1
Feb
2011

La grande stagnazione USA: figuriamoci la nostra!

Ogni tanto bisogna occuparsi di problemi di fondo e di lunghe prospettive. Non perché avesse torto Keynes che chiedeva risultati a breve, visto che tra ics decenni saremo comunque morti, ma perché è solo un’occhiata al lungo termine alle nostre spalle quella che ci fa capire meglio quali nuovi errori evitare. Da questo punto di vista, c’è un e-book che consiglio, vale a mio giudizio per intero i 4 dollari che vi costerà scaricarlo. Si intitola The Great Stagnation: How America Ate All The Low-Hanging Fruit of Modern History,Got Sick, and Will (Eventually) Feel Better. L’ha scritto Tyler Cowen, un economista libertario-cane-sciolto non meno critico verso i repubblicani che i democratici, che insegna alla George Mason, scrive per il New York Times, e insieme al collega Alex Tabarrok dal 2003 col loro blog Marginal Revolution è la seconda stella del firmamento internettiano economico con Paul Krugman (io tifo per Cowen, ovvviamente). E’ un libro che parla di America, ma utilissimo anche a noi. Il problema centrale: perché il reddito medio dei cittadini non cresce più come nei tumultuosi decenni del dopoguerra e fino alla fine anni Settanta? Read More

31
Gen
2011

Agenda digitale per l’Italia

Sono tra i cento sottoscrittori del manifesto per dare all’Italia un’agenda digitale, pubblicato a pagamento proquota a nostro carico sul Corriere della sera a pagina 8 stamane. E’ un’idea che alcuni di noi hanno maturato a fine anno scorso, di fronte allo stallo in cui reiteratamente si era bloccato ogni tentativo di adottare una direttrice nazionale condivisa per superare uil gap di infrastruttu8re e investimenti sulle reti di nuova generazione e sulle ITC. Al di là dell’agenda per la digitalizzazione della PA propugnata dal ministro Brunetta, in realtà  tresta del tutto irrisolto il contrasto d’interessi tra il più lungo possibile sfruttamento residuo della rete in rame Adsl dell’incumbenti Telecom Italia, rispetto alla maggior rete in fibra ptresente tra tutti i Paesi europei, quella di Fastweb, che giocoforza in questi ultimi anni ha proceduto a rallentare gli investimenti. Il memorandum of understanding sottoscritto da tutte le maggiori aziende telefoniche e di TLC operanti in Italia lo scorsop novembre lascia del tutto irrisolto il problema. E si continua a con fondere l’obiettivo minimale di colmare in qualche modo il digital divide che ancora grava su vasta parte del territorio italiano e che offre a cittadini e imprese che vi risiedono 70 o 150 kbps – cosa che per scaricare un video o megtterlo in rete comporta decine di minuti – rispetto a come impostare il problema di promuovere bandaultralarga al più presto. Non si tratta di chiedere allo Stato di sostituirsi al mercato e agli operatori – almeno dal mio punto di vista, ma tra i firmatari ci sono tuitti i CEO= delle maggiori aziende di settore italiane e non possono che pensarla così, al netto degli incentivi che naturalmente ai loro occhi non guasterebbero. Ma resta il fatto che ancora una volta la questione televisiva – specificamente la transizione al digitale terrestre – ha finito per bloccare e ritardare ogni altra priorità per questioni politiche, stnte la natura proprietaria dei due maggiori competitor, uno di Berlusconi e l’altro pubblico con Sky terzo incomodo in crescita.  Sul sito www.agendadigitale.org trovate oggi approfondimenti e particolari dell’iniziativa e dei sottoscrittori. Terremo un primo incontro il 9 febbraio a Roma, partiranno in qyuesti giorni circa 10 milioni di mail e contatti sulla rete, verranno lanciati vide virali con alcuni artisti sottoscrittori del manifesto. Berlusconi oggi nel suo articolo sul Corriere – il mio giudizio secco sulla proposta di un copinvolgimento offerto all’opposizione per una comune strategia di crescita fondata sulle liberalizzazioni è: non avrà seguito, vista l’atmosfera politica pressoché totalmente compromessa – avanza la proposta di un sottosegretario a Internet. ma qui si tratta di tutt’altro, non di un sottosegretario in più o in meno. Read More

29
Gen
2011

Bad company Italia

Intervengo ancora sul tema del debito pubblico, dopo l’ottimo post di Oscar, segnalando il mio stupore per le numerose personalità che hanno in maniera superficiale avvalorato l’idea che un’imposta patrimoniale consistente sia soluzione praticabile e consigliabile per aggredire il problema del debito. Ritengo infatti che non sia praticabile e che in ogni caso sia sconsigliabile per una molteplicità di motivi. Quello principale consiste nel fatto che il problema non è lo stock del debito, il cui ammontare leggiamo sul tassametro qui in alto a destra. Pur  consistente in valore assoluto (il terzo al mondo a pari merito con la Germania) e in percentuale del Pil, non è il debito il problema bensì il fatto che esso continui a crescere nel tempo. Read More

28
Gen
2011

Taxi: di male in peggio

Il rapporto tra tassisti e clienti a Roma è più incandescente di quello tra laziali e romanisti.

