8
Nov
2009

Obamacare. L’attivismo cattolico

A quello che ha scritto Oscar Giannino mi permetto solo di aggiungere una piccola considerazione. A costo di sembrare ripetitivo.  Il fattore “religione” è stato decisivo anche in questo caso. Come scrive il Christian Science Monitor fino all’ultimo momento erano ben 40 i voti contesi. Soltanto la decisione di inserire  una clausola che vieta l’utilizzo di fondi federali per finanziare l’aborto (salvo alcune eccezioni) ha permesso a molti  pro-life Democrats indecisi di varcare il Rubicone. Il CSM racconta dell’attivismo dei lobbisti della Catholic Bishop’s Conference nelle stanze di Nancy Pelosi. Per carità, tutto legittimo e trasparente soprattutto in America.  Avendo conseguito questo risultato, non è da escludere che i vescovi riescano a persuadere qualche Repubblicano per il voto in Senato.  D’altronde la lettera del 7 novembre parla chiaro:

For the Catholic Church, health care is a basic human right and providing health care is an essential ministry. We pick up the pieces of this failing system in our emergency rooms, clinics, parishes and communities. This is why we strongly support Congressional action on health care reform which protects human life and dignity and serves the poor and vulnerable as a moral imperative and an urgent national priority.

8
Nov
2009

Sanità, in Senato con questa luna Obama non passa

Il voto alla Camera dei Rappresentanti sulla sanità è un successo solo per modo di dire, per l’amministrazione Obama. Il sì per soli 5 voti di maggioranza contro 215 voti negativi si deve al fatto che un solo repubblicano ha votato per l’Healthcare Bill, mentre la bellezza di 39 democratici hanno votato contro. Su moltissimi siti USA potete leggere in queste ore analisi a iosa, sul fatto che ben 31 su 39 appartengono a distretti dove i repubblicani erano andati bene alle presidenziali o sono tradizionalmente forti, su come molti di essi appartengano  agli old blue dogs che sono tradizionalmente i più centristi e i meno liberal, e via proseguendo. Ma se questo è stato il risicato esito alla Camera, dove la maggioranza democratica è schiacciante, una cosa appare non dico sicura ma molto probabile: al Senato questo testo NON passa. E quando inizieranno a cambiarlo, vedremo se non sarà l’inizio dello stillicidio di una presidenza che comincia avere molta ma molta condensa sul suo parabrezza, e molta ma molta meno sicumera di aver messo al bando i conservative per chissà quanti decenni.

8
Nov
2009

“Ad verecundiam”. Ovvero, prendi l’arte e mettila da parte

Marco Paolini è un attore di qualità: forse uno tra i migliori dell’Italia di oggi. Sa occupare la scena e, anche da solo, è capace di mentenere viva l’attenzione del pubblico, usando la mimica e la voce, e soprattutto avendo la capacità di adattare la propria presenza alle diverse situazioni. Da tempo, Paolini predilige un teatro “civile”: una realtà che ha una lunga tradizione e vanta anche nomi illustri. Read More

7
Nov
2009

Fiat, per la prima volta un Marchionne trombone

Sarà che sono nato e cresciuto a Torino, Mirafiori Nord, tra corso Agnelli e corso Tazzoli. Diversi decenni fa, quando il quartiere era una repubblica socialista sovietica col Pci oltre il 70%, ma erano al contempo tutti devoti agli Agnelli e alla Juventus, ho contratto un doppio anticorpo: ai comunisti, e ai padroni che campano grazie allo Stato. Sin qui, in quattro anni, Marchionne era sempre stato di tutt’altra pasta, rispetto a quell’insopportabile tono “noi siamo l’Italia” con cui gli Agnelli incassavano gli aiuti di Stato da una parte, e dall’altra regolarmente continuavano ogni ics anni a rischiare il fallimento se non li salvava Cuccia. Ma la dichiarazione di Marchionne sul mezzo miliardo di crediti che la Fiat vanta dallo Stato mi ha fatto per la prima volta tornare il pessimo sapore di un tempo in bocca. Qui crediti alla Fiat spettano, per carità, visto che gli incentivi all’auto sono stati concessi per legge dall’attuale governo. Ma l’auto li ha avuti e gli altri settori no. Se l’auto a Torino è tornata a vedere l’utile nel terzo trimestre, lo deve a questo. Se ha sostenuto fatturato e margini, lo deve a questo. Che tutto questo ora Marchionne lo presenti come merito proprio, e anzi tronfiamente accusi lo Stato di non pagare il suo credito abbastanza in fretta, quando nella sanità del sud i fornitori privati attualmente sono pagati anche a 800 giorni dalla fatturazione, è un vero schifo. Anche i migliori, evidentemente, possono contrarre a lungo andare le malattie genetiche delle imprese che guidano.

