11
Ago
2010

Contro i demagoghi delle “liste fiscali”: viva la Svizzera e il Liechtenstein

Questo post farà girare le scatole a molti. A tutti coloro che invocano le manette agli evasori, cioè alla nettissima maggioranza, tra gli italiani. So di essere assolutamente minoritario io, a sdegnarmi tutti i giorni della propaganda messa in atto abilmente dall’Agenzia delle Entrate per creare consenso di massa alle pretese rapinatrici del fisco statale. Propaganda alla quale tutti i media – tutti, di qualunque orientamento – cedono volentieri, perché è ovvio che aumentano i lettori e gli ascoltatori, se li si pettina per il verso più facile, quello di presentare ogni giorno scandalosi dati e casi di evasori fiscali. Così è più facile ottenere l’obiettivo di far dimenticare a tutti il vero enorme e intollerabile scandalo: quanto e come lo Stato distrugga ricchezza, attraverso l’astronomico 48% di Pil a cui ammonta il totale delle sue entrate a vario e diverso titolo. per questo vi faccio una domanda fuori dai denti. Ma a voi stanno simpatici, Heinrich Kieber ed Hervé Falciani, i presunti erori che hanno girato ai grandi paesi europei le liste di presunti evasori annidati in banche di Paesi come Svizzera e Liechtenstein? A me, per niente. Per quanto mi riguarda,  il loro posto è la galera. Non la bella vita che stanno conducendo protetti da servizi segreti e polizia  in amene località marine e montane. Read More

10
Ago
2010

Bankitalia avverte Usa e Ue: serve meno deficit

Mentre il day by day conferma la decelerazione della crescita americana – il dato di oggi sulla diminuita produttività si aggiunge alle delusioni sull’occupazione – e la Cina ha segnato un allentamento della crescita delle importazioni dai Paesi avanzati e una ripresa dell’export al più 38% su base annua, tornando ad alimentare i timori su una ripresa troppo accentuata sulla sola costa asiatica del Pacifico, quanto possiamo stare sicuri che non si riproponga il problema dei debiti sovrani? La risposta che viene da due giovani e brillanti economisti della Banca d’Italia è di quelle che fanno riflettere. No, non possiamo essere affatto certi che la grana dei debiti sovrani sia alle nostre spalle. Al contrario, l’instabilità finanziaria complessiva resta il segno dominante nel medio periodo, e non c’è bisogno di un vero e proprio default di uno Stato per accenderne la miccia. A scriverlo in una recente ricerca sono Fabio Panetta, capo del Dipartimento addetto alle previsioni economiche e monetarie di Bankitalia, e il suo vice Giuseppe Grande. Read More

10
Ago
2010

Il giudice a Melfi dà ragione alla Fiom: lo scontro si prepara

C’era da scommetterci. Il giudice del lavoro ham ordinato alla Fiat il reintegro dei tre lavoratori licenziati a Melfi, Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati della Fiom) e Marco Pignatelli. Durante unop sciopero, avevano blooccato un carrello robotizzato che portava in linea pezzi necessari al lavoro di altri lavoratori che non scioperavano. Per il giudice, il licenziamento configura elementi ritorsivi dell’azienda cotnro l’attività sindacale e il diritto di sciopero. Per quanto mi riguarda, è un pessimo segnale, per tre ordini di ragioni: nel merito, nel rapporto Fiat-Fiom, nell’intera vicenda Fiat-Italia. Read More

10
Ago
2010

Trenitalia: and the winner is…

Non stupisce affatto come sia andata a finire la gara per la costruzione di 50 treni ad alta velocità per Trenitalia. L’ATI vincente è stata Ansaldo Breda con la partecipazione al 40 per cento dei canadesi di Bombardier. La situazione delle due imprese è molto differente: l’azienda italiana, controllata da Finmeccanica, ha avuto molti problemi di bilancio nell’ultimo quinquennio, mentre l’impresa canadese sta crescendo in diversi mercati. La costruttrice francese Alstom, la creatrice del TGV e delle sue evoluzione, che detiene il 70 per cento del mercato AV, è uscita sconfitta lo scorso 5 agosto da questa gara internazionale. A Trenitalia è stata garantita la consegna dei 50 treni per il 2013 e il primo prototipo dello Zefiro V300 dovrebbe arrivare entro il giugno del 2011. Tali tempi di consegna sono molto stretti, viste anche le novità tecnologiche del treno, e di conseguenza i dubbi sul rispetto di queste tempistiche sono elevati. Bisogna dire che la gara è stata aggiudicata alla cordata italo-canadese per 1540 milioni di euro a fronte dell’offerta francese di 1750 milioni di euro. Vi è dunque un risparmio per Trenitalia, per un treno che comunque è ancora un progetto, al contrario del treno Alstom. Al momento dell’aggiudicazione, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato ha vantato l’italianità del treno, ma gli elementi importanti di questa gara sono stati altri. Perché questa gara sembrava vinta già in partenza? Read More