Chiunque viva nella capitale, o vi si rechi abitualmente, conosce bene quanto sia asimmetrico il contratto di servizio tra le due categorie, quanto vana sia ogni lamentela di disservizio, quanta sproporzione ci sia non solo fra le tariffe e i km percorsi o il tempo trascorso, ma più in generale fra le tariffe e le condizioni che il cliente deve per forza accettare, non potendo essendoci alternative reali: carenza di taxi, tariffa aggiuntiva a Roma Termini, attese di minuti al telefono per la prenotazione, etc. Read More

26
Gen
2011

Perché mi fa orrore l’esproprio di Stato proposto sul Corriere

Le mani pruderebbero per commentare l’Obama dello Stato dell’Unione stanotte, o le conclusioni – deludenti – della commisuisone bipartisan delk Congresso USA sulle cause della crisi finanziaria. Ma bisogna prima guardarsi il portafoglio dai ladri di Stato che l’attentano incessantemnte. Dunque, primum vivere.  Oggi il Corriere della sera dedica amplissimo spazio a un’intervista con Pellegrino Capaldo, ordinario di economia aziendale alla Sapienza e di navigata esperienza  nella finanza e banca un tempo incentrata nella Capitale. Capaldo, per chi lo conosce, è persona squisita, colta e ammodo. Tra i primi a sostenere e a praticare che le fondazioni bancarie non dovevano essere mute sostenitrici dei manager alla testa di istituti, nemmeno se quei manager si chiamavano Geronzi con cui pure i rapporti e le condivisioni erano state lunghe nel tempo e solide. Una persona notevole, dunque, né cambio idea oggi. Eppure, la sua proposta odierna mi ha suscitato vero orrore. Perché per la prima volta dà munizioni vere, crdibili e purtroppo conmcretamente utilizzabili, al partito della patrimoniale. Il Corriere per di più ha perfidamente titolato la proposta come una “privatizzazione” del debito pubblico, e più d’uno – anche alla Giunta di Confindustrtia stamane – ci è cascato e ha creduto che la proposta consistesse in dismisssoni di Stato.  Macchè, è un furto ai danni di tutti i cittadini: o meglio, dell’85% proprmietari di immobili. Read More

26
Gen
2011

La guerra di Enrico

Ci risiamo. Sono passati quasi cinque anni da quando Enrico Bondi è diventato amministratore delegato della Parmalat. Al tempo la guerra dei voti fu tra banche, hedge e distressed fund. Il copione si è poi ripetuto a ogni assemblea chiamata a rinnovare il board tirando in ballo anche la questione dei dividendi, che in base allo statuto di Collecchio devono essere pari al 50% degli utili, e quindi chiedendo cedole più sostanziose. A tre mesi dall’assemblea, che si terrà il 12, 13 e 14 aprile, anche quest’anno la storia si ripete.

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25
Gen
2011

Le cajas al centro dei problemi della Spagna

Tutti i nodi vengono al pettine. L’attenzione dei mercati sul debito pubblico dei diversi Paesi si sposta velocemente: mentre non scema la preoccupazione di un prossimo salvataggio del Portogallo, la Spagna continua a navigare a vista. Il Ministro dell’economia spagnolo Elena Salgado ha annunciato che serviranno almeno 20 miliardi di euro per salvare le Cajas spagnole, anche con soldi pubblici. Questo è il piano di riforma del Governo Zapatero che ha l’obiettivo di trasformare le casse di risparmio in entità bancarie. Read More

25
Gen
2011

Sarkò tenterà a G8 e G20 un colpo di Stato

A Deauville il 26 e 27 maggio per il G8 e a Cannes a novembre per il G20, la presidenza francese dei due maggiori fori di coordinamento della politica economica mondiale si preannuncia coi fuochi artificiali. Fuochi statalisti, e non solo perché dai tempi di Luigi XIV e di Versailles la grande pirotecnica si è sviluppata per secoli solo perché erano le corti coi soldi dei contribuenti, a poter largheggiare in spese. Fatto è che le presidenziali francesi sono tra 13 mesi, e Sarkozy ha tutte le intenzioni di giocarsi i sei mesi di grande visibilità internazionale per risalire nel gradimento degli elettori, visto che oggi sta sotto la quota per lui molto preoccupante del 30%, una ventina di punti sotto Berlusconi da noi. E per risalire nei cuori dei francesi la parola d’ordine sarkozista è una sola: Stato, Stato, Stato. Read More