26
Ago
2009

Poteva andar peggio. O potrebbe?

Ieri, l’Office of Management and Budget (OMB), diretto da Peter Orszag, ha pubblicato la Mid-Session Review, cioè l’aggiornamento semestrale delle previsioni economiche dell’Amministrazione, oltre alle stime di bilancio. Dai dati si evidenzia un deficit minore del previsto per il 2009, ma maggiore negli anni di crescita economica consolidata. Riguardo il 2009, l’OMB ritiene vi sia un miglioramento di 262 miliardi di dollari, in conseguenza di minori oneri sostenuti dalla FDIC. Ciò ridimensionerebbe la stima del rapporto deficit/Pil di quest’anno dal 12,9 all’11,2 per cento. A noi risulta difficile immaginare minori oneri a carico della FDIC proprio nel momento in cui, ogni venerdì sera, la medesima prende il controllo di quattro o cinque banche dissestate, ma tant’è.

Read More

24
Ago
2009

Critical Review & Financial Crisis

Negli anni scorsi, la Critical Review si era segnalata quale rivista di filosofia politica (e dintorni) sostanzialmente schierata su posizioni libertarie, ma non di rado incline a civettare con varie forme di post: postlibertarismo, postmodernismo, postfilosofia, e via dicendo. Per questa ragione il suol editor, Jeffrey Friedman, si era tirato addosso (e a ragione) una certa quota di contestazioni e ironie da parte dei propri lettori: essenzialmente libertari, liberali classici, conservatives, etc.

Con l’ultimo numero, intitolato Causes of the Financial Crisis, la rivista sembra essere tornata su binari più classici. L’introduzione, firmata dal direttore stesso della pubblicazione, sviluppa fin dal titolo (“A Crisis of Politics, Not Economics: Complexity, Ignorance, and Policy Failure”) la tesi – minoritaria, ma solidamente liberale – che anche stavolta il carattere patologico della crisi sia figlio di tutta una serie di programmi politici, che hanno creato un sistema di incentivi e disincentivi che ha falsato il mercato e ha indotto a comportamenti “irrazionali”. I nomi della maggior parte degli autori invitati a scrivere (da White a Taylor, per limitarsi a due nomi) paiono convergenti con questa prospettiva.

Dopo tanto girovagare, insomma, Friedman e la Critical Review sembrano essere tornati alla casella di partenza. E questa non è una cattiva notizia.

24
Ago
2009

Europeisti di tutto il mondo unitevi

I nostri politici, di destra e di sinistra, mettono spesso in piazza il loro altissimo grado di europeismo.  Antonello Cherchi e Marco Gasparini sul Sole24ore di oggi ci dicono che in realtà le nostre casse pubbliche rischiano di pagare caro l’europeismo di mera facciata delle nostre istituzioni pubbliche. Sono infatti numerose le procedure di infrazione aperte dalla Commissione contro l’Italia.  I due giornalisti del Sole24ore nel loro articolo non ci dicono  però nulla sulle ragioni di tutte queste presunte, ma spesso reali, violazioni del diritto comunitario.

I problemi per l’Italia? La nostra maledetta e pletorica pubblica amministrazione. Ce lo spiegano in questo working paper  harvardiano cinque studiosi cinque:

The UK and Germany are much more complaiant than France and Italy, which command similar political power but whose administrations are ridden by bureaucratic inefficiency and corruption.

Maggiori info qui.

24
Ago
2009

La tragedia delle risorse (pubbliche)

Il crollo delle quotazioni del petrolio ha conseguenze a tutti i livelli. Un aspetto interessante è che, mentre nei paesi privi di rule of law l’eccessiva dipendenza dal greggio può causare la “maledizione delle risorse“, nei paesi istituzionalmente più attrezzati non si verifica nulla di tutto ciò. Non mancano, però, le possibili conseguenze avverse: per esempio, la tragedia dei bilanci pubblici, che tipicamente sostituiscono con le revenue petrolifere le entrate che altrimenti arrivano per via fiscale. E’ il caso degli stati americani alle prese con la drastica riduzione di un flusso finanziario robusto, come racconta Ben Casselman sul Wsj.

