La politica premia troppe aziende in Italia, non solo Silvio
I giornali preferiscono dare spazio a occasional papers di economisti Bankitalia dedicati al tema Nord e Sud, o agli immigrati. Ma se qualche scudisciata cade invece sui vizi dello statalismo italiano, allora la disattenzione è generale. Come esempio, l’estrapolazione di uno studio di due giovani dell’Ufficio Studi di via Nazionale, Federico Cingano e Paolo Pinotti. Riguarda l’indebito premio che a molte aziende italiane viene dall’essere indebitamente “al traino” della politica. È un sistema unfair in termini di concorrenza sempre: ma in tempi di crisi, quando le risorse diventano scarse in termini di credito e i fatturati flettono, diventa ancor più odioso perché “discrimina” le imprese secondo criteri molto diversi da quelli del vantaggio competitivo. È una iniqua rendita di posizione che vale il 5% in più di margine sui concorrenti, e che riguarda non poche aziende a cominciare da quelle del Cavaliere, come tanto sprovveduti o in malafede potrebbero immaginare, bensì diverse migliaia di aziende italiane.