18
Mar
2011

Salviamo le rinnovabili virtuose dalla danza delle ore

Riceviamo dal Prof. Angelo Spena e volentieri pubblichiamo

Un criterio premiante per le filiere promettenti

La convulsa bagarre sul Decreto rinnovabili rischia di far perdere un’occasione irripetibile di fare chiarezza. L’urgenza di salvare il principio di legittimo affidamento e di garantire la certezza del diritto evitando retroattività formali e sostanziali non deve infatti comprimere l’esigenza di strutturare bene il futuro delle incentivazioni, finalizzandole alla selezione ed alla stabilizzazione delle filiere suscettibili di fornire un concreto contributo alla copertura del fabbisogno energetico a costi competitivi. La gatta frettolosa farebbe i gattini ciechi. Lavoriamo per parti: rendiamo quanto prima affidabile ed equo il transitorio, ma approfondiamo con calma il progetto di rientro degli incentivi nell’ordinario. Read More

17
Mar
2011

Ripensando al Conte

“I fautori dei dazi doganali vi dicono che il sacrificio che fanno i consumatori va a beneficio dell’industria, e che può considerarsi come un incoraggiamento dato all’industria. (Ma) la conseguenza del sistema protettore è di spingere i capitali e gli industriali nelle industrie protette, quella della libertà è… di spingerli invece nelle industrie naturali al paese” (Camillo Benso di Cavour, 1861)

“Ma che splendido avvenire avrebbe avuto l’Italia, se rimaneva fedele alle dottrine liberali del Conte di Cavour! Sarebbe diventata il porto franco dell’Europa, e il deposito delle merci che dall’Oriente transitano per il canale di Suez. Invece di imitare gli altri paesi che, come la Francia, si invescavano nel protezionismo, conveniva battere precisamente la via opposta a quella che tenevano. Appunto l’Inghilterra trova suo stile in ciò che gli altri paesi sono protezionisti, onde essa ha il monopolio del libero cambio. Può paragonarsi ad un industriale che avesse una macchina migliore di quella che adoperano i suoi concorrenti. Se da venti anni in qua, i nostri governanti, invece di fare leggi avessero badato a divertirsi e fossero andati a spasso, sarebbe stata somma avventura per l’Italia” (Vilfredo Pareto, 1897)

17
Mar
2011

Veni, vidi, capii (cosa?)

Ieri il ministro Tremonti si è impegnato formalmente con il sindaco Alemanno e il maestro Muti per dare qualche soldo in più allo spettacolo (stando a quanto riportato dai giornali, al termine dell’incontro Tremonti avrebbe detto: “veni, vidi, capii”). Per il momento trattasi di promessa, vedremo se alle parole seguiranno i fatti. In un passato non molto lontano anche il ministro uscente Bondi aveva espresso il suo impegno per fare aumentare la quota del Fondo unico per lo spettacolo [ora sembra sempre più probabile che a succedergli ai Beni culturali sarà l’ex governatore del Veneto Galan]. In una scala a difficoltà crescente, molto semplice risulta promettere, abbastanza facile spendere i soldi dei contribuenti, complicato mettere in piedi delle riforme (che non prevedano una maggiore spesa). Read More

16
Mar
2011

L’Unità e i due mali che la minano

Sì, domani è festa per l’Unità d’Italia. Sì, per il sottoscritto che da giovane repubblicano cantava a voce spiegata nei campi estivi – allora si tenevano, eccome, delle federazioni giovanili –  “morte a Franz, viva Oberdan”, l’Unità d’Italia e l’epopea risorgimentale sono un valore. Ma il disincanto prevale sull’orgoglio. L’economia c’entra eccome, per questo ne scrivo anche qui. E poi, la data scelta non mi piace proprio. Read More

15
Mar
2011

Il paradosso libico, la cambiale finanziaria, la Cina e noi

In Libia sta avvenendo un paradosso. Purtroppo, non mi riferisco al fatto che i gheddafiani stano riprendendo il controllo dell’intero paese, visto che è caduita anche Ajedabija e nel pieno controllo degli insorti resta a quanto pare solo lo sperone settentrionale della Cirenaica. Di fatto, mi sembra una conseguenza anche dello sconclusionato modo di procedere di molte grandi capitali occidentali. Il paradosso è che l’Italia prima è stata trattata come una serva paurosa del regime. Ma in effetti chi ha flesso i muscoli invano l’ha rafforzato. E ora il conto potrebbe essere presentato proprio a noi.  Read More

15
Mar
2011

Atomo: la Germania fa marcia indietro?

