13
Nov
2009

British – Iberia: fusione prevedibile e inevitabile

Alla fine la fusione tra il vettore di bandiera inglese, British Airways e quello spagnolo, Iberia sembra essere fatto. Dopo alcuni anni di trattative BA avrà il 55 per cento delle azioni della holding che controllerà il nuovo gruppo. Questo processo è stato molto difficoltoso, perché le due compagnie aeree non riuscivano a trovare un accordo sulla percentuale di spartizione della società di controllo. La fusione era prevedibile e inevitabile. Read More

13
Nov
2009

Perché non tifare Obama sul $ nel week end

L’Italia è finalmente ripartita nel terzo trimestre, e col suo più 0,6% di Pil insieme alla Germania va meglio della media europea, meglio della Francia e BeNeLux, molto meglio dei Paesi in cui l’economia è ancora a segno meno, come Regno Unito, Grecia e Spagna. È financo ovvio che cresciamo di più insieme alla Germania sul trimestre precedente, perché avevamo perso di più: ma vale la pena di ripeterlo. Dopo un anno e mezzo, l’inversione del ciclo deve vedere tutti – imprese e governo, banche e sindacati – concentrati nello sforzo di sfruttare ogni margine possibile della ripresa del commercio internazionale, il vero motore della crescita italiana. Proprio poiché la nostra crescita aggiuntiva è creata per circa il 70% dalle esportazioni e non dalla domanda interna – e un giorno o l’altro bisognerà mettere mano al riequilibrio – bisogna però prestare attenzione a un aspetto il più delle volte trascurato: il metro monetario che misura prezzi e valori del commercio estero. Read More

13
Nov
2009

L’IVA tedesca, quella francese e la concorrenza

Nel corso del dibattito tenutosi al Bundestag per discutere del programma del nuovo governo Merkel, il neocapo dell’opposizione socialdemocratica Frank-Walter Steinmeier ha giocato di sponda con il sindacato (alzi la mano chi pensa ancora che quello tedesco sia migliore di quello italiano), tuonando contro i “regali natalizi alle catene alberghiere”, che l’esecutivo giallo-nero starebbe per apprestarsi a distribuire. Read More

12
Nov
2009

Tasse, l’acconto dilazionato non è un taglio

Niente tagli a Irap e Ires. Anzi, niente tagli e basta. Alcune ore dopo il Consiglio dei ministri di stamane è emersa la decisione di limitarsi a una dilazione dell’acconto Irpef, pare per 3,8 miliardi di euro, coperti in conto cassa dallo scudo fiscale. La misura dunque si applicherebbe solo a microimprese personali, professionisti, commercianti, artigiani e partite IVA, il popolo pro-pro di cui ha parlato il Corriere in queste settimane. Alle imprese non personali, niente. Non è un taglio alle tasse, né per dritto né per rovescio. È un mero spostamento in avanti della somma dovuta allo Stato.

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12
Nov
2009

Think tank. Stato dell’Unione (europea)

Come per qualsiasi altra attività produttiva la produzione d’idee non è opera semplice. Uomini, mezzi, strutture e risorse non si creano dal nulla. Ancora più difficile diventa poi coordinare il tutto e mettere in campo delle idee non confinate o confinabili al mero dibattito accademico, ma capaci di “avere delle conseguenze”.

Se le istituzioni deputate alla produzione delle idee (spesso e soprattutto in Italia le università pubbliche) si rifugiano nel conservatorismo e nel nepotismo, a pagarne caro il prezzo sono i cittadini che ne hanno sovvenzionato le attività mediante la tassazione generale.

A tal proposito Chicago Blog ha già affrontato in alcuni interventi precedenti la rilevanza del fenomeno think tank e le pecche del sistema Italia.

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12
Nov
2009

I miei dubbi su Mr. Pesc

Quali meriti giustificano la candidatura di Massimo D’Alema a Mr. Pesc, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza? Non è po’ curioso che nel candidarlo e nel sostenerlo non si citino (da nessuna parte) ragioni curricolari? Certo, appartenendo alla famiglia socialista europea è ovvio che abbia il consenso della medesima; inoltre è un politico italiano (di lungo corso) e attorno al suo nome sembra esservi il consenso dei due maggiori partiti. Ma non è un po’ poco che sia socialista europeo, che sia italiano e che riscuota il consenso di PD e PdL? Non si dovrebbe cercare qualche ragione in più?
Sono solo domande, ovviamente, non ho le risposte. Tuttavia sono stupito, scorrendo le notizie sul web, che nessuno citi una qualsiasi ragione esterna alla semplice appartenenza. Probabilmente, se sarà nominato, sarà anche un ottimo Mr. Pesc, tuttavia non si può dimenticare il mediocre governo da lui guidato alla fine dello scorso decennio, prematuramente caduto a seguito della sonora sconfitta elettorale delle elezioni amministrative del 2000. Che cosa si ricorda di quella esperienza oltre alla fondamentale riforma consistente nell’introduzione  anche in Italia delle sale bingo (con decisione del 17 febbraio 1999), alla ‘merchant bank’ di Palazzo Chigi e al sostegno alla cordata patriottica, allora con sfumature rosso-rosa e non ancora azzurre, guidata da Colaninno nella scalata alla Telecom?
Da economista all’epoca a Palazzo Chigi (lasciato in eredità come esperto, ma solo per pochi mesi, dal precedente governo) ricordo molto bene il recepimento della prima direttiva comunitaria sui servizi postali. Era un provvedimento finalizzato a introdurre una prima debole tappa di liberalizzazione del mercato ma l’Italia fu l’unico paese dell’Unione a utilizzarla … per aumentare il monopolio (e porlo al servizio dell’azienda pubblica che aveva direttamente dettato al governo il provvedimento di recepimento). In quell’occasione le piccole aziende postali che erano titolari di concessione a livello municipale nelle maggiori città (molte addirittura dalla prima guerra mondiale) si videro private delle medesime e furono costrette a chiudere i battenti o a divenire prestatori di servizi (evidentemente non in concorrenza) per Poste Italiane. Le conseguenze di questo pasticcio perdurano tuttora e creeranno non pochi ostacoli al momento della completa apertura del mercato postale che la terza direttiva europea ha fissato per il primo gennaio 2011.

P.S.: Sembra superfluo ricordare che anche il Bingo è stato un sostanziale fallimento (anche se ha permesso di riconvertire talune case del popolo in crisi di domanda…)

11
Nov
2009

Clima, Obama vede i sorci verdi

Lo diciamo da tanto tempo, noi di Chicago-blog. E non era difficile da capire. Ma ormai, è pressoché certo che il Senato americano non voterà alcun provvedimento climatico entro la fine dell’anno. Niente Senato, aria fritta a Copenhagen. Niente 2009, voglio vedere se l’amministrazione si presenterà all’appuntamento col mid term portando in dono the biggest tax increase in American history. Il bello è che a dirlo non sono i soliti gufi, tra i quali mi iscrivo volentieri: sono i leader democratici ad ammettere che, di questo passo, si andrà poco lontano.

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