24
Ago
2009

Obama, la riforma sanitaria e l’enciclica sociale

La scorsa settimana Barack Obama ha rivolto un appello ai leader religiosi di ogni confessione presente negli Stati Uniti per cercare di vincere le resistenze del Congresso all’approvazione della riforma sanitaria. Come scrive Maurizio Molinari su La Stampa, lo sforzo profuso dall’Amministrazione per mobilitare i gruppi religiosi è stato imponente: svariate centinaia di persone sono state convinte a predicare nelle rispettive comunità a favore del provvedimento che andrebbe ad ampliare il ruolo dello Stato nel campo della sanità e ad accrescere spesa pubblica e pressione fiscale.
A tal riguardo, è forse interessante segnalare un passo dell’enciclica sociale di Benedetto XVI. Al capo 60 si legge:

“Nella ricerca di soluzioni della attuale crisi economica, l’aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri deve esser considerato come vero strumento di creazione di ricchezza per tutti. Quale progetto di aiuto può prospettare una crescita di valore così significativa — anche dell’economia mondiale — come il sostegno a popolazioni che si trovano ancora in una fase iniziale o poco avanzata del loro processo di sviluppo economico? In questa prospettiva, gli Stati economicamente più sviluppati faranno il possibile per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi a livello di comunità internazionale. Lo potranno fare anche rivedendo le politiche di assistenza e di solidarietà sociale al loro interno, applicandovi il principio di sussidiarietà e creando sistemi di previdenza sociale maggiormente integrati, con la partecipazione attiva dei soggetti privati e della società civile. In questo modo è possibile perfino migliorare i servizi sociali e di assistenza e, nello stesso tempo, risparmiare risorse, anche eliminando sprechi e rendite abusive [corsivo nostro], da destinare alla solidarietà internazionale. Un sistema di solidarietà sociale maggiormente partecipato e organico, meno burocratizzato ma non meno coordinato, permetterebbe di valorizzare tante energie, oggi sopite, a vantaggio anche della solidarietà tra i popoli”.

L’indicazione del Pontefice sembra quindi andare in direzione opposta a quella auspicata da Obama: meno Stato, meno spesa e maggior partecipazione di soggetti privati e società civile. L’obiettivo è quello di risparmiare risorse da destinare all’aiuto dei Paesi poveri. Peraltro, nella stessa enciclica non si manca di sottolineare come problemi analoghi a quelli evidenziati con riferimento alle politiche sociali all’interno dei singoli Paesi hanno spesso afflitto gli aiuti internazionali che, si legge al capo 22, “sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità che si annidano sia nella catena dei soggetti donatori sia in quella dei fruitori”. Non saranno forse i correttivi proposti per le politiche nazionali necessari anche in ambito internazionale?

24
Ago
2009

Inondazione di ultima istanza

Pare ormai acquisito che la Grande Recessione stia volgendo al termine, almeno sul piano delle variazioni del Pil, mentre l’andamento dell’occupazione sembra destinato a restare depresso almeno fino alla seconda metà del 2010. Circostanza che solleva perplessità riguardo la sostenibilità della ripresa nella perdurante assenza del consumatore americano, che deve prioritariamente preoccuparsi di ridurre il proprio indebitamento e non perdere il lavoro, o trovarne rapidamente uno nuovo, in caso sia disoccupato. Tra gli analisti restano tuttavia significative divergenze riguardo il vigore della ripresa in atto e la sua auto-sostenibilità, al netto dell’impulso fiscale.

Read More

23
Ago
2009

Veronica, Margherita e il tappo sulla bocca

Oggi i quotidiani di mezzo mondo hanno riecheggiato l’anticipazione della nuova edizione di “Tendenza Veronica” di Maria Latella, anticipato ieri dal Corriere. Di fatto, apprendere che Veronica Lario non esclude affatto di restare a fianco del marito, Silvio Berlusconi, e che anche consiglieri del premier gli sussurrano che sarebbe meglio per lui riprendere un pieno rapporto coniugale, magari dopo un soggiorno in una clinica per sex addicted, è roba che avrebbe dovuto incendiare i giornali. Sul perché non sia successo non spreco una parola: si tenessero questi impettiti direttori che si sono appena scelti, gli azionisti mediobancheschi, confindustriali e berlusconiani.
Read More