Per crescere di più, aiutare ad aiutarsi chi fa di più: 1) il made in Italy
Uno dei luoghi comuni dello sviluppo italiano, è che per crescere di più occorre dare una mano al made in Italy. Moda, alimentari, scarope, legno e mobili, macchine e manifattura, associati all’eccelenza italiana sui mercati. Aziende di tipo diverso, che in alcuni casi sono cresciute ma rimanendo nella storia fedeli a controllo e conduzione rigorosamente personale o di famiglia e che stanno sotto i 100 milioni di euro di fatturato come Missoni, oppure che hanno diversificato e hanno accolto il mercato nel loro capitale e che fatturano miliardi, da Benetton ad Autogrill, da Barilla a Ferrari, a Piaggio.Ma ciò che spesso nel nostro dibattito pubblico si stenta a capire, è che tali eccellenze non sono eccezioni che galleggiano su un mare di mediocrità. Avere la precisa dimensione di che cosa pesi e che cosa conti davvero il made in Italy, di quanto diffuso sia la suo reticolo nella stratigrafia delle imprese italiane e nei suoi risultati complessivi, aiuterebbe tutti a comprendere quali siano davvero, le priorità dell’economia nel nostro Paese in un mondo che, dalla grande crisi mondiale, esce profondamente trasformato. Grazie alla forza del motore asiatico in grande espansione, e al fatto che la Cina non ne rappresenta solo la prima motrice in termini di consumi in espansione oltre che leader in termini di produzione industriale, ma che resterà anche per anni titolare della scelta di quali debiti pubblici e privati del mondo avanzato comprare e sostenere, grazie alle sue riserve valutarie e finanziarie accumulate con un tasso di risparmio che resta superiore al 50% del reddito disponibile. Ma che cosa è oggi davvero, il made in Italy?