31
Ago
2009

Fieg vs. Google: giornali e siti non sono tutti libere imprese?

Nei giorni scorsi la stampa ha dato notizia dell’apertura di un’inchiesta dell’Antitrust nei riguardi di Google Italia. L’agenzia si sta muovendo sulla base di una denuncia dell’associazione delle aziende editoriali, la Fieg, secondo la quale “Google impedirebbe agli editori di scegliere liberamente le modalità con cui consentire l’utilizzo delle notizie pubblicate sui propri siti Internet” (ma i giornali non gestiscono forse a loro piacere le loro pubblicazioni?).

Per la Fieg, ad ogni modo, la conseguenza di tutto ciò sarebbe che “i siti editoriali che non vogliono apparire su Google News verrebbero automaticamente esclusi anche dal motore di ricerca Google”. È stata dunque avviata un’istruttoria per presunto abuso di posizione dominante.

Nel comunicato ufficiale trasmesso dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato si può leggere che “gli editori italiani, che non ottengono alcuna forma di remunerazione diretta per l’utilizzo dei propri contenuti su Google News, non avrebbero inoltre la possibilità di scegliere se includere o meno le notizie pubblicate sui propri siti internet sul portale stesso: Google renderebbe infatti possibile ad un editore di non apparire su Google News, ma ciò comporterebbe l’esclusione dei contenuti dell’editore dal motore di ricerca della stessa Google”.

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31
Ago
2009

I ritardi dell’ENAC a Fiumicino

Le statistiche del mese di Agosto dei ritardi dell’aeroporto di Roma Fiumicino non sono ancora disponibili, ma certamente, come hanno fatto notare diverse fonti d’informazione, il mese è stato molto difficile.

In particolare la riconsegna dei bagagli è stata alquanto difficoltosa e questo per un sistema non completamente automatizzato.

Ma perché ogni anno in Agosto si ripete lo stesso problema? Sono stati fatti dei miglioramenti nel sistema di smistamento bagagli nello scalo gestito da ADR, ma il ritardo accumulato negli anni è stato troppo grande e non è stato possibile fare i miracoli.

Inoltre il fatto che Alitalia abbia concentrato il proprio hub su Roma Fiumicino ha accresciuto i problemi, in quanto si è avuta una maggiore concentrazione di traffico nel picco estivo.

Lo stesso problema dei bagagli si era riproposto anche nel 2007, tanto che l’ENAC, guidato dal Presidente Vito Riggio, aveva fatto nel luglio di quell’anno una riunione al fine di evitare problemi. Nonostante l’incontro quell’anno la situazione fu tragica con enormi cataste di bagagli sparse per l’aeroporto.

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31
Ago
2009

Dedicata a te vecchio Hal

Conosciuto soprattutto per le sue opere di “Diritto e Religione“, in realtà Harold Berman è stato anche un grande studioso del diritto commerciale internazionale e del diritto sovietico.

La decisione della corte d’appello russa che rende giustizia alla italiana Ferrero, mi ha fatto ricordare delle temerarie lotte a difesa dei diritti di proprietà intellettuale che Berman affrontava di fronte alle corti sovietiche.

Una storia su cui nessuno ha scritto, ma che sarebbe degna sia di un romanzo che di una pubblicazione scientifica.

Mentre sulle informative della C.I.A. , che vedeva, in piena guerra fredda, Berman volare di continuo fra Washington e Mosca, si poteva leggere “Who is this fucking cock?”, il vecchio Hal si batteva per difendere il diritto, “naturale”  per lui, di Arthur Conan Doyle sulle sue opere letterarie.

Ovviamente in tempi sovietici senza nessuna possibilità di vittoria.

Questo successo della Ferrero è dedicato anche a te vecchio Hal e soprattutto ci ricorda che quella per il cioccolato, oltre ad essere una guerra tra ghiotti è una partita commerciale globale. E l’Italia la sta giocando.

31
Ago
2009

Friedman, i fallimenti bancari e la reincarnazione

Segnalo a chi legge che da qualche sessione di Borsa a questa parte il mercato cinese sta reagendo alla maggior cautela di liquidità che il regolatore monetario locale ha deciso di adottare. Come vi avevamo detto, la bolla si sta riducendo: e a colpi di centinaia di punti base a sessione. Non è per dire a chi ci legge che deve “usarci” per regolare i propri ingressi e uscite sul mercato. È solo per richiamare l’importanza assoluta che in questi chiari di luna i regolatori monetari rappresentano rispetto ad andamenti di mercato largamente “determinati” dall’eccesso di liquidità che qualche strada dovrà pure prendere, in perdurante assenza di efficiente trasmissione del moltiplicatore monetario all’economia reale. Ai corsi di Borsa attuale in Italia, per moltissime quotate il P/E  è assolutamente spaziale. Detto questo, che cosa penserebbe Milton Friedman se fosse ancora tra noi? Read More

