21
Ago
2009

Obamacare. The other side of the cathedral

In molti hanno analizzato costi e benefici della riforma sanitaria di Obama. In questa sede mi preme invece segnalare due ulteriori prospettive.

-La prima: esiste una profonda divergenza fra religious left e religious right sulla riforma. Dato il peso politico dei gruppi religiosi nel contesto politico americano non è cosa da poco. Il dibattito ovviamente si focalizza sul ruolo del governo centrale.

Why do religious Left activists always workship the altar of Big Government?

Questa è la domanda che si pone Mark Tooley.

Sempre a tal proposito è opportuno segnalare che la conferenza episcopale statunitense ha lanciato un proprio sito web sull’argomento. Lo stesso hanno fatto i Jews for Healthcare Reform.

-La seconda: nessuno, almeno in Italia, ci ha fatto notare la debacle dell’amministrazione Obama sulla “flagging operation”. In buona sostanza tramite il sito internet della White House era stato diffuso un annuncio mediante il quale si invitavano i cittadini a segnalare coloro i quali facessero opera di “disinformazione”  sulla riforma voluta dal presidente

Since we can’t keep track of all of them at the White House, we’re asking for your help. If you get an email or see something on the web about health insurance reform that seems fishy send it to flag@whitehouse.gov.

APRITICIELO. Si sono subito scatenate le accuse: violazione della libertà di parola, volontà di controllare i cittadini. Con il primo emendamento non si scherza.  Così dopo numerose proteste il programma governativo è stato cancellato.

Anche se Obama sostiene di essere “partner di Dio nelle questioni di vita e di morte“, questa riforma sta creando un casino infernale.

20
Ago
2009

A Jackson Hole, banchieri al capezzale

In queste ore comincia a Jackson Hole – Wyoming, la trentunesima conferenza  annuale organizzata dalla FED di Kansas City, appuntamento rituale estivo in cui tutti i maggiori banchieri centrali del mondo si ritrovano per fare il punto sulla situazione in corso. Francamente, non ho mai capito perché i media italiani diano pressoché nulla copertura a tale appuntamento, che insieme alle sessioni della BIS a Basilea (BRI se usate l’acronimo italiano) è una delle pochissime sedi nelle quali i banchieri centrali si confrontano in maniera aperta: oltretutto, mentre la riservatezza che grava sulle riunioni BIS è proverbiale e pressoché a prova di bomba, a Jackson Hole invece vengono – sia pure con qualche ritardo – rilasciati i papes che vengono formalmente presentati e discussi. Certo, non possiamo sapere quel che stasera i 45 banchieri centrali riuniti quest’anno si diranno tra loro, ma è proprio grazie ai papers di Jackson Hole che abbiamo potuto ricostruire, negli anni addietro nei quali Greenspan regnava sovrano, come egualmente per esempio proprio economisti della BIS osarono sfidarlo muovendo ai suoi tassi d’interesse l’accusa  di essere destabilizzanti e moltiplicatori di rischio.

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20
Ago
2009

La maledizione delle risorse e la scoperta dell’acqua calda

Moises Naim è una persona intelligente anche se ha fatto il ministro. Per questo leggere i suoi editoriali sul Sole 24 Ore è sempre un esercizio utile, se non a imparare qualcosa, almeno a confrontarsi con un punto di vista autorevole e originale sulle cose del mondo. Solo che, a volte, Naim si limita a esporre un’equazione senza poi tentare di risolverla. E’ il caso del suo intervento di oggi, che tenta di avviare una riflessione su quello che in letteratura è noto come il “paradosso dell’abbondanza”, o anche come la “maledizione delle risorse“.

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20
Ago
2009

“Rapallizzare” l’Italia? Alcune buone ragioni

Qualche giorno fa un amico fiammingo mi ha riferito con entusiasmo di una sua recente vacanza in Liguria, ricordando con piacere i giorni passati a Camogli e Rapallo. La cosa mi ha colpito perché, da qualche decennio, nei dizionari della lingua italiano con il verbo “rapallizzare” si indica un processo di cementificazione selvaggia: come quando si prende un paesino costiero e lo si riempie di casermoni e villaggi turistici. In questi giorni ferragostani può essere allora opportuno provare a sviluppare qualche minima riflessione sul rapporto tra natura e turismo, tra bellezze storico-ambientali e sviluppo urbanistico.

