21
Ago
2009

Imposte sulle imprese e investimenti pubblici

I tempi cambiano, ma le divisioni restano. Due economisti keynesiani, della London School of Economics e di Paris IX Dauphine, in questo paper si preoccupano di ciò che per noi sarebbe invece ottimale. La tendenza generale, in atto da un ventennio, alla graduale diminuzione del prelievo fiscale  sulle imprese nell’area OCSE porta a una parallela diminuzione degli investimenti pubblici. A ogni 15% di calo dell’aliquota media, scrivono, corrisponde un calo degli investimenti pubblici che può andare da uno 0,6% ad “addirittura” più di un punto percentuale di prodotto. Conclusione, a prescindere dall’accuratezza dell’inferenza che a me personalmente lascia abbastanza perplesso (ma non è questa la sede per un approfondimento ipertecnico): se siete keynesiano o comunque statalista, penserete che abbassare le imposte alle imprese è due volte sbagliato; se siete un marginalista offertista, un neoclassico o comunque un antistatalista, penserete che abbassare le imposte è giusto non una volta ma due, perché l’investimento degli attori del mercato è per forza di cose più efficiente di quello deliberato e attuato dallo Stato.

21
Ago
2009

Jackson Hole, Feldstein ha ragione

La prima giornata del meeting di Jackson Hole vede i mercati europei in rally con crescite tra il 2 e il 3% degli indici. Vi invito a leggere il testo di Ben Bernanke, in apertura dei lavori, che ha provocato tutto questo entusiasmo. Da giornalista, ai lettori – e agli operatori di Borsa in azione – lo avrei presentato col titolo del WSJ – Bernanke: Recovery to Start Off Slowly – non con quello del Financial Times – Bernanke Optimistic on Economic Growth. Eppure è la seconda tesi che ha prevalso: il titolo stu-pe-fa-cen- te di apertura, del sito della Stampa diretta da Mario Calabresi, in queste ore è “La FED: preso la crisi sarà finita”.  Parole che Bernanke non si è neppure sognato di dire. Il “nostro” Martin Feldstein porta a casa la palma di giornata, per chiarezza e secchezza di giudizio. Qui la sua intervista di commento a Bloomberg : Us Economy Weak, May Dip Again.  La penso come Feldstein. La disoccupazione USA peggiorerà e la crisi USA potrebbe persino peggiorare. Ma vale la pena di esaminare il testo di Bernanke con cura. Read More

21
Ago
2009

European Resource Bank a Marsiglia

Alcuni lettori (amici e sodali) di tanto in tanto ci scrivono chiedendo notizia dei rapporti di collaborazione fra IBL e altri think tank, e di iniziative che hanno una prospettiva “internazionale” nel mondo delle organizzazioni di ispirazione “liberista” come la nostra. In questi giorni e’ in corso a Marsiglia la sesta “European Resource Bank”, un po’ convegno un po’ fiera: l’obiettivo e’ quello di riflettere assieme sulle buone pratiche messe a punto dai diversi istituti, vedere cosa si puo’ imparare gli uni dagli altri, magari cercare di coordinare quelle iniziative che possono essere fatte in partnership. Read More

21
Ago
2009

Banche centrali “indipendenti”. Una segnalazione dall’FT

Abbiamo gia’ parlato in piu’ di una occasione del tema della “indipendenza” dei regolatori, e specialmente delle banche centrali. Glenn Hubbard, Hal Scott e John Thornton hanno un articolo molto interessante, sul Financial Times di oggi. Lo trovate qui. Non solo riassumono bene la “reazione” della FED alla crisi nei mesi scorsi, ma spiegano anche perche’ proprio dal fatto che le sono stati attribuiti nuovi poteri, vengono serie minacce alla sua indipendenza:

The Fed needs authority to lend in a crisis to avoid the chain reaction of failures of financial institutions, which could result in a complete economic collapse. However, this reason to act should not jeopardise the Fed’s credibility and independence.

21
Ago
2009

Meeting di Rimini, tre domande da una premessa

So bene che questo blog si rivolge intenzionalmente a tutti, dunque non fa delle convinzioni religiose in alcun caso un criterio differenziale. Ma da lunedì prende l’avvio il Meeting di Rimini. Io ci andrò a parlare. Comunque la pensiate, e nel pieno rispetto delle convinzioni di ciascuno, trovate qui la premessa “ontologica” dalla quale parte la mia analisi, e tre domande in materia economica che girerò a chi mi ascolterà. Mi piacerebbe che si aprisse un dibattito tra tutti noi, su che cosa significhi davvero in concreto essere economisti, banchieri e imprenditori cristiani. Ma se invece incorrerò in bocciature, va bene lo stesso.

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21
Ago
2009

Obamacare. The other side of the cathedral

In molti hanno analizzato costi e benefici della riforma sanitaria di Obama. In questa sede mi preme invece segnalare due ulteriori prospettive.

-La prima: esiste una profonda divergenza fra religious left e religious right sulla riforma. Dato il peso politico dei gruppi religiosi nel contesto politico americano non è cosa da poco. Il dibattito ovviamente si focalizza sul ruolo del governo centrale.

Why do religious Left activists always workship the altar of Big Government?

Questa è la domanda che si pone Mark Tooley.

Sempre a tal proposito è opportuno segnalare che la conferenza episcopale statunitense ha lanciato un proprio sito web sull’argomento. Lo stesso hanno fatto i Jews for Healthcare Reform.

-La seconda: nessuno, almeno in Italia, ci ha fatto notare la debacle dell’amministrazione Obama sulla “flagging operation”. In buona sostanza tramite il sito internet della White House era stato diffuso un annuncio mediante il quale si invitavano i cittadini a segnalare coloro i quali facessero opera di “disinformazione”  sulla riforma voluta dal presidente

Since we can’t keep track of all of them at the White House, we’re asking for your help. If you get an email or see something on the web about health insurance reform that seems fishy send it to flag@whitehouse.gov.

APRITICIELO. Si sono subito scatenate le accuse: violazione della libertà di parola, volontà di controllare i cittadini. Con il primo emendamento non si scherza.  Così dopo numerose proteste il programma governativo è stato cancellato.

Anche se Obama sostiene di essere “partner di Dio nelle questioni di vita e di morte“, questa riforma sta creando un casino infernale.

20
Ago
2009

A Jackson Hole, banchieri al capezzale

In queste ore comincia a Jackson Hole – Wyoming, la trentunesima conferenza  annuale organizzata dalla FED di Kansas City, appuntamento rituale estivo in cui tutti i maggiori banchieri centrali del mondo si ritrovano per fare il punto sulla situazione in corso. Francamente, non ho mai capito perché i media italiani diano pressoché nulla copertura a tale appuntamento, che insieme alle sessioni della BIS a Basilea (BRI se usate l’acronimo italiano) è una delle pochissime sedi nelle quali i banchieri centrali si confrontano in maniera aperta: oltretutto, mentre la riservatezza che grava sulle riunioni BIS è proverbiale e pressoché a prova di bomba, a Jackson Hole invece vengono – sia pure con qualche ritardo – rilasciati i papes che vengono formalmente presentati e discussi. Certo, non possiamo sapere quel che stasera i 45 banchieri centrali riuniti quest’anno si diranno tra loro, ma è proprio grazie ai papers di Jackson Hole che abbiamo potuto ricostruire, negli anni addietro nei quali Greenspan regnava sovrano, come egualmente per esempio proprio economisti della BIS osarono sfidarlo muovendo ai suoi tassi d’interesse l’accusa  di essere destabilizzanti e moltiplicatori di rischio.

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