25
Giu
2010

A tutto c’è un limite, e gli ambientalisti spagnoli quel limite l’hanno passato

UPDATE: A quanto risulta dalle ultime informazioni – riportate per esempio da Pajamas Media – il “pacco bomba” è frutto di una serie di errori e fraintendimenti: il pacco non era destinato a Calzada, e il suo contenuto, pur potendo apparire una bomba smontata, era in realtà una serie di componenti meccanici inoffensivi. Il fraintendimento da parte di Gabriel dipende, probabilmente, un po’ dalla risposta ambigua della persona responsabile della spedizione (“è la nostra risposta al suo studio sulle fonti rinnovabili”, che ora sostiene di aver inviato un plico cartaceo che, per errore, sarebbe stato inviato a qualcun altro); e un po’ dal fatto che Calzada in passato aveva già ricevuto diverse minacce e intimidazioni. Meglio così.

Gabriel Calzada, presidente e direttore generale dell’Instituto Juan de Mariana, qualche giorno fa ha ricevuto un pacco inatteso da Thermotecnic, un produttore spagnolo di pannelli fotovoltaici. Insospettito dalla forma e il peso del pacchetto, Calzada telefona al mittente per verificare di essere davvero il destinatario desiderato, che non si tratti di un disguido. Gli rispondono:

es nuestra respuesta a los artículos sobre energía de Sr. Calzada en Expansión.

Expansiòn è il principale quotidiano economico-finanziario spagnolo, con cui Gabriel collabora regolarmente e per il quale si è occupato, in particolare, dell’impatto dei sussidi verdi sull’economia spagnola (tema a cui ha dedicato anche un ampio studio). La risposta era talmente obliqua, il tono talmente minaccioso, che Calzada ha voluto approfondire, e si è rivolto a un esperto di terrorismo per aprire il pacco. Paranoia?

Giudicate voi. Il pacco conteneva un ordigno smontato. Non pericoloso. Per ora. Un avvertimento. In futuro, chissà. Un abbraccio a Gabriel. Giudicate voi.

Qui la cronaca su Expansiòn, qui il resoconto su Pajamas Media.

24
Giu
2010

Martin Wolf e la Mugabenomics

Riceviamo da Silvano Fait (IHC) e volentieri pubblichiamo

Martin Wolf, columnist del FT, in un articolo ripreso e tradotto il 23 giugno dal sole24ore, di fronte ai tentativi di adozione di politiche di austerity da parte dei governi europei obietta che questi potrebbero ricondurre le economie lungo il sentiero della depressione. Suggerisce pertanto di adottare una politica estremamente espansiva di monetizzazione dei debiti pubblici, da neutralizzare una volta tornato il bel tempo con consistenti surplus di bilancio. Per quanto lo neghi – e a dire il vero, neanche con tanta convinzione – sta proponendo un passaggio dalla k-percent rule di Friedman alla Mugabenomics (v. Robert Mugabe politico zimbabwese). Vediamo allora di porci un quesito interessante per tempi interessanti: può fallire una banca centrale ? Read More

24
Giu
2010

Le politiche keynesiane hanno portato la Gran Bretagna sull’orlo della rovina

Riceviamo da Kevin Dowd e volentieri pubblichiamo:

Il miglior contributo al dibattito parlamentare sulla “finanziaria” d’emergenza del regno Unito è quello dato da Steve Baker, deputato eletto nella circoscrizione di Wycombe. Avvalendosi di un’analisi impeccabile e di fonti universalmente rispettate (ONS – Office for National Statistics – e Banca dei regolamenti internazionali) per i dati che ha citato, Baker ha dipinto un quadro spaventoso: le politiche fiscali dei governi dei paesi occidentali sono insostenibili, e lo erano anche prima che si verificasse la crisi delle ultime settimane.

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24
Giu
2010

Confindustria alza le stime. Ma molto resta da fare

Oggi Confindustria ha alzato le stime di crescita attesa per il 2010 all’1,2% del PIL, e per il 2011 all’1,6%.  Il capo dell’ufficio studi di Confindustria, Luca Paolazzi, per come lo conosco è alieno da qualunque sospetto di indoramento di pillole. Lavora seriamente sui dati, se del caso non evita analisi critiche ai difetti persistenti del tessuto d’impresa italiano, non piega alcun andamento a improprie simpatie politiche. Per chi volesse approfondire, qui il documnto integrale, e qui le slides di presentazione. Non è il caso di lasciarsi andare a impropri brindisi. Occhio ad alcuni flash che richiamo, sui più gravi problemi aperti: Read More

