11
Mar
2011

Il sisma e il nucleare

Quando ancora eravamo alle prime notizie del tremendo sisma che si è abbattuto sulla costa nordorientale del Giappone, ecco che i siti e le agenzie italiane hanno iniziato a diffondere notizie sull’allarme nucleare. Orbene, se allo stato degli atti una prima cosa si può dire, è che proprio la terribile intensità del fenomeno abbattutosi sul Giappone ci consegna una nuova conferma del fatto che in materia di sicurezza di impianti nucleari, i passi in avanti compiuti negli ultimi decenni sono stati notevolissimi, tali da reggere nella realtà dei fatti senza creare pericoli per ambiente e popolazione proprio l’impatto di eventi terribilmente fuori scala, quale quello verificatosi e come prescrivono appunto le norme nel cui rispetto si costruiscono oggi centrali atomiche. Eppure, in Italia la speculazione è partita subito. Read More

10
Mar
2011

Il caro benzina, i petrolieri e la finanza

Gli aumenti dei carburanti decisi da alcune compagnie petrolifere continuano a far discutere. Oggi siamo sul prezzo conuigliato della verde tra 1,57 e 1,58 euro al litro.  Al Sud, tre giorni fa la benzina verde è giunta a punte di 1,611 euro al litro. Le oscillazioni inj centesimi di questi giorni si devono all’altalena della controffensiva di Gheddafi rispetto ai primi riconoscimenti agli insorti come oggi quello di sarkozy, l’incertezza delle azioni militari internazionali, le notizie di pressioni crescenti sull’Arabia Saudita per un possibile aumento della produzione dell’Opec. Tra greggio WTI sulla piazza americana e Brent su Londra continua unam forbice sui 12 dollari finio a 14 nei momenti di massima tensione. Ma chi è più colpevole del caro benzina? Gheddafi? La speculazione? Le tasse di Stato? I petrolieri? Per capire come si forma il prezzo alla pompa – un classico che si deve sempre ripetere, mi scusino gli addetti ai lavori che lo sanno – e le sue conseguenze sull’economia, cominciamo da quest’ultimo punto. Per l’Italia, che ha una dipendenza sul totale del suo consumo energetico pari all’85% fatta soprattutto di petrolio e gas, l’impatto è maggiore e più rapido nei suoi effetti che per la media degli altri Paesi avanzati. Nel più dei report sulle conseguenze del rincaro petrolifero sulla crescita, la soglia “recessione” per i Paesi avanzati, se vi si dovessero stabilizzare i prezzi per un trimestre o due almeno, è stimata sui 135-140 dollari. Per il nostro Paese, i 17-18 dollari accumulati dal barile in poche settimane, se dovessero stabilizzarsi in caso di crisi libica perdurante, già comportano un peggioramento della bilancia dei pagamenti su base annua pari allo 0,4% del Pil, e una minor crescita pari fino a un terzo di punto. Se sommate i due dati, si arriva allo 0,7% di Pil di cui parla oggi Confindustria. Poiché la nostra crescita è più bassa di quella americana e tedesca –  Berlino ha alzato dal 2 al 2,5% la crescita attesa nel 2011 dopo il più 3,6% del 2010 – è ovvio che noi siamo più esposti a conseguenze negative. Un po’ di pazienza in più occorre invece per capire ciò che fa regolarmente imbestialire i consumatori, convinti che i rapidi rincari alla pompa siano in realtà prova ed espressione della proverbiale avidità delle compagnie. In realtà, non è così anche se a dirlo, per esperienza, si viene facilmente accusati di essere servi dei petrolieri. Read More

10
Mar
2011

Libia e caro-barile: perché Usa e Ue sono divisi

Gli italiani trovano subito, alla pompa di benzina, l’effetto della crisi libica. Se continuerà il conflitto tribale nell’ex colonia italiana l’effetto sarà benedetto dai Paesi Opec, perché stabilizzerà il costo più elevato del barile sui 25 dollari rispetto alle previsioni di inizio anno. E si porrà un immediato problema a chi guida le politiche monetarie, cioè alle banche centrali. La BCE ha già risposto per bocca del suo presidente, Jean-Claude Trichet. L’euroarea potrebbe rialzare già ad aprile di mezzo punto il suo tasso ufficiale, per contenere l’ondata inflazionistica. Negli Stati Uniti, la FED non ci pensa proprio. In termini di exit strategy, che cosa implica di fronte al caro-barile la divaricazione dei tassi? Distinguiamo il problema teorico da quello pratico. Il primo spiega la posizione lassista americana. Il secondo, inficia la posizione rigorista dei banchieri centrali europei. Read More

9
Mar
2011

Patrimoniale: un escamotage ingiusto e dannoso – di Natale D’Amico

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Natale D’Amico.

Lo Stato italiano ha un enorme debito, sul quale l’orologio dell’IBL ci aggiorna in tempo reale, che assomma oggi a circa 1900 miliardi di euro, pari a quasi il 120 per cento del prodotto interno lordo. Questo debito è frutto delle dissolutezze del passato: non dipende unicamente dai comportamenti di chi ci ha governato negli anni recenti, ma risale molto indietro nella storia italiana. Read More

9
Mar
2011

Il Mercato, le Imprese e la “Rete” – di Antonello Rubino

Riceviamo da Antonello Rubino e volentieri pubblichiamo questo articolo comparso oggi su “Il quotidiano della Basilicata”.

Se per i filosofi la madre di tutte le questioni risiede nell’interrogativo “Perché c’è qualcosa invece che nulla?”, l’equivalente meno trascendentale per gli economisti diventa : “Perché esistono le imprese? E perché sono qualcosa di altro dal mercato?” (esistendo, anzi, “nonostante” il mercato) Read More

8
Mar
2011

L’auto compie 125 anni e non è morta affatto

Il Salone di Ginevra festeggia i 125 anni esatti dell’automobile, se al di là di pensate e disegni genialoidi ma senza sviluppi concreti prendiamo per buona come data l’inizio della collaborazione tra Carl Benz e Gottlieb Daimler, due nomi che contano ancora eccome nell’industria dell’auto. E l’auto se li porta proprio bene, i suoi 25 lustri. Dovessi fare un nome, ad aver più titolo per festeggiare a Ginevra è Martin Winterkorn, un cognome che a noi patiti musicofili evoca lieder schubertiani e mahleriani ma che è quello dell’amministratore delegato di Volskswagen, l’azienda che senza timori annuncia il suo obiettivo: diventare in pochi anni numero uno al mondo coi suoi 10 brand e un motto “abbiamo le idee chiare anche per i prossimi 125, di anni”. In sintesi estrema, il bilancio dell’auto postcrisi è questo.  Ha sbagliato, chi parlava di prodotto maturo. Nel mondo, l’auto si vende  e si venderà furiosamente e qui non lo capiamo sol perché l’Europa e soprattutto l’Italia sono i due gironi in sofferenza: per colpa nostra. L’auto mondiale parla tedesco, e c’è un perché. La sfida Fiat, guardando i numeri del contesto globale, va incoraggiata perchè senza alternative, ma è come andare sugli ottomila senza respiratore: c’è chi ci riesce, ma è un semidio. Altrimenti, se non riesce, bisogna tifare per una “soluzione Volvo” e voglio vederli, i miei autorevoli colleghi del Corriere della sera che pontificano di cogestioen alla tedesca senza produttività alla tedesca. Read More