25
Mar
2010

Preghiera della domenica elettorale

Il sermone pasquale del libertario è di quel simpaticone di Arnold Kling. Lo faccio nostro integralmente. 

As we approach Passover in 2010, many people are unemployed. But in a free society, government does not create jobs. Pharoah created jobs for us. Moses led us away from those jobs. Even though those jobs helped to complete public infrastructure. Even though they were green jobs, where we used our muscles and our backs instead of fossil fuels.

Moses could have been part of the ruling class in Egypt. He chose freedom instead. Those of us who followed Moses also chose freedom. Freedom brings risks. But we preferred the risks of freedom to the security of bondage.

Do not confuse government with God. Government cannot miraculously provide us with manna–or health care. When we look at government, we should not see God. We should see Pharoah. Government-worship is Pharoah-worship.

Passover is known as the festival of freedom. To live in the Jerusalem of a free society, we have to leave the Egypt of the reach of government.

Amen, nei secoli dei secoli: la vera preghiera che vorremmo intonata la domenica del voto.

24
Mar
2010

Promesse elettorali regionali, dal punto di vista del mercato

Le elezioni regionali che decideranno chi sarà a governare 13 regioni italiane per i prossimi cinque anni sono ormai dietro l’angolo. Abbiamo sfogliato i programmi dei principali candidati di ogni regione per capire chi meglio potesse andare incontro alle ragioni del mercato e della libertà economica. A tal fine abbiamo focalizzato la nostra attenzione su quattro aree fondamentali: fiscalità ed economia; servizi pubblici locali, ove possibile con particolare riguardo a settori delicati quali il TPL e l’energia; la sanità; la scuola. Ed è solamente sulla base di quanto abbiamo potuto leggere che ci siamo permessi di indicare il candidato, senza quindi considerare le dichiarazioni rese al di fuori dei documenti programmatici, la serietà delle persone, il valore nazionale di cui si caricano queste elezioni e qualsiasi altra questione non attenesse a quanto dichiarato dagli aspiranti governatori.
Chi scrive, si permette di aggiungere che con questo lavoro – il cui solo e unico scopo è quello di rendere un’utilità ai lettori di questo blog – non intende per nulla rinnegare il giudizio negativo, la diffidenza e la scarso entusiasmo che nutre nei confronti della politica.
Ecco un prospetto, regione per regione da Nord a Sud, di quanto ci è sembrato opportuno annotare e dell’eventuale “consiglio di voto” che ne è derivato. Read More

24
Mar
2010

Se anche la sifilide è colpa di Facebook

C’è qualcuno, in Gran Bretagna, che accusa Facebook di aver causato una recrudescenza della sifilide, la malattia sessualmente trasmessa che sembrava ormai consegnata ai libri di storia. Lo scrive il Daily Telegraph, che riporta le opinioni di Peter Kelly, direttore della sanità pubblica nella regione nordorientale di Teeside,  secondo cui ci sarebbe un legame tra il più famoso dei social network e l’aumento dei casi di contagio del virus. Non ci vuole la sfera di cristallo per indovinare la tesi del buon Kelly: con Facebook o con Twitter la gente ha più chance di entrare in contatto, di approfondire la conoscenza e di finire a letto. Read More

24
Mar
2010

Il Don Quijote del Gennargentu con il vezzo del capitalismo facile

Oltre trent’anni di monopolio pubblico dell’energia ha consegnato all’Italia degli anni Novanta prezzi elevati, infrastrutture inadeguate e un significativo deficit energetico. Con la liberalizzazione dello scorso decennio e l’unbundling della rete, la potenza installa è cresciuta tanto da superare la domanda e gli investimenti per lo sviluppo di infrastrutture energetiche lineari sono quadruplicati.

Lungo questo cammino, però, si incontra l’infelice scelta del legislatore costituzionale di collocare l’energia tra le materie a competenza concorrente. L’attuazione dell’articolo 117 della costituzione pare coincidere con un’inversione di tendenza rispetto al decennio di liberalizzazioni trascorso. All’espansione della regolamentazione e della burocrazia verificatasi in tutta Italia, si aggiunge ora, in Sardegna, Regione a statuto speciale, il prepontente ritorno al capitalismo di stato, rectius, di regione.