23
Giu
2010

Liberalizzazioni: bene anche i Radicali e bentornata Emma

Dopo le sei proposte di Pierluigi Bersani, oggi sono venuti allo scoperto i Radicali. I leader del partito – Emma Bonino, Mario Staderini, Michele De Lucia e Marco Beltrandi – hanno illustrato un pacchetto di emendamenti alla manovra finanziaria. Il senso generale delle proposte è quello di “raddrizzare” le storture dell’intervento tremontiano, giudicato molto duramente:

misura strutturale, tagli lineari, interventi emergenziali, settoriali o a colpi di “una tantum”. Misure inique, dunque, dall’efficacia limitata, ma soprattutto senza alcuna prospettiva, per il nostro Paese, di riforme, crescita, sviluppo. Per distribuire ricchezza, bisogna prima produrla; in caso contrario, si distribuisce solo povertà, se non – addirittura – miseria.

La diagnosi è, sostanzialmente, condivisibile, al netto della polemica politica. E la terapia?

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23
Giu
2010

Nucleare: bye bye regioni

La Corte costituzionale ha respinto il ricorso delle regioni contro la legge 99/2009, nelle parti in cui essa prevedeva la possibilità di esercizio di potere sostitutivo da parte del governo in caso di mancato accordo con gli enti locali sui siti per i nuovi impianti. E’ una buona notizia, che elimina una fonte di possibile confusione e restituisce vigore al percorso italiano di ritorno al(la possibilità di investire nel) nucleare. Il perché e il per come li ha illustrati, ampiamente e correttamente, Diego Menegon. A questo punto non ci resta che esprimere due modeste speranze, che temiamo verranno deluse. La prima è che, nonostante le dimissioni di Claudio Scajola, il governo si impegni a riprendere in mano il dossier atomico. Il sottosegretario Stefano Saglia lo sta seguendo come può, ma è chiaro che scelte di questo tipo richiedono l’attenzione a tempo pieno di un ministro. Quindi, se il governo crede che la vicenda meriti attenzione, si sbrighi a nominare un nuovo inquilino a Via Veneto (*). Secondo: il rigetto della posizione delle regioni fa pulizia e ordine, ma non rende perfette le norme che sono state approvate. Lo confesso sottovoce, ma penso che qualche ragione le regioni ce l’avessero. Quindi, questo è il momento per rimboccarsi le maniche e aggiustare quel che va aggiustato. Coraggio!

(*) Nel caso qualcuno non abbia colto l’allusione, la ripeto forte e chiaro: Saglia sarebbe un ottimo ministro.

23
Giu
2010

La Cina, la Germania, l’Est e Pomigliano

Il mondo s’interroga sulla riduzione del surplus cinese a seguito anche del ritorno al regime di fluttuazione amministrata del renminmbi, già in opera tra 2005 e 2008. La Cina si presenta al G20 canadese avendo sostanzialmente annullato il surplus sull’euroarea, mentre resta forte verso gli USA, ma di fatto bisogna dare atto che lo spazio dato alla sua domanda interna è molto forte, come meccanismo acceleratore della crescita dei Paesi meno forti. Lo stesso non si può dire della Germania nell’euroarea, che pensa però l’indebolimento dell’euro sul dollaro espanda più che ragionevolmente l’export di paesi come l’Italia, senza che essi debbano dunque rompere le scatole in sede europea rimproverando Berlino di non fare in Europa come invece la Cina fa verso tutti i Paesi esportatori del Pacific Ring. Eppure, ai fini dell’exit strategy italiana, c’è un particolare sul quale avrebbero dovuto riflettere tutti, nelle ore immeduiatamente successive al referendum dei lavoratori Fiat a Pomigliano. La questione è: che cosa produce, la delocalizzazione? Read More

23
Giu
2010

Pomigliano, chi ha paura e chi no

Non si capisce il referendum dei lavoratori di Pomigliano, senza una premessa. La Fiat di Sergio Marchionne e John Elkann ha scelto una via nuova. Non prende più contributi pubblici, e dunque rifiuta di essere considerata una branca dell’INPS. Resta a produrre negli stabilimenti italiani non per fare assistenza pubblica in perdita, ma solo se la produttività è tale da realizzare utili. Perché solo così si riesce a fare altrettanto anche negli USA con Chrysler. E’ vero che a Pomigliano c’è una storia particolare, di alto assenteismo e finti malati. Ma la nuova Fiat addita al Paese una realtà che molti continuano a non voler vedere. Read More