26
Gen
2010

Riforma mercato del rating: back to the seventies?

“Basta rating obbligatori … gli emittenti devono avere libertà di scelta sul ricorso al rating… l’imposizione legislativa interferisce con il libero mercato”: non sono le parole di un liberista, ma del presidente di Standard & Poor’s Deven Sharma. Per questo motivo assumo ancora più rilevanza, tuttavia non mancano alcune perplessità. Come tutti sanno il mercato del rating è afflitto da due grandi inefficienze (o piaghe): il conflitto di interessi e la posizione dominante delle tre sorelle statunitensi sul mercato (oligopolio). La proposta del presidente di S&P riuscirebbe a debellare questi due mali, riportando il sistema alla situazione di mercato precedente agli anni 70’, dove le agenzie di rating erano pagate direttamente dagli investitori ed i players sul mercato erano in maggiore numero. Read More

26
Gen
2010

Davos, mito zoppo della governance globale

Festeggiamo il novecentesimo articolo del nostro blog dedicandolo al grande caravanserraglio dell’Uomo Globalizzato, il World Economic Forum che da domani sera a Davos apre la sua quarantesima edizione.  Il più grande merito di Klaus Schwab, è di averlo ideato riuscendo a farne dipendere ogni anno la crema del business e della politica mondiale come da una droga. Ma non mi pare, che quest’anno Davos sarà in grande spolvero.  Non si è ancora ripreso dalla botta terribile del 2009. Read More

26
Gen
2010

Hayek vs Keynes, hip hop version

Russ Roberts and John Papola hanno prodotto un pezzo hip hop molto interessante, in cui Keynes e Hayek parlano di crisi economica. Il video si trova qui. Qui il sito col testo (che comunque si capisce molto bene).

Il principale problema delle idee in politica è che quelle sufficientemente semplici da essere comprese da tutti e sufficientemente interventiste da favorire la classe politica hanno successo, mentre l’aver ragione o meno è irrilevante.

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25
Gen
2010

Qualche parola su Citizens United

La politica costa, ed in Italia lo sappiamo bene. La Corte Suprema lo ha ricordato gli americani. Con la pronuncia nel caso Citizens United v. Federal Election Commission,  (5 voti favorevoli e 4 contrari) la Corte Suprema americana ha stabilito che il governo non può più porre limiti ai contributi dati alle campagne elettorali da parte delle corporations. L’importanza della pronuncia si può percepire dalla reazione di Obama che, nel messaggio settimanale ai cittadini, ha parlato di “un attacco alla democrazia”da parte dei giudici. Naturalmente è possibile valutare la sentenza in vari modi.  Alessandro De Nicola ne fa una puntuale analisi sul Sole24ore evidenziando come, al netto di ogni polemica, gli Stati Uniti abbiano sempre garantito grande trasparenza nel mercato dei finanziamenti politici.

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24
Gen
2010

Il Corriere sostiene Draghi. C’è chi sfida il silenzio

Desidero ringraziare pubblicamente Ferruccio De Bortoli, per il suo editoriale stamane sul Corriere della sera. Ero il solo giornalista italiano ad aver posto  – qui sul nostro blog e sui tre quotidiani del gruppo Caltagirone, Messaggero, Mattino e Gazzettino –  il problema della candidatura di Mario Draghi alla presidenza della BCE. Candidatura che si gioca nelle prossime due settimane visto che all’Ecofin del 15 febbraio si decide il vicepresidente della BCE, e se passa il candidato portoghese è game over, con presidenza impossibile nel 2011 per un altro banchiere centrale della fascia eurosud.  La decisione di De Bortoli di schierare il Corriere, e di firmare lui stesso l’editoriale,  riconcilia almeno per un giorno con la stampa itaiana. Perché? Bisogna dirlo, il perché. E’ lo stesso che riguarda un paio di altre grndi vicende italiane che passano sotto totale silenzio, o quasi. Read More

24
Gen
2010

Un mondo più uguale

A noi piace sempre mettere l’accento sull’efficienza. Il mercato e la globalizzazione ci piacciono perché sono giusti – nel senso che valorizzano la libertà individuale – e perché sono efficienti – cioè massimizzano la ricchezza prodotta. Ma sono anche equi? L’obiezione è frequente e diffusa. L’ultimo esempio, seppure molto specifico, sta nelle parole di Giulio Tremonti, che ha negato la possibilità di tagliare le tasse in nome della lotta alla “macelleria sociale“. Queste obiezioni ora devono fare i conti con un avversario imprevisto: la realtà. La globalizzazione ha ridotto, non aumentato, le diseguaglianze sociale. Lo spiegano, numeri e dati alla mano, Maxim Pinkovskiy e Xavier Sala-i-Martin in questo articolo su Voxeu, che riprende le conclusioni di un loro corposo paper.

