15
Mar
2011

Il paradosso libico, la cambiale finanziaria, la Cina e noi

In Libia sta avvenendo un paradosso. Purtroppo, non mi riferisco al fatto che i gheddafiani stano riprendendo il controllo dell’intero paese, visto che è caduita anche Ajedabija e nel pieno controllo degli insorti resta a quanto pare solo lo sperone settentrionale della Cirenaica. Di fatto, mi sembra una conseguenza anche dello sconclusionato modo di procedere di molte grandi capitali occidentali. Il paradosso è che l’Italia prima è stata trattata come una serva paurosa del regime. Ma in effetti chi ha flesso i muscoli invano l’ha rafforzato. E ora il conto potrebbe essere presentato proprio a noi.  Read More

15
Mar
2011

Atomo: la Germania fa marcia indietro?

Alla faccia della proverbiale freddezza teutonica. L’esecutivo tedesco ha reagito con una certa “scompostezza elettorale” alle notizie provenienti dalla centrale di Fukushima in Giappone. Nella mattinata di lunedì il Cancelliere ha infatti annunciato l’intenzione del governo di voler procedere ad una moratoria di tre mesi sull’attività delle centrali più vecchie del paese, due delle quali si trovano in Assia e in Baden-Württemberg. Per consentirne un controllo approfondito, si dice. Sarà un caso, ma proprio in quest’ultima regione tra due settimane esatte si tiene un appuntamento elettorale di cruciale rilevanza per le sorti dell’esecutivo. La CDU controlla il Land da cinquantasette anni. Perderlo significherebbe consegnare il Bundesrat all’opposizione. Il caso ha voluto che uno dei maggiori temi oggetto della campagna elettorale si sovrapponga perfettamente al tema di dibattito più caldo a livello federale: l’atomo. Circa metà del consumo di energia primaria della regione si ha infatti attraverso la produzione di energia nucleare. I Verdi sono sul piede di guerra e nei sondaggi sono dati intorno al 20%. Dopo la chiusura di Obrigheim nel 2005, si ipotizza ora uno spegnimento temporaneo per Neckarwestheim. Il fatto che Merkel e Westerwelle vogliano fare un passo indietro è quindi funzionale ai loro interessi politici (la Merkel e il suo Ministro dell’Ambiente non fanno mistero di strizzare l’occhio agli ecologisti da anni…), ma mal si accorda con la necessità di una cornice regolatoria chiaro. La decisione di allungare la vita dei reattori (di 8 anni per quelli più vecchi, di 14 per i più nuovi) si inseriva già in un quadro di progressivo smantellamento, varato dal gabinetto rosso-verde nel 2001. Una nuova giravolta rischia di rendere le cose oltremodo complicate. L’opposizione, dal canto suo, non è soddisfatta e vorrebbe uno spegnimento automatico e totale di tutte le centrali, vecchie e nuove. D’altra parte, passati i tre mesi di stop, qualora l’esecutivo dovesse nuovamente tornare sui suoi passi, le centrali in questione avrebbero guadagnato altri novanta giorni di vita, come mostra la prassi assai frequente degli anni passati di staccare e riattaccare i reattori alla rete, adducendo ragioni di manutenzione.

Update: la signora Merkel ha appena annunciato che saranno sette i reattori ad essere temporaneamente spenti.

13
Mar
2011

Il sisma e l’impatto sull’economia mondiale

Che impatto può avere nell’economia mondiale il terribile colpo abbattutosi sulle coste nordorientali del Giappone? Per una stima seria, occorre conoscere le prime valutazioni giapponesi sullo stock di capitale fisico che è andato distrutto o seriamente danneggiato per l’evento, cioè quante infrastrutture di trasporto e logistiche e impianti produttivi sono fuori uso, e per quanto tempo. In base a una stima geoeconomica che vede tra il 17 e il 22% del potenziale produttivo giapponese nell’area interessata dalla maggior intensità del sisma e a un effetto conseguente di minor crescita quest’anno fino a un punto di Pil,  alcune considerazioni possono essere svolte subito. Stiamo parlando della terza economia mondiale, visto che da metà 2010 la Cina l’ha superata come seconda intorno a quota 5.400 miliardi di dollari di Pil annuo. Per le caratteristiche dell’interscambio giapponese col resto del mondo, si possono distinguere tre diversi ambiti in cui lo sconvolgimento naturale estenderà le sue conseguenze: quello commerciale, energetico, e monetario. Read More

