1
Mar
2010

L’euro-dracma continua. Ma Atene non è la sola rea

Anche oggi fonti di governo tedesche e della Commissione hanno emesso rituali smentite contro le ipotesi di salvaaggio greco ventilate dalla stampa. I governanti tedeschi ci tengono a non dire ai loro elettori che la trattativa è solo con Parigi – ogni giorno i quotidiani germanici sono pieni di editoriali per i quali il salvataggio sarebbe anticostituzionale, secondo la tesi di Paul Kirchof che due elezioni fa ebbe il fegato di proporre la flat tax prima che la merkel lo defenestrasse. L’Ue è una finzione, nella crisi dei debiti sovrani europei, e la rattativa tra tedeschi e francesi per le clausole di salvataggio  resta molto riservata, giusto per essere pronti nel caso in cui improvvisamente la situazione precipitasse. Tuttavia, l’ipocrisia no è solo questa. Devo a un sito dalle cui sparate bisogna a volte – spesso, anzi –  guardarsi, ma che è comunque utile guardare almeno dal mio punto di vista, cioè zerohedge,  il rimando a un paper di Gustavo Piga che risale al 2001, preparato per l’International Securities Market Association e per il Council on Foreign Relations e che oggi mi sono letteralmente divorato, non avendolo mai letto integralmente. All’epoca, fece scandalo per la stessa cosa oggi richiamata dal sito USA, e fu il Financial Times con James Blitz a sparare contro l’Italia, che tutti ravvisarono nel Paese che tra 1996 e 1997 per entrare nell’euro fece un mega swap per 200 bn yen con una banca d’affari – che tutti ravvisarono in Goldman Sachs – che anticipò al governo medesimo liquidi per abbassare il deficit. Prodi respinse le accuse con sdegno. A Piga fu impedita la presentazione del suo studio in una conferenza pubblica. Ma le 130 pagine del paper di 9 anni fa hanno in realtà tutt’altro interesse. Il punto non è tanto lo scandalo di quella singola vicenda, quanto la dettagliata ricostruzione di quanto la prassi fosse diffusa – sia pur nell’assoluta riservatezza – tra tutti i Paesi europei, Svezia, Francia, Spagna, Irlanda etc, e quanto fosse stata ampliata dall’euro. Sono mali che vengono da lontano. E che non si curano con l’ipocrisia tedesca.

1
Mar
2010

Gli effetti perversi dell’Art.67 della Costituzione. Una risposta di Mario Unnia

Riceviamo dal Prof. Mario Unnia e volentieri pubblichiamo.

Ringrazio i lettori che hanno commentato il mio intervento sulla proposta di cancellare l’Art. 67 Cost. da me ritenuto responsabile, non l’unico certamente, dell’involuzione della nostra vita democratica. Va da sè che una riforma della Carta dovrebbe andare oltre la soppressione dell’articolo in questione, e delineare un assetto costituzionale ‘alternativo’ ben più profondo di quello accennato nella mia proposta.
Il rischio che il paese corre non è il ritorno all’assemblearismo sessantottino o addirittura alla Comune di Parigi (semiseria questa seconda, delirante il primo): è invece la ‘manutenzione concordata’ di cui va cianciando la coppia Fini-D’Alema, e di cui c’è traccia in alcuni commenti ispirati dal buon senso riformatore.
Il mio scetticismo in proposito è totale. Al punto in cui siamo, la nostra Carta avrebbe bisogno di un ribaltamento, sia della parte ‘ideologica’, sia di quella normativa, ma questo richiederebbe una discontinuità forte. Le discontinuità forti sono date dalle guerre civili (non dimentichiamoci che la Costituzione è nata da una guerra civile) o dai ‘golpe bianchi’, tipo quello di De Gaulle che diede avvio alla Quinta Repubblica. Purtroppo, e sottolineo il purtroppo, non c’è nulla di tutto questo all’orizzonte.

Mario Unnia

27
Feb
2010

Doppia morale

A volte penso che la corruzione in politica non serve perché grazie al potere legislativo è possibile semplicemente cambiare le leggi per ottenere lo stesso risultato. Ovviamente è un’esagerazione, ma coglie l’essenza del problema.