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20
Ago
2009

Più concorrenza e più sicurezza per i trasporti, un ossimoro solo apparente

La tragedia causata dal deragliamento di un treno merci che trasportava Gpl, avvenuto nella stazione di Viareggio lo scorso 29 giugno ha, prevedibilmente, riacceso i riflettori sul tema del rapporto di causalità esistente fra liberalizzazione del trasporto ferroviario e riduzione del livello di sicurezza di tale settore. Il ragionamento, ridotto all’osso, è il seguente: a differenza di quanto accadeva con il monopolio pubblico, i soggetti privati, sotto la spinta della pressione competitiva e nell’ottica di massimizzare i profitti, riducono le spese per la manutenzione dei convogli e della infrastruttura, costringono i lavoratori a condizioni di lavoro più gravose e determinano così un incremento del rischio di incidenti. Non è la prima volta che accade. Gli archivi dei giornali di tutta Europa sono colmi di articoli nei quali si descrivono le nefaste conseguenze della privatizzazione delle ferrovie britanniche e l’argomento è un classico cavallo di battaglia di chi, nel mondo sindacale e politico, è favorevole al mantenimento dello status quo. Ma la realtà del trasporto su ferrovia in Gran Bretagna è davvero quella descritta dagli organi di informazione oppure no?

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20
Ago
2009

Private equity. I pregiudizi di Mucchetti

Riceviamo e pubblichiamo da Galeazzo Scarampi, membro del Board of Trustees dell’Istituto Bruno Leoni.

Ma come si fa a ragionare partendo dall’ assunto che qualcuno possa o debba decidere se: “in generale lavorare così fa bene al sistema o contribuisce a metterlo a rischio?”.
Il dibattito sulla creazione di valore rispetto al rischio da parte del private equity e su quali siano i drivers di tale creazione (quanto conti la deducibilità degli interessi, o la leva finanziaria. o l’ aumento di performance relativa al settore, o la differenza fra i prezzi di acquisto e di vendita, o gli incentivi al management) e’ ampio ma evidentemente Massimo Mucchetti, autore sul tema di un recente articolo sul Corriere della sera, non ha avuto tempo di esaminarlo.

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19
Ago
2009

I lombardi all’ultima crociata

C’è una domanda che vorrei tanto fare ai politici lombardi: perché non vi piace il kebab? Prima Roberto Formigoni, col suo “coprifuoco” dell’una di notte. Ora la giunta leghista di Capriate, che inibisce alle kebabberie le vie del centro.
Per quanto se ne legge su Internet, la delibera di giunta appare davvero surreale, vietando l’apertura di locali pubblici “gestiti da immigranti” in via Vittorio Veneto. Scelta “di carattere urbanistico”, come dice il sindaco?
Si può sostenere che sia auspicabile che le strade centrali di un paese mantengano, per così dire, un certo “tono”. Ma si tratta di un fine che viene assai meglio perseguito attraverso meccanismi di mercato, che tramite delibere. Non si aprono negozi a capocchia: un dettagliante tende ad investire laddove pensa di essere “benvoluto” e “interessante” per la clientela. Non ci sono straccivendoli in via Montenapoleone: e non certo perché è il Comune di Milano a vietarlo, ma semplicemente perché immobili ed affitti veleggiano a prezzi stratosferici, tarati sul giro d’affari delle lussuose “botteghe” di cui è tappezzato il quadrilatero della moda. Read More

19
Ago
2009

Mercati giù come detto, povera FED

Che i mercati finanziari fossero in bolla, se ci seguite su questo blog per voi non è una novità. Come non lo è la frenata cinese che vi abbiamo anticipato quando nessuno ci faceva caso, allorchè la Banca centrale ha tirato un freno all’eccesso di liquidità che finiva per alimentare acquisti in Borsa invece di traslarsi sull’economia reale. Di conseguenza, è solo un bene che anche stamane Shangai perdesse più di 4 punti e che di conseguenza tutto ciò tiri verso il basso da due settimane le Borse mondiali. Meglio fermare la bolla bis alimentata dalle banche centrali, piuttosto che continuare ad alimentarla. Da oltre il 90% che Shangai aveva guadagnato da marzo ad oggi, siamo al 18,9% in meno. Vedremo più avanti, se la discesa dell’equity andrà per un po’ a vantaggio dell’obbligazionario che stentava, per poi ritornare all’equity a fine anno. O se il futuro ci riserva – Dio non voglia ma attualmente non credo – di peggio. La domanda a questo punto è:  le banche centrali capiranno che devono cambiare musica?

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