9
Ott
2009

La meglio oil company del reame

Sberla del Financial Times, via Lex, a ConocoPhillips, la settima compagnia petrolifera al mondo per capitalizzazione di borsa (sesta, se si esclude Petrochina). Il gruppo guidato da James Mulva – le cui origini si possono far risalire alla fase eroica del greggio americano, nella seconda metà dell’800, e che ha assunto la sua struttura attuale tra il 2002 (merger tra Conoco e Phillips) e il 2006 (acquisizione di Burlington) – ha recentemente annunciato, assieme a un aumento del dividendo (la carota), la vendita di asset per un totale di circa 10 miliardi di dollari e un importante piano di contenimento dei costi (il bastone), allo scopo di puntellare il debito (circa 30 miliardi di dollari, contro una capitalizzazione di quasi 74). La mossa, pur apprezzata dai mercati, è il punto di caduta di una strategia discutibile. ConocoPhillips è anche una delle oil companies americane più sensibili (credo si dica così) ai temi ambientali, tanto da essere stata la prima in assoluto ad aderire alla Climate Action Partnership, un gruppo di aziende che chiedono agli Stati Uniti di adottare un piano di cap and trade per il controllo delle emissioni (vedi alla voce: rent seeking).

Read More

9
Ott
2009

Prevenire i terremoti finanziari

di Luca Fusari

Leggendo l’articolo di Oscar Giannino “Banche centrali e governi, se l’uno annulla l’altro” si possono trarre alcune considerazioni, in merito alle differenze metodologiche e prospettivistiche dell’economia monetaria.
Partendo dall’articolo di Scott Sumner si possono confrontare gli indici di calcolo del moltiplicatore sul parametro friedmaniano e quello keynesiano,, verificando come il Pil reale al netto dell’inflazione è una considerazione più concreta del funzionamento articolato della moneta una volta immessa sul mercato, a differenza del Pil nominale keynesiano, un’astrazione idealista e teorica di chi non comprende il problema dei rincari, quale componente finale del prezzo (della massiccia presenza monetaria) in circolo. Read More

8
Ott
2009

Un punto su cui anche Walter Williams concorda con Obama

L’economista nero Walter Williams  è noto negli ambienti libertari per essere uno studioso libero da pregiudizi, controcorrente, intellettualmente indipendente. Gli stanno a cuore i principi e i problemi, più che gli schieramenti pregiudiziali. Per questo motivo non può stupire che, almeno su un punto, egli dia ragione al presidente Barack Obama, della cui impostazione ideologica non condivide quasi nulla. Read More

8
Ott
2009

Il conflitto di interessi, le leggi ad personam e il lodo Al…

Trovo del tutto inaccettabile che un importante uomo politico utilizzi il suo potere per promuovere leggi da cui lui stesso, innanzitutto, potrà trarre vantaggio. Credo sia un segno di profonda inciviltà il fatto che quest’uomo, approfittando della sua influenza sui media, riesca a sollevare una cortina fumogena che impedisce di distinguerne le reali intenzioni, riuscendo così a trasformarsi – agli occhi del popolo bue – nella vittima di un complotto ordito ai suoi danni dai poteri forti. Per tutte queste ragioni, penso che sia assolutamente inderogabile un colpo di reni da parte della società civile, da parte di tutti i cittadini liberi, per dire “basta” a questa inammissibile confusione tra politica e affari.

Read More

8
Ott
2009

GermaniaFutura

Ieri e oggi grande spazio sui media per la nuova associazione di Montezemolo, “ItaliaFutura”. Il Corsera dedicava ieri una pagina intera al rapporto sulla mobilità sociale presentato a Roma. Il Foglio riporta oggi il testo integrale del discorso dell’ex presidente di Confindustria tenuto nella medesima occasione. Nel corso della presentazione di “ItaliaFutura”, tre proposte sono state avanzate per togliere il gesso al paese. Non avendo intenzione di analizzarle una per una mi concedo un brevissimo commento sulla prima: non era più semplice intervenire direttamente sulle borse di studio? Read More

8
Ott
2009

G5 batte G7, nel mondo nuovo

Gli andamenti dei Paesi del vecchio mondo avanzato – il G7 – divergono sempre più sostanzialmente da quelli dei Paesi leader – il G5 composto da Brasile, India, Cina, Messico e Sud Africa — del blocco precedentemente noto come Brics, che nel frattempo ha perso la Russia, troppo instabile e troppo dipendente dal solo andamento del prezzo energetico. La divergenza comporta conseguenze sulla exit strategy, ma non solo su di essa. Read More

8
Ott
2009

Il dollaro sotto attacco

Negli States, dopo lo smacco sulla riforma sanitaria e quello sulle Olimpiadi, su Obama continua a piovere. Ora i maggiori media sono pieni di analisi come questa e questa. Dopo la dichiarazione congiunta di Brasile, Russia, India e Cina sulla preoccupazione di un dollaro dagli andamenti di cambio troppo unilateralmente indotti alla svalutazione e la loro conseguente richiesta di un sistema monetario internazionale più bilanciato in ragione dei rispettivi pesi nell’economia mondiale, in America si parla esplicitamente di dollaro sotto attacco da una parte, e dall’altra ci si interroga però sugli effetti reali di un dollaro inevitabilmente portato a indebolirsi ulteriormente. Read More

8
Ott
2009

Banche centrali e governi, se l’uno annulla l’altro

Più urla e grida la bufera politica italiana, più occorre occuparsi di cose serie. Può allora sembrare quasi una studiata e un tantino spocchiosa fuga nell’astratto, tipo le Nuvole di Aristofane. E mi rendo conto che gli appassionati di politica e regolazione monetaria siano pochini. Ma ecco un esempio di ottima applicazione  di teoria monetaria al vero problema dei problemi del tempo attuale: che non sono i lodi di cui si occupa la politica italiana, bensì come stimolare la crescita. È Scott Sumner, su TheMoneyIllusion a porre il problema. Vedi qui. Read More

7
Ott
2009

Le Poste vogliono fare la banca ma impediscono agli altri di fare le poste

Nel precedente post in tema di Poste ho sottolineato il ruolo improprio del sindacato come “azionista di riferimento” dell’azienda, mai messo in discussione in due diverse repubbliche, un trentina d’anni e almeno una ventina di governi, compresi quelli che hanno gestito le privatizzazioni degli anni ’90. Non ho invece preso posizione sulla specifica proposta di Bonanni che, almeno in parte, posso condividere. Read More