16
Dic
2009

Banche, Basilea ha deciso. Ma che cos’è la “banca etica”?

La Banca d’Italia ha avvisato che da domani ogni giorno è buono, per l’annuncio delle nuove regole sul rafforzamento del capitale bancario sulle quali, alla BRI, è stato definito l’accordo tecnico secondo le guidelines approvate dal G20 a Pittsburgh. Finalmente capiremo quanto sono fondate, le preoccupazioni molto alte che hanno spinto in queste settimane primari banchieri – in Italia soprattutto Corrado Passera, che ha nel capitale di vigilanza della sua Intesa più strumenti ibridi degli altri – a chiedere che fosse opportuno abbassare i ratios di capitale – già, abbassare – e non alzarli. A me consta da fonti autorevoli che il periodo di innalzamento di qualità e quantità del capitale sarà molto lungo, e con occhi ben aperti per monitorare gli effetti intanto sugli impieghi. Vedremo, comunque, perché è di sicuro l’unico vero passo concreto in avanti fatto dall’inizio della crisi. Dunque, c’è da sperare che sia buono. Ma intanto, rispondiamo a una domanda ormai quasi stucchevole, nel dibattito pubblico.  Che cos’è davvero una “banca etica”? Read More

16
Dic
2009

La vergogna dell’auto in Italia: 38 bn di acquisti, 65 bn di tasse

Oggi farò un’eccezione allo status deontologico del giornalista, che deve mantenersi indipendente dalle diverse lobbies in campo in ogni segmento della produzione, al fine di salvaguardare la propria indipendenza di giudizio verso qualunque punto di vista “costituito” secondo interessi dichiaratamente di parte. Interverrò alla conferenza stampa di fine anno dell’Unrae, l’associazione dei produttori esteri di autoveicoli che operano sul mercato italiano. Non sposerò la loro richiesta di incentivi pubblici all’acquisto di veicoli a minori emissioni anche per il 2010. Ma testimonierò contro quello che considero un vero scandalo antieconomico: che senso ha dare incentivi al settore a spese dei contribuenti, quando su 38 miliardi di euro spesi in acquisti di auto dalle famiglie italiane nel 2009, lo Stato ricava la bellezza di 65 miliardi di euro in  tasse? Quel che serve è ribaltare il punto di vista. Non aiuti discrezionali pubblici alla vendita, ma meno rapina di Stato sull’acquisto e la proprietà. Avrebbe effetti sicuramente maggiori e migliori, meno distorsivi. Read More

16
Dic
2009

Stelzer sul WSJ dà ragione a Tremonti…

Per chi se lo fosse perso, oggi il ministro dell’Economia Tremonti, in un convegno organizzato coi segretari di Cisl, Uil e Cgil oltre che col presidente di Confindustria, e a quanto mi consta dal ministro stesso voluto, ha annunciato che “nel medio periodo” occorre porre mano a un’ampia riforma fiscale, perché i fondamenti dell’ordinamento tributario sono praticamente gli stessi degli anni 70 ma da allora tutto è cambiato, e da allora l’unica novità sostanziale fortemente peggiorativa è rappresentata dall’IRAP, mentre l’unica o quasi fortemente in meglio è il cinque per mille. La riforma premierà famiglie e svolta ambientale, ha annunciato il ministro, mentre sindacati e Confindustria – reduci dai no su tutta la linea alle loro richieste incassate sulla finanziaria ancora in via di approvazione – si sono attenuti a una linea di moderata prudenza, chiedendo insieme tagli alle imposte sui lavoratori dipendenti  e sulle aziende. Read More

14
Dic
2009

Paul Samuelson: grande un tempo, poi meno

Con Paul Samuelson, morto a 94 anni, scompare uno dei più grandi economisti del secolo scorso. Nessun altro ha venduto cinque milioni di copie di un manuale, come Samuelson con il suo “Economia”, per 50 anni aggiornato dopo la prima edizione, del 1948. Almeno 40 milioni di laureati in economia in tutto il mondo, si calcola, hanno studiato sul suo manuale. E nessun premio Nobel per l’economia, fu il primo americano a riceverlo nel 1970, ha mai esercitato un’influenza così profonda non solo sulla sua materia, ma sul dibattito pubblico americano e mondiale come Samuelson è stato capace di fare. Negli anni ’60 e ’70 l’unico a contendergli il primato fu Galbraith, ma Samuelson da primo grande allievo di Schumpeter lo eclissò, collaborando con John Kennedy “perché l’economia in mano ai politici è cosa troppo seria, per lasciarla a Galbraith”, come ebbe a dire. Non c’è stata praticamente grande testata americana, dal New York Times a Newsweek, per cui non abbia scritto. Come giudicarlo, in questo ricordo che non è per tecnici ma magari per chi non lo ha mai conosciuto? Grande all’inizio e per decenni. Poi, un po’ meno. Anzi: parecchio meno. Almeno questa è la mia opinione. Read More

14
Dic
2009

Authority: la frittata è fatta, ma non trasformiamola in un menù fisso

La frittata è ormai fatta, ma sarebbe meglio non trasformarla in un menù fisso. Il nuovo sistema à la Robin Hood di finanziamento delle Authority – si ruba ai ricchi per dare ai poveri – ha probabilmente risolto i problemi quotidiani di quelle amministrazioni in endemica difficoltà finanziaria (come la Commissione per gli scioperi, l’Antitrust e il Garante per la Privacy), ma non ha certo risolto la questione strutturale: come rendere finanziariamente indipendenti tutte le autorità indipendenti, come peraltro richiesto dalle direttive europee, oltre che dal buonsenso? Read More

