4
Set
2009

Greenspan dei nostri? Macché. Consigli a Giulio

Greenspan era un libertarian e dunque la colpa della crisi è da addossare a quella scuola? L’argomento propalato dai liberal ha un’ottima e secca risposta da parte di Alex Pollock dell’American Enterprise Institute. È proprio come dice lui: se fosse stato un libertarian, Greenspan avrebbe abolito il monopolio della moneta e del suo prezzo relativo, e lo avrebbe sostituito con un meccanismo di libera contrattazione esattamente come si fa con il prezzo delle patate. Le élite e la gente comune la pensano però in maniera sempre più distante, mano mano che la crisi avanza, sui banchieri centrali. Ed è un fatto molto interessante, se solo i politici capissero davvero che cosa c’è alla base di questo fenomeno, e non preferissero invece utilizzarlo per critiche ai banchieri centrali magari solo un po’ demagogiche, come avviene da noi.  Read More

4
Set
2009

Ripresa, commercio, G20: il BDI continua a scendere

Come vedete, il Baltic Dry Index, che misura i noli per le navi Capesize destinate alle rinfuse solide, continua a scendere. Da aprile -maggio, quando la sua ripresa aveva fatto gridare alla ripresa del commercio mondiale, è risceso di circa il 45%. Per quanto si possa immaginare a fattori di correzione dovuti alla congestione dei porti asiatici – gli unici ad andare se non a pieno regime, quasi – non è proprio un segnale incoraggiante. È anche guardando a questi dati, che al G20 londinese odierno prevale la tesi che sia presto per l’exit strategy dalle politiche pubbliche di sostegno all’economia. Di sicuro ne beneficeranno i mercati finanziari, anche se non penso proprio che la bolla in corso faccia un gran bene.

4
Set
2009

Paolo e Giulio 2

All’ultimo post di Carlo Stagnaro sull’ENI splitting hypothesis, aggiungo solo alcune considerazioni. No, Giulio Tremonti non è insolitamente silenzioso, di fronte alla tesi avanzata giorni fa dalla Lex Column. A onor del vero, bisogna rendere giustizia in questo al ministro dell’Economia: non parla praticamente mai di società quotate, è una regola tassativa che cerca di seguire praticamente sempre, tanto è vero che rifugge anche dalle audizioni parlamentari  in cui si affrontano temi collegati ad aziende, e solo quando i giornalisti lo hanno incalzato energicamente si è di quando in quando fatto sfuggire qualcosa di per altro totalmente generico, ad esempio a proposito della vicenda Fiat.   Read More

4
Set
2009

Paolo e Giulio

Il fondo americano Knight-Vinke, che aveva osato ipotizzare il break up dell’Eni, e il Financial Times, che ne aveva rilanciato le tesi, non trovano sponde in Italia. Il fondo controlla circa l’1 per cento di Piazzale Mattei, e ha posizioni anche in Enel (di cui aveva sostenuto, tra i pochissimi, la mai lanciata opa sulla francese Suez) e in Snam Rete Gas (a sua volta in pancia al Cane a sei zampe per il 51 per cento). La reazione di Paolo (Scaroni) era prevedibile. Quella di Giulio (Tremonti) meno. Vediamo perché.

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4
Set
2009

A Right to Schooling, But Not to Education

Per anni James Tooley ci ha spiegato come in India la presenza di una vasta rete di scuole autenticamente private e sostenute dalle famiglie, spesso accessibili pagando rette modeste, abbia dato un contributo rilevante allo sviluppo del sistema educativo in quella società. (Queste tesi vengono esposte da Tooley anche nel capitolo di un volume antologico prossimamente pubblicato da IBL Libri, La città volontaria.)

Come illustra però un ricercatore del Cato Institute, Swaminathan S. Anklesaria Aiyar, in un articolo intitolato A Right to Schooling, But Not to Education apparso sul South China Morning Post, tutto questo potrebbe finire. Una nuova legge ha virato in direzione statalista l’intero sistema scolastico indiano, obbligando tra l’altro gli istituti privati a riservare un quarto dei posti disponibili a bambini poveri e provenienti dalle caste inferiori.