30
Ago
2009

Misery (Index) non deve morire

In questo periodo di crisi dell’economia, anche il liberismo non si sente troppo bene. In base all’assunto (discutibile) che il “Washington Consensus”, quella specie di paradigma che sta dietro a buona parte delle riforme economiche degli anni Novanta, sia la prosecuzione del liberismo con altri mezzi, molti hanno sostenuto che a suon di liberismo il mondo si sia ammalato di un male quase insanabile. Da qui, il ritorno prepotente del keynesismo, le beffe agli economisti (che, come tanto tempo fa, viene usato quasi come sinonimo di liberisti), la retorica stimolista e l’assalto regolatorio ai mercati. Però, c’è una cosa che non torna: i dati. Lo dimostra Steve Hanke, economista della Johns Hopkins University e senior fellow del Cato Institute, in un breve ma incisivo articolo pubblicato da Globe Asia. Hanke si concentra sul “Misery Index“, un indice sintetico introdotto da Arthur Okun e modificato da Robert Barro, che sostanzialmente misura – una volta applicato a un dato periodo di tempo, per esempio la durata di un mandato presidenziale – la variazione della miseria, definita in funzione di quattro variabili: l’inflazione; la disoccupazione; il rendimento dei buoni del tesoro a 30 anni; e la distanza tra il trend di lungo termine della crescita del Pil reale e la performance effettiva dell’economia. Il risultato non è soprendente, per chi la pensa come noi dell’IBL, ma pone un grosso problema a tutti gli altri, che quanto meno dovrebbero cercare di argomentare perché, dove, come e quando i dati dicono cose sbagliate.

Infatti, il presidente americano che ha dato il maggior contributo alla riduzione della miseria negli Usa è Ronald Reagan (primo mandato), seguito da Bill Clinton nel secondo mandato e quindi ancora dal secondo mandato di Reagan. Le amministrazioni peggiori sono quelle di Jimmy Carter e di Nixon/Ford. Una curiosità: George W. Bush non fa né bene né male: nel primo mandato ha contribuito a ridurre leggerissimamente il Misey Index, nel secondo lo ha fatto aumentare leggermente. Hanke fa bene, nel commentare questo, a ricordare le parole spese da Clinton nel suo discorso sullo stato dell’unione del 1996:

The era of big government is over.

Lette 13 anni dopo, strappano un sorriso. Ma è un sorriso bonario, dovuto al senno di poi. Perché, se Clinton aveva fattualmente torto, aveva ideologicamente ragione.

30
Ago
2009

I consumi americani resteranno deboli. Ma per 25 anni forse no

Il paper appena uscito di Menzie Chinn e Jeffrey Frieden sta suscitando un certo dibattito sui blog USA. È molto utile perché aggiorna e rafforza la tesi che qui più volte abbiamo espresso, in merito al periodo forzatamente lungo che occorrerà per vedere i consumi americani tornare ai livelli degli anni 2002-2007, stante la necessità di riequilibrare il deficit delle partite correnti Usa e di riallineare la propensione al consumo al reddito disponibile. Ma poiché Chinn è un noto liberal clintoniano e keynesiano, trovo abbia ragione Arnold Kling che su EconLog è insorto, vedendo puntare il dito contro il deficit negli anni di Reagan. Chinn ha reagito duramente, la cosa si è risolta con scuse reciproche,  ma è sano un paese dove gli osservatori economici ricordano esplicitamente a lettori ed opinione pubblica che la scuola di appartenenza “conta”, eccome se conta. Da noi non avviene, per il semplice fatto che al 99%  sono tutti nel mainstream keynesiano. Utile anche la lettura di Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph. Una sana polemica contro Krugman e gli iperdeficisti che spingono per altri pacchetti pubblici di sostegno all’economia, in cui viene citato anche il caso italiano: ma in senso opposto a Krugman, che ormai usa spesso l’esempio tricolore come argomento a sostegno dell’innocuità di altissimi debiti pubblici. Mi pare che l’ottimo Ambrose sbagli un po’ troppo per eccesso di pessimismo, affermando che occorreranno forse 25 anni per rimettere le cose a posto. Diciamo che dipende da quanto deficit e debito farà davvero Obama, e se davvero metterà in essere gli oltre 9 trilioni $ di debito aggiuntivo sin qui promessi.

30
Ago
2009

L’inflazione della base monetaria piace ai governi deficisti ma impoverisce tutti. Come e perché un dollaro del 1800 vale oggi solo 8 centesimi

Ci cono grafici che da soli valgono mille parole. Date un occhio a questo, elaborato da Sean Malone del Mises Institute. In un solo colpo d’occhio, l’andamento del valore del dollaro dal 1800 a oggi. Dopo un apprezzamento superiore al 100% fino a fine Ottocento, una perdita del 196% al valori attuali. Solo gli stolti, a mio giudizio, possono credere che l’inflazione della base monetaria praticata dalla FED nell’ordine del 6000% negli ultimi 60 anni non sia “la” causa largamente prevalente nel determinare tale effetto. Ma si sa, la moneta è di solito trascurata come principale causa dei fenomeni economici…