23
Mar
2011

Generali, Unicredit e Intesa

Il focus di cronache e attenzione dei media è su vicende “mondiali”, dal Giappone prima alla Libia oggi. Nella disattenzione generale dei non addetti ai lavori, tuttavia, in poche settimane si va profilando una nuova fase degli equilibri ai piani alti del potere finanziario italiano. La polemica in Generali di Diego della Valle a Cesare Geronzi, in nome del “largo ai giovani”, ha rapidamente ceduto il passo a uno scenario ben più complessivo. Ad affrontarsi – non ho detto a scontrarsi – sono e saranno le due maggiori filiere bancarie italiane, Unicredit da una parte e Intesa dall’altra. In palio, chi giocherà a venire un maggior ruolo in Mediobanca e Generali, cioè chi influenzerà di più il rispettivo management da una parte, e chi avrà più voce in capitolo sulle controllate dall’altra, da Rcs a Telecom Italia. In bilico, la posizione francese in Mediobanca, eredità dell’ultima fase della Mediobanca di Vincenzo Maranghi, concepita come cuscinetto tra i soci privati e quelli bancari di piazzetta Cuccia, e garante in passato della lunga presidenza Bernheim a Trieste. Avvertenza: qui purtroppo non si parla di andamenti e risultati, creazione valore e strategie aziendali, come vorremmo noi con un’ottica di puro mercato. Si parla di “potere” nel mercato, la malattia relazionale tipica del quadro clinico italiano.  Read More

22
Mar
2011

Un grafico e una domanda sugli investimenti diretti esteri

Osservate attentamente questo grafico:

(Fonte)

Ecco la domanda: il fatto che gli investitori esteri non considerino l’Italia una meta attrattiva, ha o non ha una relazione col fatto che, quando un investitore estero vuole scommettere sul nostro paese (per esempio questo o questo), salta sempre fuori un ministro della repubblica (per esempio questo o questo) che gli dice raus? E ciò ha o non ha una relazione col fatto che il Pil italiano è stagnante da almeno 15 anni?

19
Mar
2011

Le atomiche amnesie di Monsieur Tremonti

In politica, ha sostenuto un ministro in carica, “le cose che si dicono valgono solo nel momento in cui si dicono”. Secondo questa interessante teoria, un uomo politico ha diritto di dire tutto e il contrario di tutto. Giulio Tremonti si è a tal punto specializzato in quest’arte, da violare la regola eterna dell’orologio rotto: segna l’ora sbagliata sia quando sostiene una tesi, sia quando afferma il suo contrario. Come sull’energia nucleare.

Read More

18
Mar
2011

Salviamo le rinnovabili virtuose dalla danza delle ore

Riceviamo dal Prof. Angelo Spena e volentieri pubblichiamo

Un criterio premiante per le filiere promettenti

La convulsa bagarre sul Decreto rinnovabili rischia di far perdere un’occasione irripetibile di fare chiarezza. L’urgenza di salvare il principio di legittimo affidamento e di garantire la certezza del diritto evitando retroattività formali e sostanziali non deve infatti comprimere l’esigenza di strutturare bene il futuro delle incentivazioni, finalizzandole alla selezione ed alla stabilizzazione delle filiere suscettibili di fornire un concreto contributo alla copertura del fabbisogno energetico a costi competitivi. La gatta frettolosa farebbe i gattini ciechi. Lavoriamo per parti: rendiamo quanto prima affidabile ed equo il transitorio, ma approfondiamo con calma il progetto di rientro degli incentivi nell’ordinario. Read More

17
Mar
2011

Ripensando al Conte

“I fautori dei dazi doganali vi dicono che il sacrificio che fanno i consumatori va a beneficio dell’industria, e che può considerarsi come un incoraggiamento dato all’industria. (Ma) la conseguenza del sistema protettore è di spingere i capitali e gli industriali nelle industrie protette, quella della libertà è… di spingerli invece nelle industrie naturali al paese” (Camillo Benso di Cavour, 1861)

“Ma che splendido avvenire avrebbe avuto l’Italia, se rimaneva fedele alle dottrine liberali del Conte di Cavour! Sarebbe diventata il porto franco dell’Europa, e il deposito delle merci che dall’Oriente transitano per il canale di Suez. Invece di imitare gli altri paesi che, come la Francia, si invescavano nel protezionismo, conveniva battere precisamente la via opposta a quella che tenevano. Appunto l’Inghilterra trova suo stile in ciò che gli altri paesi sono protezionisti, onde essa ha il monopolio del libero cambio. Può paragonarsi ad un industriale che avesse una macchina migliore di quella che adoperano i suoi concorrenti. Se da venti anni in qua, i nostri governanti, invece di fare leggi avessero badato a divertirsi e fossero andati a spasso, sarebbe stata somma avventura per l’Italia” (Vilfredo Pareto, 1897)

17
Mar
2011

Veni, vidi, capii (cosa?)

Ieri il ministro Tremonti si è impegnato formalmente con il sindaco Alemanno e il maestro Muti per dare qualche soldo in più allo spettacolo (stando a quanto riportato dai giornali, al termine dell’incontro Tremonti avrebbe detto: “veni, vidi, capii”). Per il momento trattasi di promessa, vedremo se alle parole seguiranno i fatti. In un passato non molto lontano anche il ministro uscente Bondi aveva espresso il suo impegno per fare aumentare la quota del Fondo unico per lo spettacolo [ora sembra sempre più probabile che a succedergli ai Beni culturali sarà l’ex governatore del Veneto Galan]. In una scala a difficoltà crescente, molto semplice risulta promettere, abbastanza facile spendere i soldi dei contribuenti, complicato mettere in piedi delle riforme (che non prevedano una maggiore spesa). Read More

16
Mar
2011

L’Unità e i due mali che la minano

Sì, domani è festa per l’Unità d’Italia. Sì, per il sottoscritto che da giovane repubblicano cantava a voce spiegata nei campi estivi – allora si tenevano, eccome, delle federazioni giovanili –  “morte a Franz, viva Oberdan”, l’Unità d’Italia e l’epopea risorgimentale sono un valore. Ma il disincanto prevale sull’orgoglio. L’economia c’entra eccome, per questo ne scrivo anche qui. E poi, la data scelta non mi piace proprio. Read More