16
Ago
2009

Tirannia totale

Lo Stato che avanza. Quello con la “S” maiuscola, e vuole sempre di più. Non pensiate sia un divertimento per attivisti ed ultra-fan dei diritti civili. Il “Nuovo Stato nazionale di Sorveglianza”, così ben descritto da Jack Balkin avrà un impatto profondo anche sulle vicende economiche: “This new kind of State uses surveillance, data collection, collation and analysis to identify problems, to head off potential threats, to govern populations, and to deliver valuable social services”.

Avevo tempo fa già indicato un prezioso articolo di Tony Buyan pubblicato dal Guardian.  Statewatch ora torna alla carica e con questo report ci dice come la buona Unione Europea entra dritta dritta nei nostri pc. C’e’ ben poco da ridere, altro che  Tavaroli.

16
Ago
2009

Ferragosto Sartori mio non ti conosco

Ieri come ogni Ferragosto, il professor Giovanni Sartori ci ha spiegato, dalla prima pagina del Corriere, che il mondo è in grave pericolo a causa della crisi ambientale. Stranamente assente dal suo pezzo la consueta enfasi sui guasti della sovrappopolazione (gli sarà nato un nipotino), resta invece la sua verve anti-americana – del resto gli Usa sono il paese che, nonostante la crisi, più e meglio di tutti gli altri incarna l’idea capitalistica, almeno in punto di percezione pubblica – mitigata solo per la vittoria di Barack Obama, grazie al quale

ci siamo liberati del “texano tossico”, del nefsto ex presidente Bush.

Sartori però deve aver letto un po’ troppo rapidamente i giornali, perché attribuisce al nuovo inquilino della Casa Bianca l’approvazione, da parte del Congresso, di una fantomatica legge anti-inquinamento. Le cose sono un po’ diverse e, almeno per ora, migliori dal punto di vista mio e peggiori da quello di Sartori. Poi il professore se la prende con Silvio Berlusconi, reo di aver detto che

Trovo assurdo parlare di emissioni quando è in atto una crisi.

Chiosa Sartori:

Sì, ma no. Perché una catastrofe ecologica sarebbe mille volte più grave della crisi in atto.

Naturalmente, non possiamo saperlo. Nel senso che ancora non conosciamo il bilancio reale della crisi in atto, compreso l’effetto dell’immensa liquidità gettata sul terreno dalle banche centrali, né quello della violenza perpetrata dai governi ai mercati a suon di stimoli. Ma soprattutto, non sappiamo cosa Sartori intenda – e più ancora, quale possa essere l’effettivo aspetto – di una “catastrofe ecologica”. Probabilmente la collisione di un asteroide col pianeta Terra sarebbe effettivamente più grave della crisi in atto, e anche di quella del ’29, e anche di tutte e due messe assieme. Ma se parliamo dell’aumento graduale e moderato delle temperature medie, chissà.

Sul futuro, taccio. Ma il passato lo conosciamo: a fronte di un riscaldamento di circa 0,7 gradi, nel ventesimo secolo il Pil pro capite medio globale è aumentato del 1700 per cento. Alzi la mano chi avrebbe preferito un mondo più freddo.

15
Ago
2009

Milano, Italia: l’edilizia pubblica di ghetto in ghetto

In data 14 agosto, l’agenzia ANSA dava notizia di un’azione condotta dalle forze dell’ordine nella zona Nord di Milano all’interno di un quartiere Aler (gli edifici costruiti dallo Stato e messi a disposizione delle categorie più deboli).

Operazione congiunta di polizia e carabinieri in un quartiere periferico della zona Nord di Milano, il cosiddetto “ghetto”, una serie di palazzi popolari tra viale Zara e viale Fulvio Testi. Le forze dell’ordine hanno circondato i palazzi, eseguito controlli a persone e autoveicoli, e perquisizioni domiciliari per droga e armi.

Le case popolari del cosiddetto “ghetto”, quartiere periferico della zona Nord di Milano, sono state recentemente oggetto di un’inchiesta del Corriere della Sera per via del degrado, dell’abusivismo e dello spaccio di droga. Una sorta di “terra di nessuno”, come ha denunciato il quotidiano di via Solferino, di fronte alla quale si sono levate, da più parti, richieste di intervento.

Se l’opposizione in Comune a Milano ha chiesto a più riprese di far intervenire nel “ghetto” i militari, l’Aler ha anche proposto di assegnare case a poliziotti nel quartiere. Anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha affrontato la questione: in un’intervista ha riferito di aver “chiesto al prefetto un intervento più incisivo per questa e altre zone della città”.

