10
Gen
2010

Samuel Gregg: Crisi finanziaria. Le lezioni che ancora dobbiamo imparare

Presentiamo ai nostri lettori questo interessante commento di Samuel E. Gregg.

È trascorso ormai più di un anno da quando la crisi finanziaria del 2008 ha seminato il panico nell’economia mondiale. Decine di libri e di articoli sono stati pubblicati per spiegarci cos’è andato storto. Il dito è stato puntato contro i colpevoli più disparati, dai finanzieri di Wall Street e la loro eccessiva propensione ad accumulare rischi e debiti alle pressioni di lobby di attivisti come ACORN affinché i requisiti per la concessione dei mutui venissero allentati, fino a giungere a quegli esponenti politici che, legati a doppio filo a società immobiliari garantite dal governo federale come Freddie Mac e Fannie Mae, non hanno esercitato la dovuta vigilanza. Read More

9
Gen
2010

Berlusconi rilancia la riforma fiscale.. anzi la “sogna”

Immagino abbiate letto o saputo dell’intervista di Berlusconi a Repubblica di oggi. Stamane all’inizio ho dubitato che si trattasse non dico di un’invenzione ma di una forzatura del quotidiano debenedettiano, tanto per godersi le divisioni inevitabili tra il premier e il ministro dell’Economia, dopo che Paolo Bonaiuti il giorno della befana ha dovuto smentire indiscrezioni secondo le quali il premier aveva rilanciato il tema della riforma fiscale come priorità per il 2010. Ma Claudio Tito che firma l’intervista è un giornalista serio. Dunque – anche se singolarmente il premier ha scelto Repubblica per confermarlo – è vero che per Berlusconi una riforma fiscale “come quella del 1994” resta prioritaria. Mi limito a dire: vedremo. Tremonti ha ragioni purtroppo serie, per essersi “dimenticato” della legge delega approvata nel 2001, che prevedeva un’elevata no tax area e poi due sole aliquote per l’Irpef, il 22% come ipotesi di convergenza anche per il prelievo su redditi e impieghi finanziari e il 33% solo oltre i 100mila euro di reddito annuo. Berlusconi, vi faccio notare, esordisce affermando che “sogna” una simile riforma fiscale. Come a dire chiaramente che la forza di convincere Tremonti non ce l’ha. Tradotto, significa che non ha la forza per ordinargli non una riforma in deficit, ma tagli di spesa coerenti con il minor gettito nel breve, visto che nel lungo – come prova non Arthur Laffer che solo a citarlo si fa la figura degli eretici, bensì le serie storiche Ocse che comprovano puntualmente come il gettito cresca al diminuire dell’aliquota media e marginale – il gettito addirittura aumenterebbe. Tremonti non sbaglia a impedire la crescita ulteriore del debito, ma non ha ragione nell’ipotizzare ormai anch’egli un riforma fiscale a gettito invariato per soli interventi sul versante delle entrate. Berlusconi ha ragione a rilanciare sul taglio delle tasse per crescere di più, ha meno ragione nell’essere diventato così ragionevole ai veti degli altri da non imporre tagli energici nel breve per scommettere sugli effetti di crescita a lungo. Non voglio poi dire che cosa provo, di fronte a Stefano Fassina neo responsabile politica economica del Pd che sfida Berlusconi a cancellare gli studi di settore… Perché non lo dice al suo amico Visco?

8
Gen
2010

Grazie eroico Commissario Virano

Scrive Il Sole 24 Ore che Mario Virano, “l’eroico Presidente dell’Osservatorio” sulla TAV, oggi presenterà le dimissioni al Governo. Viene quasi da stroppiciarsi gli occhi e chiedersi se non si tratti di un abbaglio del quotidiano di Confidustria. Lo scorso anno, in questi stessi giorni, Virano si dimetteva per poi essere riconfermato qualche giorno più tardi dal Governo. Da allora, dodici mesi sono trascorsi senza che un solo passo sia stato fatto in termini di valutazione dell’opportunità di realizzare o meno l’opera. L’Osservatorio si è riunito 116 volte con il solo obiettivo di trovare il consenso della Val Susa. In qualche caso con successo: promesse di stazioni internazionali, interramenti di linee e stravaganti compensazioni sembrano avere “ammorbidito” più di un amministratore locale. Di pari passo si è ulteriormente allargato il fossato fra i costi ed i benefici dell’opera. E, di conseguenza, il faraonico onere a carico del contribuente. Grazie eroico Commissario. Speriamo che, per merito del Suo prezioso lavoro, nel gennaio 2010 il conto da pagare non sia aumentato di qualche altro centinaio di milioni.

8
Gen
2010

Gazprom difende i volumi: qual è il prezzo dell’Eni?

