Il punto sulla Spagna – La riforma del lavoro di Zapatero
È arrivata questa settimana la riforma spagnola del mercato del lavoro. Celestino Corbacho, ministro del lavoro e tutto il governo Zapatero hanno approvato in solitudine un cambiamento necessario. Senza dubbio vi era bisogno di una riforma, perché come “certificato” anche dal World Economic Forum, la Spagna ha un mercato del lavoro estremamente complicato. La posizione nel ranking mondiale stilato dal WEF registra che il Paese iberico si trova al 130esimo posto su 139 Stati in classifica per quanto riguarda la flessibilità del mercato del lavoro. Questo dato potrebbe sorprendere, poiché in Spagna circa il 95 per cento dei nuovi contratti è a tempo determinato. Ma vi sono altri elementi che rendono la Spagna anti-competitiva in questo campo e che hanno portato il Paese ad avere un tasso di disoccupazione superiore al 20 per cento. Anche nelle regioni più ricche, quali la Catalogna o la Regione di Madrid si registrano tassi di disoccupazione superiori al 15/16 per cento. Un’anomalia europea.In primo luogo vi sono il costo molto elevato del licenziamento e la disparità dell’indennizzo di licenziamento tra contratti determinati e indeterminati. Questo argomento è al centro della riforma di Zapatero ed è un elemento che ha creato molta discussione.