Nell’attesa di riprendermi da una collezione di sintomi parainfluenzali notevolmente fastidiosi, mi limito a linkare questo post di Frederic Sautet su Coordination Problem, che finisce con questa frase terribilmente vera:

“The irony is that private sector firms that have engaged in this type of behavior have been pilloried and their executives faced prison time. None of that will happen to government members and parliamentarians; that’s the privilege of making the rules and enforcing them.”

Partendo un po’ per la tangente, ma neanche tanto, si potrebbe dire che ciò che in società si chiama falso in bilancio, in politica si chiama regulatory forebearance; quello che viene chiamato bancarotta, viene ridefinito politica fiscale; ciò che costituisce contraffazione, diventa politica monetaria; ciò che tutti chiamano furto, viene ridefinito fisco.

26
Feb
2010

E’ difficile crescere rallentando … (metti la sesta..)

Riceviamo da Federico Pontoni e Antonio Sileo e volentieri pubblichiamo:

L’Italia è un paese fondato sul consumo degli idrocarburi e sulla mobilità su gomma. Poche storie. Questo paese è stato progettato così negli anni cinquanta. Ricordate la celebre foto di Gianni Agnelli e Alberto Pirelli che presentano la Bianchina? In quella foto ci sarebbe stato benissimo anche Enrico Mattei, padre dell’ENI e grande promotore dell’idrocarburo e dell’autostrada, insieme magari a Enzo Ferrari, l’uomo che ha incarnato (e inculcato) il mito della velocità in ogni patentato medio italiano.

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25
Feb
2010

E continua a non essere una V

Pubblicato oggi l’Interim Forecast della Commissione europea su previsioni di crescita e prezzi per l’Europa a 16 e a 27 membri. Viene confermato lo scenario centrale di una crescita dello 0,7 per cento, sia per Eurolandia che per Eu-27. La crescita resta debole e, soprattutto, fragile. La varianza degli scenari previsionali aumenta fortemente, e non da oggi. Il che significa, per tutti quelli che sono ancora convinti che l’economia sia equivalente alla fisica, che esiste un’elevata incertezza sulla realizzazione degli scenari previsti. Riguardo il nostro paese, la Commissione conferma la previsione dello scorso autunno, una crescita dello 0,7 per cento.

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25
Feb
2010

Sud, NO TAX AREA, welfare e statalisti

Del Mezzogiorno, in una settimana si è occupata Confindustria nel convegno nazionale di venerdì scorso a Bari, e la CEI, con una nota molto preoccupata emessa dai vescovi italiani. Effettivamente, sul tema ormai si sente poco di organico, a parte inchieste e denunce sdegnate sulle reti criminali e la loro presa, e vicende come quella di Termini Imerese-Fiat. Ne approfitto allora per saggiare il polso ai nostri lettori, e verificare come la pensano e se condividano alcune proposte di discontinuità un po’ violenta, le sole che secondo me possono – forse e dico “forse” – interrompere la tendenza che dal 2002 in avanti vede riaprirsi il gap tra Nord e Sud. Ricordo a tutti che quest’ultimo produce oggi il 23,8% del Pil nazionale, esattamente come 60 anni fa. Read More

25
Feb
2010

Colpa dei mercatisti? Guardate chi ha comandato davvero

Mi scuso con tutti se nelle ultime settimane sono stato meno assiduo, ma un’operazione a un rene ha influito sulla mia efficienza. Ne approfitto per recuperare un post dal blog di John Taylor. È di una certa ruvida efficacia, nel dare risposta a coloro che sostengono che le politiche di regolazione finanziaria e monetaria USA dalle quali è scaturita la crisi sarebbero responsabilità dei famigerati “mercatisti” e “neoliberisti”, cioè i seguaci della scuola di Chicago alla quale qui ci ispiriamo. È esattamente vero il contrario. Guardate qua.  Read More

24
Feb
2010

Il pensiero unico e la difesa del suolo

Riceviamo da Giordano Masini e volentieri pubblichiamo

All’indomani della frana del monte Toc, che il 9 ottobre 1963 precipitò nel lago a monte della diga del Vajont generando un onda che sorvolò la diga stessa e distrusse la città di Longarone (le vittime furono 1917), in pochi furono disposti a riconoscere come all’origine della tragedia ci fossero pesantissime responsabilità umane. Ci fu bisogno di un lungo processo per accertare, tra mille resistenze e difficoltà, quello che pochi andavano dicendo da ben prima del disastro:

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