13
Ott
2010

Che culo, c’è la recessione

L’Italia è uno dei tre paesi dell’Ue15 – assieme ad Austria e Danimarca – che devono rimboccarsi le maniche per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle loro emissioni. Per il resto, l’Unione europea brinda oggi alla luce del più recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente. Infatti, Kyoto è vicino, anzi,

large drop in emissions seen in 2008 and 2009 gives EU-15 a head start to reach and even overachieve its 8 % reduction target under the Kyoto Protocol.

Infatti, l’Ue ha potuto contare sul sostegno di un grande alleato: la recessione.

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12
Ott
2010

Una nota austriaca sulle regolamentazioni

I liberali tendono a considerare la regolamentazione come un male in sé, e in genere con ottime ragioni. Esistono però mercati per cui ci sono ottimi motivi per fare eccezione, e uno di questi è la finanza: le banche sono infatti sistematicamente protette dalle conseguenze delle proprie azioni, e in queste condizioni non è pensabile che la libera concorrenza dia risultati positivi.

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12
Ott
2010

Ma i Governatori capiscono di finanza?

Sul Sole24Ore del 04/09/10 era riportata una intervista a Bini-Smaghi, membro del comitato esecutivo della BCE. Ne estrapolo questo passaggio:

Giornalista: Il mercato è il cane da guardia dei conti pubblici, ma non è infallibile.

Bini-Smaghi: Certo che no. Bisogna avere il coraggio di disarmare i mercati dalle armi di distruzione di massa di cui dispongono attualmente, come i credit default swaps “nudi” […] Non capisco la logica di tali strumenti, se non quella del casinò. A mio avviso non è moralmente accettabile scommettere sulla bancarotta di uno stato e dei suoi cittadini.

Ebbene sì, un Governatore centrale non sa a che servano i CDS “nudi”. Read More

11
Ott
2010

Crescita, tre dati non contrastanti

L’Istat ha diramato il dato relativo all’andamento della produzione industriale ad agosto, che con il suo più 9,5% di variazione tendenziale annuale, ha diffuso ottimismo come miglior dato di questo tipo dal 1997.  Poche ore dopo, il centro studi di Confindustria ha diramato una prima stima della produzione industriale a settembre, che con un meno 0,7% rispetto ad agosto ha raffreddato l’ottimismo di poche ore prima. Ciliegina sulla torta, l’Ocse sempre oggi ha rilasciato una stima aggiornata  del suo Composite Leading Indicators, e il messaggio è diventato ancor più contraddittorio: perché mentre Germania, Giappone e Russia secondo l’indicatore sono definiti in espansione, Italia, Francia, Regno Unito e addirittura India sono segnalati come “in contrazione”. E’ evidente che, di fronte a dati apparentemente tanto contraddittori, esistono due rischi di ordine diverso. Il primo, inevitabilmente, è che la vasta platea di non addetti ai lavori, cioè di chi non ha cognizione di statistiche economiche e metodologie di stima della crescita, non ci capisca nulla. La seconda è che la politica si comporti disinvoltamente secondo il metodo pret-a-porter, come si fa pescando cioè dall’armadio l’abito che più asseconda i propri desideri, e sottolineando il dato più ottimistico o quello più pessimistico a seconda tifi per il governo o per l’opposizione. Cerchiamo invece cercare di spiegare il più semplicemente possibile i dati, perché la statistica economica non è materia per pazzi né per ubriachi. Vediamo allora di capire come e perché i tre dati diversi non siano assolutamente in contraddizione. Read More

11
Ott
2010

Giornale-Confindustria, che cosa penso

Molti mi chiedono un’opinione sulla vicenda Giornale-Marcegaglia, e io obbedisco. Devo obbligatoriamente premettere un’osservazione, che in latino si definisce caveat e in inglese disclaimer, in italiano chiamiamola pure ”istruzione per l’uso”. Questa: conosco personalmente molto bene tutti i protagonisti della vicenda. Conosco e stimo Nicola Porro, il vicedirettore del Giornale dal cui sms e colloquio iniziale col portavoce del presidente di Confindustria la vicenda ha origine. Ho lavorato e condiviso opinioni e posizioni con Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, a Libero quando dirigevo Liberomercato. Collaboro con Emma Marcegaglia, e le sono legato da un affetto profondo. Conosco e scherzo anche regolarmente con Rinaldo Arpisella, che per la Marcegaglia tiene i rapporti con la stampa mentre Roberto Iotti è il capoufficio stampa di Confindustria. Inevitabilmente, quando si hanno rapporti stretti con tutti, dovrebbe risultare più difficile avere opinioni precise. Non è questo il caso. Quindi, vi darò le mie. Read More

10
Ott
2010

Ermeneutica di Alitalia

Interessante intervista dell’a.d. di Alitalia Rocco Sabelli a Panorama :