Il socialismo fa danni ovunque, e più o meno utilizzando le stesse ricette, ma quando questo avviene entro realtà che includono un gran numero di poveri e dove quindi c’è ancor più bisogno di libertà, responsabilità e concorrenza, le conseguenze sono destinate ad essere catastrofiche.

4
Set
2009

L’ultima di Krugman, una boiata pazzesca

Vale la pena della lettura, il saggetto di Paul Krugman sul New York Times Magazine. È una sintesi paradigmatica delle più clamorose forzature e scemenze alle quali possa spingersi la caricaturale volgarizzazione della scuola in cui ci riconosciamo, da queste parti. Poiché gli era capitato di affermare che la scuola di Chicago ormai era roba da Medioevo oscurantista, l’amara marcia indietro rispetto a tante conquiste del pensiero amaramente ottenute, finalmente Krugman si sente in dovere di spiegare per esteso la sua verità. Paradossalmente ma non troppo,  è un’articolessa che parte da toni e domande pressoché tremontiani, chiedendosi come mai l’economia si sia ridotta al nulla capire se non ex post. Lo sviluppo della sua tesi purtroppo avviene con toni e concatenazioni tali da piacere con facilità al lettore sprovveduto. Come sempre capita, la letteratura satirica si legge meglio e più di gusto di quella seria. Eppure anche Krugman, alla fin fine, deve ammettere che i neokeynesiani non ci hanno capito un’acca. Read More

3
Set
2009

In Germania concorrenza per Google News

Il magnate tedesco Hubert Burda, da tempo feroce critico di Google News, annuncia la creazione di due analoghi aggregatori di notizie (Nachrichten.de e Finanzen100), in grado di vincere la sfida contro il colosso di Mountain View. Come? Pagando agli editori parte- dal 20 al 50%- dei proventi pubblicitari, “che invece vengono loro negati da Google”. Che l’iniziativa di Burda possa avere successo non è affatto scontato. Di certo una cosa è chiara: i concorrenti si battono sul mercato, non con la scorciatoia tutta politica di chi ha più amici all’interno dell’Antitrust.

3
Set
2009

Bond Fantuzzi, le banche rifregano il parco buoi

Qualche notizia, come dice il buon Franco Bechis, ogni tanto i giornalisti farebbero bene a tirarla fuori. Eccone una fresca e fragrante. Anzi forse bisognerebbe dire “flagrante”, visto che è l’ennesima fregatura ai risparmiatori italiani, da parte di alcuni banchieri e finanzieri. Dopo il fallimento Lehman Brothers, da un anno viviamo nell’era della “finanza etica”. Chiacchiere da convegno, per lo più. Come testimonia il bond Fantuzzi. Sta tutto scritto in 22 pagine fitte fitte in inglese ipertecnico, l’avviso di convocazione dell’assemblea dei bondholder prevista per l’8 settembre a… Londra. Senonché i risparmiatori italiani non hanno neanche diritto di leggere il documento – in cui si spiega molto arzigogolatamente quanto ci rimetteranno – perché esso non è stato approvato dalla Consob. Forse neanche sottoposto, a dire il vero, visto che la regolazione dello strumento finanziario non avviene su piazza italiana. È una fregatura di un bel po’ di milioni di euro. Ma, per spiegarla e capirla, bisogna fare un bel passo indietro. Read More

3
Set
2009

E’ ufficiale: GWB non era keynesiano

Nota per i lettori: post deliberatamente provocatorio ed anticonvenzionale

Su Econbrowser, Menzie Chinn analizza in prospettiva storica il deficit federale statunitense corretto per il ciclo, per portare argomenti a sostegno della tesi che vuole gli otto anni della presidenza di G.W.Bush come un periodo di sostanziale lassismo fiscale che ha posto le basi per le attuali dissestate condizioni del bilancio pubblico. Tesi che ha (naturalmente) suscitato immediate e robuste polemiche, nel momento in cui si cerca di attribuire responsabilità politiche per la Caporetto del bilancio federale.

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