Lockdown e libertà religiosa
Commentando, su questo blog, il caso dell’uomo di Vigliano multato dalle forze dell’ordine che avevano (in modo del tutto abusivo) ritenuto non “essenziale” l’acquisto di tre bottiglie di vino, avevamo espresso l’auspicio che esso rimanesse soltanto un caso isolato di censurabile “zelo”. Le cronache dei giorni passati si sono incaricate di smentirci. Prima, è stata la volta di un avvocato di Pescara, multato da una pattuglia della Guardia di Finanza per essere stato “sorpreso” di ritorno verso la sua abitazione in macchina intorno alle 23, «senza comprovate esigenze lavorative» (l’avvocato stava rientrando dal suo ufficio, e ha affermato di aver mostrato ai finanzieri i fascicoli che aveva con sé, i tesserini, le carte bollate, i registri: «ma non c’è stato nulla da fare»). Ora, è toccato a un cittadino marchigiano, che, essendosi recato in un comune (Civitanova Marche) diverso da quello di sua residenza (Potenza Picena), è stato multato dalla polizia municipale per quello spostamento giudicato “non necessario”: e ciò nonostante questi avesse – scontrino alla mano – dimostrato di essere stato costretto allo spostamento dal fatto che l’unico rivenditore di carne halal, ossia di quell’unico tipo di carne il cui consumo è ammesso dalla sua religione, fosse presente nel territorio di Civitanova.