Coronavirus: la tentazione dello Stato-padrone
Pubblichiamo alcuni brani tratti dal capitolo “La tentazione dello Stato-padrone” contenuto nel libro L’ospite inatteso. Il Coronavirus nello scontro tra statalisti e liberisti, di Attilio Romita e Michele Cozzi (Cacucci editore, 2021, 262 pp., 18 euro)
Si riaffaccia con la pandemia il ruolo invasivo, “direttivo” e non “regolatore” dello Stato nell’economia e nel mercato? La verticalizzazione del potere, il rapporto populista tra Dominus e popolo, l’annullamento (forzato?) dell’intermediazione e persino la neutralizzazione, più o meno parziale del Parlamento, rilanciano il “racconto”, caro ai populismi di destra e di sinistra, del ruolo prioritario e salvifico dello Stato. I cui sostenitori, sulle orme degli economisti neokeynesiani, Piketty e Mazzucato, si rivitalizzano, e puntano a prendersi la loro rivincita contro la rivoluzione liberale, di Reagan e Thatcher, nonché i timidi epigoni di sinistra, da Blair a Renzi a Macron, che hanno tentato di innervare la vecchia pianta con nuova linfa. Il nuovo verbo: tutto il potere allo Stato. È l’effetto del cosiddetto “covidalism”, come efficacemente lo definisce Alberto Orioli, vice direttore del Sole24Ore.