Alla faccia della proverbiale freddezza teutonica. L’esecutivo tedesco ha reagito con una certa “scompostezza elettorale” alle notizie provenienti dalla centrale di Fukushima in Giappone. Nella mattinata di lunedì il Cancelliere ha infatti annunciato l’intenzione del governo di voler procedere ad una moratoria di tre mesi sull’attività delle centrali più vecchie del paese, due delle quali si trovano in Assia e in Baden-Württemberg. Per consentirne un controllo approfondito, si dice. Sarà un caso, ma proprio in quest’ultima regione tra due settimane esatte si tiene un appuntamento elettorale di cruciale rilevanza per le sorti dell’esecutivo. La CDU controlla il Land da cinquantasette anni. Perderlo significherebbe consegnare il Bundesrat all’opposizione. Il caso ha voluto che uno dei maggiori temi oggetto della campagna elettorale si sovrapponga perfettamente al tema di dibattito più caldo a livello federale: l’atomo. Circa metà del consumo di energia primaria della regione si ha infatti attraverso la produzione di energia nucleare. I Verdi sono sul piede di guerra e nei sondaggi sono dati intorno al 20%. Dopo la chiusura di Obrigheim nel 2005, si ipotizza ora uno spegnimento temporaneo per Neckarwestheim. Il fatto che Merkel e Westerwelle vogliano fare un passo indietro è quindi funzionale ai loro interessi politici (la Merkel e il suo Ministro dell’Ambiente non fanno mistero di strizzare l’occhio agli ecologisti da anni…), ma mal si accorda con la necessità di una cornice regolatoria chiaro. La decisione di allungare la vita dei reattori (di 8 anni per quelli più vecchi, di 14 per i più nuovi) si inseriva già in un quadro di progressivo smantellamento, varato dal gabinetto rosso-verde nel 2001. Una nuova giravolta rischia di rendere le cose oltremodo complicate. L’opposizione, dal canto suo, non è soddisfatta e vorrebbe uno spegnimento automatico e totale di tutte le centrali, vecchie e nuove. D’altra parte, passati i tre mesi di stop, qualora l’esecutivo dovesse nuovamente tornare sui suoi passi, le centrali in questione avrebbero guadagnato altri novanta giorni di vita, come mostra la prassi assai frequente degli anni passati di staccare e riattaccare i reattori alla rete, adducendo ragioni di manutenzione.

Update: la signora Merkel ha appena annunciato che saranno sette i reattori ad essere temporaneamente spenti.

13
Mar
2011

Il sisma e l’impatto sull’economia mondiale

Che impatto può avere nell’economia mondiale il terribile colpo abbattutosi sulle coste nordorientali del Giappone? Per una stima seria, occorre conoscere le prime valutazioni giapponesi sullo stock di capitale fisico che è andato distrutto o seriamente danneggiato per l’evento, cioè quante infrastrutture di trasporto e logistiche e impianti produttivi sono fuori uso, e per quanto tempo. In base a una stima geoeconomica che vede tra il 17 e il 22% del potenziale produttivo giapponese nell’area interessata dalla maggior intensità del sisma e a un effetto conseguente di minor crescita quest’anno fino a un punto di Pil,  alcune considerazioni possono essere svolte subito. Stiamo parlando della terza economia mondiale, visto che da metà 2010 la Cina l’ha superata come seconda intorno a quota 5.400 miliardi di dollari di Pil annuo. Per le caratteristiche dell’interscambio giapponese col resto del mondo, si possono distinguere tre diversi ambiti in cui lo sconvolgimento naturale estenderà le sue conseguenze: quello commerciale, energetico, e monetario. Read More