7
Nov
2009

A vent’anni dal muro: non dimenticare

Mi impressiona un poco che, nelle rievocazioni della caduta del Muro, manchi puntualmente un protagonista: Ronald Reagan, ridotto a comprimario in resoconti in cui si celebra la lungimiranza di Gorbaciov o Kohl, o si rivaluta Craxi spietatamente (e giustamente) confrontato con la miopia dei leader del PCI. L’assenza di Reagan e’ la rimozione del piu’ ideologicamente pericoloso dei protagonisti di quelle vicende. L’unico forse che lucidamente perseguiva cio’ che si sarebbe poi verificato, abbattuto il Muro: un’esplosione di liberta’. Un modesto contributo per non dimenticare e non dimenticarlo. Mr Gorbaciov, Tear Down This Wall.

7
Nov
2009

Italia meno disoccupata. Oro o princisbecco?

L’Economist affronta in questo e questo articolo il tema di che cosa l’America e l’Europa abbiano reciprocamente da imparare, considerando i rispettivi tassi di disoccupazione. Effettivamente, il tasso medio dell’euroarea è poco sotto il 10%, quello USA l’ha appena superato. Ma ciò che offre argomento su cui riflettere è che in Europa Germania e Italia, i due paesi più manifatturieri ed esportatori che proprio per questo perdono tra i 6 e i 5 punti di Pil dacché la crisi è iniziata, sono tra quelli coi più bassi tassi di disoccupazione. C’è di che fare trionfalismo? Immaginavo di leggerne, oggi, sui media italiani che lo accostano all’annuncio che abbiamo superato come sesto paese al mondo il Regno Unito, e all’indicatore anticipatore Ocse – uno strumento del tutto inservibile, dal punto di vista quantitativo, che da qualche mese è però la delizia della politica italiana – che torna a dire che l’Italia uscirà dalla crisi meglio di tanti altri. Così è, infatti, la retorica impazza. Secondo me, di gonfiare le gote non è il caso. Di riflettere, sì.  Read More

6
Nov
2009

Verde padano sempre verde è: Zaia blocca la ricerca ogm

Il verde padano avrà pure una tonalità molto diversa dal verde ambientalista, ma gli effetti sul Ministero dell’Agricoltura sono gli stessi.
Nel 2001, prima del crollo delle Torri Gemelle e prima che Berlusconi vincesse le elezioni, l’allora ministro Pecoraro Scanio chiuse i rubinetti della ricerca pubblica sugli ogm ed invitò i biotecnologi ad occuparsi di altro nella vita. “Si mettano a fare farmaci – disse Pecoraro – almeno salveranno qualche vita”. All’epoca il prof. Francesco Sala dirigeva un’equipe di dodici giovani ricercatori, sette italiani, due cinesi, due indiani ed un inglese, venuti in Italia proprio a far ricerca sul campo. “Fino al 2000-2001 – racconta  rattristato il biotecnologo – l’Italia era all’avanguardia nella ricerca biotecnologica, soprattutto quella pubblica, fatta su prodotti tipici della nostra agricoltura, che non interessavano, né interessano le multinazionali. Erano in corso oltre 250 sperimentazioni, di altissima qualità”. Oggi undici di quei dodici ricercatori sono all’estero, a fare ciò che avrebbero volentieri fatto in Italia. Read More