6
Ott
2010

Meno tasse, l’idea del banchiere centrale (ad Auckland però)

La politica italiana faccia pure quel che che crede, alterni pure rotture e armistizi nel centrodestra che s’inabissa davanti ai suoi elettori, la sinistra apra al papa straniero Montezemolo come si legge sul Riformista, si sogni pure come rimedio il ritorno al proporzionale e alla frammentazione così che ciascuno comandi nella casetta sua ritenendosi indispensabile. Intanto nel mondo vivo e vero c’è chi pensa a cose serie per crescere. Per esempio nella mia amata Nuova Zelanda, in testa di lista insieme alla Svizzera come Paese dove esercitare l’exit dall’Italia per chi non  ne potesse più dello statalismo corrotto e corruttore e di politici autistici. Ne è un buon esempio la proposta del presidente della Banca Centrale neozelandese, l’economista Arthur Grimes, (in Nuova Zelanda non è il governatore che Alan Bollard, in carica dal 2002). Read More

6
Ott
2010

Fiat: Marchionne accetterà lunghe contrattazioni al tavolo del Ministero?

Il paradosso italiano, illustrato ieri, relativo agli sviluppi positivi delle relazioni sociali italiane in mancanza del Ministro dello sviluppo Economico è stato una provocazione. È comunque indubbio che negli ultimi cinque mesi si siano avuti dei progressi quasi inimmaginabili fino a pochi mesi fa ed il merito è certamente dell’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne. La stessa casa automobilistica si è ritrovata ieri con le parti sociali per discutere del progetto “Fabbrica Italia”. Come ricordava il manager Fiat, è un piano in divenire e dunque non ha senso di parlare d’investimenti precisi, impianto per impianto. Read More

5
Ott
2010

Banche centrali, meglio di eBay

La Bank of Japan lancia la sua ultima (ma solo in ordine cronologico) versione dell’easing quantitativo, quello che ormai gli addetti ai lavori chiamano con l’acronimo LSAP (Large Scale Asset Purchases, acquisti di attivi su vasta scala). Il tasso-chiave di politica monetaria, fino a ieri allo 0,1 per cento, scende in un corridoio “compreso tra zero e 0,1 per cento”, ma soprattutto, la banca centrale giapponese lancia un fondo di monetizzazione, col quale comprerà almeno 5000 miliardi di yen (60 miliardi di dollari) praticamente di ogni tipo di asset giapponese: titoli di stato, cartolarizzazioni, fondi immobiliari, persino Etf. A breve immaginiamo anche Playstation e tostapane, funzionanti e non.

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5
Ott
2010

La liberalizzazione delle rette universitarie, per togliere ai ricchi e dare ai poveri

Pubblicato anche su Libertiamo.it – Partiamo da un dato: le rette universitarie sono molto inferiori al costo che lo Stato sopporta per erogare ad ogni studente l’istruzione universitaria. Come scrive Francesco Giavazzi su lavoce.info, uno studente universitario costa allo Stato circa 7mila euro l’anno, mentre le rette raramente superano i 3mila euro l’anno. Non giriamoci intorno: con ‘prezzi’ tanto più bassi del costo dell’istruzione, si riduce l’incentivo a studiare e pretendere una elevata qualità del servizio.

Ma c’è di più. Un punto cruciale delle tesi di Roberto Perotti nel suo libro “L’università truccata”  (Einaudi, 2008) è il seguente: rette uguali per tutti, o poco differenziate, sono di fatto un modo per trasferire reddito dai poveri ai ricchi. L’argomento dell’economista è il seguente: circa un quarto degli studenti universitari proviene dal 20 per cento più ricco delle famiglie; e meno di uno studente su dieci proviene dal 20 per cento più povero. Read More

5
Ott
2010

Il paradosso italiano

Paradossi. Ieri è stato nominato Paolo Romani come Ministro allo Sviluppo Economico, proprio il giorno anteriore al quale si certifica un grande cambiamento nelle relazioni sociali. L’incontro tra Confindustria e sindacati per parlare di nuovi contratti nella meccanica arriva al termine di un semestre nel quale i rapporti tra le parti sociali hanno registrato un forte passo in avanti e all’Italia è mancato un Ministro. Read More

4
Ott
2010

Il gattone celtico

Oggi parlo di Irlanda, e siccome dovrò dare ragione ad una affermazione di Krugman, scrivo il presente articolo a letto, sotto le coperte, nella classica postura del malato (gambe sdraiate e mezzobusto sorretto da tre cuscini).

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3
Ott
2010

L’algebra di Maastricht e il Club Mediterranée

Al recente Ecofin è stata presentata una proposta molto semplice per garantire precisi percorsi di rientro dagli elevati rapporti debito pubblico/Pil che caratterizzano diversi paesi dell’Unione, tra i quali in primo luogo l’Italia: gli stati con un rapporto debito/Pil superiore al 60% dovranno ridurre l’eccedenza del proprio dato  rispetto al 60% di almeno un ventesimo all’anno. In caso di inadempimento scatterebbero sanzioni automatiche piuttosto drastiche. Per l’Italia, destinata a breve a raggiungere il 120% nel rapporto debito/Pil l’approvazione di questa regola comporterebbe tappe annuali di riduzione del 3% (le più elevate tra gli stati, assieme alla Grecia): nel primo anno di applicazione  dovrebbe quindi scendere al 117%, nel secondo al  114% e così via. Read More

2
Ott
2010

Il declino (annunciato) dei liberali tedeschi

Quando, esattamente due mesi fa, abbiamo pubblicato questo post sul futuro dei democristiani tedeschi, la bolla in casa FDP non era ancora esplosa. E sì perché, nel partito liberale, dopo il grandioso risultato di un anno fa, tira oggi una brutta aria. In meno di dodici mesi i Freidemokraten hanno letteralmente polverizzato il consenso, che aveva permesso loro di tornare sui banchi dell’esecutivo dopo 11 anni di opposizione: dal 14,6% giù in picchiata fino al 4-5%, ormai quasi fuori dal Bundestag. Non passa giorno senza che la leadership di Westerwelle venga criticata o messa in discussione, tanto che egli stesso pare abbia già pensato alle dimissioni da presidente dell’FDP. Ma anche la carica di Ministro degli Esteri e Vice-Cancelliere gli sta molto stretta. A differenza del suo predecessore, il socialdemocratico Steinmeier, Westerwelle non ha infatti tratto alcun giovamento dal ricoprire una posizione di alto profilo. Nella mente dei tedeschi c’è sempre il Guido delle campagne elettorali un po’ esuberanti e patetiche o il Guido che strilla contro i sindacati. Le elezioni del settembre 2009 non sono state altro che un’illusione ottica per chi- come noi- credeva che Westerwelle si sarebbe finalmente scrollato di dosso  gli strascichi di una carriera fino ad allora magra e deludente. Read More

1
Ott
2010

Inquinamento: la diagnosi è sbagliata e la terapia non funziona

L’inquinamento atmosferico? È in aumento. Ne è convinta la stragrande maggioranza dei cittadini europei. Non potrebbe essere altrimenti. Siamo in grado di dire per esperienza diretta se fa caldo o freddo, ma non possiamo valutare autonomamente come si evolve la qualità dell’aria. “Sappiamo” ciò che apprendiamo dai mezzi di informazione. E questi, tranne rare eccezioni, ci ripetono da anni che la situazione volge al peggio.
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