9
Ago
2010

Bp, la regolamentazione, e l’eterogenesi dei fini

I cittadini del mondo vogliono più regolamentazione. Nel senso che la larga maggioranza delle persone interpellate in un ampio sondaggio di cui dà contooggi il Financial Timescredono che il disastro del Golfo del Messico dimostri che la regolamentazione delle perforazioni in acque profonde non è sufficiente. In media, chiedepiù norme e più strette circa l’80 per cento del campione, con punte in Italia, Spagna e Francia superiori al 90 per cento. Bizzarramente, la domanda di regolamentazione è molto più alta dell’effetto reputazionale che l’incidente ha avuto su Bp, ossia la compagnia che l’ha causato: se è comprensibile che i due terzi degli americani abbiano maturato un’opinione negativa sul gruppo, lascia di stucco che solo il 33 per cento dei britannici abbia avuto la stessa reazione (va detto che “solo” il 73 per cento di loro vuole più regolamentazione). E’ una coincidenza curiosa, ironica e triste al tempo stesso, che questi risultati (i cui effetti politici si sono immediatamente manifestatianche in Italia) arrivino mentre aumenta l’evidenzasulle responsabilità di Bp e dei suoi subcontractors: il personale a bordo della Deepwater Horizon era inadeguato. Come mettere assieme i cocci?

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9
Ago
2010

Crescere di più, non frottole politiche

Le prossime settimane di agosto saranno decisive, per capire se il governo riuscirà  davvero stringere un patto di legislatura con la neonata componente guidata dall’onorevole Fini. In queste settimane, bisogna augurarsi che gli organi d’informazione e la maggioranza degli osservatori economici del nostro Paese sappiano levare una voce decisa, una voce che richiami la politica alla responsabilità.  C’è una priorità, che non è né  l’incomprensione personale tra Fini e Berlusconi.  Né la volontà del  premier  di un’intesa che non faccia sconti, e che comprenda innanzitutto la sempiterna giustizia: dove tanto per cambiare l’errore è stato di non occuparsi della riforma dell’ordinamento ma di ciò che serviva nei processi. E’ l’economia, la grande dimenticata. L’attenzione va richiamata sulla necessità di consolidare la ripresa. Spero che media e osservartori lo capiscano. Read More

8
Ago
2010

Il punto sulla crisi Spagnola – Parte Seconda

Le riforme strutturali sono necessarie in un Paese che è cresciuto molto velocemente negli ultimi 15 anni e le quali entrate tributarie hanno avuto un boom. Le amministrazioni pubbliche si sono ritrovate con una “manna” fiscale che hanno scialacquato nel corso degli anni. Il debito spagnolo non è a livelli esagerati e anche nei prossimi anni, quando raggiungerà il picco, non dovrebbe superare l’80 per cento. Ma vi è un’altra importantissima ragione per la quale i mercati sembrano dubitare della Spagna: il sistema bancario. Nel paese iberico vi sono due dei colossi della finanza internazionale, il Banco Santander e il BBVA. Entrambe le banche sono cresciute molto negli ultimi anni tramite processi di fusione e hanno conquistato il ruolo di player internazionali. Ma non sono le prime due banche spagnole a preoccupare i mercati. La problematica principale deriva dalle “casse”. Queste banche sono molto importanti nel paese, tanto che la Caja Madrid è divenuta il terzo operatore e la Caixa Cataluna è la quarta entità bancaria in Spagna. Hanno attivi vicini o superiori ai 300 miliardi di euro e giocano un ruolo molto importante nel Paese. Le “casse” hanno una triste particolarità. Sono completamente dipendenti dalla politica. Read More

6
Ago
2010

Tirrenia: l’Alitalia dei mari

È morta Tirrenia? Fará la fine di Alitalia? Perché in Italia non sappiamo privatizzare?

Queste sono solo alcune delle domande che ci si potrebbe porre a pochi giorni dal fallimento della privatizzazione di Tirrenia.

L’Alitalia dei mari, che ha accumulato perdite per 20 anni pur ricevendo circa due miliardi di sussidi pubblici nello stesso periodo, rischia ora di fare la fine della compagnia aerea.

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