16
Lug
2011

Commissioni tributarie: la lotta di classe del governo – Parte I – di Manuel Seri

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Manuel Seri, Presidente del Movimento in difesa dei lavoratori autonomi.

1. Composizione delle commissioni tributarie

La recentissima manovra del Governo (D.L. 98/2011, cd. “finanziaria estiva”) ha introdotto l’incompatibilità a far parte dei collegi giudicanti delle Commissioni Tributarie per tutti gli iscritti agli Albi professionali e per i loro coniugi, conviventi, parenti fino al terzo grado o affini in primo grado con perdite gravissime sotto il profilo sia intellettuale, sia di esperienza maturata , nell’ambito di una materia come quella tributaria che è estremamente complessa e che richiede una preparazione non solo giuridica, ma anche tecnica, contabile, economica ed aziendalistica come quella propria di alcune Professioni economico-giuridiche (cfr. art. 39). Read More

16
Lug
2011

Spesa e crescita economica

Sta per arrivare una stangata fiscale, grazie al Governo che aveva promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani, senza a quanto pare alcun tentativo serio di diminuire la spesa pubblica, o perlomeno fare cassa con una nuova stagione di privatizzazioni. Quali saranno gli effetti di una tale manovra sulla salute, già pessima, dell’economia italiana?
16
Lug
2011

Debito pubblico: it ain’t always been like this

Intervistato da Enrico Marro sul Corriere della sera, il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, dice:

La speculazione ha preso di mira l’unico nostro punto di debolezza, quello del debito pubblico pari al 120% del Pil, che però negli ultimi venti anni è rimasto più o meno lo stesso mentre abbiamo assistito a un incremento dei debiti pubblici di 10-20-30 punti negli altri Paesi.

Non sono sicuro che il debito pubblico sia l’unico nostro punto debole, ma è vero che negli ultimi vent’anni è sempre rimasto più o meno lo stesso?

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15
Lug
2011

Le infrastrutture no pasaran

Il governo del fare, il governo che “noi faremo le infrastrutture“, è riuscito a inserire, nella manovra, una norma che è il sogno proibito di qualunque comitato del no. C’è chi dice sia stato fatto per raccogliere qualche euro di gettito addizionale; c’è invece chi sostiene sia stato un dispetto a persone non gradite. Non so chi abbia ragione. Le intenzioni non mi interessano. Mi interessano gli effetti.

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15
Lug
2011

Ok il saldo è giusto (tutto il resto invece no)

Pagellino sintetico della manovra di Tremonti.

Aspetti oggetto di valutazione: quantità, qualità, timing, metodo (esposti in ordine decrescente di valutazione)

Quantità: voto 8

E’ l’unico aspetto con voto sufficiente. L’importo complessivo è rilevante: si tratta delle seconda manovra nella storia della Repubblica dopo quella presentata nel lontano 1992 dal governo Amato; inoltre, se sommiamo la manovra di quest’anno, pari a regime a 48 miliardi, con la manovra di soli 14 mesi fa, pari a 25 miliardi, otteniamo un valore quasi identico alla manovra Amato:  90 mila miliardi in vecchie lire 1992 per le due manovre Tremonti contro 92 mila miliardi per quella dell’epoca. Si può quindi dire OK IL SALDO E’ GIUSTO, dopo la manovra che punta a conseguire il pareggio del bilancio. In realtà l’obiettivo è persino eccessivo, dato che per indirizzare la finanza pubblica sul sentiero che porta all’obiettivo richiesto da Maastricht di un rapporto debito/pil al 60% è sufficiente che il fabbisogno annuo non superi il 60% della crescita del pil nominale. Nel 2010 il pil nominale è cresciuto di 29,1 miliardi di euro (da 1519,7 a 1548,8) e se il fabbisogno fosse stato pari al 60% di 29,1 miliardi, quindi 17,5 miliardi, l’obiettivo sarebbe stato perfettamente conseguito nell’anno trascorso. Nel 2011, invece, se ipotizziamo una crescita del pil nominale pari al 2,5, più prudente rispetto al 2,9% indicato dal MEF, avremmo un valore nominale del pil di circa 1588 mld, più alto di 39 mld. rispetto al 2010. Nell’anno in corso, pertanto, il sentiero del 60% ci permetterebbe un fabbisogno sino a 23,5 mld. La mia prima domanda è pertanto la seguente:

