutamente ovvio che i listini americani oggi non abbiano particolarmente brillato, dopo i dati preliminari sulla produttività americana nel secondo trimestre rilasciati oggi dal Dipartimento del Lavoro. Eppure sono numeri, in apparenza, tali da stappare champagne. Cerchiamo allora di tradurli, visto che confermano in pieno – purtroppo – quanto stiamo scrivendo su questo blog da settimane.

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11
Ago
2009

Pensieri estivi

Qui in Germania capita molto spesso di parlare di Italia e non soltanto per via del cibo, che pure rimane in cima alle preoccupazioni di gran parte dei tedeschi. Talora accade infatti di toccare argomenti più dolorosi, attinenti al delicato mondo della politica e dell’economia. Nei giorni scorsi, ad esempio, ho fatto quattro chiacchiere con una studentessa bavarese. Tra le prime cose che è riuscita a dirmi non appena ha saputo che ero italiano, ve n’è una che ho trovato particolarmente sconvolgente: “Io vengo in Italia – mi ha detto con entusiasmo- solo per viaggiare a bordo delle vostre Ferrovie. Sono così convenienti!” Al che, rabbrividendo, ho tentato di ricordarle che il servizio offerto da Trenitalia è di pessima qualità e soprattutto che il conto di prezzi così artificialmente bassi lo paghiamo noi contribuenti italiani. A suo modo aveva ragione Bastiat: ciò che si vede suggestiona molto di più di ciò che non si vede.