2
Giu
2010

Il crepuscolo del welfare

Riceviamo da Silvano Fait (IHC) e volentieri pubblichiamo.

“La dottrina della necessità di una rete di sicurezza per raccogliere chi cade è svuotata di significato dalla dottrina che attribuisce una giusta partecipazione anche a coloro che sanno benissimo sostenersi da soli.” (The Economist, 15 marzo 1958)

Il Welfare State, nei termini in cui è stato concepito fino ad ora, sta rapidamente raggiungendo il traguardo oltrepassato il quale non sarà più in grado di fronteggiare gli impegni presi con i cittadini e, volente o nolente, sarà costretto a ridiscutere i termini dei benefici già accordati. Questo sia in fatto di pensioni, di sanità che di istruzione (cfr. W. Buiter circa le Unfunded Social Securities Liabilities). Il processo di costruzione dello stato sociale si è sempre basato sul presupposto che qualsiasi intervento da parte dello stato all’interno dell’ordine sociale spontaneo abbia delle ripercussioni di carattere economico senza per questo arrivare ad intaccare quegli aspetti di ordine morale che stanno alla base del progresso di una popolazione. Purtroppo invece, Read More

2
Giu
2010

Spese inutili (Piccolo dizionario della manovra)

Spese inutili. Spese che non servono ai politici.

Spese per 232 enti culturali=inutili; spese per 110 province=utilissime, producono infatti 4200 posti a sedere per politici con ‘appena’ 16,5 miliardi di oneri per il contribuente e un costo medio per poltrona di ‘soli’ 3.938.571,43 euro annui . Si comprendono le ragioni della miracolosa moltiplicazione delle province in questi anni …

1
Giu
2010

L’esito inevitabile

Pubblicata ieri dalla Banca centrale europea la semestrale Financial Stability Review, in cui si evidenzia il timore dell’istituto di Francoforte per lo stato delle banche europee, che rischiano un effetto-contagio dalla crisi di debito della regione. Considerando le svalutazioni e gli accantonamenti già contabilizzati, mancano all’appello almeno altri 195 miliardi di euro, di cui 90 quest’anno. Di rilievo il fatto che queste stime prescindono da effetti di retroazione, come ad esempio la ricaduta in recessione di Eurolandia a seguito di manovre di consolidamento fiscale, che causerà un aumento di crediti inesigibili.

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1
Giu
2010

La frittura e l’ordine spontaneo

Tra i balenieri più seri e onorati si fanno sempre, in verità, concessioni nei casi speciali in cui sarebbe una grossa ingiustizia morale il fatto che una parte pretendesse il possesso di una balena cacciata o uccisa in precedenza da altri. Herman Melville, Moby Dick, p.486

La decisione dell’Unione Europea di vietare con regolamento (direttamente applicabile nei diversi Stati membri) il consumo di frittura di pesce ha sollevato un vespaio di critiche da parte dei pescatori e dei tanti cittadini comuni che amano gustare una pietanza così prelibata.

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1
Giu
2010

Bond price-targeting: come aizzare la speculazione

Riceviamo da Leonardo Baggiani (IHC) e volentieri pubblichiamo.

Viviamo in tempi interessanti. Ciò che viene smentito un giorno, come interventi diretti della BCE sul mercato e sciacquoni di centinaia di miliardi di euro a scadenze medio-lunghe, viene offerto il giorno dopo come soluzione ad una incipiente crisi del mercato. L’acquisto di titoli di Stato da parte della BCE sul mercato primario è vietato dal suo statuto, ma nulla vieta che si cambi la norma, la si eluda attraverso terzi soggetti (banche private, un SPV pubblico…), o si passi a interventi sul mercato secondario, tranne il danno alla credibilità e alla (supposta) indipendenza della Banca Centrale.

In ogni caso l’idea è stata presentata, e riguarda interventi a sostegno dei titoli di Stato finiti sotto attacco della “speculazione”. Ve lo dico subito: potrebbe essere la mossa peggiore da fare. Read More

1
Giu
2010

Il crollo annunciato dell’Europa, di Philippe Simonnot

Questo intervento è stato pubblicato originariamente sul sito dell’Institut Turgot, che ringraziamo per la cortese concessione alla pubblicazione su chicago-blog. Philippe Simonnot è Direttore dell’Atelier de l’éeconomie contemporaine e Direttore del séminaire monétaire dell’Institut Turgot.