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23
Gen
2010

TAV: strategica per l’Italia? O per la Fiat?

Nel profluvio di dichiarazioni sulla TAV di questi ultimi giorni, merita forse sottolinearne un paio. La prima è di Rainer Masera, il presidente della Cig (conferenza intergovernativa italo-francese), che ha dichiarato a MF Dow Jones:

“la linea dell’alta velocità tra Torino e Lione potrà e dovrà essere il cantiere più grande d’Europa, i costi saranno notevoli e occorrerà tenerli sotto controllo ma ci sono elementi di flessibilità per i finanziamenti, grazie al fatto che si può procedere per lotti costruttivi”;
“si tratta di un’opera transeuropea fondamentale tanto che anche la Corte dei Conti ha adattato le proprie regole per permetterne la costruzione”.

Il Presidente della CIG sembra mettere la mani avanti, prefigurando uno scenario assai preoccupante sotto il profilo dei costi di costruzione che, è facile prevederlo, a consuntivo saranno molto più elevati di quelli a preventivo. E’ quasi la norma, per le infrastrutture ferroviarie: uno studio di qualche anno fa del danese Bent Flyvbierg ha mostrato come, in media, i costi reali superano di quasi il 50% quelli a preventivo mentre i traffici sono inferiori alla metà di quelli stimati inizialmente. In Italia, come dimostra il caso della rete AV, il fenomeno assume poi contorni patologici con scostamenti superiori al 100%.
Inoltre, come hanno spiegato Andrea Boitani e Marco Ponti su lavoce.info, la possibilità di procedere per “lotti costruttivi” e non, come previsto in precedenza, per “lotti funzionali”, significa aumentare di molto il rischio che si realizzino tratte di infrastrutture che saranno inutilizzabili magari per decenni.
Considerati poi i rilievi che la Corte dei Conti ha avanzato negli scorsi anni a proposito delle acrobazie finanziare legate alle grandi opere, la notizia di un “adattamento” (ammorbidimento?) delle regole non può che destare ulteriore preoccupazione.
Il secondo intervento che merita attenzione è quello dell’ad della Fiat, Sergio Marchionne, secondo il quale:

“l’Alta Velocità rappresenta la più grande occasione che l’Italia ha per modernizzare la propria rete infrastrutturale e per porre le basi dello sviluppo economico che lasceremo alle prossime generazioni”

Potrebbe sembrare a prima vista curioso che un costruttore di automobili sia così entusiasta di un progetto che dovrebbe avvantaggiare la concorrenza. Di norma, accade il contrario. Quando lo Stato concede aiuti alla Fiat, sono, non troppo coralmente a dire il vero, gli altri settori produttivi che si lamentano del provvedimento. In questo caso la Fiat sarebbe disposta a “sacrificarsi” per il bene superiore del Paese? Probabilmente le cose stanno diversamente. In Fiat sanno benissimo che l’alta velocità non ridurrà in alcuna misura apprezzabile l’utilizzo e la vendita di auto. Strada e ferrovia sono due modi di trasporto in larga misura non in concorrenza: due vasi non comunicanti. L’esperienza francese dell’AV è in tal senso illuminante: la più estesa rete europea non ha avuto alcun impatto sull’evoluzione della domanda di trasporto su strada.
Dall’altro lato, c’è un evidente interesse della casa torinese alla possibilità di far parte, come già accaduto per altre tratte dell’AV, del consorzio di imprese che realizzerà i lavori della Torino – Lione. Imprese per le quali la prospettiva di una lievitazione dei costi appare tutt’altro che disprezzabile. Non sarà per caso che quello che (si dice) va bene per l’Italia in realtà va bene per la Fiat?

23
Gen
2010

Veltroni modello Real

Per un David Cameron che vola in gran segreto in California per incontrare i guru di TED(importantissimo think tank che si occupa di tecnologia, intrattenimento e design) c’ è  un Walter Veltroni che dopo le ultime fatiche letterarie prova a far ripartire la macchina delle idee del PD.  Come? Con una nuova fondazione ovviamente. Alessandra Sardoni sul Foglio definisce la nuova creatura veltroniana “un think tank“. E’ inutile soffermarsi sulle distinzioni fra think tank, fondazioni e advocacy group che abbiamo già affrontato e sono quindi ben note agli amici di Chicago-Blog.

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