23
Set
2009

Una domanda (atomica) per Claudio Scajola

Fin dal suo insediamento, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha preso l’impegno di riportare l’Italia nel club nucleare. Condividiamo questo sforzo e gliene siamo grati. Scajola ha spesso detto – lo ha ribadito ancora oggi nell’intervista con Fausto Carioti per Libero – che

abbiamo previsto un mix equilibrato e realistico: 25 per cento di elettricità dalle rinnovabili, 25 per cento dal nucleare e il restante 50 per cento dalle fonti fossili.

Non intendo oggi contestare il principio della determinazione politica della quota di mercato delle varie fonti. Mi limito a sottolineare che trovo questo modo di procedere incompatibile col buon funzionamento di un mercato liberalizzato (per la stessa ragione per cui è ferocemente distorsivo il piano 20-20-20 dell’Unione europea). Inoltre, come dimostra il bel libro di Alberto Clò, Il rebus energetico, questo genere di piani è generalmente buono solo per prender muffa. Voglio invece prendere sul serio l’obiettivo scajoliano, e fingere che, in qualche modo, nel 2020 avremo davvero quella ripartizione nella generazione elettrica. La mia domanda è:

Signor ministro, che ce ne facciamo della capacità termoelettrica in eccesso, e come saranno risarcite, se lo saranno, quelle compagnie che hanno investito sulla base di un’aspettativa completamente diversa riguardo il futuro della regolazione nel settore elettrico?

Mi spiego.

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23
Set
2009

L’altra strada: una nota al libro di Taylor

Ho appena finito di leggere il nuovo libro di John Taylor edito da IBL Libri: “Fuori Strada: come lo Stato ha causato, prolungato e aggravato la crisi finanziaria“. Il libro è molto chiaro e ben scritto, e dimostra in maniera convincente che alla base della presente crisi ci sono stati errori di politica monetaria. Leggendolo mi sono però reso conto che il campo dei detrattori della Fed si può dividere tra coloro che ritengono che il problema di politica monetaria sia recente e chi invece crede che le sue radici siano più profonde: Taylor appartiene al primo gruppo, in quanto ritiene che le politiche monetarie americane dal 1982 (dopo la cura Volcker) al 2001 siano state un successo, successivamente rovinato dagli eccessi monetari del tardo Greenspan. Io vorrei fornire un’interpretazione alternativa: ritengo le politiche monetarie USA dal 1987 al 2001 coerenti con quelle successive, e se si è usciti dai limiti imposti dalla regola di Taylor è solo perché questa non sarebbe stata sufficiente come politica anticiclica con la recessione del 2000. Read More

23
Set
2009

Riforma professioni

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Lo avevamo detto.  Anche alla presenza di Maria Elena Valenzano, coordinatrice della Associazione Avvocati per la Libertà. Sedicente associazione neostatalista a difesa degli interessi costituiti.

E l’AGCM lo ha confermato. Vedi bollettino di guerra 35/2009.

La riforma della professione forense delineata dal testo adottato dal Comitato ristretto della Commissione Giustizia del Senato contiene disposizioni che determinano gravi restrizioni al funzionamento dei mercati e impongono oneri non giustificati a cittadini e imprese.
Lo scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in una segnalazione inviata a Governo e Prlamento. Per l’Antitrust, in particolare, destano preoccupazione le disposizioni che prevedono l’estensione dell’ambito delle esclusive, le nuove modalità di accesso alla professione, la disciplina delle tariffe, delle incompatibilità e della pubblicità.”

22
Set
2009

Mercato del lavoro: l’unica gabbia è il sindacato

Pochi giorni fa, secondo quanto riportato da un comunicato ANSA del 19 settembre, Raffaele Bonanni avrebbe detto a proposito di gabbie salariali: “Non delegheremo mai a nessuno di stabilire il salario per i lavoratori, che è frutto di accordi tra noi e gli imprenditori”.
L’affermazione sembra quanto meno avvilente e indicativa di un analfabetismo delle libertà economiche individuali di cui gli italiani restano ancora preda.