«È  da qualche mese che me ne sono davvero convinto: questa Alitalia può funzionare bene. Le dico di più: dal 2011 in poi, quando entreremo nella fase del dopo ristrutturazione, potrà diventare una compagnia non buona, ma eccellente». Alla fine vola, la fenice. Vola nonostante tanti scettici si affollassero intorno al suo nido. E sembra volare bene, almeno stando ai numeri forniti a getto continuo da Rocco Sabelli …

Poiché, come sostiene l’intervistatore, la fenice sembra volare bene stando almeno ai numeri forniti, dedichiamo questo post a una chiosa ai numeri e ai  concetti contenuti nell’intervista, evidenziando per ognuno se a nostro avviso risultano plausibili e coerenti oppure dubbi  e poco convincenti. Read More

10
Ott
2010

Le cifre dell’auto che la Fiom non cita mai

E’ appena andato in onda l’ennesimo comizio del segretario della Fiom Landini, ospite su La7 di Telese-Costamagna. Landini continua a sostenere che la Fiat intende abolire ogni forma di contrattazione e diritto intermedi tra produzione e lavoro. I colleghi non lo interrompono né gli obiettano, coe fanno con gli altri interlocutori. E’ un loro diritto, per carità. Poiché per l’ennesima volta chi è a casa si sente dire che dovunque nel mondo avanzato i governi mettono solidi e difendono le fabbriche mentre da noi no, e che la Fiat non ha piani ma impone a Confindustria e Federmeccanica ciò che vuole, e poiché nelle parole di Landini manca ogni rifgerimento a tutte le altre confederazioni che invece hano contrattato passo passo l’intesa interconfederale del 2009 al quale hanno fatto seguito non solo il contratto dei meccanici non firmato dalla Fiom – a differenza di altri 24 invece sottoscritti dalle altre organizzazioni di categforia della Cgil in coerenza all’intesa del 2009, dai tessili agli alimentaristi alle tlc, che evidentemente non pensano affatto che vi sia Pinochet ala testa delle imprese – ma anche successivamente le sue deroghe, poiché insomma Landini e la Fiom contnuano in una carte parte dell’informazione ad apparire come gli unici in battaglia a difendre la civiltà del lavoro, forse è il caso di ricordare un po’ di cifre dell’auto mondiale, perché quella è la realtà di cui parlare: sempre, per capire perché bisogna cambiare marcia negli stabilimenti italiani. Qual è la realtà dell’auto mondiale, come appare al salone internazionale di Parigi in corso? Read More

8
Ott
2010

Se la Sicilia può dare il buon esempio (una volta tanto…)

Il nuovo Governo regionale di Raffaele Lombardo (il quarto dalla sua elezione, avvenuta nell’aprile 2008) ha iniziato con una serie di annunci all’insegna dell’austerity: taglio del 10% dell’indennità degli Assessori (circa 4000€ su uno stipendio di 19.000), delle auto blu e soprattutto, la volontà di tagliare le “Province Regionali” e gli enti inutili (che entro 60 giorni verranno identificati e soppressi, dice…);

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6
Ott
2010

I tre errori europei sulle banche

Abbondano gli scettici, sulla necessità del giro di vite in corso sulla vigilanza europea in materia di finanza pubblica e crescita, il doppio pilastro che dal 2011 sostituisce il vecchio rispetto – elastico e perciò non credibile – del precedente “stupido” patto di Maastricht. Eppure, l’Irlanda dovrebbe ricordare a noi tutti che siamo ancora bel lontani da una exit strategy ccredibile. Dopo la nuova iniezione di miliardi pubblici resasi necessaria per evitare che l’Anglo Irish Bank finisse gambe all’aria, Dublino è diventata leader del deficit pubblico per anno tra i Paesi avanzati, con una percentuale sul Pil che supera il 32%. Segue il Regno Unito sopra l’11%. Gli Stati Uniti che faticano a mantenersi entro il 10,5%. La Spagna oltre il 9% ,malgrado l’austerity che costa al governo socialista il minimo dei consensi. E poi nell’ordine Grecia, Francia, Giappone e Portogallo, tutti ben oltre la media dell’euroarea che sta al 7%. E poi – virtuose come si vede se conta la graduatoria del deficit annuale, e conta qualcosa santiddio – Germania e Italia, di poco entrambe sopra il 6%. Purtroppo, il caso irlandese si aggrava per la singolarità del processo di salvataggio e ricapitalizzazione bancaria seguito dall’euroarea, ispirato a due logiche abbastanza singolari, pur appartenendo tutti alla medesima area monetaria: “ciascuno a casa sua”, e “una foglia di carciofo alla volta”. Con un terzo errore, che ne consegue. Read More