16
Lug
2010

Liberismo e legalità

Quanto è diversa, e come e perché, la “nuova Tangentopoli” da quella vecchia? La mia sensazione è che siamo all’eterno ritorno dell’eguale, per la banale ragione che le cause profonde che hanno portato a Mani pulite sono state rimosse solo in parte. Non so quanto ci sia di vero nei diversi filoni di inchieste di cui le cronache di questi giorni sono piene: immagino che alcune arriveranno a delle condanne, altre finiranno nel nulla; qualcuno ne uscirà pulito, altri no. Penso che sospetti fondati convivano con sonore sciocchezze (suvvia, la P3, se questi progettano il golpe le “istituzioni democratiche” possono dormire sonni tranquilli, come peraltro fanno in tutte le possibili interpretazioni del termine). Penso che, per certi versi, la cosa più desolante sia il panorama tristemente zeppo di ladri di galline: almeno, i mariuoli della Prima repubblica avevano una loro dignità. Ma penso che tutte queste cose – così come il concentrarsi su specifiche indagini, per sostenere le tesi dei pm o difendere le ragioni dei sospettati – sia in fin dei conti fuorviante. Il problema vero non è che qualcuno delinqua: succederà sempre. Il problema vero è: perché la delinquenza, la corruzione, la propensione ad aggirare le leggi per aiutare gli amici degli amici (con annessa mancia) è così comunemente diffusa?

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16
Lug
2010

Dopo la riforma della lirica, ora è il turno del cinema?

Dopo la conversione in legge del decreto di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, il Ministro Bondi si sta preparando ad affrontare anche il capitolo cinema. A breve dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri un ddl governativo che, come minimo, scatenerà lo stesso clamore che si è avuto nel mondo della lirica. Da una nota di agenzia si è infatti appreso che, a partire dal 2011, la volontà del governo è quella di concedere “l’esclusività del finanziamento [pubblico] ai soli documentari, cortometraggi e opere prime e seconde”. Dall’elenco mancano i cosiddetti film di interesse culturale nazionale. La cosa non è di poco conto. Read More

15
Lug
2010

Il mercato dice: probabilità di default Italia a 5 anni 15,5%!

Sono appena reduce da una trasmissione a Rai3 dalle 12,15 alle 13 in cui sembravo scendere da Marte. L’unico a indicare la necessità di tagli alla finanza pubblica. L’unico a indicare la necesità di prestare orecchio ai mercati, che dicono a tutti i paesi Ocse di limitare deficit e debito pubblico. Gli altri, il pm dottor Ingroia per la magistratura, un ricercatore per l’università, una precaria della scuola e via procedendo, per illustrare la totale inaccettabilità delle misure per ciascun comparto a nome del quale parlavano, usavano termini come “massacro”, “strage di legalità” et similia. Ingroia ha liquidato cortesemente  gli esempi delle circoscrizioni giudiziarie che con le attuali dotazioni, sotto la guida di magistrati capaci di dare efficienza ai colleghi, hanno abbattuto pendenze e durate dei procedimenti in Tribunali e Corti d’Appello anche del 70% in un paio d’anni, sostenendo che mica si tratta di sedi esposte alla grande criminalità come Gela e Crotone. Solo che c’è anche Torino, tra chi ha ottenuto quei risultati, mica solo piccoli centri come Bolzano. Marco Rizzo, dei Comunisti italiani, benignamente mi ha concesso che i mercati dicono proprio quel che sostengo io, ma infatti sono i mercati a sbagliare, perché espressione di una cricca di pochi grandi soggetti internazionalizzati il cui fine è abbattere i governi e affamare i popoli. Questione di punti di vista, naturalmente. Michele Mirabella, conduttore, ci ha tenuto a sottolineare molto civilmente che per questo ero stato invitato, per esporre un punto di vista diverso. Peccato che, solo contro tutti che amabilmente sorridevano scuotendo il capo, sembrassi proprio il marziano a Roma di Flaiano. Forse è il caso che ci riflettiamo allora tutti, su questi dati freschi freschi sui debiti sovrani che stamane hanno rimbalzato su tutti gli schermi. L’Italia, alla fine del secondo trimestre 2010, ha visto innalzarsi la stima delle sue probabilità di default al 15,5%, dal 9,7% di tre mesi prima. Ed è sesta nella graduatoria mondiale dei Paesi più a rischio. Come si possa raccontrare alla gente, in queste condizioni, che i tagli sono cose da pazzi, è proprio cosa da pazzi. Ripeto: non sto parlando qui della logica lineare dei tagli della manovra, che ho molto criticato anch’io. Parlo dei tagli in quanto tale, quando in realtà ne occorrerebbero – rectius: ne occorreranno, con certezza – tre, quattro e cinque volte di più. Perché l’atmosfera di incertezza sui bond sovrani europei resta molto forte, come ammoniscono oggi il bollettino di luglio della BCE e Mario Draghi all’ABI. Ma vediamo mmeglio, ne vale la pena.     Read More