La crisi del gas, quest’anno, è al contrario. Ci sarà crisi, almeno per le principali compagnie europee, se i russi pretenderanno il rispetto letterale delle clausole contrattuali, che obbligano gli importatori a ritirare le quantità negoziate a un prezzo predefinito. Chi non lo fa, paga lo stesso (pur potendo recuperare le quantità non ritirate per un periodo che normalmente va dai tre ai cinque anni). Dopo aver temporeggiato per qualche mese, giusto per vedere che succede, i russi hanno fatto la prima mossa, in Turchia. Da giocatori di scacchi quali sono, gli strateghi di Mosca hanno aperto col cavallo: una pedina molto aggressiva, che può facilmente spostarsi dai lati – dove si trova – al centro. Read More

7
Gen
2010

Compiti 2010-4: non si riparte di solo export

Per oggi e per non risultare eccessivo, un ultimo proposito per l’anno appena iniziato. Riguarda più da vicino l’Italia e la Germania, cioè i Paesi dell’Euroearea che più esportano e che vantano la maggior quota di manifattura. A questo proposito il luogo comune da contrastare è quello che di solo export si possa ripartire, in altre parole confidando il più possibile – nel nostro caso – sui pianti anticiclici messi in atto da Paesi che hanno maggiori possibilità di spesa in deficit. Non è così: senza pulizia bancaria vera – nel caso tedesco – e senza riforme di produttività – nel caso nostro, meno tasse ed esternalità negative che gravano sulla produttività multifattoriale, trasporti, logistica, energia etc. – il mercantilismo costruito sui piani pubblici altrui si traduce in crescita bassa. Read More

7
Gen
2010

Compiti 2010-3: una “nuova” eurodisciplina

La Banca Centrale Europea e la disciplina di bilancio dell’Euroarea e dell’Unione Europea escono severamente provati dalla crisi. Ma non sembra proprio che le classi dirigenti europee siano intenzionate ad animare un dibattito serio sulle loro modifiche. Anzi, in generale prevale la soddisfazione per come avrebbero affrontato con maggior successo di altri gli effetti della crisi. Bisogna avere il fegato e gli argomenti buoni per contrastarla. Read More

7
Gen
2010

Compiti 2010-2: una diga alla rivincita redistributiva

Non è solo nella teoria del mercato e del regolatore pubblico, che occorre porre nuovi paletti tentando di martellarli ben in profondità nella sabbia che oggi c’è sotto i nostri piedi. Serve una visione più ampia. Essere cioè disposti a battersi con grande compostezza ma cocciuta determinazione contro l’altro mito che della rivincita del regolatore pubblico è in realtà padre e incubatore da sempre: la priorità della redistribuzione – del reddito, dei beni e dei servizi – rispetto alla loro offerta secondo princìpi di libertà e vantaggio privato.   Read More

7
Gen
2010

Compiti 2010-1: limiti al mito vincente del regolatore pubblico

Rapido tentativo di baedeker liberale per il 2010, approfittando di un po’ di crestomazia tra le letture nei giorni in cui fervevano abbuffate di massa e relative pesanti digestioni. In tutto il mondo avanzato – oggi qui per poterlo domani fare anche nei Paesi emergenti tipo Cina e India, dove si rischia in concreto di eternare il ruolo preminente dello Stato – occorre serrare le file con un po’ di sano pensiero teorico che torni a ribadire i pesanti limiti della regolazione pubblica, oggi apparentemente trionfante dovunque per far fronte ai colpi dell’instabilità banco-finanziaria e della contrazione dell’economia reale. Se dovessi esprimerlo con una formula semplice, direi che occorre separare nettamente la regolazione prescrittiva da quella cooperativa. Read More

7
Gen
2010

La Bri è l’unica a fare il proprio dovere

Scarso o nullo il rilievo sui media italiani della convocazione a Basilea da parte della Banca dei Regolamenti Internazionali di alcuni tra i maggiori istituti mondiali dell’area Usa ed Ue . Si conferma l’impressione, più volte ribadita su questo blog, che Basilea a differenza dei maggiori regolatori continui ad avvertire la necessità di interventi d’urgenza in quanto tutte le maggiori ragioni all’origine dell’instabilità finanziaria restano in essere. Fare miliardi di utili per gli intermediari prendendo denaro a carrettate a costo zero in Usa o comunque modesto nell’Ue, per fare impieghi a un tasso del 9% – per dire – in Brasile, non solo non è molto difficile, ma continua a far rimbalzare sulle economie emergenti – verso le quali dovremmo essere grati, trainano oggi l’economia mondiale – il rischio di minarne la solidità – compromettendone il ruolo di locomotiva che al contrario è nostro interesse preservare, se vogliamo che il commercio mondiale  riprenda con vigore, e consenta il “riaggancio” alle nostre esportazioni. Per quanto futuribile possa apparire, servirebbe un coordinamento globale dei tassi tra le tre macroaree mondiali, Usa, Ue e Cina (che oggi ha dato un ulteriore piccolo ma significativo segnale di restrizione monetaria per evitare il surriscaldamento, innalzando di 4 punti base il suo tasso di riferimento trimestrale, da 1,02 a 1,06%). In assenza di coordinamento monetario, paradossalmente l’unico sceriffo che mostra di tenere gli occhi aperti è la Bri, cioè lo sceriffo che non ha pistole né fucili per intervenire, visto che quelli stanno invece ai regolatori nazionali troppo “vicini”, soprattutto in Usa, alla politica. Che oggi ha un unico motto: ripetere “le cose stanno procedendo bene”. A costo di chiudere gli occhi sui casi Dubai, Grecia, Islanda e sugli impieghi in contrazione come non mai, nell’ultimo trimestre 09.