19
Mag
2020

Distanze sociali

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Mario Dal Co.

Insane abitudini

Al gioco dell’Oca chi arrivava alla casella 58 doveva tornare indietro alla 1 e gli mancavano solo 5 caselle alla fine. L’epidemia non uscirà di scena a breve. Però, nel tunnel non è possibile fare conversione ad U e tornare indietro. Lo schema stop and go, annunciato dal governo e suggerito da molti esperti non ha senso. Non che manchino i rischi. Si parla di guerra, ma quando mai si è vinta una guerra ritornando indietro? Semmai il tema è come recuperare, da subito tutto il terreno perduto:  indietro ci siamo già andati e molto. 

C’è un’espressione che è entrata nel lessico di ogni giorno: distanziamento sociale. È un’espressione sbagliata. Ciò che stiamo praticando è un distanziamento sanitario, non sociale. Questione di termini?

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17
Mag
2020

La dura lezione dell’epidemia

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gabriele Pelissero.

Nel dibattito che in Italia e in tutto il mondo, si sta aprendo in questa fase epidemica  si confrontano posizioni e idee diverse sulla ripresa delle attività economiche e della vita sociale, che per altro sono intimamente e indissolubilmente connesse, originati da un dilemma profondo, dalla necessità di una scelta difficile e comunque dolorosa.

Il protrarsi dell’isolamento e il blocco delle attività produttive fa infatti emergere un  sempre più profondo conflitto fra le esigenze della salute e quelle della produzione di beni e servizi e del loro consumo da parte della popolazione.

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13
Mag
2020

Disamina di un’emergenza

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Tommaso Palmieri

Introduzione

Come umanità sembriamo prossimi dell’estinzione di senso. Chiunque tenti di elaborare un ragionamento autonomo e lucido sull’attuale, sulle forme delle varie reazioni, troppo spesso esagerate o volte alla falsificazione, viene accusato di “negazionismo” o “complottismo”, snobbato se non deriso.
Guardando la situazione corrente non credo si possano negare forme di reazione e diffusione delle informazioni a dir poco insolite palesando tre aspetti:

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12
Mag
2020

Se non riparte la scuola non riparte il paese

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Suor Anna Monia Alfieri.

In tempi di Covid-19, siamo tutti spaventati: di certo lo sono

a) i genitori degli 8 milioni di studenti in Italia, per l’incertezza riguardo al se e al quando ripartirà la scuola e su quale futuro riusciranno a dare ai propri figli se loro stessi non possono tornare a lavorare; 

b) i gestori delle 12.000 scuole paritarie, come pure i dirigenti scolastici delle 40.000 scuole statali, che si interrogano su come sarà la scuola del dopo Covid-19 e sul come conciliare le esigenze sanitarie con quelle educative; 

c) i dipendenti, 180.000 delle scuole paritarie, un milione della scuola statale; anche per molti di loro, e per i precari in primis, il futuro è appeso al filo della “curva” epidemica, che li vedrà tutti a casa in CIG se questa non dovesse declinare; 

d) gli studenti, 1.600.000 quelli non raggiunti dalla didattica a distanza, 300mila gli allievi disabili che vivono in isolamento da due mesi; 

e) i cittadini, 60.359.546 in Italia, che temono a ragion veduta per il futuro dell’economia e per le losche mire di chi ha già messo gli occhi sul “Piano Marshall” del Governo e dell’Europa…. Se non riparte la scuola, non riparte l’economia, non riparte il Paese e l’Italia sarà sì guarita, ma condannata ad una vita di stenti;

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8
Mag
2020

Covid-19: I paesi capitalisti hanno i livelli di sicurezza più elevati

di Rainer Zitelmann

Recentemente, in tutto il mondo i socialisti stanno cercando di attribuire la crisi del coronavirus ad un fallimento del capitalismo. L’Index of Economic Freedom, compilato annualmente dalla Heritage Foundation a partire dal 1995, misura la libertà economica di 180 paesi. Secondo il sociologo tedesco Erich Weede, l’Indice può essere considerato una sorta di “classifica del capitalismo” globale.

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8
Mag
2020

Il FOIA alla prova del Covid-19

Nel gennaio 2016 pubblicai per l’Istituto Bruno Leoni un primo commento alla bozza del decreto cosiddetto FOIA (Freedom of Information Act, d.lgs. n. 97/2016, che modifica il d.lgs. n. 33/2013, decreto cosiddetto Trasparenza), dal titolo inquietante: «Foia italiano: solo una “farsa”?». Ebbi poi l’onore che quel mio scritto fosse in buona parte incorporato nel parere reso dal Consiglio di Stato su tale bozza di decreto. Ebbene, l’inquietante domanda – confermata dopo il testo definitivo del decreto stesso, rafforzata con le Linee Guida  dell’Anac e rimasta attuale negli anni in ragione dei molti casi di trasparenza negata – oggi torna a riproporsi. Infatti, si ha notizia del rigetto di istanze di accesso civico generalizzato, rivolte ad attori istituzionali al fine di conoscere dati e documenti riguardanti decisioni adottate per lo stato di emergenza. 

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6
Mag
2020

Il nuovo bigotto (volgarmente detto “restacasista martire”): Io sono meglio di te perché godo di meno

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Riccardo Manzotti

Il virus ha prodotto una nuova figura in Italia: il nuovo bigotto volgarmente chiamato “restocasista martire”. È una forma di virus psicologico, in realtà. Si tratta di persone che, animate dal sacro furore di essere nel giusto, predicano il rispetto in modo ossessivo delle regole anti-contagio. Perseguono questo fine e perseguitano chi non lo fa. Come i bigotti del tempo passato, anche questi italiani zelanti si ritengono moralmente superiori. È fondamentale, per il bigotto, tracciare una linea invalicabile tra lui e il resto degli Italiani, sempre descritti con disprezzo e indignazione. Lui o lei, ovviamente, ha una sensibilità, una comprensione degli avvenimenti, un rispetto per chi soffre, una volontà a sacrificarsi, che gli altri non hanno. È sfortunato, poverino, deve vivere in un mondo di persone chiaramente non alla sua altezza. Ah! Se tutti fossero come lui! Sfortunatamente deve coabitare con il resto del paese!

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5
Mag
2020

Statalismo, un ritorno inevitabile?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Cesare Giussani

La pandemia ha definitivamente seppellito quel poco di liberalismo che era presente nella cultura italiana. È di moda attribuire alla sanità privata la colpa della diffusione del contagio – si arriva ad attribuire al capitalismo l’origine scatenante del virus – e si prospetta per la nostra economia una politica industriale con la mano pubblica come prima attrice.

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