15
Lug
2010

Relazione annuale di Ortis. Liveblogging

Oggi il presidente dell’Autorità per l’energia, Alessandro Ortis, ha letto la sua ultima relazione annuale. Oltre a evidenziare le persistenti criticità – con particolare enfasi sulla scarsa competizione nel gas e sulle inefficienze nel sostegno alle fonti rinnovabili – Ortis ha rivendicato i sensibili progressi nel mercato del gas e soprattutto in quello elettrico verso una maggiore concorrenza. In vari passaggi il presidente ha rimarcato l’importanza dell’indipendenza dell’Autorità, peraltro richiesta dalle norme comunitarie. Senza indulgere in polemiche dirette, ha però accennato alla più recente aggressione – il micromanagement dei tagli presente nella manovra finanziaria – e ha lasciato solo all’immaginazione (e alla memoria) le polemiche precedenti, sui ripetuti tentativi di menomare l’autonomia del regolatore energetico. Ortis è stato bravo nel leggere in parallelo il bilancio di quest’anno di regolazione ed evoluzione dei mercati energetici, coi risultati ottenuti durante l’intero mandato. Implicito nelle sue parole era l’auspicio che l’Aeeg sia tutelata attraverso il dovuto rispetto istituzionale e la nomina di un collegio, alla scadenza dell’attuale a fine anno, in grado di porsi su un sentiero di continuità, esattamente come Ortis ha cercato di proseguire con coerenza il percorso avviato da Pippo Ranci prima di lui. E’ una speranza che mi sento di condividere ed è il modo migliore per chiudere, con umiltà e con orgoglio al tempo stesso, un’avventura che troverà tra pochi mesi il suo epilogo formale.

Qui sotto è possibile trovare i miei commenti, irriverenti e sgangherati, in tempo reale alla relazione di Ortis.

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14
Lug
2010

Viva la diga!

In uno straordinario articolo del 1994, il premio Nobel Douglass North spiegava che le istituzioni hanno un ruolo fondamentale nel determinare le prospettive di crescita economica di un paese. Per sortire gli effetti sperati, però, le norme – intese sia come leggi formali sia come norme informali – devono essere credibili e stabili. Tante volte, nel passato, noi dell’Istituto Bruno Leoni abbiamo sottolineato come i problemi italiani non derivino solo dal fatto che abbiamo cattive norme, ma anche da quello che abbiamo norme che cambiano continuamente (e normalmente peggiorano). Il caso delle concessioni idroelettriche è al limite del paradosso perfino per gli standard italiani.