13
Dic
2009

Da Greg Mankiw un po’ di studi sul perché del taglio delle tasse

Bell’editoriale di Greg Mankiw sul New York Times. “Tax cuts might accomplish what Spending hasn’t”, dice il professore di Harvard. La critica è allo staff di economisti della Casa Bianca, che a gennaio accompagnarono e favorirono la decisione di Obama di dar vita al pacchetto di stimolo fiscale – tutta spesa pubblica pubblica in più – con un rapporto di matrice autenticamente keynesiana: per ogni dollaro di spesa, così scrissero nel rapporto, ci sarebbe stata una crescita del Pil di 1.57 dollari, mentre tagliare le tasse di un dollaro avrebbe fatto crescere il Pil di appena 99 centesimi. Guarda un po’, appena un centesimo in meno.

Ma lasciamo al bando ogni dietrologia e veniamo agli studi che Mankiw cita per sostenere – dati storici alla mano – che l’unico stimolo davvero efficace è la riduzione del carico fiscale. Per chi ne ha voglia e gusto, una lettura di questi studi non fa un soldo di danno. Read More

13
Dic
2009

Pioggia dura su Copenhagen?

Per Copenhagen, le Nazioni Unite si sono appropriate come “inno” di una delle piu’ belle e piu’ note canzoni di Bob Dylan, “A Hard Rain’s A Gonna Fall”. Posto che la “politicizzazione” di Dylan e’ un’attivita’ tanto praticata quanto insulsa, che si tratta sicuramente del cantore piu’ significativo e talentuoso delle migliori istanze del Sessantotto, che lui stesso cerca da una vita di appendere al chiodo la sua casacca di “simbolo di una generazione”, che nel mezzo del primo volume della sua autobiografia si trova una frase spiazzante come “My favorite politician was Arizona Senator Barry Goldwater”, che nella vita ha cambiato volentieri e senza farsene colpa idee e fedi,  ammesso tutto questo: Hard Rain e’ una canzone che parla di un olocausto nucleare (I heard the sound of a thunder, it roared out a warnin’ / Heard the roar of a wave that could drown the whole world), infarcito di metafore apocalittiche. Il riscaldamento globale viene quindi apertamente indicato come la causa della prossima fine del mondo. Non come un fattore di rischio, non come un processo problematico da arrestare, non come l’effetto inintenzionale terribile di azioni intenzionalmente volte ad altro: ma come qualcosa che vale, sul piano etico, un’azione militare volta al consapevole e totale annichilimento del nemico.
Ora, quale che sia la vostra opinione su Copenhagen e il “consenso” ecologista, permettete una domanda: da quando in qua l’ “inno” di una conferenza internazionale deve servire a spaventare la gente?

12
Dic
2009

Corte europea dei diritti umani: Libertà contrattuale (e religiosa) a rischio

Rispetto alle reazioni che la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso ha provocato, verrebbe da dire che il problema dell’esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche non si porrebbe se le scuole non fossero pubbliche. Ma non vado oltre, dato che, in poche righe, non è possibile dare conto di tutte le buone ragioni che inducono a pensare che il diritto sostanziale (dunque per tutti, non solo per i benestanti) all’istruzione potrebbe essere meglio garantito da un sistema scolastico basato sulla libera concorrenza piuttosto che da quella complessa burocrazia chiamato scuola pubblica. Ne riparleremo, magari, in un prossimo articolo, riprendendo i saggi di Einaudi e Valitutti che hanno sostenuto, con molta più autorevolezza di chi scrive, la libertà della scuola dallo Stato.

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11
Dic
2009

A400M, il bidone evitato da Martino: grazie Antonio!

Oggi primo volo dell’A400M, il velivolo da trasporto militare del consorzio pubblico Airbus-EADS. Nel 2001-02, l’allora ministro della Difesa Antonio Martino tenne fuori l’Italia dal megacontratto europeo, che accomuna Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Regno Unito e Turchia. All’epoca, l’opposizione levò fuoco e  fiamme, accusandolo di antieuropeismo. Fui tra i pochi a difendere la bontà della scelta. Oggi più che mai penso sia giusto – lo faremo in pochi – tributare il giusto omaggio a Martino. Aveva visto lontano. Il contratto fu firmato nel 2003, le consegne dovevano cominciare nel 2010. Invece il programma è in ritardo di anni, e forse – forse – le prime vere consegne arriveranno nel 2014. Perché prima bisogna risolvere il problema degli extra costi, passati da 20 a 25 miliardi di euro. Con EADS, il gruppo franco-tedesco più strapuntino spagnolo di fatto pubblico, che rifiuta di addossarseli per la sua inefficienza come da contratto, e chiede invece li paghino i governi. Avremmo dovuto sobbarcarci a spese pazze, mentre tagliamo i bilanci della Difesa. Senza per altro avere gli aerei. È esattamente questa l’Europa statalista e sprecona dalla quale stare sempre lontano, tutte le volte che ci si riesce. Grazie Antonio!