11
Mar
2011

Il sisma e il nucleare

Quando ancora eravamo alle prime notizie del tremendo sisma che si è abbattuto sulla costa nordorientale del Giappone, ecco che i siti e le agenzie italiane hanno iniziato a diffondere notizie sull’allarme nucleare. Orbene, se allo stato degli atti una prima cosa si può dire, è che proprio la terribile intensità del fenomeno abbattutosi sul Giappone ci consegna una nuova conferma del fatto che in materia di sicurezza di impianti nucleari, i passi in avanti compiuti negli ultimi decenni sono stati notevolissimi, tali da reggere nella realtà dei fatti senza creare pericoli per ambiente e popolazione proprio l’impatto di eventi terribilmente fuori scala, quale quello verificatosi e come prescrivono appunto le norme nel cui rispetto si costruiscono oggi centrali atomiche. Eppure, in Italia la speculazione è partita subito. Read More

10
Mar
2011

Il caro benzina, i petrolieri e la finanza

Gli aumenti dei carburanti decisi da alcune compagnie petrolifere continuano a far discutere. Oggi siamo sul prezzo conuigliato della verde tra 1,57 e 1,58 euro al litro.  Al Sud, tre giorni fa la benzina verde è giunta a punte di 1,611 euro al litro. Le oscillazioni inj centesimi di questi giorni si devono all’altalena della controffensiva di Gheddafi rispetto ai primi riconoscimenti agli insorti come oggi quello di sarkozy, l’incertezza delle azioni militari internazionali, le notizie di pressioni crescenti sull’Arabia Saudita per un possibile aumento della produzione dell’Opec. Tra greggio WTI sulla piazza americana e Brent su Londra continua unam forbice sui 12 dollari finio a 14 nei momenti di massima tensione. Ma chi è più colpevole del caro benzina? Gheddafi? La speculazione? Le tasse di Stato? I petrolieri? Per capire come si forma il prezzo alla pompa – un classico che si deve sempre ripetere, mi scusino gli addetti ai lavori che lo sanno – e le sue conseguenze sull’economia, cominciamo da quest’ultimo punto. Per l’Italia, che ha una dipendenza sul totale del suo consumo energetico pari all’85% fatta soprattutto di petrolio e gas, l’impatto è maggiore e più rapido nei suoi effetti che per la media degli altri Paesi avanzati. Nel più dei report sulle conseguenze del rincaro petrolifero sulla crescita, la soglia “recessione” per i Paesi avanzati, se vi si dovessero stabilizzare i prezzi per un trimestre o due almeno, è stimata sui 135-140 dollari. Per il nostro Paese, i 17-18 dollari accumulati dal barile in poche settimane, se dovessero stabilizzarsi in caso di crisi libica perdurante, già comportano un peggioramento della bilancia dei pagamenti su base annua pari allo 0,4% del Pil, e una minor crescita pari fino a un terzo di punto. Se sommate i due dati, si arriva allo 0,7% di Pil di cui parla oggi Confindustria. Poiché la nostra crescita è più bassa di quella americana e tedesca –  Berlino ha alzato dal 2 al 2,5% la crescita attesa nel 2011 dopo il più 3,6% del 2010 – è ovvio che noi siamo più esposti a conseguenze negative. Un po’ di pazienza in più occorre invece per capire ciò che fa regolarmente imbestialire i consumatori, convinti che i rapidi rincari alla pompa siano in realtà prova ed espressione della proverbiale avidità delle compagnie. In realtà, non è così anche se a dirlo, per esperienza, si viene facilmente accusati di essere servi dei petrolieri. Read More

10
Mar
2011

Libia e caro-barile: perché Usa e Ue sono divisi

Gli italiani trovano subito, alla pompa di benzina, l’effetto della crisi libica. Se continuerà il conflitto tribale nell’ex colonia italiana l’effetto sarà benedetto dai Paesi Opec, perché stabilizzerà il costo più elevato del barile sui 25 dollari rispetto alle previsioni di inizio anno. E si porrà un immediato problema a chi guida le politiche monetarie, cioè alle banche centrali. La BCE ha già risposto per bocca del suo presidente, Jean-Claude Trichet. L’euroarea potrebbe rialzare già ad aprile di mezzo punto il suo tasso ufficiale, per contenere l’ondata inflazionistica. Negli Stati Uniti, la FED non ci pensa proprio. In termini di exit strategy, che cosa implica di fronte al caro-barile la divaricazione dei tassi? Distinguiamo il problema teorico da quello pratico. Il primo spiega la posizione lassista americana. Il secondo, inficia la posizione rigorista dei banchieri centrali europei. Read More

9
Mar
2011

Patrimoniale: un escamotage ingiusto e dannoso – di Natale D’Amico

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Natale D’Amico.

Lo Stato italiano ha un enorme debito, sul quale l’orologio dell’IBL ci aggiorna in tempo reale, che assomma oggi a circa 1900 miliardi di euro, pari a quasi il 120 per cento del prodotto interno lordo. Questo debito è frutto delle dissolutezze del passato: non dipende unicamente dai comportamenti di chi ci ha governato negli anni recenti, ma risale molto indietro nella storia italiana. Read More