20
Nov
2009

Negli States è sempre buio pesto

Aggiornamento dei dati sulla crisi nell’economia americana, al mesto ritorno di Obama da un tour asiatico che ha fatto gonfiare di delusione l’intera stampa USA. Al paragone delle altre recessioni nel secondo dopoguerra, 1973-75, 1981-82, 1990-91 e 2001, è sempre e ancora buio pesto. A 23 mesi ormai dall’inizio ufficiale della contrazione, la perdita aggiuntiva di posti di lavoro (nell’aggregato statistico più ristretto) è pari al 5,3%, mentre nei quattro casi precedenti era tra -0,8% e -1,7%. I consumi sono oggi a -1,05% su 23 mesi fa, rispetto a una forbice tra +3% e +6,4% nelle quattro crisi precedenti. La produzione industriale è risalita da -15% di giugno al -12,5% attuale oggi, sostanzialmente per effetto temporaneo del programma ormai esauritosi di sussidi pubblici alla rottamazione di autoveicoli. Ma si resta lontanissimi dal -9,5% del 1975, dal -6,5% del 1982, dal +0,8% del 1991, e dal +4,2% del 2003. Qui i grafici. Ogni commento è da Maramaldi, sulla delusione aggiuntiva che attende Obama in patria.

20
Nov
2009

Equity swap Fiat, le date non tornano, a Torino mentono

Il processo per aggiotaggio informativo sull’equity swap con cui Ifil rimase nel 20o5 in controllo della Fiat, invece delle banche che avrebbero convertito in azioni il prestito da 3 miliardi concordato anni prima, ma mentendo al mercato e alla Consob in due comunicati del luglio e dell’agosto 2005, nei quali il socio di controllo dell’azienda torinese negava di essere al corrente di alcuna manovra sul titolo, è nella fase “calda” delle testimonianze più rilevanti. Read More

19
Nov
2009

Noi, l’Altro, Levinas, Marx: la crisi e la stanchezza

Mi han chiesto di indirizzare qualche parola all’assemblea della Cdo, domenica prossima. È dedicata a un tema essenziale, per noi marginalisti. Al ruolo che l’Altro ha nelle nostre scelte economiche. E mi sono venuti in mente spunti messi da parte leggendo “Denaro e comunità”, del nostro ottimo Carlo Lottieri. Scelgo dunque le parole di Emmanuel Levinas, colui che più di molti altri nel terribile Novecento, forgiato nell’esperienza di un campo di concentramento nazista dal quale fu l’unico della sua famiglia a sopravvivere, ispirò l’intera sua riflessione partendo dalla Bibbia alla comprensione e all’esperienza dell’Altro. Read More

19
Nov
2009

L’economia algerina va di male in peggio. E ora sposa il protezionismo

La situazione economica dell’Algeria è da tempo piuttosto dura, anche a causa delle molte difficoltà politiche conosciute da un Paese uscito in maniera drammatica dal dominio francese e poi governato per decenni da un’élite corrotta, che con il suo comportamento ha favorito l’ascesa di movimenti fondamentalisti. Da qui tensioni, violenze efferate da una parte e dall’altra, elezioni annullate e così via. Read More

19
Nov
2009

Atene non ride

Nei giorni scorsi la Commissione europea ha stabilito la tempistica di rientro sotto la soglia del 3 per cento del rapporto debito-Pil per 13 paesi dell’Unione Europea. La Commissione si attende un deficit di bilancio aggregato nell’eurozona pari al 6,4 per cento del Pil quest’anno e al 6,9 per cento il prossimo anno, con il rapporto debito-Pil in crescita dal 78,2 per cento di quest’anno all’84 per cento nel 2010 e all’88,2 per cento nel 2011.

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18
Nov
2009

Attendendo il miracolo

Le famiglie statunitensi sono molto indebitate. Allo stesso tempo, cresce la disoccupazione. Come potranno tornare a consumare – i consumi sono il 70% della domanda aggregata – come una volta? Con il ritorno della «fiducia», è la risposta. La quale fiducia – un termine molto vago – ha come barometro la borsa azionaria. La quale borsa azionaria è salita, da marzo, perché si afferma che gli utili sono in miglioramento. Gli utili in miglioramento dipendono dal taglio dei costi, taglio che tuttavia ha un limite, perché non si ha il caso di una impresa dove restano solo l’amministratore delegato e il suo autista, con tutti gli altri che cercano lavoro. La ricerca del lavoro mostra un grave limite: nelle crisi precedenti il rapporto fra licenziati (generati dalle imprese in contrazione) e assunti (dalle imprese in crescita) era pari a due volte, nella crisi in corso è pari a sei. La bassa qualità della disoccupazione mostra come ci siano molte meno imprese disposte a rischiare.

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18
Nov
2009

Sulla riforma forense mezzanotte in punto e tutto va bene

Volemose bene in Parlamento. L’articolo odierno di Dino Martinaro sul Corriere della sera descrive bene l’atmosfera che regna sulla controriforma forense. Clima rilassato. Se il Presidente del Consiglio Nazionale Forense aveva timidamente provato a rispondere ai rilievi di una antitrust che evidentemente deve esser impazzita, proviamo a vedere come la pensano i Giovani avvocati. Ecco, per i lettori di Chiago-Blog, l’opinione di Gaetano Romano presidente dell’UGAI (Unione Giovani Avvocati Italiani). Read More

18
Nov
2009

Più abbassi l’aliquota, più raccogli dai ricchi

Che cosa succede, quando si tiene per anni un sistema fiscale con aliquota marginale bassa sul reddito delle persone fisiche, come capita negli Usa dove sta al 31%? Guardate bene questo diagramma, e lo capirete subito. Mentre da noi molti credono che le alte aliquote marginali siano costituzionalmente dovute e giustamente penalizzanti i più ricchi, avviene ovviamente nei fatti l’esatto opposto: sopra i 100mila euro di reddito c’è meno dell’1% dei contribuenti, e da loro viene un gettito trascurabile. Guardate invece  che cosa capita negli States. Il 40,% del totale del gettito federale americano viene dai contribuenti sopra i 500 mila $ di reddito annuo, che sono un buon 2%. Se ci aggiungiamo i 2,5% contribuenti entro i 200 mila, siamo a oltre il 60% del gettito. La fascia di contribuenti tra i 10 e i 35 mila dollari, quella mediana dal “nostro” punto di vista, se cioè consideriamo il reddito medio lordo fiscale nel nostro Paese, negli Usa contribuisce invece solo per meno del 3% al totale del gettito federale. E, negli Usa, un contribuente su due è totalmente esentato dal fisco federale, sul totale delle 150 milioni di posizioni fiscali. In che cosa è migliore, di fatto, la progressività più accentuata del fisco italiano? In nulla. Dà solo spago allo Stato e ai suoi ministri delle tasse pro tempore di entrambi i colori, per incrudire vessazioni. Alle quali i benpensanti applaudono, in nome del fatto che gli evasori sarebbero gli altri, mentre invece sono una massa, su tutti i tipi di reddito, e perché è lo Stato a sbagliare.