Sul tea party anti Obama, silenzio in Italia
Parecchi grandi media italiani dedicano giustamente un po’ di attenzione quotidiana a quel che capita negli Stati Uniti. Qualcuno, come il Sole 24 Ore, pubblica a valanga traduzioni di articoli ed editoriali dalla stampa USA e britannica. Con esiti a volte un po’ paradossali, visto che a volte si finisce per dedicare più attenzione ai grandi nomi americani che ai problemi e ai temi – e alle banche – dell’economia italiana; e altre volte – quasi sempre – dell’America si importa naturalmente solo la versione liberal e democratica, vedi il domenicale del Sole odierno che partendo dalle memorie di un veterano del Vietnam stronca inappellabilmente l’intera strategia della guerra al terrorismo post 11 settembre. Detto tutto questo, forse non bisogna stupirsi del silenzio assoluto riservato oggi dai media italiani alla grande manifestazione di protesta tenutasi ieri a Washington. Non era l’equivalente di piazza san Giovanni a Roma riempita ritualmente ogni anno dalla CGIL contro Berlusconi. È stata la convergenza di centinaia e centinaia di grass roots political actions committees da tutti gli Stati americani, antistatalisti e anti big government, antitasse e dunque anti riforma sanitaria. Settantacinquemila che sfilano a Washington contro Obama, non mi pare proprio una non-notizia.