Vent’anni fa il blocco sovietico crollava, non già sotto i colpi di un attacco militare dell’imperialismo capitalista, ma schiacciato dal peso delle proprie “contraddizioni economiche”, come avrebbe detto lo stesso Karl Marx.

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1
Giu
2010

Evasione ed illusione

Il duro richiamo sull’evasione fiscale lanciato da Mario Draghi nelle sue Considerazioni finali – già opportunamente commentate da Carlo Stagnaro – sancisce il consolidamento ultimo d’un mantra oramai condiviso senza esitazioni dall’intera classe politica italiana, e cioè anche da quei settori che avevano fondato su un certo lassismo tributario una parte non trascurabile del proprio consenso elettorale.

Prescindendo da questioni morali che richiederebbero una troppo ampia trattazione, mi pare che la versione accreditata come dominante presenti debolezze sul piano della logica economica e della conseguente azione politica.

In primo luogo, le stime sull’evasione assumono una condizione di business as usual che appare evidentemente fallace, perché  trascura che l’economia sommersa trova la propria ragione di profittabilità proprio nella possibilità di sfuggire all’occhio dell’erario. Pertanto appare più realistico pensare che il recupero a gettito di quelle attività ne determini, in larga parte, il venir meno.

In secondo luogo, l’intera costruzione prende a fondamento una teoria del prelievo che trova ancora accoglimento – ahinoi – nei manuali di scienza delle finanze, ma che  a ben poco a che vedere con la realtà della formazione del bilancio pubblico. Sopravvive, infatti, la persuasione naif che le attività delle amministrazioni richiedano un determinato fabbisogno di risorse, e che questo venga successivamente ripartito tra i contribuenti – secondo criteri di varia natura. È piuttosto vero, come aveva sottolineato il tremontiano Colbert, che “la tassazione è l’arte di spennare l’oca in modo tale da ottenere il massimo di piume con il minimo di starnazzi”.

In terzo luogo, condizionando la riduzione del prelievo complessivo al recupero dell’evasione fiscale, si sottovaluta l’intima connessione tra l’entità dei due fenomeni. Aliquote da record incentivano l’evasione rendendola più redditizia; ed il modo più ragionevole per aumentare la compliance fiscale consiste nel ridurre le pretese del leviatano.

Infine, tale ricostruzione delle vicende tributarie legittima l’adozione di misure che un leader ora ostaggio dei gerarchi bollava sensatamente come degne di uno stato di polizia tributaria. Se il fisco avanza pretese sul denaro dei contribuenti, è il caso che faccia almeno la fatica di guadagnarselo.

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31
Mag
2010

Postilla al Draghi Reloaded: più concorrenza tra le agenzie di rating

Breve postilla al Draghi Reloaded di Carlo Stagnaro: il cenno di Draghi alle agenzie di rating. Tra tante parole al vento, propositi di spezzare le reni alle tre sorelle della valutazione e sogni di una super-agenzia europea, il Governatore getta un po’ di buon senso sul fuoco del populismo, sottolineando come l’agenda del Financial Stability Board punti, tra l’altro, a:

ridurre la rilevanza dei rating nella supervisione, al tempo stesso accrescendo la concorrenza tra le agenzie di rating e controllando efficacemente l’integrità dei loro processi decisionali, la trasparenza dei loro giudizi;

Trasparenza e concorrenza per il rating, altro che statalizzazione della valutazione. Siamo in pochi a dirlo, ma per fortuna nel gruppetto sparuto c’è anche Mario.

31
Mag
2010

Draghi reloaded: bene Tremonti, però…

In un paese sempre uguale a se stesso, è forse inevitabile che anche le Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia – che Mario Draghi ha finito poco fa di leggere – abbiano il sapore acre del “già detto“. Non è, chiaramente, una critica a Draghi: il suo ripetersi è una risposta inevitabile all’essere sistematicamente “non ascoltato”. Lo si intuisce fin da quando il gov. chiarisce che le vendite di titoli di Stato colpiscono soprattutto paesi

titoli di Stati che hanno ampi deficit di bilancio o alti livelli di debito pubblico; soprattutto, quelli di paesi dove queste due caratteristiche si combinano con una bassa crescita economica. Per questi paesi non c’è alternativa al fissare rapidamente un itinerario di riequilibrio del bilancio, con una ricomposizione della spesa corrente e con riforme strutturali che favoriscano l’innalzamento del potenziale produttivo e la competitività.

E’ evidente che il principale interlocutore di Draghi è il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

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