Insomma : l’edilizia popolare produce non solo morosità, sprechi e corruzione, ma favorisce anche (per ragioni facilmente comprensibili) un progressivo degrado della vita sociale. Costruire quartieri e destinarli a quanti posseggono i requisiti per essere aiutati e si trovano in cima alle graduatorie significa “pianificare” (un po’ per stupidità, un po’ per superficialità) un fallimento. Significa far sì che i figli di persone caricate da problemi si trovino a convivere – nelle classi scolastiche come nei cortili – quasi esclusivamente assieme ad altri bambini che vivono in famiglie caricate da analoghi problemi.

Eppure solo il 21 luglio scorso l’assessore alla Casa del comune milanese, Gianni Verga, salutava con soddisfazione il varo dell’ennesimo piano casa governativo (i 100 mila alloggi in 5 anni promessi dal premier Silvio Berlusconi):

“Il Piano Casa decretato dal Presidente del Consiglio arriva in ritardo, ma rappresenta un avvio importante per sviluppare interventi utili che serviranno a dare una casa alle diverse fasce del bisogno”. Con queste parole l’assessore alla Casa Gianni Verga ha accolto il decreto che si pone l’obiettivo di costruire centomila alloggi in 5 anni. Beneficiari del Piano Casa saranno i nuclei familiari a basso reddito, le giovani coppie, gli anziani in condizioni sociali svantaggiate, gli studenti fuori sede, gli sfrattati e gli immigrati regolari a basso reddito e residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 nella stessa Regione. Insieme ai più bisognosi, potranno beneficiarne i ceti medi e medio-bassi che non possono sostenere i prezzi di mercato”.

È davvero bizzarro che un giorno si intervenga con il fucile spianato per tentare di porre rimedio ai guasti causati dal socialismo urbanistico, e un altro giorno – quasi senza avvedersi del nesso tra le due cose – ci si impegni a porre le basi per un’ulteriore espansione della gestione statale delle abitazioni e, quindi, per nuovi e sempre più pericolosi ghetti.

Non sarebbe molto meglio privatizzare (anche offrendo condizioni di favore per gli attuali residenti ) le abitazioni oggi di proprietà pubblica e con il ricavato avviare un programma di buoni-casa a favore di quanti hanno seri problemi economici, lasciando però che essi vadano a vivere in quartieri “normali”, e non nei dormitori predisposti da sindaci e assessori?

15
Ago
2009

L’Avv. Agnelli povera vittima? Ma per favore…

L’editoriale del Sole 24 ore di oggi è una perfetta espressione del riflesso condizionato che in spero esigue parti di classe dirigente italiana scatta ancora puntualmente, quando si tratta dell’Avvocato Agnelli. Oggi, per effetto dell’indagine tributaria aperta per effetto della lite patrimoniale sull’eredità dell’Avvocato, si scomoda a sua difesa addirittura un classico topos a metà tra il malinconico e l’eroico, quello di Francesco Ferruccio capitano della repubblica fiorentina ucciso a tradimento da Fabrizio Maramaldo, capitano degli imperiali vittoriosi nella battaglia di Gavinana che portò alla restaurazione dei Medici. Non stupisce ed anzi va a loro onore, che direttori di giornali che devono il più della loro carriera al sostegno iniziale e continuato dell’Avvocato Agnelli, continuino ad essergli devoti. Ma c’è modo e modo. L’indagine finalmente aperta è mera espressione dell’eguaglianza per tutti della legge. Bollarne i sostenitori come infami vigliacchi  non sanziona codardo oltraggio, dice solo del servo encomio che alcuni  legittimamente continuano a tributare: all’Avvocato, ai suoi eredi di comando, e ai suoi esecutori testamentari.

15
Ago
2009

Flat tax uguale più lavoro

È stato il grande teorico del modello neoclassico della crescita, Robert Solow, 53 anni fa in un famoso articolo sul Quarterly Journal of Economics, a riclassificare i 5 diversi effetti negativi esercitati da alte aliquote fiscali: meno investimenti, meno offerta di lavoro e minor propensione all’attività, allocazione dell’offerta di lavoro in settori meno produttivi, minor produttività marginale del capitale investito, minore efficacia e stock degli investimenti in tecnologie trainanti. Ed è stato un altro Nobel che ispirò Arthur Laffer e Ronald Reagan, Robert Mundell – che in Europa preferiamo ricordare solo per la sua teoria sulle aree monetarie ottimali da cui, in maniera un po’ bastarda, nacque l’euro – a studiare approfonditamente l’effetto che più basse aliquote marginali hanno sulla partecipazione al mercato del lavoro e sulla produttività comparata tra Usa e Ue (suoi studi, mi è capitato spesso di polemizzare negli anni passati in trasmissioni radiofoniche e televisive con Vincenzo Visco e Luigi Spaventa, secondo i quali non vi era “nessuna evidenza” dell’applicabilità all’Italia delle tesi fiscali di Mundell). Poiché per esperienza ho imparato quanto sia dura la resistenza dell’ambiente accademico, mediatico e politico italiano alle evidenze in materia di effetti benefici provocati da basse aliquote marginali, segnalo come molto utile questo recente paper.

