Houston qui Fiom: abbiamo un problema
Maurizio Landini è il capo della Fiom Cgil, e ha un problema. Non è quello dei tre licenziati alla Fiat di Melfi e reintegrati dal giudice. Quell’operazione che alla Fiom è riuscita benissimo. Lo dico con il massimo rispetto per i tre lavoratori e le loro famiglie. A essere riuscita – grazie a un’informazione un po’ troppo sprovvista delle fondamentali nozioni tecniche in materia di reintegri disposti dal giudice – è la manovra per la quale si è deliberatamente confusa un’ordinanza emessa ex articolo 28 dello Statuto dei lavoratori con una ex articolo 18. Decenni di giurisprudenza abbastanza consolidata comprovano che quando il giudice non ravvisa la giusta causa per un licenziamento, il reintegro è non solo retributivo e contributivo ma anche sul posto di lavoro. Quando invece – come a Melfi – l’ordinanza d’urgenza avviene ex articolo 28, cioè contro un provvedimento disciplinare verso il quale può sussistere il fumus persecutionis antisindacale, in realtà un precedente in giurisprudenza non c’è. Per questo, la stampa nazionale avrebbe dovuto bocciare l’atteggiamento Fiom, e spiegare che – a impugnative simmetricamente pendenti tanto dell’azienda quanto dei lavoratori – era inoltre del tutto singolare un intervento come quello del Quirinale, e di esponenti della gerarchia ecclesiastica italiana. Quindi è vero: nella battaglia mediatica, la Fiom se l’è cavata bene. E’ in concreto, che ora Landini ha un problema serio. Ce l’ha con tutti gli altri sindacati. Ce l’ha, ovviamente, con la Fiat. E con l’intera Federmeccanica. Se capisco quel che sta avvenendo, il problema è serio davvero.