17
Gen
2011

Energia, Autorità, mercato e privatizzazioni… radicali

Finalmente la politica batte un colpo sulla faccenda, ormai quasi grottesca, delle mancate nomine all’Autorità per l’energia. Lo fa con una lettera aperta del segretario di Radicali Italiani, Mario Staderini, al quotidiano Terra, che incollo integralmente in coda a questo post. A Staderini va riconosciuto il merito di aver preso la questione di petto, con parole chiare e fornendo un quadro preciso della situazione che abbiamo di fronte. E, soprattutto, di essere uscito dal tormentone su chi-appartiene-a-chi e aver impostato il tema secondo le sue direttrici generali.

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15
Gen
2011

Il sì sul filo a Mirafiori mostra che molto resta da fare

Il successo del sì a Mirafiori è stato testa a testa, e per chi qui scrive ed è cresciuto a Mirafiori non è stata affatto una sopresa. L’ho detto anche in diretta ieri sera su Rai2 a seggi appena aperti, e ho continuato comunque a battermi per il sì con tanto di cori finali di “buffone buffone” che non credevo di meritare.Non mi ha molto incoraggiato, constatare che mentre in quelle ore il no era in vantaggio, nelle reti tv che seguivano il voto, di giornalisti e intellettuali convinti di dover pacatamente ragionare per il sì sembrava non ce ne fosse più neanche uno. Ma prima che per questo, il voto è molto importante per tre ragioni. Per il futuro da difendere e confermare in Italia della nuova Fiat di Jaki Elkann e Sergio Marchionne. Per l’innovazione delle relazioni industriali nel nostro Paese. Per la crescita generale che potrà venirne, se si metterà a frutto l’esperienza maturata e non prevarrà un’ondata ancor più forte di demagogia e radicalizzazione, il cui solo effetto è di portarci fuori dal mondo e a vele spiegate nell’utopia della felice deindustrializzazione. Read More

13
Gen
2011

Piú saldi per tutti!

Periodo di saldi, periodo di polemica. Puntuali o quasi, la scorsa settimana, come ogni anno sono iniziate le vendite promozionali invernali. Le polemiche non sono mancate dato che molti negozianti hanno cominciato a fare offerte in anticipo rispetto al periodo deciso per legge. Le vendite sottobanco sono sempre esistite e ogni anno ritorna come un refrain. Niente di nuovo. Le novità sono altre. Come ha giustamente fatto notare Serena Sileoni i saldi sembrano ormai anti-storici. Le vendite negli outlet e le promozioni via internet fanno sì che un consumatore riesca a trovare sempre o quasi la merce che desidera a prezzo scontato. È possibile comprare di tutto online e anche le maggiori catene di abbigliamento hanno cominciato ad introdurre il web come canale di vendita. Certo, questa tipologia di bene, non è facilmente vendibile come un viaggio aereo, ma da quando Zara ha deciso di introdurre questa possibilità, circa il 2 per cento delle vendite della catena avviene tramite questo canale. Il 2 per cento di una catena che fattura oltre 13 miliardi di euro annuali non è poca cosa; sono oltre 200 milioni di euro annuali e questa clientela tende a spendere di piú per ogni acquisto. Read More

13
Gen
2011

Acqua e referendum. Chi se la beve quella della privatizzazione?

di Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili  2 dei 3 quesiti referendari posti da varie associazioni inerenti la Riforma del Servizio Idrico Integrato (SII), in particolare i quesiti n.1 e 3. Nella retorica referendaria, è come se la società civile avesse segnato un goal nella sua partita contro la speculazione finanziaria. Eppure, qualcosa non torna – oltre al fatto che sono stati decenni di gestione pubblica a creare un sistema ove mediamente 35 litri, su 100 immessi, si perdono lungo la strada.

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13
Gen
2011

Autorità. 30 giorni al big bang

Per chi segue la telenovela che ormai si trascina avanti da anni prima sul completamento, e poi sul rinnovo del collegio dell’Autorità per l’energia. Dopo il passo indietro del presidente designato, Antonio Catricalà, si è assistito a una girandola di nomi, dei quali i più accreditati parevano essere Rocco Colicchio e Raffaele Squitieri, improvvisamente tutto si è fermato. E’ infatti intervenuto un parere del Consiglio di stato, richiesto dalla stessa Autorità, secondo cui – in assenza di nomine – il collegio in carica avrebbe potuto restare in carica per altri 60 giorni. Da allora, la prima notizia è che non ci sono notizie. La seconda notizia è che non ci sono cambiamenti.

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10
Gen
2011

Senza sì a Mirafiori la Fiat andrà al 51% di Chrysler senza Italia

Fiat è già al 25% di Chrysler, e punta ad anticipare di 3 anni, cioè entro l’anno in corso addirittura, la salita al 51%. Di mezzo, occorre la restituzione dei 9 miliardi ottenuti dal governo USA per il salvataggio-ponte della casa americana. Dunque serve una IPO che faccia incassare a Chrysler-Fiat più o meno una ventina di miliardi di dollari, per ridare a Obama e per finanziare la crescita visto che c’è scarsità di mezzi propri. Nessun italiano sensato può sperare che Fiatb non ce la faccia. Anche se i nuovi modelli del segmento medio-basso per Italia ed Europa scarseggiano oggi e nel medio futuro, visti i guai recenti e i bassi investimenti in passato di Fiat. Detto questo, se a Mirafiori vincono i no, giovedì e venerdì, Marchionne può farcela comunque ad assicurare a Fiat la maggioranza di Chrysler- visto che è finanza quella che conta nel breve, per salire in Chrysler, più dei prodotti a breve –  e la differenza sarebbe solo che lo farebbe senza stabilimenti e manifattura in Italia. A chi conviene?  Ai lavoratori? Ma andiamo. Purtroppo, alzare irresponsabilmente i toni dello scontro sociale porta ad accrescere le probabilità che si riaffaccino ipotesi di violenza cieca. E’ puntualmente avvenuto a Torino, dove sono ricomparse sui muri della città stelle a cinque punti e minacce dirette a Sergio Marchionne. Read More

