28
Lug
2010

Le ragioni dei Libertini – di Mario Unnia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Mario Unnia:

Libertino comincia con la l come liberali, liberisti, libertari, e non è infrequente trovare persone che si sentono connotate da uno o più dei quattro termini. Ma di libertinismo si parla assai meno degli altri tre ismi che vengono citati, analizzati, discussi in sedi diverse e da intellettuali di ogni tipo. Eppure un breve richiamo a quella corrente di pensiero e al movimento che l’interpretò non sembra fuori luogo, dato il clima che si respira in questi tempi.

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27
Lug
2010

Fiat: mondo nuovo, contratto nuovo, rischi vecchi

Quando nei mesi scorsi abbiamo scritto che il caso di Pomigliano non riguardava solo gli specifici problemi che si sono addensati nello stabilimento Fiat intitolato a Giambattista Vico, in molti hanno replicato che non era così, e che la nuova Fiat di John Elkann e Sergio Marchionne si limitava a porre un problema specifico per i 18 turni nel solo impianto in cui si concentravano ormai troppi ostacoli, perché si potesse realizzare la necessaria produttività senza esplicite deroghe. Oggi sappiamo che a sbagliare non era chi fin dall’inizio ha spiegato che il referendum a Pomigliano era solo un primo passo di un nuovo cammino. Certo, il primo passo calca un solo scalino. Ma poi, inevitabilmente, altri ne sarebbero seguiti. Domani e dopodomani saranno giorni decisivi. Read More

27
Lug
2010

Stato grasso, addio!

Prima osservazione: per quanto sia incredibile, i governi europei si comportano meglio delle banche, il che è tutto dire. Seconda osservazione: è ormai possibile valutare nel complesso l’effetto aggregato e scomposto di tutte le manovre europee di correzione di finanza pubblica. Terza osservazione: c’erano delle ragioni, per cui l’Italia senza eccessivi rischi sui mercati se l’è potuta cavare facendo meno della media e molto meno di altri. Quarta osservazione: ma se si guada il debito cumulato, per non rischiare l’Italia ha quasi 3 punti di Pil di minor deficit aggiuntivo, da realizzare in 5 anni.  Quinta osservazione: e se dalla crisi passiamo al tendenziale complessivo rispetto ai costi potenziali del welfare europeo, allora è meglio che lo capiscano tutti, governi e sindacati ed elettori: il tempo dello Stato grasso è irrimediabilmente finito. A meno di pagare tasse ulteriormente astronomiche, contro le quali gente come noi passerebbe a forme di lotta vera. Non parlo di vetrine rotte, ma alla peggio di emigrare dritti e decisi, verso dove le tasse son più basse e la crescita più alta. Read More

27
Lug
2010

N = N(V)

Il polverone che si è sollevato attorno a Umberto Veronesi è una triste dimostrazione delle difficoltà in cui si dibatte il nostro paese. Credo di essere stato tra i primi a proporre il nome di Veronesi come presidente dell’Agenzia, proprio su Chicago-blog. La mia idea era che, tendendo la mano al centrosinistra offrendo il posto a un suo uomo, il governo avrebbe rafforzato quella parte del Partito democratico che nel nucleare ci crede non come una panacea ma, laicamente, come una tecnologia di cui è sciocco fare a meno. La provocazione era stata compresa e rilanciata dalla parte del Pdl che riconosce l’importanza di essere bipartisan, in queste cose. La proposta a Veronesi è infine arrivata, ma con che risultati?

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27
Lug
2010

Agenzia nucleare: Gabanelli, Veronesi e le cose serie

Premessa: non avrei indicato Umberto Veronesi, alla guida dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. Seguito: che il Corriere della sera stronchi oggi Veronesi, dopo averlo ospitato, pubblicando come alfiere della competenza in materia Milena Gabanelli, io lo trovo abbastanza ri-di-co-lo. Conclusione amara: il nucleare sta tornando a essere mera occasione di scontro ideologico, quel che hanno sempre voluto i suoi interessati nemici, sapendo che è la loro solita ma vera e temibile arma segreta per non farlo fare. Read More

24
Lug
2010

Agricoltura ed emissioni: gli effetti positivi dell’intensificazione

Che, in attesa di risposte un po’ più certe (o quantomeno credibili) sulle origini dei cambiamanti climatici, lo sviluppo e il progresso economico siano la più saggia politica climatica e ambientale, come ebbe a dire qualche tempo fa Andrew C. Revkin sul NYT, sembrerebbe cosa più che ragionevole in sé. Oggi uno studio apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences of United States of America offre una visione del tutto nuova e controcorrente sullo sviluppo agricolo come fattore determinante per la riduzione dei gas serra. Il titolo dello studio, segnalato da Marco Cattaneo, è Greenhouse gas mitigation by agricultural intensification, ovvero Mitigazione dei gas serra per effetto dell’intensificazione agricola.

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