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15
Ago
2009

Perché non copiare la Polonia?

La crisi nell’Est Europa continua a picchiare duro. La Repubblica Ceca ha visto il Pil nel ssecondo trimestre contrarsi del 4,9% sul trimestre precedente, l’Ungheria del 7,9%, in Estonia i disoccupati sono al 13,5%. L’aggancio all’euro, per chi lo aveva nel mirino, resta molto problematico rispetto alla svalutazione delle valute locali, inevitabilmente in corso per la fuga di capitali e la frenata degli IDE. In tale quadro che resta preoccupante, un’idea viene dal governo della Polonia. Poiché il deficit pubblico polacco veleggia più vicino al 7 che al 6% del Pil quest’anno, più del doppio di quanto inizialmente previsto dal governo, il premier Donald Tusk ha deciso che è venuto il momento di decisioni serie. A guai straordinari e imprevisti, soluzioni straordinarie e inattese.  Il governo si accinge a dichiarare – scrive il quotidiano Rzeczpospolita – una misura drastica. Entro la fine del 2010, i dipendenti dell’amministrazione pubblica centrale e della sanità pubblica dovranno diminuire di “almeno” il 10%. Obiettivo: risparmiare entro il 2013 spesa pubblica pari a 2,9 miliardi di zloty, poco più di un miliardo di dollari.

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14
Ago
2009

Chi la pensa come noi: la bolla Fed si sgonfierà

Segnalo due report di straordinario interesse sulle condizioni del mercato americano. Il primo è di Bob Chapman per Global Research , e la sua conclusione è che “the depression is only pausing to catch its breath”. Il secondo è di Naufal Sanaullah, Qasim Khan e Tyler DeBoer, per www.shadowcapitalism.com. e conclude drasticamente: “a market crash is imminent and necessary”. Vediamoli nel merito.

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14
Ago
2009

Val più un’immagine

A ottobre dello scorso anno, nove grandi istituzioni finanziarie statunitensi hanno ricevuto 125 miliardi di dollari di denaro dei contribuenti nell’ambito del Troubled Asset Relief Program, che aveva già subito una mutazione dall’originaria versione di Hank Paulson, che prevedeva il riacquisto di attivi tossici, poi fallito per le insuperabili difficoltà di pricing dei medesimi. Il programma venne poi declinato in una gigantesca iniezione di capitale, secondo alcuni realizzata erga omnes per evitare problemi di stigma. Ad alcuni mesi di distanza, sappiamo come è andata. Quello che forse non sappiamo è che, secondo quanto accertato dall’ufficio dell’Attorney General di New York, Andrew Cuomo, alcuni bonus pagati ai top manager delle nove banche sono risultati superiori al risultato netto delle medesime.

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14
Ago
2009

Una battuta sul Concordato e… la Fiat

Consentitemi una battuta sulla questione del Concordato, dell’ora di religione, e di tutto ciò che rientra nel regime di accordo preferenziale con la Chiesa cattolica espresso anche dal Nuovo Concordato, dovuto a Bettino Craxi e negoziato da Gennaro Acquaviva. Una battuta che deriva dalla mia storia personale. Da adolescente e giovane dirigente politico che teneva i campi estivi della propria organizzazione insegnando a ragazzini ancora più piccoli canzoni anticlericali risorgimentali – tipo “bruceremo le chiese e gli altari/ bruceremo le ville e le regge/ coi budelli dell’ultimo prete/impiccheremo il papa e il re…”, finirò tra pochi giorni, all’ultimo giorno del meeting di Rimini, a parlare di don Giussani al popolo ciellino.  Mettiamola così, la teoria della libera concorrenza applicata alla religione non solo non fa una grinza, sarebbe con ogni probabilità il first best. Ma le norme e le autorità antitrust nascono e si affermano solo dopo secoli di mercato, dunque…

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