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23
Mar
2010

L’Obamacare, o dello statalismo demagogico

Sarò brutale. L’entusiasmo dei media più ancora che della sinistra italiana per l’Obamacare mostra due cose. Non conoscono la riforma, o fanno finta di non conoscerla. Brindano solo alla politica padrona. Che quasi nessuno da noi abbia letto le 2.800 pagine dell’Obamacare, è evidente. Altrimenti perché esultano, di una riforma che esclude gli immigrati clandestini da ogni copertura? In Italia darebbero dei fascio-razzisti a chiunque pensasse la stessa cosa. Che cosa c’è di “sinistra”, in una riforma il cui fine è salvare il buco – sei volte il Pil americano, si stima – delle assicurazioni private americane, che però restano private ma con tariffe e prestazioni decise dalla politica e ripiani del debito a carico di imprese e contribuenti? In Italia verrebbe accusato di essere un lacchè degli assicuratori, chiunque proponesse una cosa simile. E se Tremonti avesse proposto in parlamento una riforma sanitaria il cui costo dichiarato netto è di 800 miliardi – 960 netti in un decennio meno i 150 che per Obama verranno risparmiato in Medicare – ma alla cui copertura si inizierà a pensare solo dal 2018 – così Obama potrà ricandidarsi nel 2012 e lasciare magari dopo ancora a un altro democratico, prima che i contribuenti se ne rendano conto – che cosa avrebbero detto, i direttori di giornali che tanto esultano per Obama? Che cosa avrebbero fatto scrivere, se l’ufficio analisi di bilancio del Parlamento avesse messo nero su bianco che le stime di copertura da parte del Tremonti-Obama sono del tutto inattendibili, visto che nel primo decennio potrebbero aggiungersi in realtà non meno di 600 miliardi agli 800 preventivati dal governo? Eppure è questa, la riforma Obama. 1400 miliardi di costo sono il 10% del Pil americano, e si aggiungono al 17% della sanità che resta privata nella forma ma sotto il tallone di prezzi politici e tasse per imprese e cittadini. E’ questo il motivo dell’entusiasmo. I media hanno capito solo che Obama statalizza un altro sesto dell’America dopo il quinto che Obama aveva già nazionalizzato tra auto e banche. E questo basta a stappare champagne. Vedremo gli americani, se la penseranno allo stesso modo. Read More

23
Mar
2010

Uomini liberi, case inviolabili. Di Marco Romano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Marco Romano.


“Questa casa è inviolabile”, scrivevano spesso orgogliosamente sulla porta i cittadini di qualche città nei primi secoli di questo millennio: perché per essere tali, cittadini di una città, dovevano avere il possesso di una casa, e tuttora, se vogliamo trasferirci in una nuova città, un vigile urbano verrà a controllare per l’appunto dove abitiamo.

Se sulle facciate delle case la città ha una qualche competenza e una qualche giurisdizione perché il loro aspetto esteriore contribuisce, come del resto sappiamo per esperienza, alla sua bellezza – e per questo fin dal Cinquecento vengono costituite commissioni edilizie per controllarne la corrispondenza ai canoni stabiliti dagli architetti rinascimentali – la pretesa di legiferare sul loro assetto interno ha un fondamento dubbio.

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23
Mar
2010

Il miele climatico sulla lingua biforcuta del Dragone

La concorrenza sleale, spiega Wikipedia, è “l’utilizzo di tecniche e mezzi illeciti per ottenere un vantaggio sui competitori o per arrecare loro un danno“. Manca, però, una parola per definire il comportamento di chi si fa concorrenza sleale da sé: se uno diffonde sul suo conto informazioni calunniose, con chi può prendersela se non vende più i suoi prodotti? Paradossalmente, è proprio questo che l’Unione europea sta facendo nel delicato gioco climatico. Lo hanno capito benissimo i cinesi (mentre in tutte queste schermaglie gli americani stanno alla finestra, al momento). Tant’è che l’evoluzione della posizione di Pechino suona molto da presa per il culo di Bruxelles. Solo che Bruxelles non se ne accorge.

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23
Mar
2010

Il bando agli Ogm ci costa miliardi. Le stime dell’USDA

L’United States Department of Agricolture ha stilato un rapporto sulla nostra agricoltura che già dal titolo è tutto un programma: The financial cost to corn growers of Italy’s ban on biotechnology. Questo è un breve estratto dalla presentazione:

Italian conventional corn growers lose an estimated €175 to €400 per hectare because they are not allowed to grow Bt corn, resulting in total annual losses of €150 million to €350 million. Since 1998 the total loss to Italian farmers due to the prohibition on Bt corn alone is estimated at €2.4 and €5.1 billion. Farmers of conventional crops have lower profits because of higher pesticide costs and lower yields due to pest damage.

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23
Mar
2010

Lavare le strade per ridurre lo smog? Non vale la spesa

Bocciata a Milano la proposta di sperimentazione del lavaggio delle strade per ridurre il risollevamento delle polveri.
Scrive il Giornale che vi sarebbe il rischio di intasamento delle fogne e di allagamento delle strade. La motivazione più interessante che ha fatto propendere per il no è però quella evidenziata dall’assessore all’ambiente Paolo Massari secondo il quale: «sembra che l’effetto stimato sul contenimento del Pm10 non sarebbe tale da giustificare la spesa». Ottimo. Di norma, infatti, i provvedimenti di tutela ambientale vengono posti in essere a prescindere da una valutazione dei rispettivi costi e benefici. E’ sperabile che l’approccio seguito nel caso a Milano da eccezione diventi la regola sia per quanto riguarda gli altri interventi volti a limitare lo smog (limitazioni del traffico, incentivi al rinnovo del parco veicolare, investimenti a favore del trasporto collettivo) sia negli innumerevoli altri casi di regolamentazione.