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22
Set
2009

Bonus bancari e crisi

Da fonti molto autorevoli, la dritta secondo la quale stamane il vertice del Financial Stability Board era molto soddisfatto del pacchetto di misure che porterà a Pittsburgh.  Gli americani avrebbero superato le divergenze tra diverse autorità di regolazione, e i dissensi tra americani e franco-tedeschi sarebbero superati in materia di maggiori requisiti di capitale degli intermediari. Vedremo tra poco, ormai. Il caveat è che in Congresso USA la proposta di Chris Dodd, il potente capo del banking commitee “molto ma molto” vicino alle grandi banche, mi sembra tuttavia un potente squillo di tromba per richiamare l’Amministrazione al realismo: proposte calate “dall’alto” non passano, dice il potente lobbysta. Che non a caso propone di unificare FED, FDIC, Comptroller of the Currency oe Office for Thrift Supervision: una proposta che haun mero ed esplicito sapore interdittivo, perché non passerebbe mai. Anche sulla disciplina delle remunerazioni, parrebbe che al FSB il compromesso raggiunto tra mnondo anglosassone e continentaleuropei – i francesi restano al momento insoddisfatti – venga considerato positivo. Sarebbe interessante giudicare sulla base di quali seri studi e ricerche venga avanzata la proposta. Perché, anche se è largamente popolare e addirittura intuitivo che bonus a corto termine abbiano accompagnato e spinto la finanza ad alta leva, tuttavia per serietà va detto quel che continua a mancare è la prova logico-deduttiva. Quella analitica, insomma. Read More

22
Set
2009

Sms. Stupide Manie Sovietiche

Un fantasma si aggira per Via Veneto: è l’ombra delle velleità di controllo dei prezzi. Ultima vittima, in ordine di tempo, sono gli sms: a inizio settembre, Mister Prezzi ha convocato gli operatori telefonici per discutere dei prezzi dei messaggini, secondo lui troppo alti. Nel commentare la notizia, molti organi di stampa hanno accreditato l’idea che fosse nell’aria un provvedimento volto a mettere un tetto di 11 centesimi. In questo Focus per l’Istituto Bruno Leoni, Luca Mazzone spiega perché il controllo dei prezzi, che è un’idea sbagliata in generale, non sorprendentemente è un’idea sbagliata anche se applicata agli sms.

22
Set
2009

Il “garantismo” dell’Antitrust e’ come quello della Regina di Alice. “Tagliategli la testa!”

Immaginate un tribunale che vi condanna a maggio, spiegandovi perche’ a settembre. Non e’ l’ennesima storia di malagiustizia: e’ l’Antitrust europeo. Quando si parla di presunte violazioni degli articoli 81 e 82, la Commissione e’ pubblico ministero, giudice e giuria. Il primo grado di giudizio indipendente che le imprese possano incontrare e’ il Tribunale di prima istanza della UE: cioe’, uno viene giudicato da altri che i suoi accusatori soltanto in appello.
Che ci sia qualcosa che non va nel sistema, e’ noto non da oggi, e in una certa misura chiaro anche a Bruxelles. Negli anni si e’ tentato di aumentare la trasparenza, di rendere meglio conoscibili agli “indagati” i capi di accusa, di stimolare un confronto con le imprese anche prima di raggiungere un verdetto.
Il caso di Intel dimostra che ci sono ancora molti passi in avanti da fare. Read More