(1) Perchè puntare al pareggio di bilancio quando l’economia italiana continua a crescere poco o nulla e un fabbisogno di 20-25 miliardi all’anno possiamo permettercelo senza derogare da Maastricht?

Ad essa si aggiunge la seguente:

(2) Se l’obiettivo del pareggio di bilancio è così importante (come in effetti è) perchè Tremonti non lo ha perseguito all’inizio del suo primo mandato quando era effettivamente alla portata  del nostro paese e non vi era nessuna grande recessione alle spalle, davanti e neppure di fianco? (Nota: nel 2000 il disavanzo era sceso al di sotto dell’1% del pil) Read More

14
Lug
2011

Nessuno tocchi i privilegi

Riceviamo e volentieri diffondiamo il testo di un volantino che un lettore di Chicago-blog ha appeso nella propria parafarmacia. La sorte dei due emendamenti alla manovra – quello sulla liberalizzazione delle professioni e quello sui costi della politica – è un segnale indicativo di quanti sia forte la resistenza da parte di caste e corporazioni. Sono proprio queste caste e corporazioni, però, col loro peso, a rallentare la crescita economica italiana. Finché non sapremo intervenire con forza, ci saranno poche speranze di miglioramento.

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14
Lug
2011

Chi l’ha detto a proposito di chi? Concorso a premi

Il primo che trova la soluzione, riceverà una copia omaggio del libro di Richard Epstein, Mercati sotto assedio.

Dicono che l’onorevole G. sia uomo di poche letture. Del che si deve dargli molta lode perché i grandi pensatori ed i grandi statisti mai sempre si curarono poco di inutili ed ingombranti letture, remora al pensiero ed impedimento all’azione. Talvolta però lo scarso leggere induce lo statista, assai più del pensatore, a credere d’aver fatto cosa che sarà giudicata mirabile dagli storici dell’avvenire come quella che precorreva i tempi nuovi ed incanalava su nuove vie la politica ed il movimento sociale del tempo. Oggi si chiama grande ‘fatto storico’ la chiamata di un socialista a dar parere sulla situazione politica (…) Si consenta ad un dottrinario di confessare candidamente il suo smarrimento mentale a sentir dire che quello dell’onorevole G. fu un atto od un desiderio destinato a rimanere nella storia. Poiché fatto storico pare che sia soltanto quello dello statista grande, che figge lo sguardo nel futuro e chiama a sé i rappresentanti delle idee nuove destinate a rivoluzionare il mondo, a gittare un germe di rinnovamento in una società in dissoluzione. Invece l’onorevole G. ha guardato indietro, verso il passato, ed ha chiamato o desiderato di chiamare a sé il rappresentante di idee, che ignoro se siano mai esistite, ma che adesso sono ben morte.

13
Lug
2011

Il debito e i cialtroni

E vi stupite che i mercati scommettano contro l’Italia? Nel pomeriggio di oggi il governo ha svelato i suoi due “piani” per tornare a privatizzare e liberalizzare. Due tardivi ritorni di fiamma, della serie: non sappiamo più che pesci pigliare. Privatizzazioni e liberalizzazioni, però, non si fanno di norma perché l’ha ordinato il dottore. Si fanno perché, perdonate la frase da libro Cuore, uno ci crede. Si fanno perché rientrano nella visione complessiva che del futuro di un Paese hanno le forze politiche cui è toccato in sorte di governarlo. Si fanno perché si è capito che a frenare la crescita non è quanto sopravvive in Italia di un’economia privata, ma il socialismo introdotto surrettiziamente nel sistema. Read More