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14
Lug
2010

BP-Eni, l’idea non era balzana. Un po’ di charts

L’idea lanciata qualche giorno fa di mandar avanti ENI con offerte per l’upstream pregiato di BP non era poi così balzana, visto che nel frattempo le prime compagnie petrolifere USA iniziano a farsi sotto strappando il titolo verso l’alto di 10 punti,  e Abu Dhabi vuole acquistar quote di BP per prenotarne il diritto ad acquisirlo in futuro.  Intanto, tutti sperano che il nuovo “tappo” tenga, nelle profondità del Golfo del Messico. Ma in casi come questi, un azionista pubblico di controllo – il governo italiano, per ENI – o ha al suo interno o è in grado di procurarsi fini expertises di settore, in grado di vagliare tempi e modi per operazioni straordinarie valutandone l’impatto sul titolo ENI, il suo debito, i tantissimi primari fondi internazionali presenti nel suo capitale; ed è capace al tempo stesso di decidere nei tempi rapidi imposti dal mercato una volta confrontatosi col management della società; oppure tanto per cambiare si pone – e pone l’azienda – su un piano di assoluta subordinazione rispetto agli sviluppi di mercato, fatti da operatori del mercato con logica di mercato. Una logica che comprende anche  il cinico diritto di prender per sè a buon prezzo il meglio di chi è in grave difficoltà ed esposto ad azioni multipulrimiliardarie come BP. Intanto, qui oltre 50 utili videografiche del caso Deepwater Horizon-BP  rispetto aglia ndamenti e consumi e interessi energetici globali, e qui la graduatoria stimata complessiva globale dei più gravi incidenti della storia.

13
Lug
2010

Cinesi di Bocca Buona

Riceviamo da Leonardo Baggiani (IHC) e volentieri pubblichiamo

Era ancora metà giugno, e circolavano “voci” di un interesse della Cina all’acquisto dei titoli greci. Ora che ci approssimiamo alla metà di luglio, esce la notizia che la Cina ha acquistato un miliardo di euro di bond spagnoli. La Spagna non è (ancora) la Grecia, ma fa sempre parte della famiglia dei PIGS (o PIIGS), i “porcellini europei”… Insomma, la Cina è attratta dai suini nostrani. Read More

13
Lug
2010

I sogni di monete globali, il $ e il suo nemico

Ma quanto conta davvero, il fattore cambio tra le valute delle tre macroaree mondiali, ai fini dell’exit strategy? Se diamo un’occhiata alle tante proposte del post Lehman, c’è da perdere la testa. Mi faccio aiutare da una guida, elaborata in proposito da Kati Suominen del German Marshall Fund a Washington. La conclusione? Il dollaro ha un solo nemico al momento, checché dicano in tanti. Un nemico interno, però. Read More

13
Lug
2010

Agricoltura paesaggistica

Il forum  Agricoltura del Partito Democratico ha votato un documento in cui si dichiara la contrarietà del partito all’uso di Ogm in Italia. Il testo, che dovrà essere ratificato dall’Assemblea Nazionale di ottobre, è seguito ad un lungo dibattito al quale avrebbero partecipato per mesi scienziati (non troppi) ed esponenti del PD. Oggi viene sancito, oltre alla preferenza per la tutela della biodiversità rispetto alla necessità di rispondere alle esigenze quantitative dell’agricoltura moderna, il principio che le scelte di un imprenditore possono essere guidate e indirizzate dall’alto, non solo attraverso misure di stimolo, ma anche e soprattutto attraverso la mortificazione di libertà essenziali quali quella di scegliere autonomamente cosa e come produrre. Il PD, infatti, non si oppone agli Ogm perché li ritiene dannosi per la salute o per l’ambiente, ma semplicemente perché non li ritiene necessari alla nostra agricoltura. Un po’ come proibire la fabbricazione di auto di grossa cilindrata perché non le si ritiene compatibili con la nostra rete stradale… Il commento migliore sulla vicenda è quello apparso su salmone.org, il blog del biotecnologo Roberto Defez:

Il PD ci pensa bene, sente gli scienziati e poi decide per l’agricoltura paesaggistica, dove gli agricoltori sono parte dell’arredo rurale. Ecco come si rottama una attività imprenditoriale per poi versarci sopra tra qualche anno lacrime di coccodrillo.

l PD ci pensa bene, sente gli scienziati e poi decide per l’agricoltura paesaggistica, dove gli agricoltori sono parte dell’arredo rurale. Ecco come si rottama una attiività imprenditoriale per poi versarci sopra tra qualche anno lacrime di coccodrillo.