10
Gen
2011

I 5 decreti sul federalismo: addio alla promessa di costi standard sanitari

Da domani – il ministro Calderoli illustra ai relatori di maggioranza e minoranza della commissione bicamerale attuativa per il federalismo le varianti del governo apportate al decreto sul fisco municipale – comincia la maratona che dal 17 al 23 gennaio dovrebbe condurre all’approvazione dei cinque decreti attuativi restanti, in cui è stata accorpata tutta l’intera materia non compresa nei primi tre già approvati, relativi al federalismo demaniale, a Roma capitale, e ai fabbisogni standard di Comuni e province per superare il vecchio criterio della spesa storica. Nella commissione l’equilibrio numerico è di 15 a 15 tra attuale maggioranza e opposizione, con il finiano Baldassarri a fare la differenza. L’Udc ha votato contro il federalismo, il Pd ha votate a favore di Roma capitale, ma presenta moltissimi emendamenti ai decreti in via di esame. Il parere della commisione non è vincolante, ma in quel caso è dura per il governo andare avanti. Vla cosa a mio giudizio più grave è che l’intero perimetro del federalismo fiscale è costruito sull’obiettivo di far restare sostanzialmente eguale – al netto degli sfodbnamenti contestati dall’Economia su sanità, in via di rientro coatto – il livello di spesa pubblica complessiva e lem risorse totali provenienti da gettito fiscale. In più, i costi standard sanitari, dopo 15 anni di promesse al Nord per ottenere che fossero i costi delle prestazioni più economiche ed efficienti a far testo, sono stati invece del tutto abbandonati. Senza che nessuno lo riconosca a cominciare dalla Lega, che continua a parlare di costo standard quando invece si recuopera la spesa storica precedente. Ha vinto il Sud e in generale l’inefficienza, pur di estendere l’area di consenso ai decreti attuativi e proclamare poi – sempre che ci sia – una vittoria che a me pare di Pirro. Perché è vero che a regime, sempre che ripeto la legislatura non s’interrompa, le Autonomie avrebbero più risorse proprie. Ma i tanto opredicati risparmi di spesa non ci sarebbero.  E se non ci sono come obiettivo quantificato, si può solo essere certi che la spesa crescerà, e di conseguenza la seguirà il livello di prelievo. Sedici anni di polemiche valevano tutto questo? No. Vediamo comunque i principali problemi aperti. Read More

10
Gen
2011

Tanto rumore per nulla

 Vogliamo tornare ancora una volta sulla questione della liberalizzazione dei saldi, su cui si è iniziato persino ad invocare l’intervento europeo.

Come abbiamo già detto, le istituzioni e la politica stanno cominciando ad interessarsi alla possibilità di rivedere la regolamentazione delle vendite di fine stagione. Purtroppo, però, ai proclami di interventi pro-concorrenziali non fa riscontro la sostanza delle proposte avanzate.

La notizia più curiosa non ha tuttavia natura sostanziale, ma puramente metodologica.

Lara Comi, europarlamentare del Pdl e vicepresidente della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, annuncia che si farà promotrice di una proposta di legge da presentare entro la settimana prossima a livello europeo, come si legge nel Sole 24 Ore.

A prescindere dai contenuti della proposta, ciò che davvero dà un senso di noia è il trito appello all’Europa. Troppe volte abbiamo imparato che quando un politico chiama in causa l’Unione europea è perché desidera che le cose restino come sono, non ha la forza di ammetterlo e scarica il barile addosso a un’istituzione troppo lontana e troppo grande per essere seguita dai cittadini.

L’appello all’Europa, specie in questioni così poco “internazionali” e, sussidiariamente, così tanto risolvibili a livello locale, persino comunale, è in genere la maschera del nulla, il lancio di un amo troppo lontano perché qualcuno si ricordi di raccoglierlo o sappia dove può essere finito. Peraltro, l’iniziativa legislativa europea segue una procedura diversa e molto più complessa di quella nazionale: un aggravio che non ha alcun senso, essendo la soluzione della questione alla portata del legislatore statale e regionale.

I commercianti e i consumatori, con i loro comportamenti concludenti che abbiamo già descritto, hanno parlato chiaro.

Ma la politica preferisce, come sempre, spostare la responsabilità verso un soggetto estraneo e più lontano al cittadino, mostrarsi attiva nel fare poco o niente.

Insomma, tanto rumore per nulla. Anche per una piccola questione come la liberalizzazione dei saldi.

9
Gen
2011

Perché tagliare la spesa pubblica

Quanto sto per dire non è né di destra né di sinistra: parlerò infatti del futuro del Paese, di ciò che serve per prevenire la crisi delle finanze pubbliche, riuscire finalmente a rispettare i parametri di Maastricht, permettere alle nuove generazioni di pagarsi pensioni dignitose e recuperare competitività e dunque margini di crescita economica.

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