22
Set
2009

Vigilanza europea, che pastrocchio

Nella tarda serata il Financial Times ha rivelato che la Commissione Europea è omai a un punto decisivo nel wording delle nuove norme in materia di vigilanza bancaria e finanziaria, sulla scorta delle modifiche concordate al rapporto De Laroisiere. Barocche erano le proposte del rapporto, rococò sarebbe la proposta della Commissione. Nascerebbe un European Systemic Risk Board composto dalla somma delle banche centrali e delle Consob di tutti e 27 Paesi membri, nonché tre organi di vigilanza per soggetti, uno per le banche , uno per le assicurazioni, uno per le securities. Questi tre soggetti dovrebbero prima procedere a stilar enuove norme e princ^pi comuni, poi sottoporli nuovamene alla Commissione. I nuovi supoervisori non potrebbero intromettersi nelle decisioni assunte per competenza di finanza pubblica dagli Stati membri, ma potrebbero intervenire in controversie tra soggetti nei diversi ambiti nazionali, o in decisioni riguardanti soggetti appartenenti a Paesi membri diversi. Ma in quest’ultimo caso il potere di appello e di decisione finale spetterebbe al Consiglio europeo, a maggioranza qualificata. E’ un pastrocchio pletorico e inefficiente. Poiché l’Europa politica non esiste in quanto i debiti pubblici nazionali restano diversi, e così restano nazionali le politiche in materia di quali intermediari finanziari salvare a spese del contribuente, si tratta al più di comitati di scambio infomativo e di coordinamento d’azione, nel caso in cui i governi ritengano di avere interessi convergenti. Finora, non è accaduto: basti considerare la decisione di rinviare al dopo elezioni germaniche ogni misura concreta di pulizia delle scassatissime banche tedesche.

22
Set
2009

Risanamento: non lo dico mai, ma questa volta sì, viva la Procura

La Procura di Milano oggi è stata limpidamente coerente, glie ne va dato atto. Chiedendo il fallimento del gruppo Risanamento per cessata continuità aziendale già dall’anno scorso, e contestando dunque come falso e illegale il bilancio al 31 dicembre 2008 regolarmente approvato, i pm milanesi a mio giudizio non potevano in alcun modo considerare una ristrutturazione del gruppo volta a ripristinarlo rapidissimamente in bonis il piano sottoscritto da Banca Intesa, Banco Popolare, Unicredit e BPM. Per Risanamento, si parla di un’esposizione debitoria intorno ad almeno 3 miliardi e mezzo di euro, ben superiore ai 2,8 inizialmente dichiarati. All’attivo, immobili per un valore stimato in 4,1, ma che non hanno trovato compratori neanche per poco più di 2. A fronte di ciò, i 760 milioni di euro dichiarati dal piano bancario vedono solo 150 mio di apporto di capitale immediato, in una manovra per altro estesa sino al 2014. Dunque appare più che corretto il no al piano oggi ribadito dai pm milanesi, e vedremo quale sarà stamane la decisione del giudice fallimentare.  Mentre le società operative sono state avviate alla liquidazione dallo stesso Zunino ancora in sella, prima della sua stessa estromissione, affidandole a professionisti “amici”, emerge il chiaro sospetto che le banche siano solo intente a rinviare la registrazione delle perdite  proquota su propri libri contabili, e a ricercare un compratore amico e a buon prezzo per l’area di Santa Giulia. Corrado Passera ha ribadito ai pm che il piano delle banche è serissimo. E’ proprio l’ad di Intesa il più esposto, e non a caso nel travagliato confronto preaccordo altre banche mi risulta abbiano messo a verbale che la misura era colma.  Mi auguro solo che il giudice fallimentare abbia la schiena dritta. Sarebbe la prima volta che davvero si sancisce il ruolo di primo piano esecitato dalle grandi banche nel sostenere i cosiddetti “furbetti”, mentre sino ad ora sembrava quasi che fossero dei nani malefici prodotti improvvisamente da chissà quali sortilegi. Non commendevole la figuretta rimediata dalla Consob, che si era precipitata a esentare le banche dall’obbligo di Opa, accogliendo la loro richiesta di tale condizione come pregiudiziale per depositare il piano in Tribunale.